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Un Corano che cammina: Fondamenti di pensiero educativo, didattica e pedagogia islamica
Un Corano che cammina: Fondamenti di pensiero educativo, didattica e pedagogia islamica
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Ebook253 pages2 hours

Un Corano che cammina: Fondamenti di pensiero educativo, didattica e pedagogia islamica

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About this ebook

«“Qual era la personalità del Profeta?” “Egli era un Corano che camminava tra noi”». Su questa incisiva descrizione, conosciutissima nel mondo musulmano, si basa l’interezza della pedagogia islamica; cioè il processo tramite il quale formare individui che si conformino al modello coranico. In quest’opera si analizzerà in primo luogo l’evoluzione della pedagogia nel mondo islamico, tramite un commento alla trattatistica classica e una panoramica delle istituzioni educative (kuttab, madrase e Università). Dopo un’analisi del declino del pensiero islamico e una breve prospettiva storica, la pedagogia islamica moderna – specialmente quella di stampo riformista – verrà presentata nella seconda parte del libro, assieme ad un quadro teorico originale che collega le fonti teologiche alla moderna psicologia dello sviluppo, gettando le basi di una filosofia islamica dell’età evolutiva.
LanguageItaliano
Release dateDec 7, 2018
ISBN9788838247668
Un Corano che cammina: Fondamenti di pensiero educativo, didattica e pedagogia islamica

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    Un Corano che cammina - Francesca Bocca-Aldaqre

    Francesca Bocca-Aldaqre

    Un Corano che cammina

    Fondamenti di pensiero educativo, didattica e pedagogia islamica

    ISBN: 9788838247668

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice dei contenuti

    INTRODUZIONE

    RIFERIMENTI

    I. IL BAMBINO NELL’ISLAM

    Versetti Coranici

    Contenuto legale

    Norme educative

    Eloquio diretto di bambini

    Invocazioni (du‘ā’)

    Ammonizioni

    Il bambino secondo le fonti coraniche

    Narrazioni Profetiche

    Antropologia infantile

    Responsabilità genitoriale

    Affettività e attaccamento

    Istruzione e acquisizione della conoscenza

    Dalle fonti a una visione del bambino

    II. LA TRATTATISTICA ISLAMICA CLASSICA SULL’EDUCAZIONE INFANTILE

    Terminologia educativa

    L’inizio della pedagogia islamica: ibn-Saḥnūn

    Educazione ed etica: Miskawayh

    Al-Ghazāli e la codifica della pedagogia islamica

    Ibn Khaldūn e l’apprendimento critico

    La decadenza del pensiero pedagogico classico: Riyaḍat ul-Ṣibyān

    Riepilogo: l’evoluzione della pedagogia islamica classica

    III. LE ISTITUZIONI EDUCATIVE DELL’ISLAM MEDIEVALE

    Tipi di istituzioni

    L’apprendimento continuativo: ospedali, osservatori e biblioteche

    Categorizzazione delle Scienze

    Effetti sull’istruzione Occidentale

    IV. ASPETTI DI PEDAGOGIA ISLAMICA MODERNA

    Il declino della tradizione intellettuale islamica

    La riforma del pensiero islamico

    La rinascita della filosofia dell’educazione islamica

    La nascita del termine educazione islamica

    Educazione islamica: l’opera di al-Attas

    Il movimento per l’Islamizzazione della conoscenza

    Il processo di islamizzazione: al-Farūqī

    Esiste una pedagogia islamica moderna?

    Educazione islamica contemporanea

    Sviluppo e declino dell’Islamization of Knowledge

    V. PER UNA PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO ISLAMICA

    Educazione religiosa

    Il concetto di sviluppo nell’Islam

    Sviluppo prenatale

    La prima infanzia

    Sviluppo fisico

    Sviluppo emotivo

    Sviluppo affettivo

    Sviluppo sociale

    Sviluppo caratteriale

    Sviluppo cognitivo

    Sviluppo linguistico

    Sviluppo religioso

    VI. PEDAGOGIA ISLAMICA E DISABILITÀ INFANTILE

    Islam e disabilità

    Disabilità e teoria legale

    Per una didattica islamica inclusiva

    GLOSSARIO*

    BIBLIOGRAFIA

    INDICE DEI NOMI

    CULTURA

    Studium

    144.

    Scienze dell’educazione, pedagogia e storia della pedagogia

    Francesca Bocca-Aldaqre

    UN CORANO CHE CAMMINA

    Fondamenti di pensiero educativo, didattica e pedagogia islamica

    Tutti i volumi pubblicati nelle collane dell’editrice Studium Cultura ed Universale sono sottoposti a doppio referaggio cieco. La documentazione resta agli atti. Per consulenze specifiche, ci si avvale anche di professori esterni al Comitato scientifico, consultabile all’indirizzo web http://www.edizionistudium.it/content/comitato-scientifico-0.

    Realizzato con il contributo del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’Università degli Studi di Bergamo

    Copyright © 2018 by Edizioni Studium - Roma

    ISBN 9788838247668

    www.edizionistudium.it

    INTRODUZIONE

    È scontato, per i musulmani, che esista una didattica propriamente islamica, e che essa trovi una chiara base scritturale nel Corano e nei detti del Profeta. È altrettanto evidente, per l’osservatore occidentale, che il risultato del sistema educativo dei Paesi a maggioranza musulmana mostri un grave divario non solo di competenze, ma di pensiero.

    L’analisi di questo libro cerca di porsi in confronto costante con queste due visioni e di presentare gli aspetti più interessanti della filosofia dell’educazione, della pedagogia e della didattica nel mondo islamico. Ciò implica necessariamente una parzialità; non verranno prese in considerazione, infatti, quegli sforzi seppur presenti nel mondo arabo che non abbiano una chiara base teologica islamica, preferendo invece le fonti prodotte al di fuori dei Paesi arabi – specialmente nel mondo anglosassone, in Malesia e Arabia Saudita – nei quali l’Islam forma la base del pensiero.

    Lo sforzo iniziale sarà delineare il concetto di bambino partendo dalle fonti primarie, nel Capitolo I: in primo luogo il Corano, per i musulmani testo rivelato, eterno e sacro, e in seconda posizione gli aḥadīth (sing. ḥadīth), le narrazioni di ciò che il Profeta disse, fece, e degli eventi legati alla sua vita e missione, che costituiscono la sunna, cioè la tradizione che viene seguita dal musulmano devoto, e la seconda fonte della giurisprudenza. Sebbene non sia l’interesse primario né del Corano né della Sunna la formulazione di una teoria educativa o pedagogica, nondimeno emerge dalla loro analisi una varietà di concetti che formeranno il nucleo comune dei variegati prodotti del pensiero musulmano successivo.

    Da questa visione iniziale, abbozzata, nascono i primi tentativi della trattatistica islamica. Il Capitolo II ne illustrerà la rilevanza sia filosofica che storica; ogni teoria sarà divisa ed esposta secondo tre assi: lo scopo dell’educazione – e, se presente, la sua definizione –, il contenuto dell’istruzione – cioè le discipline che costituiscono il piano di studi e la loro gerarchia – e, infine, il metodo didattico. Questo approccio fornirà una prospettiva originale sull’opera di grandi figure, come ibn Khaldūn o al-Ghazālī, più note per il loro pensiero teologico e legale che per i loro contributi alla didattica. Si cercherà anche di delineare uno sviluppo del pensiero educativo, del quale evidenzieremo la tortuosità: la storia travagliata del mondo musulmano si riflette, infatti, anche nel continuo influsso di idee estrinseche nel pensiero educativo e di contributi culturali eterogenei.

    Le istituzioni educative che sono derivate dal periodo classico della filosofia dell’educazione saranno l’oggetto del Capitolo III. Il sistema scolastico tradizionale, in vigore prima del colonialismo, ancora oggi superstite in alcune aree del mondo musulmano, presenta infatti delle particolarità che sono direttamente riconducibili ai principi del pensiero educativo islamico dei primi secoli. Parte integrante di questo sistema è il piano di studi; la seconda parte del capitolo sarà infatti rivolta alle categorizzazioni della conoscenza, e alle implicazioni che la loro gerarchizzazione esercitò sull’apprendimento. Infine, ci dedicheremo all’influenza del sistema educativo islamico su quello occidentale; il clima di relativa permeazione tra le due culture, infatti, ha fatto sì che alcuni principi o pratiche di origine islamica siano tuttora parte dell’istruzione in vari Paesi d’Europa.

    Muovendo oltre il periodo classico della civilizzazione islamica, il Capitolo IV si occuperà della filosofia dell’educazione moderna. Così come lo sviluppo di quella classica non ha seguito un percorso lineare, nella modernità non si è verificato un semplice progredire quantitativo della disciplina, quanto continui tentativi – spesso discordanti – di rifondazione. Alla luce delle tre correnti principali del pensiero musulmano moderno: puritanesimo, secolarismo e riformismo, saranno esposti tre approcci corrispondenti all’educazione del bambino. L’attenzione maggiore sarà rivolta al pensiero riformista, che nei movimenti di islamizzazione dell’educazione e di islamizzazione della conoscenza ha fornito i contributi più originali. Tramite una selezione di testi in prima traduzione italiana, presenteremo le figure più importanti del pensiero educativo, per poi recensire le pubblicazioni e tendenze della pedagogia islamica negli ultimi anni.

    Nel Capitolo V, tratteremo una dimensione cruciale delle moderne teorie dell’educazione, non ancora affrontata nel mondo musulmano: quella dello sviluppo. Laddove la visione del bambino, nella trattatistica islamica classica, è qualitativamente diversa da quella dell’adulto, anche se monolitica in natura, nella trattatistica moderna la natura stessa del bambino non è stata discussa. Per giustificare una prospettiva evolutiva, quindi, ne identificheremo prima le basi scritturali, e in secondo luogo esamineremo i diversi ambiti dello sviluppo alla luce sia delle fonti islamiche che della moderna pedagogia occidentale.

    Infine, nel Capitolo VI, cercheremo di derivare, dalle analisi precedenti, una visione islamica della disabilità che si possa tradurre in didattica; in questo ambito rimarremo su un piano più analitico che di specifiche pratiche didattiche. Si tratta di una scelta obbligata, poiché il pensiero islamico della disabilità non è solo manchevole per quanto riguarda l’istruzione, ma anche dal punto di vista teologico, antropologico e legale. Cercheremo di colmare quanto più brevemente possibile queste lacune, per rivolgere la nostra attenzione alle ricadute educative.

    Ci auguriamo che il pubblico di questo libro non si limiti al mondo accademico, anzi possa essere di beneficio per i – tanti – musulmani che si interessano di pedagogia, e i pedagogisti che si trovano ad aver a che fare con la cultura islamica. Nella speranza di facilitare la comprensione della terminologia specialistica, spesso in lingua araba, il libro è stato munito di un glossario; mentre per permettere l’approfondimento delle tematiche che non sono potute essere trattate in questa sede, abbiamo aggiunto un ampio corredo di note che rimanda alla bibliografia.

    RIFERIMENTI

    I versetti coranici sono citati secondo la numerazione standard della Vulgata fuadina (l’edizione del 1923, voluta dal re Fu’ad dell’Egitto). La traduzione è il più possibile letterale, scegliendo talvolta di mantenere l’originale termine arabo, se significativo per la trattazione, e rimandare alla consultazione del glossario per la definizione.

    Gli aḥadīth, in mia traduzione, sono citati dalle raccolte classiche del sunnismo. Nelle note, oltre al nome della raccolta, ci si riferisce al numero della narrazione o del capitolo nell’edizione araba, con le seguenti abbreviazioni:

    Bukhārī: Abu Abdullāh Muhammad Ibn Ismā`īl al-Bukhārī, Ṣaḥīḥ al-Bukhārī, Dār ibn-Kathīr, Damasco,1993

    Muslim: Muslim ibn al-Hajjaj al-Naysaburi, Ṣaḥīḥ Muslim, Baīt al-Afkār ad-Dawliya Dār al-Saddīq, Riyaḍ, 2008

    Arbā ‘ īn: Abū Zakariyya ibn Sharaf al-Nawawī, al-Arbaīn an-Nawawīya, Dar al-Salām, Riyaḍ, 2002

    Tirmidhī: Abu ‘Isa Muḥammad ibn ‘Isa at-Tirmidhī, Ǧāmia at-Tirmidhī, Baīt al-Afkār ad-Dawliya Dār al-Saddīq, Riyaḍ, 2010

    Māǧah: Abū ʻAbdillāh Muḥammad ibn Yazīd Ibn Mājah, Sunan ibn-Māǧa, Baīt al-Afkār ad-Dawliya Dār al-Saddīq, Riyaḍ, 2014

    Nasā’i: Abū `Abd ar-Raḥmān Aḥmad ibn Shu`ayb an-Nasā’i, Sunan an-Nasā’i, Baīt al-Afkār ad-Dawliya Dār al-Saddīq, Riyaḍ, 2014

    Abū Dawūd: Abu Dawud Sulaymān ibn al-Ash’ath as-Siǧistanī, Musnad Abī Dawūd, Beirut, Dār ibn-Ḥazm, 2010

    Riyāḍ al-Ṣāliḥīn: Abū Zakariyya ibn Sharaf al-Nawawī, Riyāḍ al-Ṣāliḥīn, Dār al-Salām, Riyaḍ, 2011

    Al-Adab al-Mufrad: Abu Abdullāh Muhammad Ibn Ismā`īl al-Bukhārī, Al-adab al-Mufrad, Islamic Academy, Londra, 2012

    I. IL BAMBINO NELL’ISLAM

    Educazione islamica significa formare la persona secondo l’ideale coranico [1] ; è perciò incorretto limitarla alle pur importanti dimensioni pedagogiche e religiose. La ragione per iniziare la nostra trattazione con una disamina del bambino secondo le fonti islamiche, quindi, non è quella di delimitare il campo dell’educazione islamica, quanto di stabilirne, tramite una contestualizzazione antropologica, un inizio temporale.

    Negli ultimi anni, si è verificata un’espansione significativa della letteratura a proposito del bambino nell’Islam, principalmente nei campi dell’educazione e della pedagogia. Il corpus letterario sull’argomento prodotto da studiosi di fede musulmana si concentra su due temi: gli aspetti legali ( sharaitici) propri dell’infanzia e i metodi per l’insegnamento della religione ai bambini. Dall’esame di entrambi, è chiaro al lettore che la pedagogia islamica si distingue dalle altre correnti pedagogiche e teorie dell’apprendimento per una caratteristica fondamentale: la tendenza a definire concetti facendoli risalire alla terminologia coranica, e il costante riferimento all’esempio profetico ( sunna) per derivarne temi e metodi. Prima di poter trattare quindi i diversi ambiti dello sviluppo infantile e dell’apprendimento, occorre definire la visione del bambino che emerge dalle fonti islamiche.

    Nonostante esistano testi, specialmente nel mondo arabo, che si occupano di estrarre una visione pedagogica dalle fonti islamiche primarie [2] , non è sufficiente fornirne una traduzione per capire quale sia l’idea del bambino nel mondo musulmano. Come tutti gli altri concetti antropologici, anche quello di infanzia è profondamente influenzato dalla cultura. La difficoltà nella comprensione dell’infanzia nell’Islam è quindi duplice, poiché il contesto della rivelazione Coranica e dei detti del Profeta è distante sia nello spazio che nel tempo. Spesso, il Corano critica usanze dell’Arabia preislamica, note al pubblico della prima rivelazione, ma estranee a noi lettori Occidentali; altri aspetti che invece potevano sembrare radicalmente nuovi agli Arabi del settimo secolo sono per noi oggi quasi scontati. Lo sforzo in questo capitolo sarà dunque quello di relazionare le fonti a due culture: quella preislamica araba del settimo secolo, e quella occidentale a noi contemporanea.


    [1] Si veda il capitolo 5 di N. Barazangi, Woman’s Identity and the Qur’ān: A New Reading, Florida: University Press, Florida 2004, nel quale vengono discussi gli approcci contemporanei all’educazione islamica e le implicazioni curricolari.

    [2] Si vedano, ad esempio, le opere citate in bibliografia di Muḥammad Quṭb oppure di ‘Abdallāh Nāṣīh ‘Ilwān.

    Versetti Coranici

    Prima di addentrarci nell’analisi dei singoli versetti, occorre una precisazione di metodo: lo stile coranico è radicalmente diverso da quello delle altre fonti delle quali ci occuperemo nel resto del libro. I capitoli non sono organizzati in un ordine facilmente intelligibile al lettore [1] , sovente è difficile comprendere la continuità tra versetti successivi, e infine il periodo di rivelazione del versetto è fondamentale per l’esegesi, anche se non direttamente deducibile dal testo. Per non appesantire eccessivamente la trattazione, cercheremo di limitare le informazioni sul versetto a due tipologie: epoca di rivelazione (meccana o medinese [2] ) e contesto (contenuto della sura , dei versetti precedenti o successivi), unicamente quando ciò possa essere utile per la comprensione.

    Un’altra problematica nello studio dei versetti coranici sull’infanzia è di carattere linguistico: i termini utilizzati nel Corano possiedono una varietà di significati, possono riferirsi alla prole in generale ( dhurriya), oppure descrivere sia un bambino che un adolescente ( ghulām oppure walād) [3] . Come fare, quindi, ad analizzare selettivamente i versetti che si riferiscono all’infanzia? Il metodo più diretto è quello di rivolgersi all’esegesi classica: nei commentari, soprattutto nei più antichi, troviamo un’analisi dettagliata sia della terminologia, che della parafrasi del versetto secondo la comprensione delle prime generazioni di musulmani. Come vedremo, nel caso in cui l’età del personaggio non sia facilmente desumibile né dal contesto né dal lessico, gli esegeti forniscono sovente una chiarificazione.


    [1] Generalmente, i capitoli sono collocati in ordine di lunghezza decrescente, tuttavia esistono varie eccezioni a questa regola, si veda per un’introduzione più approfondita: F. Rahman, La religione del Corano, op. cit.

    [2] La distinzione tra versetti meccani e medinesi è fondamentale per l’esegesi coranica. Meccani sono i versetti, di norma più brevi e a contenuto escatologico o spirituale, rivelati prima dell’Egira, mentre quelli successivi, che possono includere prescrizioni e generalmente sono più articolati, sono chiamati medinesi.

    [3] Alcuni dei termini sono spiegati in maggior dettaglio, con particolare attenzione al contesto medievale arabo, in: A. Giladi, Concepts of Childhood and Attitudes towards Children in Medieval Islam: A Preliminary Study with Special Reference to Reaction to Infant and Child Mortality, op. cit.

    Contenuto legale

    Iniziando quindi la panoramica di versetti coranici [1] riguardanti il bambino, quelli più chiari a questo riguardo, ma forse meno conduttivi ad una visione psicologica olistica, sono quelli a contenuto legale, ad esempio:

    Di’: Venite, vi reciterò quello che il vostro Signore vi ha proibito e cioè: non associategli alcunché, siate buoni con i genitori, non uccidete i vostri bambini in caso di carestia: il cibo lo provvederemo a voi e a loro. Non avvicinatevi alle cose turpi, siano esse palesi o nascoste. E, a parte il buon diritto, non uccidete nessuno di coloro che Dio ha reso sacri. Ecco quello che vi comanda, affinché comprendiate (6:151).

    Questo versetto, medinese, si colloca in una lunga serie di osservazioni di carattere legale, in primo luogo per quanto riguarda le prescrizioni alimentari (6:145-146). Ad esso segue l’ingiunzione: «Non avvicinatevi, se non per il meglio, ai beni dell’orfano» (v. 152) e il monito: «In verità, questa è la Mia retta via: seguitela e non seguite i sentieri che vi allontanerebbero dalla Sua Via» (v. 153), per poi passare a considerazioni di carattere apologetico riguardanti l’autenticità del Corano.

    Il divieto dell’infanticidio, quindi, è situato nel mezzo di altre prescrizioni tutt’altro che secondarie, facenti parte delle norme portanti della comunità islamica di Medina. L’infanticidio, come è noto, era pratica comune dell’Arabia preislamica, ed è talmente repulsivo all’etica Coranica da essere duramente biasimato già in alcuni dei primissimi versetti Meccani:

    E quando i mari ribolliranno di fiamme / e divise in gruppi le anime / e quando verrà chiesto alla [neonata] sepolta viva/ per quale colpa sia stata uccisa, / e quando saranno dispiegati i fogli, / e scorticato il cielo, / e attizzata la Fornace, e avvicinato il Paradiso/ ogni anima conoscerà quel che

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