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A.M.E.A.
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About this ebook

Il racconto è in parte autobiografico, in quanto la storia della azienda si intreccia con quella dell'autore, e riguarda vicende politiche locali che vedono l'AMEA fortemente condizionata da scelte discutibili, prese da parte dei suoi amministratori e dai politici locali, ed infine fagocitata dal colosso ACEA di Roma.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateFeb 6, 2019
ISBN9788831603362
A.M.E.A.

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    A.M.E.A. - Stefano Pacciani

    narrati.

    CAPITOLO 1:

    la situazione dei servizi Acqua

    e Luce agli albori del nuovo secolo

    Già agli inizi del ‘900 nel territorio del nord Ciociaria era operante il Consorzio Idroelettrico Anagni - Paliano, che portò l’acqua potabile e l’elettricità nelle case dei palianesi, molto prima che in altri comuni del Lazio e d’Italia.

    In quegli anni per il fabbisogno idrico ci si serviva dell’acqua piovana che veniva raccolta nelle cisterne e per l’illuminazione notturna si usavano le candele e le lampade a petrolio.

    L’arrivo dell’acqua e della elettricità a Paliano fu inaugurato il 23 Ottobre del 1904, Sindaco Pietro Fratocchi, come si legge nel manifesto allegato.

    Fig. 1 Manifesto del 1904

    Nel 2004, alla ricorrenza dei 100 anni, l’Amministrazione Comunale, Sindaco Armenio Giordani, dette molta enfasi a questa commemorazione, come riportato nella pagina autogestita allegata, piena di soddisfazione e di buoni propositi di sviluppo. Purtroppo come vedremo le cose non sono andate proprio cosi! Ma andiamo con ordine senza anticipare il racconto.

    Fig. 2 Ricorrenza 100 anni del 2004

    Il Consorzio Idroelettrico Anagni – Paliano

    Fonti bibliografiche:

    Per l'inaugurazione dell'acqua e della luce, in L'ERNICO ILLUSTRATO, Numero Unico, Anagni, 30 agosto 1904

    Per l'uomo di oggi è impossibile concepire la vita quotidiana senza disporre di energia elettrica e di acqua potabile, beni largamente diffusi e a portata di mano. Ma già soltanto 100 anni fa erano pochissimi i centri abitati che potevano disporre di questi due preziosi elementi. A Paliano per il fabbisogno idrico ci si serviva, e da secoli, dell'acqua piovana raccolta nelle cisterne scavate nel tufo o di qualche piccola sorgente situata fuori delle mura e l'unica forma di energia, oltre quella delle braccia, era rappresentata da quella animale: o di mulo o di somaro. Quanto poi alla luce per schiarire le tenebre, fumose lampade ad olio o, per chi poteva permetterselo, tremolanti candele, o verso la fine dell'800, lampade a petrolio.

    Nel 1888 i comuni di Anagni, Paliano, Acuto, Trivigliano, Anticoli (l'odierna Fiuggi),

    Gavignano e Segni si costituirono in consorzio allo scopo di fornirsi tutti di acqua potabile, derivandola dalle sorgenti Rojoso sopra Filettino, ed affidarono lo studio di un acquedotto all'ingegnere idraulico Giuseppe Olivieri di Roma. Gli studi per questa opera si protrassero per molti anni, nel senso di regolare anche la posizione finanziaria di ciascun comune riguardo al mutuo. Ma dopo moltissime trattative e riunioni e la presentazione di ben 47 varianti di progetto, non si trovò nessun accordo, ed il consorzio, dopo 12 anni di vita, venne sciolto.

    Così i vari Comuni tornarono liberi anche di abbandonare il pensiero dell'acqua potabile. Anagni però non poteva più differire; l'acqua della sorgente Sala, sollevata in città nel 1863, non poteva più soddisfare le moderne esigenze della crescente popolazione. In tale stato di cose, l'Amministrazione comunale di Anagni si rivolse di nuovo all'ing. Olivieri, il quale era pienamente a conoscenza di tutti quei luoghi e dei vari problemi che si imponevano. La forte spesa di lunghe condutture e la deficienza di forza motrice necessaria a sollevare le vicine sorgenti, tutte basse di livello rispetto alla città, decisero l'ing. Olivieri a servirsi delle sorgenti vicine, trasportando presso le medesime una forza lontana per mezzo dell'elettricità, adottando fili sottili con l'alta tensione. In tal modo il problema era risolto, la spesa diminuita e l'opportunità di utilizzare una parte dell'energia elettrica per l'illuminazione della città offriva una fonte di guadagno, municipalizzando i due pubblici servizi dell'acqua e della luce. Il profitto che avrebbero ricavato da simili aziende, ditte speculatrici nelle vicine città, persuasero che l'acqua e la luce avrebbero trovato acquirenti anche in vista della più modesta tariffa che poteva adottare il municipio. L'idea piacque e venne prontamente accettata. Al progetto si associò anche il Comune di Paliano, affatto privo di acqua potabile, e che sempre seriamente aveva aderito all'antico consorzio. Venne quindi creato il consorzio Anagni - Paliano per la costituzione ed esercizio di un impianto idroelettrico per l'innalzamento di una sufficiente quantità d'acqua potabile e per l'illuminazione elettrica. Il 28 Gennaio 1901 venne nominato presidente del consorzio il comm. Nazzani e delegati per il Comune di Anagni i signori G. Gigli e G. Dandini; per il Comune di Paliano i signori Giulio Navone e Raffaele D'Ottavi, sindaco di Paliano. Segretario del consorzio venne nominato il signor Muzio Colacicchi, segretario comunale di Anagni.

    Il 9 Marzo 1903 subentrò alla presidenza il Consigliere provinciale Giulio Navone e di conseguenza la sede consorziale fu trasferita da Anagni a Paliano. Nello stesso anno divenne segretario dell'ente Tullio Calselli, già segretario del Comune di Paliano. Nel 1904, alla morte del sindaco di Paliano Raffaele D'Ottavi, avvenuta il 9 Maggio, subentrò come delegato di Paliano, l'assessore Marcello Schifalacqua. Questa rappresentanza provvide, con funzioni del tutto gratuite, all'impianto della conduttura e dell'illuminazione, nonché all'esercizio dell'opera nei modi più convenienti per i rispettivi comuni.

    La direzione dei lavori, il cui importo ascendeva ad oltre mezzo milione di lire, venne affidata allo stesso autore del progetto, l'ing. Idraulico Giuseppe Olivieri, al quale si affiancò in seguito come collaboratore l'ing. Camaiti di Roma.

    L'energia per questo impianto venne sviluppata nella località dell'alto Aniene e precisamente a 400 metri sopra la confluenza del Semprivio. Vennero derivati 18 moduli di acqua per mezzo di un canale che la restituiva al fiume stesso con un salto di 15 metri, producendo un'energia meccanica di 360 cavalli utilizzati nell'officina centrale , costruita a metà del canale indicato.

    L'officina era a due piani; in quello terreno vi erano tre turbine a reazione ad asse

    orizzontale tipo Francis, due delle quali in servizio e una di riserva. Ad ogni turbina

    corrispondeva un alternatore trifasico coassiale con giunto elastico di connessione ed eccitatrice montata sull'asse stesso dell'alternatore. Ai giri normali di 500 al minuto primo, ogni alternatore svolgeva una corrente trifasica di 200 A alla tensione di 260 V fra due fili di ciascuna fase.

    Nel piano superiore vi erano alloggiati i trasformatori trifasici che innalzavano la tensione della corrente dai 260 V ad 8.000V. Ciascun trasformatore trifasico era costituito da una terna di trasformatori monostatici per ottenere quei maggiori vantaggi che erano legati a questa disposizione. I quadri di manovra, tre a bassa tensione e due ad alta, erano tutti nel pianterreno forniti dei relativi apparecchi di misura. Un gran numero di valvole salvaguardavano la macchina e le altre parti dell'impianto da eccessive correnti, ed apparecchi diversi proteggevano l'officina dalle scariche atmosferiche. Tutti gli apparecchi ad alta tensione non solo erano separati da quelli a bassa tensione, ma altresì inaccessibili agli estranei e montati a sistema cellulare, cioè entro scomparti formati con lastra di marmo, in modo che anche allo scoccare di qualche scintilla era evitato ogni cortocircuito. Tornando

    ai circuiti trifasici che conducevano la corrente alle due città, essi sebbene indipendenti, erano montati sugli stessi pali per una lunghezza di 4.200 metri, cioè dalla stazione centrale di Comunacqua alla Madonna del Monte. Qui aveva termine l'impianto per quella parte che era consorziale e seguivano gli impianti propri di ciascun Comune. I pali erano alla distanza di 40 metri; i fili della linea di Anagni avevano un diametro di quasi 4 millimetri e quelli della linea di Paliano di 3 millimetri. Gli isolatori erano a tripla lampada, garantiti a fortissima tensione.

    Alla Madonna del Monte il circuito trifasico di Anagni volgendo a sinistra raggiungeva quasi in linea retta la città con un percorso di 10.750 metri, poi traversandola proseguiva innanzi per altri 2.250 metri fino alla località detta S. Cesario, dove si trovava l'officina delle pompe che sollevavano l'acqua per la città. L'energia condotta ad Anagni era di 110,40 kW, pari a 150 cavalli, dei quali 40 servivano al sollevamento dell'acqua e 110 per la luce o altro. Il circuito che conduceva la corrente a Paliano volgeva a destra della Madonna del Monte e sempre in linea retta dopo 9.800 m raggiungeva l'officina delle pompe che elevavano l'acqua in città, cioè 3 litri a 120 metri di altezza mediante una pompa verticale a 3 stantuffi che dava 120 colpi al minuto sotto l'azione di un motore elettrico trifasico di 10 cavalli. La corrente prima di agire sul motore era ridotta con appositi trasformatori alla tensione di 260 V.

    L'acqua innalzata in città proveniva dalla sorgente Merago, distante 4.260 m, condotta con tubi di ghisa del diametro di 10 cm che traversavano, in galleria lunga 200 m, il monte dell'Ara del Marmo. L'acqua sollevata si scaricava immediatamente in un serbatoio costruito per l'occasione, addossato alle mura del Forte di Paliano,e da questo veniva diramata alle diverse fontane della città e ad un pubblico lavatoio.

    La linea elettrica proseguiva oltre l'officina delle pompe per altri 300 m, e conduceva la corrente in città alla tensione di 7650 V, arrestandosi all'officina dei trasformatori, i quali l'abbassavano alla tensione di 265 V fra due fili di fase per servire di notte alla pubblica e privata illuminazione, e a uso di forza motrice nelle ore diurne mediante circuiti trifasici con filo neutro al centro. Due circuiti erano destinati all'illuminazione pubblica: uno per gli archi e l'altro per l'incandescenza. Le lampade ad arco erano montate in serie per 5 fra due fili di fase con resistenze ohomiche ed induttive. Le lampade ad incandescenza erano montate sul filo neutro ed uno di fase. Dopo la mezzanotte gli archi erano sostituiti da lampade ad incandescenza. Un terzo circuito era destinato ai privati e tutte le lampade ad incandescenza

    erano montate ugualmente su filo neutro ed uno di fase. L'energia condotta a Paliano era di 416 kW, pari a 60 cavalli dei quali 10 per l'elevazione dell'acqua e 50 nell'interno della città per luce ed altro.

    L'impianto idroelettrico venne ufficialmente inaugurato ad Anagni il 7 agosto del 1904, alla presenza del Ministro di Grazia e Giustizia Avv. Scipione Ronchetti, del suo Capo di Gabinetto Raffaele Zegretti e di altre autorità, civili e religiose. A rappresentare Paliano vi erano, oltre alla banda cittadina, il sindaco facente funzioni Pietro Tiddi, Marcello Schifalacqua per il Consorzio e Tullio Calselli segretario comunale.

    A Paliano la luce e l'acqua potabile vennero solennemente inaugurate il 24 ottobre 1904, alla presenza del vescovo di Palestrina, cardinale Vincenzo Vannutelli, del sottoprefetto di Frosinone Tabanelli, del consigliere provinciale Giulio Navone e altre autorità locali. Per l'occasione venne posta anche una lapide celebrativa sopra la prima fontana palianese, che si

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