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La banda Cavallero. I rapinatori della periferia
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Ebook52 pages41 minutes

La banda Cavallero. I rapinatori della periferia

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Le vicende della banda Cavallero si intrecciano con la Storia sociale: il processo di urbanizzazione, il boom economico, l'emigrazione, la rivolta di piazza Statuto, il processo di modernizzazione del 68, il 77, il postfordismo e la deindustrializzazione.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateFeb 21, 2019
ISBN9788827861264
La banda Cavallero. I rapinatori della periferia

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    La banda Cavallero. I rapinatori della periferia - Silvio Betulia

    Indice

    PREMESSA

    La banda Cavallero. I rapinatori della periferia

    I cambiamenti

    Gli anni ’70

    Il ritorno

    Silvio Betulia

    La banda Cavallero

    I rapinatori della periferia

    Piazza Statuto

    Il 68

    Il 77

    Lotta continua

    Il terrorismo

    Il cambiamento

    Il Postfordismo

    Youcanprint Self-Publishing

    PREMESSA

    A Nando, a Nandino,

    a Ronaldo, a Silvio

    e suo fratello.

    A Teresio e al fratello Ciro,

    ad Angelo il marinaio.

    A Beppe e al fratello Bruno

    a Sergin e a Carlo.

    A Carmine e a Fortunato,

    a Vito

    e a tutti quelli che per non

    piegarsi si sono spezzati.

    E soprattutto a colei

    che non avrebbe potuto mai

    leggere queste pagine.

    Un grazie ai professori di storia, all’ora giovani assistenti dell’Ateneo torinese che giolittianamente ci hanno dato parecchio.

    Un grazie a Gipo, che nelle sue canzoni ha lasciato, indelebili, le atmosfere, i colori, gli odori della barriera.

    Nella storia d’ Italia e nella storia di Torino, gli anni Sessanta sono ricordati e collegati soprattutto alla loro fase finale e vengono associati a nomi come Viale, Bobbio, etc.

    Così come il Risorgimento è associato, a Torino, a Cavour, a Balbo, a Lamarmora a Cialdini ad Abba. Possibile che non ci sia stato nemmeno un cuoco, uno stalliere, un sarto, di cui mettere il nome su qualche lapide o via? Possibile che nessuno impiegato, fattorino, nessun semplice operaio abbia partecipato al ’69 al ’70?

    Ci sono stati invece, con il loro entusiasmo, con la loro energia, con la loro ingenuità e hanno contribuito a fare la Storia con la S maiuscola e non. Dimenticati, noi li ricordiamo, li ricordiamo giovani sì vogliamo ricordarli e ci teniamo a ricordarli giovani con le loro speranze e i loro sogni. Sarebbe bello però, dar voce, sull’esempio di Nuto Revelli, a questo mondo dei vinti della periferia torinese che non ha trovato né un Pasolini né un Nuto a ricordarlo.

    "Talvolta vorrei ripercorrere le strade del mio quartiere

    ricordare gli affanni, ricordare la fame, ricordare il freddo..."

    Barista, fattorino, magazziniere, lavapiatti, cuoco, casellante, venditore, commesso, faccendiere, operaio e studente serale, itp e studente universitario, taxista e insegnante precario, insegnante, preside, spesso deriso, per i congiuntivi e le citazioni, latine, approssimative da professorucoli boriosi e pieni di sé per essere stati accompagnati dalle mamme al classico e poi all’università per aver festeggiato l’inutile tesi con il parentado e la fidanzata, con i fiori e l’aperitivo le paste secche e il bignè.

    Pensino prima di ridere al loro tempo perso in vacanza a respirare lo iodio e a corteggiare con scarso successo la compagna di scuola annoiata dall’indecisione e dal rispetto.

    Pensino, prima di ridere, alle loro domeniche passate nei candidi guanciali, a leggere la grammatica greca con noia e insofferenza. Pensino alle vacanze passate a lavare migliaia di piatti, pensino alle calde ore dei pomeriggi d’agosto a cucinare lasagne.

    Pensino ai turni di notte passati nelle fabbriche, alle poste, nei caselli in mezzo alle risaie a due, tre, quattro lavori contemporaneamente, pensino ai libri, inesistenti, letti negli spazi liberi.

    Pensino alle notte passate alla Pellerina a prendere e a portare ragazze africane.

    Pensino. Troppo impegno. Troppa profondità di analisi.

    Meglio sorridere rancorosi a chi li dirige senza essere passato dalla consecutio temporum.

    "e ricordare qui vorrei

    gli anni ’50

    Tutti. Uno per uno.

    Giorno

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