Il silenzio oltre la vita
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Book preview
Il silenzio oltre la vita - Raffaele Spera
info@youcanprint.it
I Capitolo
È lì sul ciglio di un baratro tanto profondo da non riuscire a vederne la fine, forse c’è ma s’illude che non ci sia, perché non accetta quella realtà e quindi non riesce vederne il fondo. Lui non tende la mano ad alcuno, non elemosina affetto, quello che vorrebbe è che qualcuno capisse il suo dolore e la sua sofferenza. Un vuoto davanti a lui e il nulla dietro, mentre il buio avvolge tutto il suo mondo avanzando in modo lento ma inesorabilmente costante. Il buio compagno della sua vita, sempre alla ricerca di una luce che gli renda meno amara l’esistenza che rifiuta. Un attimo e in un bagliore compare una luce lontana. Per raggiungerla deve superare quel baratro, ma se c’è il vuoto davanti e il nulla dietro, come fare per arrivare a quella luce che rappresenta la sua vita?
La nostra forza di volontà è la nostra maggiore alleata, per riuscire a vivere la realtà, senza vincoli coperti da valori, senza coerenza alcuna, se non per chi li emana
.
«Presto, correte! Il paziente ha una strana tachicardia che si presenta ormai in modo costante negli ultimi mesi. Il monitor quasi impazzisce, ma poi ritorna, anche se lentamente, nella norma.»
«Laura, la prego di non allontanarsi dal paziente per alcun motivo, non voglio perdere quest’uomo.»
«Dr. Festinetti, so bene quali sono i miei compiti, io sono stata trasferita ma sono preparata nel mio lavoro e non ho scelto di fare l’infermiera per il fine mese ma per scelte morali.»
«Mi scusi, non intendevo mettere in discussione i suoi compiti ma vorrei riuscire a capire cosa succede a quest’uomo, in coma da circa un anno con elettroencefalogramma piatto se non in queste occasioni, ormai costanti, in cui compaiono delle onde theta e gamma. La loro presenza pone molti interrogativi sulle considerazioni del coma allo stato attuale. La lettura direbbe che sta facendo un brutto sogno.»
«Vuole dirmi che anche se in coma è capace di sognare?»
«Sì! E non è il primo caso. Vorrei tanto che si risvegliasse, ma non dà alcun segno di ripresa ed è circa un anno che lo abbiamo legato a questa macchina per tenerlo in vita.»
«Oppure oltre la vita.»
Una domanda che spesso ci ha spinti a tante osservazioni o meglio, considerazioni. Cosa c’è oltre la vita? Esiste qualcosa per accettare la frase e il relativo concetto di oltre la vita
? In molti, ancora si pongono, questa domanda, su cui hanno fatto leva le varie religioni, ipotizzando esseri superiori alla nostra volontà, quali feudatari del nostro destino, rendendoci succubi anche se parzialmente, alle regole della loro volontà.
«Noi assolviamo il compito, spesso improprio, di salvare la vita del paziente, anche se in questo caso significa tenere in vita mentre il salvare è un eufemismo.»
«Lei ritiene che non ha possibilità di risvegliarsi e di poter condurre una vita normale?»
«In ragione delle nostre conoscenze attuali, devo dirle che le probabilità sono esigue e che la ripresa non sarà mai totale. Avrà certamente delle défaillance che non possiamo prevedere, né quantificare. I neuroni sono delle cellule che non possono rigenerarsi e una volta distrutti è finita la loro funzione.»
«Questo lo sapevo, ma immaginavo che i progressi della scienza avessero acclarato qualcosa di nuovo anche in questo campo.»
«Certo, vi sono delle grosse novità con le cellule staminali embrionali capaci di trasformarsi in qualsiasi cellula, stanno dando degli ottimi risultati in molte patologie del sistema nervoso centrale, ma siamo ancora in una fase sperimentale.»
«Io cerco di dare speranza a quest’uomo e lei fa di tutto per demolirne i sogni.»
«Laura, il mio compito, sebbene le possa sembrare ingrato è la salvaguardia della salute fisica e psichica del paziente, per cui in qualità di medico considero affermative le scoperte testate e informative quelle in corso. Io non amo distruggere i sogni di chi vive di essi, ma seguo la realtà della vita con tutte le sue amarezze, perché spesso i sogni possono essere molto dolorosi quando realizzano il loro stato.»
«Vuole essere meno sibillino?»
«Io non amo illudere nessuno e parlo per dati certi, non amo vendere speranza, questo lo lascio fare a chi vuole che la sua vita sia una solida illusione.»
«Adesso penso di aver compreso perché lei risulta antipatico un po’ a tutti.»
«Grazie, mi mancava quest’informazione.»
«Non me ne voglia, le sembrerà strano, ma io l’apprezzo per la sua chiarezza e per la sua correttezza, lei ama la verità.»
«Sì, sempre, da quando ho scoperto una falsa verità.»
«Quando ha voglia e ha tempo, vuole raccontarmi questa storia…?»
«Adesso no di certo, non ho voglia di ricordare e non mi sembra il luogo adatto.»
«Mi sta facendo una proposta per uscire insieme?» rispose Laura con un sorriso per addolcire l’affondo.
«No, solo un semplice chiarimento, se volevo uscire con lei sarei stato certamente più diretto.»
«Non lo è affatto, sono io che faccio retromarcia.»
«Va bene. Ora mi passi la cartella clinica, voglio leggere delle cose.»
«Prego a voi, già pronta.»
La risposta fu solo uno sguardo compiacente e un sorriso, null’altro che un semplice sorriso e l’abito professionale lo rivestì rapidamente.
«Laura, le terapie sono state eseguite all’ora prescritta, ma le chiedo di annotare nella cartella qualsiasi manifestazione per voi strana che possa riguardare il paziente.»
«Certo dottore, abbia solo cura di scriverlo nella cartella clinica, a noi non resta che eseguire le sue indicazioni.»
«Lo farò, come sempre» e si allontanò senza neanche girarsi indietro.
Laura restò sola con il paziente, un vegetale passivo dipendente, totalmente, dal personale addetto al reparto di rianimazione dov’era ricoverato.
«Allora, anche questa sera siamo soli, io e te. Lo so che forse non mi senti, ma ti confesso che non credo che il mio capo, il dottor sapientone, abbia detto tutte cose giuste e spero che tu mi ascolti e possa darmi un cenno, non so ancora in che modo, per fargli capire che non sei passivo ma attivo, cosi una volta tanto dovrà ammettere che i sogni aiutano a rincorrere la realtà. Mi dirai che vorresti rincorrere me, ti ringrazio, ma non sono molto atletica e non amo correre preferisco rilassarmi al fresco vicino al mare e respirare quell’aria salmastra che mi ritempra. Ti prego di non rispondere in fretta, pensaci bene, il tempo non ti manca ma vorrei che tu riflettessi su tutto quello che ti dirò. Intanto lasciati sistemare bene, la notte è lunga per tutti e due e ho tante cose da chiederti ma sei libero di tacere, come del resto qui nessuno respira… Scusami, è un eufemismo, lo so che sei o meglio siete tutti attaccati al respiratore automatico.»
«Laura con chi sta parlando? Sento la sua voce ma non avverto nessuna risposta.» Ma lei non rispose affatto, preferì non ribattere.
Stefano girò le spalle e si allontanò verso la sua stanza.
«Ora che il nostro scocciatore si è tolto dai piedi possiamo riprendere il nostro dialogo. Fammi ricordare, dove eravamo rimasti? Tu non mi aiuti per niente, potresti anche dare un segno della tua presenza. Forse chiedo troppo o forse sono io che corro senza rendermi conto che la vita ha le sue tappe e i rimpianti non aiutano a vivere. Tu stai tranquillo e mi raccomando non muoverti, torno subito, vado a dare un’occhiata alla tua terapia e do disposizioni per la tua pulizia serale. Mi dispiace che il tuo orgoglio sia continuamente messo a dura prova…»
Ancora una volta il tracciato elettroencefalografico mostra delle alterazioni con la presenza di onde alfa come se il paziente avesse sentito le parole di Laura.
«Dr. Festinetti!»
Si affrettò a gridare Laura incamminandosi verso la stanza del medico di guardia mentre una nuova ma lieve tachicardia si presentava in correlazione delle onde alfa.
«Che succede di così grave?» chiese il medico di guardia che era prontamente uscito dalla stanza, «Poteva chiamarmi per telefono, non c’era bisogno di strillare.»
«Ha ragione, ma tanto chi vuole che mi senta, sono tutti in coma.»
«Faccia meno la spiritosa e mi spieghi il motivo dell’allerta.»
«Il nostro paziente, il signor Luciano Vitter ha di nuovo avuto delle manifestazioni elettroencefalografiche di onde alfa… con lievi note di tachicardia. La smetta di guardarmi a quel modo, non sto inventando nulla è tutto registrato.»
«In realtà mi stavo chiedendo se lei lo avesse stimolato…»
«In modo verbale sì. Le confesso che provo sempre a parlargli, non accetto quel suo stato vegetativo. Sono qui da un mese e mentre per il resto dei pazienti mi risulta normale, con lui non lo accetto e non so spiegarmene il motivo.»
«Registri l’episodio in cartella e continui nel suo operato di stimolazione verbale.»
«Cosa ne pensa della morte?» gli chiese a freddo Laura.
«Una necessità fisiologica che tutti noi amiamo rimandare il più possibile quando si è ancora autosufficienti e desiderosi di apprendere dalla vita nuove conoscenze, nonché regalare attimi di serenità a chi ci è vicino.»
«Ma se vive da solo e non hai parenti…»
«Le mie scelte non sono in discussione e sono motivate, ma questo fa parte della mia privacy, se mi consente. Assolvo solo il mio compito, ognuno di noi nella vita ha una sua funzione che non conosce e non sa, sin quando non inizia a