Turi
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Turi - Luigi Cannistraro
Morrison
TURI
Si chiama Salvatore Armano, detto Turi, nasce il 24 luglio del 1987 a Palermo. Secondo genito di una famiglia benestante siciliana, composta da suo padre Vittorio, muratore oramai in pensione con la passione per la pesca; sua madre Anita, casalinga a tempo pieno e sua sorella Giulia, da sempre legata da un eterno amore a Giancarlo, il suo fidanzato di tutta una vita.
Subito dopo aver conseguito la laurea in architettura, come tanti altri ragazzi del sud, aveva deciso di trasferirsi al nord in cerca di un’occupazione. Tra le tante regioni, aveva scelto la Toscana, più precisamente Pisa, una città in cui non era mai stato, ma da sempre era stato affascinato solo all’idea di vivere nella città della famosa torre pendente.
L’inizio non era stato dei migliori, tutt’altro. Lasciata la sua amata Palermo, il primo impatto con questa nuova città non fu molto incoraggiante, ma la voglia di riuscire a realizzarsi e crescere professionalmente, gli aveva dato la giusta determinazione per andare avanti nel percorso appena intrapreso, mettendo da parte ogni minima possibile nota negativa che avrebbe potuto fargli avere dei ripensamenti sulla decisione presa.
Alloggiava in una stanza di un B&B vicino al centro, e più i giorni in cerca di un lavoro passavano, più il denaro che aveva con sé andavano diminuendo.
Già prima di partire dalla Sicilia, Turi aveva inviato il suo curriculum a diverse offerte di lavoro di studi edili in Toscana, ma il più delle volte non venivano neanche considerati.
Poco tempo dopo, ricevette una risposta da parte di uno studio edile per una proposta di lavoro. Turi non perse occasione. Si presentò al colloquio di lavoro presso lo studio di un noto ingegnere, molto conosciuto in città, di nome Eugenio Bucellini; era stato proprio quest’ultimo ad accogliere Turi nello studio.
Dopo il colloquio, l’ingegner Bucellini rimase rapito dal carattere di Turi, intraprendente e con tanta voglia di fare. Proprio per questo prese la decisione di assumerlo e, visto che Turi alloggiava in un B&B, gli aveva proposto di andare in affitto in uno dei suoi tanti immobili di proprietà a un prezzo molto vantaggioso. Naturalmente, Turi accettò l’offerta.
Il suo appartamento si trovava nella zona di Porta a Lucca, un quartiere pisano molto rinomato.
Per i primi mesi la paga non fu tanta e a mala pena riusciva a campare pagando le varie spese tra affitto e bollette.
Proprio per questo motivo, Turi non usciva molto dopo il lavoro. Si limitava ad andare a fare la spesa in un grosso centro commerciale di Pisa, dove poteva incontrare tanta gente. Nel fine settimana amava recarsi sul lungo mare di Marina di Pisa per fare lunghe passeggiate. Per quanto potesse passare molto del suo tempo libero in piena solitudine, Turi era amante della compagnia, specialmente se si trattava di una dolce compagnia.
Dopo neanche sei mesi dal suo trasferimento, nel suo stesso studio fu chiamato a lavorare Marco, un vecchio collega dell’università anche lui proveniente da Palermo. Per Turi quella presenza fu una boccata d’ossigeno siciliano. Fu come se una piccolissima parte di Palermo rivivesse in quel di Pisa. Marco era un caro amico e non passò tanto tempo che i due decisero di abitare sotto lo stesso tetto, così da dividersi le spese di affitto.
Di due anni più grande rispetto a Turi, laureato appena un anno dopo a causa della sua svogliatezza nello studio. Ricciolino, occhi e capelli castani che portava sempre molto corti. Era un ragazzo solare, uno di quelli che dà il giusto peso alle cose e sempre con la voglia di divertirsi, scherzare e soprattutto conoscere tante ragazze. Per i primi tempi Turi fece da cicerone a Marco, portandolo in giro per Pisa e dintorni. I due giovani architetti siciliani rimanevano sempre esterrefatti nell’ammirare le bellezze di quella parte d’Italia, un’immersione di piacere nella storia della cultura italiana e non solo.
Quasi ogni giorno, dopo il lavoro, i due erano soliti passare da Piazza dei Miracoli per un caffè ai piedi della famosa torre pendente, invidiata e apprezzata da tutto il mondo. Naturalmente, da buoni siciliani, nelle giornate libere la loro destinazione era sempre la zona costiera, come Tirrenia, dove erano soliti fermarsi per un pranzo a base di pesce in uno dei tanti ristoranti sul lungo mare. A lavoro i due promettevano bene e, giorno dopo giorno, l’ingegner Bucellini rimaneva sempre più sbalordito dalla loro professionalità e serietà mista a una giusta comicità.
Oramai erano entrati nelle sue grazie tanto da aver avuto un aumento, nulla di grandioso, ma per i due fu comunque un segno di gratitudine che indicava loro la giusta strada da percorrere professionalmente. Turi da poco era uscito da una storia avuta con Mary, con la quale stava da ben cinque anni. Il motivo per cui aveva deciso di dare un taglio alla sua storia era semplice: il loro rapporto, dopo diverso tempo, era diventato pura monotonia. Le loro uscite, i loro discorsi e tutte le cose che facevano insieme, erano diventati solo delle abitudini, sesso compreso; allora aveva preso la decisione di lasciarla.
Mary soffrì parecchio, ma Turi non se ne preoccupò più di tanto. Preferiva pensare al suo bene e alla sua carriera, non lasciandosi scappare, però, il tempo da dedicare anche all’altro sesso. Sta di fatto che dopo la storia avuta con Mary, trovare la ragazza che avrebbe fatto al caso suo, diventava difficile.
Il tempo passava e i due ragazzi cominciarono a godersi i frutti del loro sudore.
PAOLA
Un pomeriggio in ufficio, l’ingegner Bucellini prese la parola.
Allora signori, poiché questa sera è l’an-niversario del mio matrimonio e siccome dovrò portare fuori quella vecchia scrofa di mia moglie, vi concedo il pomeriggio libero. Quindi ritenetevi liberi di raccattare la vostra roba e sparire… ci si vede lunedì mattina.
Sentito il capo Turi?
Marco, meglio svignarcela prima che cambi idea!
Era un venerdì sera e, non appena finito di cenare, le paranoie classiche dello scapolone avvolsero Turi. Nella sua testa ritornavano indisturbati i momenti passati insieme alla sua ex ragazza Mary, chiedendosi se avesse fatto bene a mollarla o se fosse stata solo una grossa cazzata. Fu proprio in quell’istante che Marco ebbe un’illuminazione.
Usciamo?
Perché?
Per non stare dentro casa, allora usciamo?
Uhm… non lo so, dove potremmo andare?
In piazza, in centro? Becchiamo un localino se ti va bene!
Non lo so!
Potremmo andare in giro per il centro, becchiamo due smandrappate!
Non lo so, non sono dell’umore giusto per conoscere qualcuna.
Non capisco perché pensi ancora alla tua ex… e che cazzo, un giro non ce lo facciamo?
Dove vuoi andare?
"Al Trinity bar!"
"E va bene, allora Trinity sia!"
Se c’era un posto dove passare due ore di pura sbronza, quello era proprio il Trinity bar. Nulla di eccezionale, un semplicissimo disco pub dove la musica non era un granché, ma frequentato ogni sera da gente sempre diversa.
Tutti hanno un locale base
, uno di quelli che se non stai a casa o non sei a cena dai tuoi, è lì che vai a passare la serata, ovviamente con un amico o meglio ancora con una bella donna.
Giusto quarto d’ora per prepararsi, e via in macchina: direzione Trinity. Erano circa le 22.30 quando arrivarono al locale. Al primo impatto tutte le facce sembravano nuove, ma la cosa non poteva che essere positiva. C’era molto movimento quella sera, tanto che dovettero aspettare qualche minuto prima di entrare. La serata era a tema caraibico, tutta a ritmo di salsa e baciata.
Una volta dentro, i due amici presero subito da bere e si sedettero su degli sgabelli. Non passarono neanche cinque minuti che due ragazze si avvicinarono a loro, mentre si guardavano in intorno per cerare un posto dove