Il laboratorio teatrale integrato “Piero Gabrielli”: Elementi di trasferibilità di una prassi alle radici dell’inclusione
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Con lo sguardo di una teatrante e formatrice, che si occupa di pedagogia e inclusione, l’autrice delinea gli aspetti metodologici salienti per un’ipotesi di trasferibilità della buona prassi.
Un’occasione per ripercorrere l’evoluzione del diritto alla piena partecipazione da parte delle persone disabili attraverso il gioco del teatro e per riflettere sul potere dell’arte di far vedere le diversità oltre gli schematismi socio-culturali, i pregiudizi e i facili pietismi.
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Book preview
Il laboratorio teatrale integrato “Piero Gabrielli” - Maria Teodolinda Saturno
Maria Teodolinda Saturno
Il laboratorio teatrale integrato Piero Gabrielli
Elementi di trasferibilità di una prassi alle radici dell’inclusione
Maria Teodolinda Saturno
Il laboratorio teatrale integrato Piero Gabrielli
Elementi di trasferibilità di una prassi alle radici dell’inclusione
Progettazione grafica | Impaginazione
Grafalba
llustrazione di copertina
Naim Ida
Camilla Soddu
© 2019 | Diversi tutti | Tutti i diritti riservati.
Il presente volume è coperto dai diritti d’autore;
nessuna parte può essere riprodotta in qualsiasi forma o trasmessa con qualsiasi mezzo senza che vi sia un’autorizzazione scritta da parte di chi ne detenga i diritti d’autore.
Per qualsiasi richiesta si faccia riferimento
al seguente indirizzo di posta elettronica:
diversitutti@gmail.com
https://diversitutti.wordpress.com/
UUID: 3b56c800-4c6e-11e9-8273-17532927e555
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
http://write.streetlib.com
Indice generale
Introduzione
Teatro ed Handicap
Parte I
1. Piero Gabrielli e i Mille bambini di via Margutta
.
2. Le tappe di una storia.
2.1 Né animazione né psicodramma: semplicemente partecipazione.
2.2 Il debutto di uno spettacolo in un vero teatro: la verifica del palcoscenico.
2.3 L'interruzione e la rinascita del Laboratorio.
2.4 Nuove premesse: il protocollo d'intesa e l'interdisciplinarietà.
2.5 Gli anni del consolidamento e della diffusione.
Parte II
1. Gli obiettivi.
2. Le fasi di lavoro.
2.1 Le selezioni mirate alla costituzione di un gruppo interessante.
2.2 Il contratto: impegnarsi per non deludere il credito
di fiducia.
2.3 Prima fase. Diventare gruppo.
2.4 Seconda fase. La comprensione del testo e le improvvisazioni.
2.5 Terza fase. Le prove e il debutto dello spettacolo.
Conclusioni
Bibliografia
Sitografia
Videografia
Note
Introduzione
Questo lavoro è la tesi conclusiva del percorso di specializzazione sulle attività di sostegno, compiuto da chi scrive, presso l’Università degli Studi Ca’ Foscari
di Venezia, nell’A.A. 2003-2004.
Perché pubblicare, oggi?
L’idea di Piero Gabrielli è ancora attuale e, per certi versi, eversiva: portare alla ribalta la possibilità di una partecipazione attiva dei ragazzi disabili, insieme a tutti gli altri, nel più prestigioso palcoscenico della città di Roma, attraverso il gioco del teatro.
Il testo, mantenendo il lessico tecnico specchio dei tempi, consente di ripercorre le tappe storiche essenziali di questa esperienza e di cogliere, sul nascere, una manifestazione dell’idea di inclusione, quale possibilità di incidere sul modo di vedere la disabilità, trasformandone le paure, i pregiudizi, i pietismi.
Ancora inedito appare lo sforzo di chi scrive, nella proteica veste di teatrante, studiosa di pedagogia teatrale e, allora, specializzanda insegnante di sostegno, di cogliere gli elementi di forza e di potenziale trasferibilità dell’esperienza, i quali – come semi vitali – possono essere accolti da chi volesse ispirarsi alla pratica di teatro integrato.
Infine, ma non per ultimo, il rammarico che una parte considerevole delle fonti, reperite all’epoca su internet, non sia più accessibile; le parti riportate nel presente studio, come tessere di una storia, vengono fortuitamente sottratte all’oblio.
Nel pubblicare si è intervenuto lo stretto necessario per aggiornare l’elaborato con le informazioni, soprattutto di natura documentale e bibliografica.
Si coglie l’occasione per ringraziare, con il prof. William Bertozzo, relatore di questa tesi, tutti i docenti del Corso di Specializzazione presso cui l’autrice si è formata, per gli insegnamenti a cui continua ad attingere quotidianamente nella pratica di insegnante di sostegno e di formatrice a sua volta nei corsi di specializzazione.
Roma, 12.7.2018
Teatro ed Handicap
Per lo staff del Laboratorio teatrale integrato, come per lo stesso Piero Gabrielli, la conferma di aver fatto un buon lavoro risiede nella domanda del pubblico che, ormai, si ripete costantemente alla fine di ogni nuovo spettacolo: «Quanti e quali sono i ragazzi con handicap?»
In sostanza, lavorare per l'integrazione consiste nel non esporre la persona per la sua diversità, nel creare un mix sapiente in cui ognuno possa esprimere al meglio le proprie potenzialità senza creare una linea di spartizione fra normo e diversamente abili: il dubbio attanaglia, scalfendo le certezze, di chi assista in sala. Cosa significa, veramente, essere diverso? Che senso ha delimitare i confini incerti della rassicurante normalità?
Questo però non è l’unico modo di usare il teatro come strumento a favore dei soggetti diversamente abili e per un effettivo esercizio della democrazia.
I diversamente abili, laddove non ci siano barriere, possono usufruire del teatro in qualità di spettatori.
Proprio in occasione di una conferenza stampa per l’apertura della stagione 1981-82, in cui l’allora direttore dell’Argentina, teatro stabile della città di Roma, Luigi Squarzina, in collaborazione con l’Assessorato ai Servizi sociali del Comune[1], annunciava la campagna di abbonamenti speciali per i portatori di handicap, Piero Gabrielli riusciva a scippargli
la promessa di un possibile uso del teatro da parte di ragazzi, con e senza handicap, più estensivo e diretto; da quel breve scambio di battute, prese avvio l'avventura del Laboratorio teatrale integrato.
Già dagli inizi del ‘900, alcuni specialisti avevano individuato, nel teatro, una fondamentale risorsa terapeutica per i soggetti in difficoltà. Il filone di studi e sperimentazioni fu brillantemente inaugurato dallo psicologo Jacob Levi Moreno; il teatro si apprestava a diventare anche un importante strumento di cura e di riabilitazione clinica.
Benché da allora la società abbia subito profonde trasformazioni, non sempre all’insegna di un effettivo progresso dell'uomo, nel riconoscimento del diritto alla dignità umana dei soggetti in difficoltà, le conquiste sono state importanti, anche se non ancora del tutto soddisfacenti.
Sorgono, nell’ultimo trentennio, significative iniziative di compagnie di teatro professionale che si avvalgono dell’apporto di attori, anche o esclusivamente, diversamente abili. Le contraddizioni ed i dubbi mettono in luce un dibattito aperto che investe scelte etiche prima ancora