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Per le ali di un angelo. Enlise
Per le ali di un angelo. Enlise
Per le ali di un angelo. Enlise
Ebook432 pages6 hours

Per le ali di un angelo. Enlise

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About this ebook

Enlise Serra è una dolcissima e timida ragazza di sedici anni, fragile agli occhi della sua famiglia, che nell'estate del 1998 vive l'esperienza più bella della sua vita. Mai, prima di allora, aveva immaginato di provare un sentimento e un trasporto così intensi e forti per un uomo di undici anni più grande di lei. Stefano Parris era un medico affascinante e un uomo dolce e gentile. Il loro era stato un amore a prima vista, ma il destino gioca brutti scherzi e i due vengono separati per quattro lunghi anni durante i quali Stefano vive le atrocità delle missioni umanitarie in Congo e Angola. Enlise dovrà affrontare da sola la perdita del suo bambino e del suo uomo, convinta che egli sia morto in Africa. Esperienze crudeli che cambiano le persone ma non i sentimenti che li legano.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateFeb 5, 2019
ISBN9788827866276
Per le ali di un angelo. Enlise

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    Per le ali di un angelo. Enlise - Anna Valmen Bolognesi

    dell’amore".

    FIRENZE, 27 ottobre 1998

    Quel bastardo! Voglio sapere chi è stato! E poi lo ammazzerò con le mie mani!.

    Calmati, ti prego, non fare così se lei ti sentisse, potresti peggiorare la situazione.

    Dannazione, Seline! Quel figlio di puttana ha fatto del male alla mia bambina…

    Davide, la bambina ha quasi diciotto anni e anche lei ha la sua parte di colpa! esclamò esasperata la moglie posandogli le mani sulle spalle, fissandolo negli occhi con fermezza e senza tradire alcun timore nonostante l’imponente mole dell’uomo.

    Immancabilmente, come sempre succedeva, il suo irruente e iroso marito si tranquillizzava, ma questa volta la collera tardava a scemare.

    Hai detto bene, quasi…è ancora minorenne, solo per questo a quell’irresponsabile la farò pagare molto cara! affermò con voce intrisa di profonda ira e angoscia.

    Seline lo abbracciò con tenerezza sentendo su e dentro di sé il dolore e la preoccupazione del proprio uomo.

    Amore mio, Enlise non è stata in grado di dirlo e poi…ora che importanza potrebbe avere? Io prego soltanto che possa stare bene e dimentichi ciò che le è accaduto. Gli rispose con un mormorio appena percettibile, velato dalle lacrime che tentava di trattenere.

    Davide annuì leggermente con la testa, non del tutto convinto.

    Giulio farà di tutto per guarirla… intervenne Gabriella Serra, sorella di Davide e moglie del professor Giulio Daini.

    Se penso che non si è nemmeno fermato a soccorrerla! ringhiò fra i denti il fratello, le mani strette a pugno e lo sguardo impotente.

    Forse non se n’è neppure accorto, i testimoni hanno detto che Enlise ha sbandato dopo che l’auto era già passata, poi è caduta male urtando contro il marciapiede rispiegò per l’ennesima volta Seline.

    In quell’attimo le porte della sala operatoria si aprirono e apparve Giulio con una stanca espressione di tristezza sul viso barbuto.

    Enlise si riprenderà - esordì rivolgendosi alle tre persone in attesa – ma ha perso il bambino, mi dispiace…io…noi abbiamo fatto tutto ciò che era possibile, purtroppo il trauma ha causato un totale distacco della placenta.

    Un attonito e stupito gelo accolse le sue parole.

    Gabriella si portò le mani al viso gemendo e nuove lacrime presero a scendere copiosamente. Seline sedette priva di forze su una sedia, tenendosi la testa fra le mani, troppo scioccata per riuscire a reagire alla notizia. Davide sibilò una sequela d’imprecazioni e insulti rivolti allo sconosciuto responsabile. Incinta ? – mormorò sconvolto guardando il cognato - la mia bambina era incinta, ma di chi? Quando…quando sarebbe successo? domandò rauco, il nuovo dolore gli incrinò la voce e l’espressione si fece ancora più dura.

    Due mesi e una settimana. rispose Giulio con un sospiro pesante e avvilito.

    E’ successo questa estate? Dunque non è stata male solo a causa dell’incidente con il motorino… disse Seline esterrefatta e inorridita.

    Giulio li guardò entrambi con stupore e rispose con cautela. La caduta dal motorino le ha provocato soltanto qualche livido ed escoriazione, fortunatamente portava il casco di protezione, ma le ha causato un aborto…Povera piccola, non è stata in grado di dirvi la verità, forse non sapeva neppure come fare. Comunque, prima che possiate pensarlo, posso assicurarvi che quella gravidanza non è stata la conseguenza di una violenza. precisò il dottore con un leggero imbarazzo.

    Che intendi dire? gli domandò confuso Davide.

    Intendo dire che Enlise non ha mai subito violenza, quando è rimasta incinta, era consenziente. rispose con evidente sicurezza Giulio Daini e alle sue spalle il sommesso gemito di Seline si udì appena: Signore Iddio ti ringrazio…

    E tu come fai a saperlo? domandò ancora Davide con rabbiosa incredulità.

    Me lo ha detto lei. E’ stata Enlise a dirmelo prima di anestetizzarla… affermò il dottore posandogli una mano sulle spalle in un gesto di tacito conforto.

    Gabriella abbracciò la cognata domandando al marito se l’incidente stradale avrebbe potuto determinare altre preoccupanti lesioni interne.

    No, per fortuna no…mi dispiace, pensavo che ne foste a conoscenza…della gravidanza, intendo. tornò a scusarsi Giulio, terribilmente mortificato dal fatto di aver comunicato la notizia dando per scontato che ne fossero informati, tuttavia Enlise era minorenne e lui era tenuto a informarne i genitori.

    Voglio sapere chi è il responsabile del bambino…Enlise… disse ferocemente Davide, ma fu interrotto da Giulio.

    Non lo ha detto e ti prego come cognato, amico e medico…soprattutto come suo medico, di non farle domande. Non ora almeno, lasciale tempo. Quando si sveglierà dall’anestesia non sarà facile per lei, non sa di aver perso il bambino e fino all’ultimo mi ha scongiurato di salvarlo… ammise con un leggero tremito nella voce.

    Possiamo vederla? chiese ansiosamente Seline guardando prima Giulio e poi il marito che, rosso in viso, tratteneva a stento la collera.

    Sì, non appena sarà ricondotta nella sua stanza e potrai fermarti con lei questa notte. le rispose il dottore sorridendole incoraggiante.

    Grazie… gli disse con gli occhi lucidi di riconoscenza la donna.

    Mi fermerò io con Enlise. affermò perentoriamente Davide.

    Ma…Davide… obiettò Seline contrariata.

    Ho detto che resterò io con lei! – riaffermò deciso, poi vedendo l’espressione afflitta della moglie si addolcì e assunse un tono meno duro – Tesoro, ho bisogno di stare con lei…non le chiederò nulla…con Enlise, in passato, non sono mai state necessarie tante parole. Siamo simili, noi due… concluse con la voce incrinata dal sentirsi impotente di fronte al dolore di sua figlia.

    Vita mia…amore mio, verrò domani mattina a darti il cambio… acconsentì Seline prendendolo fra le braccia e cercando di consolarlo con tenerezza.

    Enlise fu portata nella stanza e sistemata nel letto, uno per volta si avvicinarono baciandola e accarezzandola dolcemente, finché solo Davide restò accanto a lei.

    Si sedette vicino al letto fissando la ragazza bellissima che era diventata e rammentando il giorno in cui aveva scoperto che era sua figlia. Più di cinque anni prima…in quella stessa clinica…quando la propria vita gli pareva finita e il vuoto lo stringeva nella sua gelida morsa, facendogli dolere la mente e il corpo.

    Aveva dato la vita a quella bambina, diciassette anni prima, e lei gliel’aveva restituita, quando, non ancora dodicenne, gli aveva rivelato che Seline, la donna da lui amata e perduta, era ancora viva.

    Nel frattempo, nell’atrio della clinica, un ragazzo alto, bruno, dagli straordinari occhi verdi, con aria sconvolta, si fece avanti al bancone delle informazioni.

    Enlise Serra…è stata portata qui…sono suo fratello. disse quasi senza fiato il ragazzo, rivolgendosi al custode del turno di notte e sistemandosi la felpa sotto al giubbotto di pelle nera.

    E’ molto tardi, le visite sono finite. rispose l’uomo senza nemmeno alzare lo sguardo dal giornale sportivo che stava leggendo.

    Il ragazzo si sporse di là del bancone con velocità fulminea e lo afferrò per la giacca minacciandolo a bassa voce.

    Voglio vedere mia sorella e se vuoi leggere il giornale sarà meglio che accada nei prossimi due minuti! esclamò strattonandolo brutalmente per rimarcare il vero significato dell’avvertimento.

    L’uomo impallidì visibilmente e balbettò alcune frasi incoerenti.

    Alex! Lascialo immediatamente! ordinò Giulio al nipote.

    Alex, per favore, lascialo andare…- lo pregò la madre con fermezza e aggiunse- Tesoro mio, come hai saputo di Enlise? gli chiese con una punta d’ansia.

    Mamma, zio Giulio! esclamò Alexandre Serra sorpreso e colto in fallo nella propria dimostrazione di pura prevaricazione.

    Lasciò di colpo l’uomo che, visibilmente sollevato, si risedette sulla sedia.

    Ho sentito il suo dolore, sta molto male…sapevo che eravate da zia Gabry, ho preso il primo volo per Firenze ed ho chiamato la villa. Gaia mi ha detto che eravate qui. spiegò molto agitato il ragazzo, ricacciando indietro una ciocca dei suoi lunghi capelli neri un po’ ribelli.

    Ora sta meglio, deve solo riposare. gli rispose Seline cercando di sorridergli in modo rassicurante per non agitarlo ancora di più.

    Il bambino? chiese Alexandre precipitosamente.

    Tu... sapevi? gli domandò sua madre con manifesto stupore.

    Sì, lo sapevo…non ci siamo mai nascosti nulla…tranne… ammise imbarazzato, abbassò lo sguardo per evitare quello addolorato di sua madre.

    Non ti ha mai detto chi era il padre, vero? suppose Giulio con comprensione.

    Già…quello non me lo ha mai detto. Papà dov’è?

    E’ di sopra con lei, resterà tutta la notte. Domattina torneremo qui e potrai vederla, adesso è ancora addormentata per l’anestesia. lo rassicurò, stringendo a sé quel figlio diciassettenne di un metro e ottantacinque centimetri d’altezza che ora la sovrastava guardandola da sopra la spalla.

    Scusate il mio comportamento di poco fa, ma l’indifferenza di quell’uomo mi ha fatto veramente perdere le staffe! esclamò facendo ammenda per l’increscioso episodio di poco prima e fissando trucemente il custode.

    Scuse accettate…non è vero, Bisetti? - domandò Giulio rivolgendosi all’uomo e continuò in tono severo - Lei è seduto dietro quel bancone per fornire informazioni, non per leggere il giornale…se ne ricordi in futuro, altrimenti andrà a leggerlo su una panchina nei giardini pubblici in cerca di un nuovo impiego! Mi sono spiegato? ribadì duramente il professor Daini.

    Sì signore…molto chiaramente. rispose Bisetti avvampando e mettendo il giornale sotto al bancone.

    Ora andiamo a casa…- disse Giulio rivolgendosi alla cognata e al nipote - Gabry sarà già arrivata e starà chiedendosi come mai tardiamo. li sollecitò precedendoli verso l’uscita della clinica.

    Nella stanza di Enlise, Davide continuava a torturarsi pensando a come la figlia avesse potuto tenere per sé quel pesante segreto, senza farne parola a nessuno.

    D’altra parte anche lui aveva avuto i suoi segreti, paure e inibizioni.

    Parlare di sé e dei suoi sentimenti gli era sempre stato difficile, ciò gli aveva causato non pochi guai e dispiaceri nel corso degli anni.

    Ancora non riusciva a capacitarsene, la sua Enlise con un uomo…un ragazzo…non sapeva neppure che si fosse innamorata di qualcuno e quel qualcuno era là fuori nel mondo a godersi la vita, ignaro del dolore che aveva causato al suo angelo innocente.

    Al solo pensiero i suoi pugni si strinsero smaniando dalla voglia di spaccare il muso a quell’irresponsabile. Presto Enlise si sarebbe svegliata, avrebbe chiesto del bambino vedendolo accanto a lei? E lui, cosa poteva dire per alleviare la sua pena? Senza farla sentire in colpa, né giudicata o condannata, senza commettere lo stesso errore che aveva fatto con la donna che amava.

    Un gemito sommesso gli fece alzare gli occhi, vide Enlise riprendere coscienza lentamente e posare lo sguardo su di lui con sofferente consapevolezza…

    Se avesse avuto fra le mani il padre del bambino lo avrebbe strangolato con impietosa lentezza ed immenso piacere.

    Ciao, Piccolina! Ci hai fatto veramente spaventare! le disse sorridendo con dolcezza e accarezzandole una gota morbida come seta.

    Lacrime d’amarezza e rimpianto scesero su quella seta bagnandogli le dita e stringendogli forte il cuore. Enlise abbassò gli occhi cercando di fermare quelle lacrime e non riuscendovi voltò la testa per impedire al padre di vederle.

    Profondamente turbato, Davide le sfiorò il dorso della mano che restò immobile e inerte al suo gesto. Enlise…non escludermi dalla pena che senti, non lasciarmi fuori del tuo cuore…sono tuo padre e ti giuro che, se mi fosse possibile, porterei indietro il tempo e farei in modo che tu non sappia neppure cosa sia un motorino.le disse tristemente, preferendo non rivelare che sapeva del bambino.

    Enlise lo guardò stupita, sentendosi in colpa, vergognandosi della propria viltà e sapendo di aver tradito la fiducia dei genitori gemette disperata.

    Tesoro…hai male? – le domandò preoccupato – Vuoi che chiami un’infermiera?"

    Sua figlia scosse la testa in segno di diniego, cercando di trovare il coraggio di rivelargli ciò che la stava torturando.

    Papà - lo chiamò flebilmente e pregando che capisse senza infuriarsi - è successa una cosa…era la prima volta che mi capitava… tentò di spiegare senza riuscire a trovare le parole giuste perché sapeva che trovandole lo avrebbe deluso.

    Cosa è accaduto, Piccolina? le domandò Davide con il cuore che batteva forte nel petto, cercando di controllare l’impulso di dirle che forse avrebbe capito e che gli dispiaceva moltissimo vederla affrontare da sola quel momento difficile.

    Ho…conosciuto una persona…un uomo. – rivelò la ragazza con un nodo di pianto che le stringeva la gola – Mi sono innamorata di lui…tanto da volerlo, in ogni senso. Io…aspetto un bimbo ed è suo… gli confessò con disarmante dolcezza che trafisse suo padre nel momento in cui lesse nei suoi occhi, del colore dell’ambra, la felicità per quel bimbo che non sarebbe nato.

    Davide sospirò pesantemente, sentendosi improvvisamente invecchiato di dieci anni.

    Lui sa del bambino le domandò cercando di non usare un tono brusco.

    No…non lo sa. Sei arrabbiato con me, vero? So di aver sbagliato a non dirvelo prima, ma…ero così confusa e spaventata. gli disse Enlise arrossendo sotto lo sguardo attento di Davide. Lui abbassò gli occhi, imbarazzato e pienamente consapevole del dolore della figlia, quando avrebbe scoperto la perdita del bimbo.

    Quell’atteggiamento non sfuggì alla ragazza che si allarmò immediatamente.

    Papà…perché non mi guardi? So di averti deluso, ma non voglio che ti vergogni di me! lo supplicò con la voce che era solo mormorio.

    No, tesoro mio, questo mai…non potrei mai vergognarmi di avere una figlia tanto speciale. la rassicurò lui con immensa pena.

    " Mon Dieu…mon bebè…- sussurrò inorridita Enlise posando una mano sul ventre piatto e temendo di aver compreso il motivo per il quale suo padre non riusciva ad alzare lo sguardo – No! Non può essere vero…" si lamentò piangendo.

    Enlise…piccola mia…devi essere… cercò di dirle di avere coraggio, ma le parole gli mancarono facendolo sentire stupido e inadeguato.

    Come poteva riempire con le parole un vuoto che nessuna frase poteva colmare? L’abbracciò stringendola a sé, accarezzandole i lunghi capelli ondulati, così simili a quelli di Seline. Perché, papà? Perché? Lo amavo già così tanto…lo volevo con tutte le mie forze… gli domandò singhiozzando disperatamente.

    Non è stato possibile evitarlo…la caduta dal motorino ha provocato un’emorragia, zio Giulio ha tentato di salvarlo, ma…

    Ve lo ha detto subito, vero?

    Era convinto che lo sapessimo.- lo giustificò Davide - E poi tu sei minorenne avrebbe dovuto dircelo ugualmente. le spiegò mestamente.

    Se non avessi avuto l’incidente - gli disse piangendo- ve lo avrei detto questa sera stessa, dopo cena, con la famiglia riunita…

    Lo avresti detto anche al padre? cercò di indagare Davide pur odiandosi per questo e nonostante tutto non riuscendo a impedirselo.

    No…non potrà mai venirne a conoscenza. gli rivelò con amarezza la ragazza stringendolo ancora più forte per trarne conforto.

    Come mai? Dimmelo, bambina mia, perché? Ti ha abbandonata? Vi siete lasciati? le domandò a denti stretti, imprecandolo silenziosamente contro quell’uomo che l’aveva lasciata sola con un bambino, un uomo a lui sconosciuto.

    No, papà… se n’è andato - gli rispose sua figlia guardandolo con un’immensa tristezza - Se n’è andato proprio come il nostro bambino…per sempre. Li ho perduti entrambi. gli rivelò Enlise sprofondando nella disperazione più cupa e lasciandolo confuso, finché non comprese il vero senso della sua confessione.

    Incapace di rispondere, dire o pensare, la cullò con tenerezza fino a che la sua Enlise non si addormentò spossata nelle lacrime.

    4 LUGLIO 1998

    Gaia Daini, annoiata e accaldata, nel primo pomeriggio estivo, giocherellava distrattamente con il suo telefonino cellulare nuovo, cambiando continuamente la suoneria alla ricerca di una melodia che le piacesse.

    Scelse un suono che assomigliava a una canzone famosa e poi compose un numero che conosceva a memoria. Al quarto squillo risposero.

    Ciao che fai? domandò allegramente Gaia.

    Ciao, Gaia...sto studiando. le rispose sua cugina.

    Santo cielo! Enlise, ma sei proprio fissata! esclamò la ragazza sbuffando.

    Lo sai che devo dare l’esame di ammissione per l’università. le ricordò l’altra pazientemente, chiedendosi cosa mai volesse Gaia, non era una novità che lei passasse i pomeriggi sui libri.

    Quanta fretta! Sei avanti di due anni, che bisogno c’è di fare tutto così di corsa? Ogni tanto potresti mollare anche un po’ i tuoi libri! la rimbrottò Gaia con un’altra rumorosa sbuffata che sottolineava la propria disapprovazione.

    A me va bene così. affermò Enlise pacatamente.

    Quel gran genio del tuo gemello, dov’è?

    A Parigi, sta preparandosi per l’ammissione alla Sorbona.

    Credo che ci sia un vizio genetico nel vostro DNA. Quand’è che trovate il tempo per divertirvi come tutti i ragazzi della vostra età? le domandò con una punta d’esasperazione la cugina che era nata due mesi prima di lei.

    Tipo te, per esempio? ribatté ironicamente Enlise.

    Anche, ma non solo…Senti, ho una proposta da farti, ma prima dimmi quando devi dare quest’esame. volle sapere la ragazza senza sbilanciarsi troppo.

    Lunedì, alle nove…

    Quindi fra due giorni…oggi è venerdì…pensi che ti ammetteranno?

    Sì, certamente. confermò senza alcun dubbio Enlise.

    Accidenti! Che sicurezza! – esclamò Gaia con sincera ammirazione, emettendo un lungo fischio, e aggiunse - Che ne diresti di partire con me, sabato prossimo?

    Partire? Per dove? le domandò la cugina sorpresa e incuriosita.

    Mamma ha detto che se non viene qualcuno con me, non mi farà muovere da qui. Io le ho detto che venivi tu e lei ne è entusiasta! le rispose ignorando abilmente le domande di Enlise con impagabile maestria.

    Tu sei matta! Chi ti dice che sarò d’accordo?

    Ah, no! Non puoi farmi questo! Qui a Firenze c’è un caldo tremendo e mi sono scocciata di passare le giornate in piscina. Non dirmi che lì, a Roma, la situazione è migliore perché non ci credo!

    Io non mi sono lamentata, ma tu non mi hai ancora detto dove dovremmo andare! insistette un po’ spazientita Enlise, sua cugina era molto abile nell’eludere le spiegazioni e di solito si metteva nei guai.

    A Portixeddu. Fu la laconica risposta di Gaia.

    Oh, be’…ne so quanto prima. Dove sarebbe questo posto?

    E’ in Sardegna, cara la mia sapientona! la informò ironicamente la ragazza.

    Ah…senti…io non credo sia… iniziò a dirle incerta, Gaia la interruppe fermamente impedendole di rifiutare la proposta.

    Eh, no! Non cominciare neppure! Adesso mi devi ascoltare. Andremo là perché papà ha comprato un villino e vicino al nostro c’è quello di zio Gino. Zia Jenny è già lì con Andrea e Fabiana, c’è la nonna ed anche i miei fratelli, quindi non saremo sole. E poi…tieniti forte cugina! Indovina chi ci sarà nel villino accanto al nostro? le domandò con un’esagerata eccitazione nella voce.

    Non è ho la più pallida idea… ammise Enlise alzando gli occhi al cielo.

    Il fantastico, favoloso, strabiliante, eccezionale Stefano Parris! strillò entusiasta Gaia facendola sussultare e allontanare la cornetta del telefono dall’orecchio.

    E chi sarebbe questo portento? le chiese per nulla impressionata.

    La nonna lo ha raccomandato a papà e quindi ha fatto la specializzazione in clinica qui a Firenze. Ora ha terminato e torna a casa per le vacanze, anche i suoi genitori possiedono la casa a Portixeddu. Se dici di sì, faremo il viaggio insieme…Ti prego, dimmi di sì! tentò di convincerla rispolverando il suo miglior repertorio di suppliche.

    Tu avresti bisogno di Paul Riviere! Lo psichiatra è l’unica soluzione per la tua follia! Quello Stefano deve avere almeno…

    Ventotto anni! La informò tempestivamente la cugina.

    Appunto! Gaia, ti metterai nei guai! l’avvertì saggiamente Enlise.

    Ma... no! Voglio solo conoscerlo un po’ meglio e magari provare a vedere come bacia un ventottenne! rispose ridendo la ragazza.

    Spero vivamente che tu stia scherzando! Comunque non credo che mamma e papà mi lasceranno partire con te e quel…concentrato di meraviglia! obiettò giustamente, conoscendo benissimo quale sarebbe stata la reazione dei genitori..

    Non è necessario che tu dica di Stefano, oltretutto potresti chiedere ad Alex di raggiungerci al mare. Immagino che anche quel gran genio del tuo gemello abbia bisogno di vacanze ogni tanto! le suggerì con estrema furbizia.

    Con Alex sarei un po’ più tranquilla, ma non voglio che si sappia che sono la figlia di Seline Poquelin e Davide Serra. Dopo tutto ciò che dovette sopportare mia madre, non ci tengo particolarmente, preferirei passare inosservata. le spiegò leggermente preoccupata Enlise, non voleva mai essere al centro dell’attenzione.

    Gaia tacque per un breve istante, riflettendo, poi esordì esultante. Ci sono! Che ne dici di farti passare per una mia carissima amica francese?

    Certo che ne hai di fantasia! esclamò Enlise ridendo.

    Ma dai! E’ così semplice. insistette Gaia parlando seriamente una volta tanto.

    E magari dovrei anche cambiare il nome… la stuzzicò l’altra ironicamente.

    " Buona idea…che ne dici di Enlise David?" le propose usando il nome che Seline aveva avuto per molti anni, quando tutti credevano che fosse morta.

    Enlise comprese che stava dicendo sul serio e cominciò a considerare realmente la proposta della cugina.

    Dico che sei matta, ma…proprio per questo potrebbe funzionare…

    Allora, partirai con me? le domandò ansiosamente Gaia.

    Bon...partirò con te, ma ti avverto…dovrai comportarti bene. Naturalmente dovrò convincere mia madre… precisò cautamente, sapeva benissimo che quello sarebbe stato l’ostacolo più difficile da affrontare.

    Se ti metti d’impegno, con quel tuo grande cervellone, troverai il modo giusto per farti dare il permesso. Io andrò a fare i biglietti ed arriverò a Roma venerdì prossimo con il treno…Ti prego, non farmi qualche brutto scherzo! l’avvertì Gaia con un tono fintamente minaccioso che fece ridere la cugina.

    Guarda che chi fa gli scherzi, sei tu! ribatté Enlise con un sorriso.

    Già, tu sei la seria della famiglia! rincarò l’altra prendendola in giro.

    Ciao, Gaia…vado a finire di studiare. tagliò corto la cugina.

    Studia tanto, tanto! Mi raccomando! Ciao, Enlise…ti voglio bene!

    Anche io, vecchia pazza! le rispose lei interrompendo la comunicazione e tornando diligentemente sui libri.

    La ragazza passò il fine settimana a studiare e, come aveva previsto, l’esame andò più che bene, con sua grande soddisfazione fu ammessa a frequentare la facoltà di psicologia nel semestre successivo.

    Ora non le restava che parlare con sua madre del viaggio con Gaia e immaginava tutte le obiezioni che avrebbe opposto a quella richiesta.

    Si rendeva conto che Seline, pur avendo imparato ad amare la terra di suo marito, non aveva molta fiducia nella mentalità chiusa che ancora qualche volta dimostravano i suoi abitanti.

    Entrando in casa, con la votazione ricevuta all’esame, raggiunse la madre nello studio che usava per controllare i conti e le fatture dell’impresa edile di Davide. La trovò impegnata al computer, intenta a visionare alcune forniture di materiali.

    Ciao, disturbo? le domandò appoggiandosi al battente della porta.

    " Ciao, ma petite…- la salutò Seline voltandosi e togliendosi gli occhiali che da qualche mese era costretta a portare per leggere e scrivere - Come è andata?"

    Benissimo. Guarda un po’! le rispose mostrandole la valutazione.

    Tesoro! Hai avuto il massimo dei voti! esultò la madre.

    Naturalmente. Devo presentarmi a settembre per ritirare i moduli ed i programmi di studio…mi hanno fatto anche visitare le aule di facoltà.

    Sei bravissima, sono molto orgogliosa di te! So quanto è stato difficile imparare l’italiano e studiare recuperando gli anni. Meriti un bel regalo come premio. Che cosa ti piacerebbe? le domandò Seline con entusiasmo.

    Enlise se lo aspettava e quindi fece la sua richiesta temendo già la risposta.

    Vorrei andare in vacanza con Gaia. Credo che anche zia Gabry ne sarebbe contenta ed Alex potrebbe raggiungerci non appena tornerà dalla Gran Bretagna. le spiegò cercando di assumere un tono sicuro e maturo, ma vide sua madre sobbalzare leggermente sulla sedia e corrugare impercettibilmente la fronte.

    Mi auguro che non sia una vacanza in tenda o qualcosa di simile… commentò cautamente Seline fissandola ansiosamente.

    No…Oh, no, staremo sempre nello stesso posto e dentro una casa. le spiegò la figlia sorridendo con aria angelica.

    Stasera chiamo Gabry e ci metteremo d’accordo, se lei non avrà obiezioni credo che non ci saranno neppure da parte nostra. Avete trovato delle ragazze per uno scambio alla pari? Forse indovino…Inghilterra, vero? le domandò sorridendo.

    No…non è l’Inghilterra. rispose Enlise perdendo una parte della sua finta sicurezza e sapendo di metterla in difficoltà, ma non rinunciò.

    E allora, dov’è? s’incuriosì Seline provando al contempo una sottile inquietudine.

    Portixeddu. sparò di un fiato Enlise, evitando lo sguardo di Seline che, dapprima si fece confuso, poi comprendendo dove si trovasse dal suono singolare della parola, s’incupì per la preoccupazione.

    No… disse alla figlia con un sussurro appena percettibile che la indusse ad alzare gli occhi e a leggere in quelli di sua madre la paura.

    " Maman…" cercò di pregarla Enlise, ma Seline scosse la testa.

    " No, - le rispose più chiaramente e continuò- No, ma petite, tutto ciò che vuoi, ma non questo…" si oppose recisamente la donna.

    Perché? Siamo già state altre volte in Sardegna! protestò imbronciata la figlia.

    Eravate con noi. C’era tuo padre…e sempre d’inverno!

    Ma che differenza fa? Siamo in estate e ci saranno zia Jennifer e la nonna Serra. insistette la ragazza con convinzione e testardamente decisa a spuntarla.

    Enlise, tu sai cosa fecero a me, a tuo padre e alla zia Gabry… ribatté sua madre.

    " Maman! Sono storie vecchie, è il passato! Siamo quasi nel duemila e il mondo è cambiato. Andremo solo in vacanza al mare, in casa di zio Giulio. Ci saranno Alexandre, Marco e Lorenzo, che sono già lì, Andrea e Fabiana con zia Jenny e la nonna, poi arriverà zia Gabry con Daniele…non sarò sola! Credo che sarà il posto più affollato di Serra che io abbia mai frequentato!" esclamò sbuffando la ragazza, con una smorfia che fece quasi ridere la madre, se la paura non fosse stata più forte dell’ilarità e del suo senso dell’umorismo.

    Ne parlerò con tuo padre questa sera. le concesse controvoglia Seline senza nascondere l’ansia che la dominava.

    Non devi preoccuparti così…lo sai che non c’è motivo. Non correrò nessun pericolo e poi ci sarà Alexandre con me.

    Lo dai per scontato o glielo hai comunicato con il pensiero? le domandò un po’ piccata la madre, risoluta a non cedere alle sue richieste.

    Molto semplice…- le rispose con un sorriso furbo- gli ho telefonato e chiesto. Ha detto che verrà in aereo e poi ci raggiungerà con la corriera. Vedi? Ti fai tanti problemi nei miei confronti, Alex prende l’aereo come se fosse la metropolitana. E viaggia solo da quando aveva tredici anni! l’accusò Enlise.

    Per lui è stato necessario, sai benissimo che ha sempre passato dei periodi di tempo con Gèrard e Jeanne! ribatté Seline.

    Certo…io non vi ho mai lasciati. Questa è la prima volta che vi chiedo di fare qualcosa senza di voi e tu non sei d’accordo! rincarò la ragazza intestardendosi.

    Tesoro, avrei preferito l’Inghilterra!

    E invece è la Sardegna. Se ci pensi bene, io sono sempre la stessa persona, in Italia o all’estero. Perché dovrebbe capitarmi qualcosa?

    Bella domanda! E’ vero, tu sei la stessa ovunque, sono le persone che purtroppo cambiano. Non voglio che qualcuno ti faccia star male solo perché sei mia figlia! esclamò la madre con enfasi e muovendo nervosamente le mani, un’ombra di delusione calò sul viso di Enlise.

    Ne parlerò con tuo padre e poi vedremo…non posso prometterti di più. aggiunse Seline sentendosi in colpa e vedendo lo sguardo malinconico di sua figlia.

    Enlise annuì, senza dire una parola uscì dalla stanza e si rifugiò in camera sua lasciando Seline alle prese con la propria coscienza.

    ˶Sto forse sbagliando?˶ si domandò voltandosi verso lo schermo azzurro del computer. ˶Possibile che abbia ragione lei? Che le mie paure siano inutili e che servano solo a impedire una bella esperienza?˶ rifletté pensosamente.

    Allungò una mano e prese il cellulare, compose il numero del marito e attese il collegamento. Al secondo squillo Davide le rispose dopo aver visto chi lo chiamava.

    Ciao tesoro, qualche problema? le domandò con un tono leggermente allarmato.

    Ciao - iniziò titubante Seline e continuò stupita - perché pensi che ci sia qualche problema? gli domandò con la sua voce roca che non smetteva mai di intrigarlo.

    Mi chiami raramente, quando sono fuori per lavoro o in cantiere, quindi…dimmi cosa ti preoccupa! le disse bonariamente indulgente.

    Si tratta di Enlise…io non so cosa fare… cercò di spiegargli lei.

    Cosa è successo ad Enlise? Sta male? la interruppe Davide precipitosamente.

    No…no, stai tranquillo! Sta bene. lo rassicurò Seline agitandosi di conseguenza.

    Dannazione! Seline…vuoi farmi venire un infarto? imprecò lui di rimando.

    Non imprecare! Lo sai che mi irrita!

    Va bene, scusa…ora vuoi dirmi di cosa si tratta? la sollecitò con più calma.

    " Bien…forse ho drammatizzato un po’ la situazione, dovevo aspettare il tuo ritorno ma…Oh, mon Dieu…non è niente di grave, ne parleremo questa sera." decise lei cercando di razionalizzare le proprie emozioni.

    " Eh no, ma belle! Ora me lo dici e se non è urgente ne parleremo questa sera.". ribatté Davide con una punta di divertimento nella voce.

    Non prendermi in giro, mi sento già molto stupida da sola…Enlise mi ha chiesto di poter andare in vacanza con Gaia. gli rivelò cupamente.

    Amore mio! Tutta quest’ ansia per una vacanza? Dille che ne discuteremo con calma a cena. le rispose con pacatezza il marito.

    Vogliono andare a Portixeddu. gli disse a bruciapelo Seline, tutto di un fiato, senza nascondere tutta la sua paura.

    Arrivo subito. Mezz’ora e sono a casa. fu la risposta concisa e allarmata di Davide che, immediatamente, interruppe la telefonata.

    Avvilita, come non si sentiva da moltissimo tempo, Seline appoggiò i gomiti sulla scrivania tenendosi la testa tra le mani e cercando di respirare profondamente. Fu così che la trovò lui quaranta minuti dopo e vederla in quello stato lo terrorizzò molto di più che la richiesta della figlia. Il timore, mai completamente sopito, che lei potesse ricadere nelle terribili crisi di ansia e panico del passato lo fece tremare.

    Si avvicinò prendendola fra le braccia, la fece alzare dalla sedia e la strinse a sé.

    Teneramente prese ad accarezzarle la schiena, tranquillizzandola, fino a quando non la sentì rilassarsi un poco.

    Davide…io non so…sono così confusa. mormorò stretta contro il suo petto, ancora solido e muscoloso nonostante i suoi cinquantadue anni.

    Poteva udire ogni singolo battito del suo cuore, che in quel momento pareva agitato tanto quanto quello di lei. La voce del marito, il suo unico e immenso amore, la riscosse da quell’avvilimento.

    Amore mio…troveremo una soluzione. Non precipitiamo le cose, forse ti stai disperando per niente. la rassicurò lui.

    Tu non immagini quanto è decisa. lo avvertì Seline con un nodo in gola.

    Ne avevamo già parlato, ricordi? Sapevamo che un giorno sarebbe potuto accadere qualcosa di simile. le rammentò continuando a placarla con le carezze.

    Ho sempre pregato che non arrivasse mai questo giorno. gli rispose lei con voce roca, sommessamente, respirando con più calma.

    Lo so. Adesso ti porto in salotto, ti sistemerai sul divano e berrai un bel bicchiere d’acqua e cercherai di calmarti del tutto. Io andrò a fare due chiacchiere con la nostra bambina e vedrai che tutto si risolverà per il meglio.

    Non è più una bambina…ha quasi diciassette anni e se ne vuole andare in vacanza in Sardegna! borbottò polemicamente Seline.

    Ecco, brava! Preferisco, quando fai la dura! cercò di scherzare lui, ricevendo in cambio un’occhiata torva di rimprovero, ma ugualmente lo seguì in salotto rassegnandosi ad attendere il risultato della chiacchierata con la loro bambina.

    Davide attese che fu seduta e le porse un bicchiere d’acqua, si allontanò e raggiunse la stanza di Enlise, con calma bussò alla porta.

    Non ricevendo alcuna risposta, decise di entrare e vide la figlia con le cuffie insonorizzate dello stereo sulle orecchie.

    Vedendolo apparire sulla soglia, Enlise impallidì e se le tolse immediatamente.

    Papà…ciao… lo salutò, sorpresa di vederlo a casa a quell’ora insolita.

    Ciao, tesoro…cosa ascolti? E’ un disco di quel tipo appiccicato sulla parete? le domandò allegramente indicando il poster di Jon Bon Jovi di fronte al suo letto.

    No…è la relazione di pedagogia infantile del professor Arnoux della Sorbona, me l’ha mandata Alex la settimana scorsa…è molto interessante! gli rispose con grande serietà la ragazza spegnendo lo stereo e lasciando il padre completamente spiazzato.

    Oh, bene…bene…Sorbona, hai detto, vero? Già…immagino che l’esame di questa mattina sia andato bene…

    Alla grande! Sono stata ammessa. Al massimo della valutazione, naturalmente!

    Naturalmente. Come potevamo dubitarne? ammise Davide un po’ divertito e molto impressionato dalle capacità intellettive della figlia.

    " Bien, ora puoi anche cominciare a perorare la tua causa. Scommetto che maman ti ha già messo al corrente della mia richiesta."

    Sì, lo ha fatto. le confermò il padre con semplicità.

    " Maman esagera sempre, non c’era alcun bisogno di farti correre qui per tentare di dissuadermi." gli disse Enlise con un sorriso dolcissimo e un tono conciliante.

    Tua madre è sconvolta, ma sono contento che tu abbia cambiato idea. Ci hai fatto preoccupare per niente. le rispose sollevato il padre.

    Io non ho cambiato idea, tuttavia hai ragione, non c’è niente di cui preoccuparsi…partirò sabato con Gaia da Civitavecchia. gli annunciò con serafica tranquillità.

    Non starai parlando sul serio, spero!

    " Temo proprio di sì! Andare a casa di zio Giulio non mi farà correre alcun pericolo. Giuro che non andrò mai nel paese dove sei nato, starò con

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