Piccola Storia di un trapianto di organo
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Book preview
Piccola Storia di un trapianto di organo - Antonino Di Fazio
Indice
Per il lettore
Piccola storia di un trapianto di organo
Alla G R A Z I A
Di mia moglie
Di cui E L L A
Pazientemente
E con Amore
Mi arricchisce.
N i n o
Per il lettore:
La decisione di mettere per iscritto gli eventi che seguono l’ho presa moltissimi anni fa.
Ho iniziato fantasticando con carta e penna, per riempire le ore di attesa di un evento lavorativo, durante lo svolgimento di una delle mie attività professionali.
La rilettura,per un giudizio estetico, mi ha fatto notare che mi ero espresso con una narrazione banale, pertanto ho deciso di abbandonare il progetto.
Molti anni dopo, ritrovando il manoscritto e gli appunti di quello che intendevo narrare, ho giudicato di nuovo banale la stesura ma valida la storia.
Per questo motivo ho ripreso la narrazione dei fatti che avevo immaginato. Ovviamente mi sono ripromesso di cercare una forma espositiva più leggera, che non stancasse il lettore.
Non so se ci sono riuscito, io ci ho provato; riconosco che il mio scritto è privo di stile raffinato, noto però che risponde alla mia volontà di essere genuino e ruspante.
Leggendo la storia, noterete che quasi tutti i personaggi inquisiti hanno un comportamento apparentemente innocente. La loro eventuale colpevolezza non risulta documentabile con chiarezza e sufficienza. La mancanza oggettiva delle prove mette l’ispettore in seria difficoltà.
La ricostruzione dei fatti delittuosi avviene tramite l’intelligente uso degli indizi che l’inquirente riesce a procurarsi.
Al Commissario e al suo vice manca una prova certa, anche se, attraverso i dialoghi con i vari personaggi, traspare in tutta chiarezza il delitto principale.
Loro si rendono conto che, il definire i confini di colpevolezza di ogni personaggio, è materia molto delicata.
Il Pubblico Ministero, eventualmente chiamato a produrre i capi d’accusa, avrà un bel da fare per renderli oggettivi e inoppugnabili.
Nino Di Fazio
PICCOLA STORIA
Di un
TRAPIANTO DI ORGANO
____________________________________
- La Giustizia può essere uguale per tutti ? -
Titolo | Piccola storia di un trapianto di organo
Autore | Antonino Di Fazio
ISBN | 9788827858721
© Tutti i diritti riservati all’Autore
Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta senza il preventivo assenso dell’Autore.
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Alcide Pedretti, subito dopo la laurea in Giurisprudenza, aveva vinto il concorso per far parte del corpo di polizia.
Aveva compiuto questa scelta già quando frequentava il Liceo. La prima sede di lavoro fu Bergamo, dove conobbe, e se ne innamorò, una giovane e bella neo-laureata.
Amelia, quella che poi divenne la signora Pedretti, non fece fatica a innamorarsi del giovane Alcide, discreto e soprattutto dotato di una vivida intelligenza e buon carattere.
Il matrimonio fu celebrato dopo circa due anni di fidanzamento e fu giustificato anche dal fatto che, in quei giorni, ad Alcide fu comunicato il trasferimento a Milano.
Erano passati quasi cinque anni e i coniugi Pedretti vivevano un regime di vita tranquillo; Milano offriva tutto quanto una giovane coppia potesse desiderare.
L’ultima estate avevano deciso di acquistare un condizionatore perché il mese di luglio era stato certamente fra i più caldi degli ultimi dieci anni e i metereologi prevedevano un prolungamento di quella calura sfibrante.
I programmi televisivi sulla salute mettevano in allarme i sofferenti dell’apparato respiratorio sia si trattasse di persone anziane che di bambini.
Consigliavano di lasciare le grandi città per raggiungere località con climi più temperati e asciutti.
L’ispettore Pedretti colse al volo questo consiglio per programmare un periodo di ferie. Non tanto perché soffrisse particolarmente il caldo, quanto per esaudire il desiderio della moglie.
Da giovane, Pedretti passava le estati in Versilia; conosceva bene quelle spiagge; la maggior parte delle vacanze la trascorreva a Lido di Camaiore; lì i suoi genitori avevano ereditato una casetta di non molte pretese, ma comoda e a quattro passi dal mare.
I profumi della riviera concorrevano a far sì che i ricordi gli si ripresentassero alla memoria con una certa gradevole dolcezza.
La casetta di Lido di Camaiore era stata restaurata ed era divenuta un punto di riferimento per tutto l’anno non solo per il periodo estivo. I Pedretti ci passavano quasi regolarmente ogni fine settimana e le feste comandate: era anche il punto d’incontro per qualche riunione tra amici, per fare una grigliata nel giardino; cosa impossibile negli appartamenti di città.
Del progetto per un periodo di ferie Pedretti ne parlò con la moglie il giovedì sera; il venerdì comunicò in ufficio il suo bisogno
di assentarsi per una quindicina di giorni e sabato mattina si mise in macchina per raggiungere la Versilia.
Durante il viaggio in autostrada raccontava alla moglie della sua insoddisfazione per come si svolgeva il lavoro in ufficio; il personale era in gran parte in ferie, anche la sua segretaria era andata al mare (lei preferiva l’Adriatico) e la sua sostituta, per quanto attenta e diligente, non conoscendo alla perfezione la sua indole, non riusciva a essere efficiente come la solita.
Questa, infatti, avendo lavorato da circa quattro anni con lui, aveva imparato bene quando era il tempo della bugia diplomatica, per liberare il dottore
da una richiesta inopportuna, o quando doveva essere pressante perché le circostanze lo imponessero.
Arrivati a Camaiore, i Pedretti si diedero da fare per riordinare la casa e per fare le compere necessarie per la vita quotidiana.
-Oggi ho desiderio di passare tutta la giornata in spiaggia, il tempo è bello temperato e asciutto; che ne dici Amelia?
-Per me va bene caro; ma non credo che tu ci resista come ai bei tempi andati! Il sole ora va preso a piccole dosi.
-Le condizioni atmosferiche mi suggeriscono di provare a restare al sole; in ogni caso c’è l’ombra dello stabilimento, c’è il bar, l’ombrellone. Non ti pare?
-Nessuna obiezione; spero di trascorrere questa giornata in completo ozio, ogni tanto è utile provare questo poco nobile sentimento!
La signora prese il libro che aveva iniziato a leggere - La Peste
di Camus- e lo mise nella borsa da spiaggia, aggiunse due teli di spugna e l’abbronzante; aveva terrore delle scottature da sole.
Il dottor Pedretti si fermò all’edicola per comprare il Corriere della Sera
e un settimanale (che comprava soltanto in estate perché - diceva - a Milano non aveva tempo per dedicarsi alla lettura dei settimanali) e con la signora Amelia, lentamente, raggiunse la spiaggia.
Il gestore dello stabilimento, che non era abituato a vederlo in spiaggia a quell’ora, non nascondendo la sua meraviglia, lo salutò con un sonoro:
-Buon giorno dottore, come mai di buon mattino in spiaggia?
-Oggi è una bellissima giornata asciutta e con poco vento e penso di star bene sulla sabbia.
-Forse ci fermeremo a pranzo - si affrettò ad aggiungere la signora Amelia.
-Quale piacere signora; oggi, tra l’altro, c’è del buon pesce, molto fresco...
-Vorrei vedere che non fosse fresco e buono
nel suo ristorante - aggiunse Pedretti con sussiego.
-Buon bagno dottore.
-Arrivederci Giovanni.
-Gli ombrelloni e le sdraio si trovano al solito posto, dottore; se vuole, le faccio portare un tavolinetto d’appoggio.
-Grazie; mi farebbe piacere.
L’ispettore e la moglie si avviarono verso le sedie a sdraio e da lì a poco fu portato anche il promesso tavolinetto.
-Ti trattano come un ospite di riguardo -disse Amelia-
-Che riguardo... è da tanto tempo che mi conosce, lo sai che fin da ragazzo qui ci venivo con i miei genitori...e con gli amici.
-E il tavolinetto d’appoggio te lo portava anche allora?
-Amelia... sono in vacanza, non mi fare venire inutili complessi di colpa!
Così dicendo si tolse la maglietta, che appese a un’asta dell’ombrellone, e si mise a sedere per scorrere velocemente i titoli del giornale.
Cominciò dal fondo, dalla cronaca cittadina, non si sa mai ci fosse qualche notizia che si riferisse alle vicende d’ufficio.
-Niente di nuovo a Milano.
-E nel resto d’Italia?
-Ora leggo...E poi spiego, se hai pazienza.
Amelia, che non aveva voglia di criticare il tono della risposta, si tolse il copricostume e rimase con un pezzo unico, modello olimpionico blu oltremare acquistato in fretta e furia il venerdì mattina, il giorno prima della partenza.
Egli si rese conto della novità ma non ne fece nota esplicita e mancò anche di osservare che quel capo evidenziava, in modo discreto, l’avvenenza.
Alle nove e trenta del mattino, anche se il sole era caldo e l’aria asciutta, lo stabilimento balneare non era nella fase di pieno popolamento, ma i bagnanti con cestini, bambini vocianti, salvagente di tutte le forme e radioline, cominciavano a presentarsi.
Verso le 11,30 Amelia comunicò al marito di sentirsi accaldata e di avere la voglia di bagnarsi, per cui, posato il suo libro sul tavolinetto, si è diretta al bagnasciuga.
Pedretti ne seguiva i movimenti, per un certo verso, familiari. La sua attitudine di osservatore minuzioso lo aveva indotto a notare un’iniziale cellulite che si era formata alla radice delle cosce di Amelia e in quella parte dei glutei liberi dal costume.
Come passa il tempo! Eppure l’anno precedente non l’avevo notato, ovviamente non c’era! Era bastato un anno per ...
Ed io, pensò, di quanto e come sarò cambiato a mia volta; Amelia non me ne ha mai parlato; mi avrà notato già cambiato?
Questi interrogativi lo occupavano mentre Amelia si calava nell’acqua appena increspata.
Quando ebbe letto l’articolo principale, che lo aveva impegnato tanto da non accorgersi che Amelia era ritornata e si era rimessa a leggere, Pedretti alzò gli occhi dal giornale e istintivamente guardò l’orologio: segnava le 12,10! Si rivolse alla moglie:- non mi ero accorto del tuo ritorno.
-Eri talmente sprofondato nel giornale che non ho voluto distrarti.
-Quel diavolo di un giornalista scrive molto bene, non lascia respiro fino a quando non hai finito l’articolo. E’ molto coinvolgente; oggi tratta un argomento che gli è molto congeniale: Economia, la borsa.
-Mi pare che sia una materia che stuzzica anche te.
Lo stabilimento già mostrava il suo miglior aspetto estivo; sedie a sdraio e lettini quasi tutti occupati, ombrelloni aperti, bambini vocianti che facevano la spola tra il mare e le mamme.
Lo sguardo periscopico di Pedretti si è fermato su una figura di uomo sdraiato nella postazione accanto alla sua; si faceva cuscino con le mani dietro la nuca; media altezza, tendente alla pinguedine florida.
Aveva un’intensa abbronzatura procuratasi certamente con una prolungata esposizione al sole.
Il suo atteggiamento rilassato lasciava intendere che quella vacanza lui se la stava godendo veramente; questa almeno era l’impressione che ne deduceva Pedretti.
La sua innata curiosità gli fece notare una lunga linea cicatriziale sul fianco sinistro e si chiese perché quella linea non avesse lo stesso colore bronzato del resto del corpo; si chiese anche a cosa fosse dovuta.
Non conosceva il suo vicino di spiaggia, o almeno così gli sembrava, per cui non poteva permettersi di soddisfare la sua curiosità ponendogli direttamente la domanda.
L’immagine di quell’uomo, contornata da punti interrogativi, rimase bene impressa nella sua memoria.
Decise di prendere un bagno e invitò