Era un po' che ti aspettavo
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Book preview
Era un po' che ti aspettavo - Luigi Cerciello
633/1941.
Dello stesso autore
1 - Ho bisogno di te
2 - Quel ragazzo all'ultimo banco (Fabbri Editori)
3 - Il profumo della libertà
Nel caso dovesse piacerti questo romanzo, ti aspetto sui social network:
Luigi Torres Cerciello (profilo personale)
Luigi Cerciello (pagina)
Luigi Torres Cerciello
Ringraziamenti
Quando si arriva alla conclusione di un romanzo ci sono sempre tante persone da ringraziare. Forse da solo non sarei riuscito a pubblicare nessuno dei miei quattro romanzi.
E quindi: Pronti- Via, si parte:
Un grazie enorme va alla mia professoressa di Lettere delle scuole medie che ha contribuito alla correzione del testo. Grazie per la critica sincera, per i consigli e per tutto il tempo dedicato al mio racconto.
Un altro grosso grazie va a tutti i miei lettori, che attendono forse da troppo tempo l'uscita di un nuovo romanzo. Finalmente quel tempo è arrivato. Senza il vostro supporto dopo Ho bisogno di te
, forse, non ci sarebbe stato più nulla.
Un altro immenso grazie va a te, che mi sei sempre vicina, nei momenti felici e soprattutto in quelli difficili. Grazie per ogni gesto, per ogni giorno, per tutto ciò che fai e per quello che sono io con te. Questo libro è anche merito tuo.
Grazie anche a Cristina per aver scattato la foto che è poi diventata copertina e grazie a mia sorella per aver accettato di divenire il volto di Aurora, nonostante i tre gradi di temperatura di quella mattinata di dicembre, immersa per un'ora in vasca.
Se oggi Era un po' che ti aspettavo
esiste, è grazie a tutte queste persone.
Senza di loro, forse, non avrebbe mai visto la luce.
Trama
Aurora è un’adolescente diversa dalle altre, forse perché è cresciuta troppo in fretta, senza volerlo.
Continua a concedersi con troppa facilità a tutti quei ragazzi che non fanno altro che trattarla come un oggetto e questo cedere incontrollato al proprio istinto contribuisce a logorarla.
Ma Aurora custodisce un segreto, che è causa del suo male e che le ha fatto perdere Ricky, il ragazzo che tanto amava. Subisce abusi sessuali da diversi anni, senza aver mai trovato il coraggio necessario per denunciare quanto accade.
In una continua lotta interiore, Aurora riuscirà a gridare la sua richiesta di aiuto?
1
Sento ancora il tuo profumo addosso,
lo sento sui vestiti,
lo sento nei capelli
e poi ancora sulla pelle
e lavarlo non serve a niente
perché resta,
è sparso nell'anima.
2
Stasera mi infastidisce un po' tutto, come le luci di questa città, la musica che esce dallo stereo di questo idiota che mi sta riaccompagnando allo Sky bar e in particolare il frastuono dei clacson che continuano a suonare all'impazzata.
Mi dicono che non ha senso essere sempre incazzata, la giudicano come una perdita di tempo.
Un giorno senza sorriso è un giorno perso
, mi ripetono spesso, come se ci fosse un motivo per sorridere.
Devi prendere la vita con più leggerezza
, incalzano, ma sono tutti bravi a dare i consigli, molto meno a metterli in pratica.
«Eccoci arrivati.» Mi dice come a volermi liquidare. E pensare che prima sembrava così attento e premuroso, ma tanto ormai ha già usato il mio corpo e cosa gli può più importare di me?
Diciassette anni e sono già stata con troppi uomini. In teoria non ci sarebbe nulla di male. Fai tutto quello che ti rende felice
, ma il punto è che fare sesso con chiunque non mi rende felice, mi distrugge, mi logora.
«Ehi, allora che fai? Andiamo a fare un altro giro o scendi?» Abbandono i miei pensieri sentendo di nuovo la sua voce.
Apro la portiera e prima che possa richiudermela alle spalle parla ancora una volta. «Ci vediamo alla prossima?» Mi chiede con un sorriso ebete.
«Non ci sarà una prossima volta.» Rispondo chiudendo con forza la portiera, quasi nel tentativo di frantumargli il finestrino, chiuso per metà.
«Troia.» Mi dice con un ghigno.
«Vaffanculo.» E' l'unica cosa che riesco a rispondergli prima di voltarmi e lasciarlo lì.
Lui ingrana la prima e va via.
La piazzetta in cui si trova lo Sky Bar è piena di ragazzi, sembra sabato sera anziché mercoledì. Forse perché domani c'è il rientro a scuola e questo dovrebbe essere una sorta di addio all'estate e al dolce far nulla.
Sembrano tutti felici. Visi allegri, sereni, rilassati, risate e abbracci. Chissà quanti di loro in realtà stanno morendo dentro, nonostante un'apparenza così serena.
Quando scorgo le mie amiche ed incrocio il loro sguardo, provo a sorridere anch'io, e mi risulta difficile, ma spero non notino la forzatura.
«Aurora!» Cristina mi corre incontro e mi abbraccia.
«Mi sei mancata.» Le sussurro all'orecchio.
«Non immagini tu.»
Cristina è una delle poche persone che reputo sincera e sono convinta mi voglia davvero bene. Siamo amiche da quando eravamo molto piccole. In classe insieme dall'asilo fino al secondo anno di liceo, anno in cui sono stata bocciata e da allora, anche se il nostro rapporto è rimasto molto solido, ci vediamo inevitabilmente un po' meno. Non condividiamo più lo stesso banco, né le ore di studio a casa.
«Com'è la Grecia?» Le chiedo quando mi toglie le braccia dal collo.
«E' stupenda ed il mare è magnifico.»
Dopo un breve scambio di battute ci sediamo ad uno dei pochi tavoli liberi.
«Cosa prendi da bere?» Mi chiede.
«Un mojito.»
«Mi sa che ti seguirò nella scelta.»
Cristina chiede ad una sua amica maggiorenne di prenderci i mojito per evitare storie in quanto siamo entrambe ancora minorenni.
Quando inizio a sorseggiare il drink, in compagnia di Cristina e delle sue due amiche mi sento da subito più leggera, meno oppressa e riesco a chiacchierare con più leggerezza, lasciandomi trasportare anche in discorsi e pettegolezzi che di solito ignoro.
Dopo un po' però le lascio per tornare a casa. Domani riparte la scuola. Non sono mai stata una cima ma ho seriamente intenzione di impegnarmi di più. Parte il triennio e i voti inizieranno a pesare ai fini dell'assegnamento dei punti di credito, essenziali per diplomarsi con un voto decente. Non che un voto decreti cultura o intelligenza ma sempre meglio portarsi dietro un ottanta che un sessanta.
A casa è buio totale, dormono già tutti, compresa la mia cagnolina che se ne sta in camera dei miei genitori.
In bagno mi lavo via l'odore di quel coglione al quale ho permesso di usare il mio corpo. E' uno di quegli odori che subito vanno via, senza opporre resistenza, a differenza di altri, che penetrano nell'anima e ti tormentano senza sosta.
La doccia mi fa riflettere.
Sono stanca di lasciarmi trattare così dai maschi. Sono stanca di cedere al mio istinto per pochi istanti nei quali non provo neanche più piacere. Non puoi provare piacere fisico se la mente è da un'altra parte
.
Ho un vuoto dentro che provo a colmare da un po’ uscendo con chiunque e poi finendoci a letto. Il punto è che così facendo non sto colmando un bel niente, sto solamente peggiorando la situazione.
Mi sto trattando male facendomi trattare uno schifo dagli altri. Dovrei smetterla prima di arrivare all'autodistruzione.
Indosso il pigiama e mi siedo sul letto. Penso che dovrei ricominciare a leggere, e pensare che prima ero una divoratrice di libri, ma neanche stasera trovo le energie mentali necessarie per farlo ed infilo così gli auricolari alle orecchie.
Ultimo - Il ballo delle incertezze.
[...] Ho camminato in equilibrio su di me,
mischiando il tuo sorriso alle mie lacrime,
ma la coscienza