Pirati circolari
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About this ebook
Una scuola di pirati, un galeone, un''isola, un mistero e un complotto.
Il giorno stesso del suo settimo compleanno, il ragazzo che sarà chiamato Nasone viene secuestrato e rimane prigioniero per mano del capitano Garsen. Impressionato ma non impaurito, si lascia condurre fino all'unica scuola per pirati del mondo. Lì viene addestrato insieme ad altri ragazzi a convertirsi in un pirata leggendario. Le materie teoriche includeranno dalla Storia della Pirateria, fino alle tecniche di combattimento, sopravvivenza, nozioni d'astuzia e molte altre tecniche interessanti che dovranno mettere in pratica quando cominceranno le vere avventure in alto mare.
Avventure, sopravvivenza, amicizia e miglioramento. Quando Lewis, Caprastorta e i suoi terribili seguaci abbordano il galeone nel bosco, tutti si domandano chi sia in realtà il capitano Garsen e perché sia scappato. Alcuni pensano che sia un traditore ed un codardo, altri, che aspetti pazientemente in un luogo nascosto in attesa di portare a termine la sua bramata vendetta. Tuttavia, nulla è come sembra.
"Un romanzo molto piacevole, con azioni incatenate che si agganciano ad un finale a sorpresa. Un romanzo che si legge tutto d'un fiato e consiglio di leggerlo a tutti coloro che vogliano sentirsi più giovani e liberi per un momento. A chi non sarebbe piaciuto essere addestrato in una scuola pirata e solcare i mari con i propri compagni?"
(UN TINTERO DE SAPPHIRE)
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Book preview
Pirati circolari - Rafael Estrada
I
Il capitano Garsen
––––––––
Se mai vi parlano di Portobello, potranno dirvi che si tratta di un villaggio situato tra Capo Punzone e la Rocca Pietosa, sulla riva del Mediterraneo; potranno raccontarvi della sua bellezza e della posizione privilegiata del porto, dei suoi inverni miti e dei suoi abitanti introversi.
Potranno raccontarvi solo questo e poche altre cose, perché non vi parleranno di Galeone, la unica scuola di pirati che esiste al mondo, dove il capitano Garsen offre i suoi insegnamenti a coloro che soddisfano le condizioni e hanno abbastanza tempra per sopportarle.
Si dice che lo stesso Garsen si incaricò di andare casa per casa, spiegando a tutti quello che sarebbe successo a chiunque avesse fatto la spia. Per questo, una persona non può avvicinarsi e dire al capitano: «Eh, signore, ho sentito parlare della suo scuola e vorrei diventare un pirata...» Perché solo lui sceglie il suo equipaggio e lo fa nel momento che gli sembra più opportuno.
Non posso dire di ricordarmi della notte nella quale mi scelse, dal momento che lo fece poche ore dopo di venire al mondo, però mi ricordo come si alterò il tono di voce di mia madre quando rammentò quel terribile momento:
—Sei nato in una fredda notte di novembre —mi raccontò pochi giorni prima di compiere sette anni—; la nebbia del mare saliva oltre i tetti delle case del villaggio. C'era uno strano silenzio, occasionalmente rotto dal latrato di un cane. Era come se il mondo si fosse fermato, o per lo meno così sembrò a tuo padre e a me, che ti osservavamo rannicchiato nella culla, con la faccia ancora gonfia per lo sforzo di essere nato. Eri un bambino grande e forte.
A questo punto mia madre sorrise, mi strinse la mano e ho potuto notare come le brillavano gli occhi, prima di continuare.
—Quindi abbiamo sentito quel rumore avvicinarsi: tap-tap..., tap-tap..., tap-tap..., e sapevamo che Garsen ti aveva scelto, era il suo modo di fare. Tuo padre aprì la porta con il coltello in mano, senza aspettare che lo chiamasse, ma il capitano lo disarmò con una grossa risata:
—Ahahah! —gli disse, ponendosi di fronte a lui, con le braccia conserte—. È un pessimo momento per far scorrere il sangue; non sarebbe opportuno lasciare il bambino orfano prima del previsto.
»Garsen pose una mano sull’impugnatura della sciabola e alzò il mento, sprezzante.
—D’altronde, vengo solo per congratularmi e a comunicarvi che ho deciso di ammettere il piccolo alla mia scuola: gli insegnerò l’antica arte e lo convertirò in pirata —in seguito sorrise con malizia e aggiunse—. Non vorrai mica che sia uno scansafatiche senza futuro.
»Non aggiunse altro. Il capitano si girò e si allontanò perdendosi nella nebbia.
»Tuo padre rimase sull’uscio, pietrificato, ingoiando la sua umiliazione e la rabbia, mentre la notte si portava via il pirata. Lo avrebbe potuto abbattere facilmente, conosci già la sua destrezza con i coltelli, ma qualcosa di intangibile proteggeva quel perfido; ti lasciava paralizzato con la sua semplice presenza e non era possibile muovere nemmeno un dito senza il suo volere.
Ricordo che a questo punto interruppi mia madre e provai a tranquillizzarla.
—Non avere paura mamma, non voglio andare a questa scuola di pirati —le dissi, cercando di essere coraggioso—. Voglio essere un cacciatore come papà.
Però quando apparve il capitano, la notte stessa che compievo sette anni, non ho nemmeno fatto resistenza. In questo modo non dovette tirarmi per le orecchie come aveva fatto con altri, per esempio con Voltosporco, il più forte e irriducibile della scuola.
Sono passati sei anni da quella notte... Mi ricordo ancora della canna da zucchero e dei rami di liquirizia, del miele rubato alle api e dei panini caldi fatti dalla mamma. Mi ricordo anche di quella mano salda che mi ha insegnato ad impugnare un coltello e a cacciare, con alcuni stimolanti schiaffi quando mi distraevo o spaventavo la preda.
Ma tutto questo fu prima dell’arrivo di quel misterioso pirata, coperto dal suo mantello orlato d’oro, che allontanò questi ricordi per sempre.
II
Il Galeone
––––––––
La impressione che aveva dato camminando al lato di Garsen, era che nulla poteva capitarmi. Forse questo significava che già mi era capitato, ossia c’era qualcosa di peggiore che essere nelle sue mani?
Mentre camminavamo in direzione della scuola e nonostante il terrore che avevo in quel momento, mi era venuto in mente che non stavo portando nulla con me, ad eccezione dei vestiti che indossavo e un coltello che mi aveva regalato papà.
Lo avevo detto al capitano, illuso dalla idea che sarei tornato a casa, affinché mi preparassi una borsa con vestiti di ricambio e alcune altre cose mi magari mi sarebbero servite.
—Un pirata non ha bisogno di nulla —esclamò con uno sguardo acceso—. Perché un pirata ha già tutto quello di cui ha bisogno: l’acqua, l’aria, la sua spada e la paura che inculca alle altre persone.
Dopo averlo ascoltato, con quel tono deciso e profondo, non ho potuto fare a meno di pensare alle sue parole. Continuiamo quindi il resto del nostro cammino in silenzio, accompagnati solo dal rumore dei nostri passi.
Ero davvero stanco quando lasciammo al nostro lato il cammino di ghiaia e ci avventurammo su un sentiero di terra rossa spianata; quest’ultimo terminò bruscamente di fronte ad una barriera di pini che arrivavano fino al bordo della scogliera.
Ci fermammo sopra una sporgenza rocciosa e osservammo il mare, ascoltando lo sciabordio e lasciandoci accarezzare dalla brezza marina. In seguito, riprendemmo la marcia attraverso gli alberi, sempre in discesa, seguendo una rotta apparentemente casuale, che ci condusse a una palude.
È vero che tutti abbiamo sentito parlare della scuola, anche se nessuno era riuscito a vederla. I genitori di tutti i bambini di Portobello terrorizzavano i loro figlio con racconti esagerati su quello che gli sarebbe potuto succedere se avessero osato indagare a riguardo.
Parlavano di cani neri che si aggiravano nella zona e che divoravano gli intrusi; e anche di anime in pensa e cavalli diabolici che potevano perseguirti senza sosta anche dopo che ti fossi addormentato, nei sogni.
Ciò nonostante, niente di tutto questo era vero, salvo che erano fantasie stimolate dal potere che emanava il capitano e il terrore che la sua presenza provocava nella gente.
Ma ciò che mai ci potevamo immaginare era che Galeone, la temuta scuola di pirati, fosse un autentico galeone nel mezzo di un bosco.
Si trattava di una nave di prima classe, una possente nave da guerra come quelle utilizzate dalla Spagna e dall’Inghilterra per le loro campagne, e costruite dai portoghesi. Misurava quarantacinque metri di lunghezza; aveva cinque coperte, due delle quali con quaranta cannoni, e tre possenti alberi, che attraversavano i ponti e si connettevano con il fondo della nave.
Tutte le vele erano spiegate, risuonando con il vento; e nella parte più alta dell’albero maestro ondeggiava maestosa la bandiera pirata.
Fino a che non mi avvicinai un poco di più alla palizzata di tronchi che circondava quella impressionante visione, non potei rendermi conto che quella nave non sarebbe mai stata messa in mare. Si trattava di un galeone di granito, una estravagante mostra di ingegno e potere di questo enigmatico personaggio. Come avesse fatto a trasportarlo fino a lì non riuscì a immaginarlo.
Guardai il capitano, che era in piedi di fianco a me valutando le mie impressioni. Volevo dire qualcosa, ma le parole non mi uscirono, mi lasciai quindi condurre all’interno della palizzata, passando sotto il cartello della scuola, che oscillava sui suoi cardini di ferro.
Salimmo alla coperta superiore attraverso la prua, utilizzando una scala di corda simile alle sartie che supportano l’albero; passammo attraverso un corridoio e entrammo in un boccaporto che scendeva direttamente all’argano di prua. Lì ci fermammo; il capitano accese una lanterna che illuminò parzialmente la stanza.
—Accomodati dove puoi e domani vediamo —mi disse, prima di girarsi e cominciare a salire verso la coperta principale.
Sentì di nuovo