Economia etica e impresa socialmente responsabile
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Economia etica e impresa socialmente responsabile - Vincenzo Freda
633/1941.
Premessa
Scopo del presente lavoro, pubblicato online nel 2009¹ , è quello di fare il punto su un tema di cui si parla molto e, come speso accade, a volte anche in termini troppo generici o inappropriati tanto da farlo apparire una moda perfino preoccupante. E si è cercato di farlo tracciando un percorso dall'analisi delle verosimili opzioni interpretative fino ai possibili sbocchi operativi dal punto di vista delle azioni imprenditoriali.
È stato evidenziato come la globalizzazione della dimensione economica, slegando il nesso tra territori e imprese, rischia di spingere queste ultime verso atteggiamenti predatori rispetto alle risorse dei primi, senza alcuna attenzione per le conseguenze delle scelte e delle attività poste in essere. Proprio l'affermazione di questo nuovo modello di economia senza confini, caratterizzato principalmente dalla possibilità sia di abbattimenti dei costi, sia di facilità di accesso a materie prime, manodopera e tecnologia, pone alle imprese il problema di ripensare strategicamente il rapporto con i mercati potenziali.
Negli ultimi decenni le imprese hanno compreso che la loro sopravvivenza e il loro successo non sono legati solo al raggiungimento di una determinata performance in termini di profitto, che il loro operato non è valutabile in base ai soli criteri di efficienza, ma anche all'assolvimento di finalità di natura sociale, a indicatori dell'impatto dell'azione organizzativa sui contesti locali, prendendo in considerazione i risvolti etici o il contributo al benessere collettivo.
È stato rilevato come questo progetto di ricostruzione di forme nuove di solidarietà tra imprese e territori sia diventato centrale nella riflessione europea sulla responsabilità sociale delle imprese, che ha trovato una sua strutturazione normativa nel Libro Verde della Commissione europea nel 2001. Le imprese sono chiamate a ripensare se stesse in termini che sappiano eccedere la logica meramente economica e, conseguentemente, a ripensare i propri interlocutori che si allargano fino a ricomprendere non solo l'intera comunità stanziata sul territorio, ma la stessa società civile. Sotto questo aspetto, la Rsi si presenta come il risultato relativamente recente della presa di coscienza di quanto sia possibile conseguire nel mercato anche obiettivi di natura pubblica, conciliando così le esigenze dei consumatori di agire secondo le proprie convinzioni etiche. Infatti, pur permanendo la rilevanza dei criteri tradizionali per le scelte di consumo (economicità dei prodotti,qualità del bene, facilità di accesso al punto vendita, ecc.), si è riscontrato l'emergere sulla scena economica della nuova figura del consumatore-cittadino, un soggetto impegnato nell'operare scelte socialmente responsabili nella sua condotta di consumo, che ha rappresentato uno dei fattori in grado di dare un forte impulso all'introduzione di una dimensione etica nelle classiche valutazioni di opportunità economica delle imprese. I consumatori si mostrano più attenti agli aspetti etici presenti nelle transazioni commerciali, sia per le eventuali ricadute sulle proprie sfere di interesse (garanzie sulla propria salute, tutela dei lavoratori), sia per il desiderio di trovare nella relazione d'acquisto contesti in sintonia con i propri valori.
Sulla base di queste premesse, ne deriva che le imprese, per preservare il proprio vantaggio competitivo, devono assumere comportamenti responsabili, sostenendo i valori umani, gestendo le proprie attività in modo trasparente, corretto e attento alle aspettative del pubblico, e facendo in modo che i comportamenti organizzativi siano percepiti come tali dalla collettività.
Nella sua accezione moderna la Responsabilità sociale d'impresa fa dunque riferimento a pratiche e comportamenti che le organizzazioni adottato su base volontaria, superando il concetto di rispetto degli obblighi legali a cui le imprese sono sottoposte, integrandoli con la semplice assunzione di una posizione filantropica. In questo senso la Rsi non è un fenomeno episodico o strumentale, bello da vedere o da vendere, ma un valore e una pratica che, in quanto leva competitiva che può e deve dare frutti, si misura nell'ambito complessivo dei processi, investendo tutti gli aspetti della filiera: nella produzione, nella distribuzione, nella comunicazione, nei rapporti con i consumatori e, alla fine, anche negli aspetti di solidarietà. Pur comportando benefici potenziali in termini di reputazione, è stato osservato che, se praticata effettivamente e non solo dichiarata, la responsabilità sociale d'impresa implica un sostanziale aumento dei costi per l'azienda. Per questo la Rsi si presenta allora come un progetto complesso e ambizioso il cui successo si prospetta difficile quanto auspicabile proprio perché non è un pasto gratis
, secondo una tipica espressione utilizzata dagli economisti.
Essere responsabili non è fine a sé stesso, ma un tassello del mosaico generale della sostenibilità. Sotto questo aspetto essere imprese responsabili non è più una scelta d'amore ma prima necessità per la sopravvivenza stessa dell'impresa.
Perciò, occorre essere responsabili per forza.
L’interdipendenza
quale chiave di lettura della dinamica economia-società
In un’epoca di grandi trasformazioni e di forte aumento della competizione a livello globale è possibile parlare ancora di responsabilità dell’impresa, al di là della ricerca del profitto? In un contesto sempre più difficile e infido, dove il problema per le imprese è quello di sopravvivere, l’agire economico può tener conto delle sue conseguenze, anche al di là del calcolo costi-benefici?
Se si assume l’idea che l’impresa è un sistema chiuso e isolabile dal resto della società, allora la questione non è neanche proponibile dal momento che per l’impresa ha senso solo l’efficienza economica. Se, invece, si concepisce l’impresa nella sua dimensione storica, come un soggetto in grado di incidere sulla vita sociale del mondo che la circonda, allora la questione diventa ineludibile alla luce degli effetti che le diverse decisioni imprenditoriali provocano ai vari livelli: sull’ecosistema naturale, sulla vita collettiva, sui modi di lavorare e consumare.
L’orientamento verso il secondo approccio, che ribadisce la stretta interconnessione tra l’impresa e il suo ambiente circostante, trova la sua fondatezza dall’osservazione di alcuni fenomeni di grande trasformazione epocale come la rivoluzione industriale, ad esempio, che non solo ha modificato i meccanismi di produzione ma anche il luogo dove si svolge la prestazione lavorativa. Alle abitazioni variamente dislocate dei singoli lavoranti sono subentrate le fabbriche, condensate in aree omogenee che, favorendo la concentrazione di migliaia di lavoratori in un unico luogo, hanno modificato il preesistente assetto della società. Infatti, non solo si sono strutturate diversamente le relazioni tra le persone ma si è accelerato un processo di inurbamento che ha modificato radicalmente le modalità di vita.
Sotto questo aspetto, l’attività di impresa è un fattore indiscutibile di modificazione dell’ambiente sociale nel territorio di insediamento che, a sua volta, reagisce in maniera diversificata a questi cambiamenti. In molti casi la comunità locale è stata in grado di cogliere l’occasione come un incentivo allo sviluppo, sollecitando i poteri istituzionali, da un lato, oppure rafforzando l’azione collettiva delle organizzazioni sindacali, dall’altro, per