Stelle Mie
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Book preview
Stelle Mie - Francesco Carubia
633/1941.
Premessa
Ho gestito un blog ed alcune pagine Facebook principalmente per diletto, anche se monopolizzate dalle idee di un movimento culturale e politico ben preciso. Il punto chiave di tutto è che le idee e le politiche culturali sociali che mi hanno interessato erano già mie per come mi pare di essere nel profondo di me stesso. Non ho dovuto fare nessuno sforzo per comprendere le novità proposte, ed è normale che un siciliano che ha vissuto in pieno gli accadimenti dagli anni Settanta ai Novanta avesse voglia di vedere in azione altro che non fosse la politica creata per far convivere la brava gente coi briganti di sempre. Sono siciliano nella totalità del termine, avendo la mia famiglia origine nell'entroterra agrigentino, così profondo e riflessivo, ed avendo avuto la fortuna di nascere e crescere in una città stimolante, problematica, vivace e complessa come Catania. Le esperienze di vita non volute: i malanni dei familiari e la poca agiatezza finanziaria; e le mete cercate con numerosi viaggi tra Europa e Nord America, e la scoperta da zero della letteratura e storiografia greco latina, dopo aver ultimato gli studi letterari più moderni, hanno formato una persona non eccelsa ma che vede e vorrebbe una nazione migliore di quella veduta; e soprattutto autonoma.
Credo fermamente che la lettura dei classici greci e latini, se proposta a scuola senza censure e mai in modo ossessivo, sia una panacea ai molti mali che la società sempre accusa nel suo ideale di vita gestito da commercianti e usurai. Ed è facile vedere oltre l'orizzonte molte situazioni che verranno risolte in un prossimo futuro, ma vanno immaginate adesso se restiamo in attesa di vedere dei progressi. Il malavitoso, ad esempio, è solo una persona che soffre di un male mentale: non va combattuto, ma curato, iniziando da oggi però a slegare la sua esistenza dai ricavi economici che procura. Non appaia ciò fantasociologia, è solo una ovvietà. Capisco che possa anche apparire iperbolico il concetto che vede a rischio la antropodiversità umana, al pari della biodiversità: ma anche questo è ovvio. L'economia post bellica ci induce a ingurgitare il prodotto della globalizzazione, e seguendomi in questo semplice cammino sociologico on the road rimarremo amici e potrete ugualmente darmi sia ragione e sia del tuttologo. Per il titolo mi rifaccio ovviamente alla mia inclinazione politica, parimenti non ho nascosto la mia passione per l'arte filmica, scrivendo a ruota libera ed in sincerità.
Cento Micron
La sgambata dei cento grandi lungo i Campi Elisi non tutti la vedono come un qualcosa di importante. Le immagini dell'evento duplicate per il mondo infinite volte lo rendono ancor più notevole, non per lo stimolo alla riflessione che latita e non dovrebbe. Ricordarsi del centenario della fine della Grande Guerra senza mai aver chiarito perché accadde rende ugualmente importante tale marcetta. Ed è inutile provarci: perché si facciano le guerre è un segreto in democrazia. E bene è serbare tale segreto poiché giovare potrebbe in un giorno infausto, qualora gli usuali metodi di governo democratico dovessero zoppicare e costringere chi può a far rientrare nei recinti i cento pacifici pedoni. Speriamo mai accada: dai meandri della cultura ignorata dai media potrebbero risalire in superficie i cantori della morte come cibo della resurrezione economica.
E' importante che i cento grandi continuino a fare quattro passi fianco a fianco garantendo perenne pace dentro i confini della morente cultura Occidentale. Ed è evangelica cosa che tale pace si estenda sempre più alle terre vicine, agendo con la seduzione del cibo e del divertimento e del libero arbitrio garantito. E' davvero un progetto mirabile far coesistere ogni essere umano accanto al suo simile, di qualunque colore sia la sua pelle, di qualunque colore sia il suo animo, quantunque gli istinti primari si affievoliscano lasciando emergere un solo amorfo esteso atteggiamento spassionato. Privi di sogni idee progetti ma zeppi di cibo suoni insoddisfazioni.
Dopo ossidiana ferro argento piombo idrogeno è il petrolio che ci avvolge ed avvolge ogni cibo che ingurgitiamo evitando che gli Eletti ci mettano in mano armi vendute solo altrove. Ma il petrolio che il Pianeta occulta, con sottile ragionamento, in chiaviche dove non possa nuocere gli Eletti usano come motore di una giostra da paese degli asinelli. Che le generazioni siano condotte al gioco per poi farne tamburi è molto meglio che essi reggano tamburi sotto il fuoco delle mitraglie. L'eletto conduce in verdi pascoli ogni generazione di umani, e le erbe e gli estratti dei mangiatori di loto sono diffuse a profusione, e senza temere che nessuno dei cento peripatetici sia un Odisseo facile all'ira per riportare a casa gli umili ometti.
Con lento passo ci si avvicina alla Piazza della Stella, imbiancata da un arco di foggia imperiale: attraente forma romana come lo fu la sposa sottratta ai Sabini. Ed i cento passeggiano mentre le giovani bellezze assorbono immagini ed esempi di vita svilita e vacante di vitali impegni. Cani si allattano in seno e bottiglie impegnano labbra silenti o feroci. Nessun bacio viene dato senza che un pensiero di apparire meretricio si formi al contempo. Nessuna mano è accolta nell'intima pelle senza che un pensiero sorga che simile al mercanteggiare è il farlo. Manco uno sguardo è accolto senza filtrare tra infinite nude immagini al mercato.
Petrolio che cibo avvolgi e poi in microparticelle cibo divieni tu crei celati poteri di nascosti eserciti impegnati in occulte antichissime battaglie di una schiatta sull'altra. Mare nero sommerso degli inferi che avidità e desiderio di possesso su antiche terre nemiche porta a galleggiare sulle acque che vedono il sole. Cento Micron si accostano l'uno all'altro per sembrare un unico corpo farcito di anime imperfette: essi vagano illegalmente per campi elisi senza avere mai combattuto, anzi lasciando che l'ometto folle combatta per loro; accecati dal bagliore di una stella che dirama i sui raggi trionfanti su anime mai nate, su anime perdute a cagione di mille ed uno commerci.
Politica: arte di mascherare ogni infima ragione dell'economia del tutto. Ucciderne uno per