Antigone
Di Sofocle
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Antigone - Sofocle
ANTIGONE
Sofocle
Traduzione di Felice Bellotti
© 2018 Sinapsi Editore
PERSONAGGI
ANTIGONE.
ISMENE.
CORO DI SENIORI TEBANI.
CREONTE.
EMONE.
TIRESIA.
EURIDICE.
UN NUNZIO.
UN ALTRO NUNZIO.
UNA GUARDIA.
ALTRE GUARDIE.
Scena, piazza in Tebe avanti alla Regia.
ANTIGONE e ISMENE.
ANTIG. O Ismene, or di' germana mia: de' mali,
Onde cagion fu Edípo, alcun ne sai
Che, viventi ancor noi, non compia Giove?
Nulla evvi pur d'obbrobrïoso e turpe,
Che a' tuoi danni ed a' miei giunto io non vegga.
Ed or qual bando è questo che il regnante
(Siccome è grido) a' cittadini tutti
Posto ha testè? N'hai tu contezza? udisti
Favellarne? o non sai che a' nostri amici
De' nimici or commun fatta è la sorte?
ISMENE. A me novella, o Antigone, de' nostri
Nè gioconda nè ria più non pervenne
Dacchè perdemmo in un sol giorno estinti
Ambo insieme i fratelli. In questa notte
L'oste Argiva partì; ma più felice
Ch'io ne sia quindi, o più infelice, ignoro.
ANTIG. Ben me 'l sapea; però qui uscir ti feci,
Perchè sola m'ascolti.
ISMENE. E che vuoi dirmi?
Mostri agitar qualche pensiero in mente.
ANTIG. Che? Non forse Crëonte or di sepolcro
Degnato ha l'uno de' fratelli nostri,
Escluso l'altro? Ei (com'è voce) il dritto
Seguitando, ed il giusto uso di legge,
Pose Etéocle sotterra, ombra onorata,
Avvïandolo a Dite; e Polinice,
Il suo misero corpo, a' cittadini
Commandò che nessun di terra il copra,
Nè lo pianga nessuno; illacrimato,
Insepolto si lasci, opimo e caro
Pasto alla fame de' voraci augelli.
Questo decreto il buon Crëonte impone
Per te, per me, (sì per me pure, io dico);
Ed a quei che no 'l sanno, a proclamarlo
Altamente or verrà. Nè pena lieve
Ne va: chi punto il rompe, lapidato
Dal popolo morrà. Tal delle cose
È pur lo stato: or mostrerai se nata,
Qual sei, da grandi, animo hai forte o vile.
ISMENE. Ma, on misera! se a tal sono le cose,
Che far di ben poss'io?
ANTIG. Pensa, e risolvi
Se vuoi meco adoprarti.
ISMENE. In qual cimento?
Che pensi mai?
ANTIG. Di' se compor vuoi meco
Sotterra il morto.
ISMENE. A sepellirlo intendi
Quando in Tebe è divieto?
ANTIG. Al fratel mio,
E fratel tuo, se tu no 'l vuoi, dar tomba
Io voglio, sì: non fia che i miei tradisca.
ISMENE. Sventurata! e il farai contro al commando
Pur di Crëonte?
ANTIG. Ei non può tôrmi a' miei.
ISMENE. Ohimè! Pensa, o sorella, ah pensa il padre
Come a tutti in mal nome, in odio a tutti
Ne morì, per le colpe in sè scoperte,
Con man propria strappati ambo a sè gli occhi.
La madre poi (madre e consorte) appesa
A intorto laccio si troncò la vita;
Quindi, terza sciagura, in un sol giorno
Due fratelli, infelici! l'un con l'altro
Trucidaronsi insieme. Or noi due sole
Restammo: guarda a