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Carretera 180
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Ebook134 pages1 hour

Carretera 180

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About this ebook

Narrativa. Una gasolinera in Messico negli anni '70 e due ragazzi a cui un episodio ha cambiato la vita
LanguageItaliano
PublisherJorge Bernano
Release dateDec 5, 2018
ISBN9788829567898
Carretera 180

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    Carretera 180 - Jorge Bernano

    http://write.streetlib.com

    Cap 1.

    Ci lascerà – disse Guillermo fermandosi davanti la veranda

    A quanto? – chiese Paco

    Guillermo alzò le spalle – Non so. Comunque oggi non credo. Fame – disse poi mentre saliva i gradini

    Bien, fagioli e patate – disse Paco

    Oppure? - chiese Guillermo

    Patate e fagioli – rispose Paco

    Cambia qualcosa – disse Guillermo

    Per lo più nulla – disse Paco

    Patate al forno spero - disse ancora Guillermo

    Lo speravo anch’io come tutto il resto, e poi non ho trovato un forno – disse Paco

    Hai chiesto in giro? - chiese Guillermo

    Tutti occupati – Paco disse

    Come alllora? - chiese ancora Guillermo

    Bollite per benino e puoi anche metterci del sale, quello sul ripiano - disse Paco – dai un’occhiata – poi disse

    Bien, so dov’è – disse Guillermo sorridendo – bollite vanno bene, sicuro.

    Attraversò la veranda e lo scricchiolio delle assi lo accompagnava ad ogni passo ed entrò nella casa, bianca malandata come quelle sulla strada grande e anche quelle nei viottoli tra i campi di terra grassa e buona e di alberi alti e verdi e piante rigogliose.

    Un po’ dure, ancora poco – disse ad alta voce

    Bene – sussurrò Paco

    La pioggia del pomeriggio cominciò a battere sul tetto caldo per tutto il sole del mattino ed evaporava leggera, e quando si fu rinfrescato riuscì a raccogliersi e scivolare giù dalla canaletta e scappare via per un rigagnolo davanti la baracca.

    Dentro c’era un ticchettio monotono e tranquillo.

    Guillermo saggiò una patata, uscì e disse che erano cotte ora – morbide e bollite per benino! - disse

    Paco osservò un po’ il rigagnolo che si allungava sullo spiazzo e scorreva via verso la strada, saltava la cunetta e spariva – ¡Hado! – disse mentre si alzava per entrare

    Pimienta entrò con lui e si prese una carezza, poi si distese lungo la parete. Annusò per aria e poi le tavole del pavimento, alcune sconnesse, e poi mise il muso tra le zampe.

    Paco assaggiò le patate bollite e condite da un pizzico di sale, e appetitose per quanto concesso dalle circostanze, e soddisfatto riempì i piatti.

    Guillermo era stato alla toilette fuori.

    Tornò bagnato dalla pioggia, entrò nell’altra stanza – per me abbondanti – disse

    Bien – rispose Paco sistemando i piatti sulla tavola

    Bien disse Guillermo mentre si asciugava con uno straccio. Prese uno sgabello. Paco finì con i piatti delle patate e riempì due scodelle con dei fagioli rossi conditi con un sughetto fatto all’occasione e anche una per Pimenta, il cane alzò il muso e annusò dentro, poi guaì e si alzò tutto e cominciò a leccare.

    Buon appetito perro – Paco disse.

    Continuava la pioggia del pomeriggio con tonfi grossi ora, di gocce panciute, sullo spiazzo formò fango giallo e la baracca odorava di legno fradicio.

    Guillermo aveva preso due bicchieri e il fiasco del vino, l’agitò e disse che finiva – facciamo spese appena andiamo su – disse

    Posso andare da Cosme - disse Paco

    Pimienta aveva già terminato i suoi fagioli e si sgranchì incurvando la schiena e puntando le zampe davanti.

    Guillermo posò i bicchieri sulla tavola versò il vino e disse alla tua. Poi cominciò con la scodella di fagioli, e ogni tanto prendeva una patata anche e ne masticava un pezzo, masticava calmo guardando in alto, poi un sorso del vino.

    La pioggia rinfresca – disse

    Sonno agitato questa notte – invece disse Paco

    Brande scomode – rispose Guillermo

    Non è la prima volta – disse Paco - potremmo stare su – poi disse

    Guillermo scrollò le spalle.

    Anche Paco addentava le patate e alternava con fagioli – su è comodo – disse ancora – possiamo scendere la mattina e salire la sera

    Abbiamo finito ormai, ancora poco - disse Guillermo

    Ormai sì – disse Paco

    D'improvviso terminò la pioggia.

    L’ultima goccia aveva fatto tre tonfi e poi era scivolata giù per la grondaia e poi era scomparsa nel campo di fango come tutte le altre. Pimienta grattò la porta e Paco aprì.

    Il cane uscì fuori e scese sullo spiazzo, annusò l’aria e la terra. Un rondone beccava al volo grosse formiche alate e Pimienta l’osservò per un po’, poi balzò avanti e andò a scivolare e rotolarsi nelle chiazze di fango lasciate dalla pioggia breve e intensa, si fermò e andò tra gli alberi dietro la baracca, tornò e si recò sul bordo della strada a sedersi per attendere auto. Non ne passavano e tornò tra le pompe e ne annusò una, starnutì per l’aroma della benzina e andò ad accovacciarsi sulle poltrone sfondate della veranda.

    Il sole nuovamente scaldava e l’aria umida tremolava sopra l’asfalto e sul tetto, il legno ancora per un po' avrebbe profumato di fradicio.

    Le foglie degli alberi erano imperlate di pioggia e luccicavano e le colline lontane ad ovest erano grigie per l'afa.

    Pimienta socchiuse gli occhi, fissò oltre la cunetta il campo di terra brulla senza il colore di alberi e foglie lucide, solamente cactus e maguey e uno steccato lungo la strada, e su un paletto immobile una grossa lucertola, una gazza afferrava i lombrichi che sbucavano dalla terra ancora umida, prima che seccasse del tutto.

    Pimienta vide Paco uscire sulla porta e poi si addormentò.

    Venne giù lenta un‘auto. Un refolo spingeva un cespuglio giù per la strada e le cicale cominciavano a frinire. L’auto si fermò, scesero due che si incamminarono sul fango secco verso il pezzo di terra. Uno dei due si appoggiò ad un paletto e controllò se fosse spostato poi prese a parlare, l’altro teneva le mani in tasca e guardava i cactus e i maguey e il recinto, e seguiva le mani dell’uomo tutt’intorno lo steccato e faceva di sì col capo. Quando il primo finì i due si strinsero la mano e tornarono in auto. Un refolo portava in giro un altro cespuglio secco che andò a sbattere sulla baracca e sfregò.

    Pimienta si svegliò e si diresse verso il secchio dell’acqua, immerse il muso poi starnutì e agitò la coda. Bevve ancora, poi tornò alla baracca e girò attorno fermandosi ad annusare ogni spigolo. Si appoggiò alla parete e si alzò lungo ad abbaiare contro un geco, grigio sul bianco delle tavole. Completò il giro e attraversò lo spiazzo e si sedette tra le gasolinas sotto la tettoia.

    Guillermo aveva terminato i suoi fagioli e lavava i piatti sotto la fontanella montata sul ripiano di legno, Paco era rientrato e andò a controllare il sacco nell’angolo.

    Ha portato uno – disse - stanno per finire – poi disse

    Bene - disse Guillermo

    Disse Paco – compriamo qualcos’altro, mangiamo fagioli da una vita

    Cosa vorresti? – chiese Guillermo

    Pesce - rispose Paco – un Marlin fresco

    Dobbiamo andare a San Andres, ad ogni modo - disse Guillermo – possiamo cercare un Marlin, ma non credo che siano freschi lì, dovremmo andare fino a Frontera per un Marlin fresco, lì sono i marlin freschi.

    Sì, dovremmo – disse Paco. Guillermo sorrise e diede uno sguardo di intesa – ne prenderemo di marlin – disse

    Certo – disse laconico Paco - ha smesso di piovere - disse

    Guillermo disse - Bene. Chiederò a Manolo di riparare la pompa – poi disse

    Paco uscì nella veranda. Si fermò sulla soglia e assaporò l’aria, Pimienta era sulla poltrona e Paco disse – bell’arietta – e poi disse – hai infangato di nuovo la poltrona - poi girò dietro la baracca e andò tra gli alberi. Si inoltrò per un po’ nel boschetto poi ne tornò soddisfatto, di nuovo disse - bell’arietta, proprio. Fa bene la pioggia, ad ogni modo.

    Pimienta guaì e penzolò la lingua.

    Paco sedette sulla panca attaccata alla parete e poggiò la schiena e la baracca scricchiolò – viene giù tutto – disse sorridendo. Trasse fuori la pipa, se la rigirò fra le mani poi diede una presa di tabacco Matacapan, di San Andres, e pigiò nel fornello. Diede un’altra presa e la pigiò ancora e controllò bene dentro, poi accese e cominciò a tirare bene.

    Guardò quello strano lembo di terra al di là della strada, chiuso tra gli alberi dei campi intorno e la Carretera Federal davanti, terra chiara e rocce e maguey maturi per il mezcal, e poi guardò a Nord verso Catemaco, dove erano boschi, e dietro i boschi erano i campi di tabacco dove aveva lavorato suo padre e lui aveva i suoi ricordi di bambino. Poi fissò i paletti.

    Ne faranno qualcosa, ad ogni modo – disse ad alta voce - Mezcal no, è uno spreco – disse

    Uno spreco davvero – rispose da dentro Guillermo

    Pimienta si avvicinò per una carezza e si accovacciò lì accanto. Era un cane nero e molto grande.

    Tutto mezcal sprecato perro – gli disse Paco – ne verrebbe sù parecchio - Ne verrebbe parecchio vero? – poi chiese ad alta voce – quanto ne verrebbe?

    Non sabe – rispose Guillermo - non mi intendo di mezcal

    No, anch'io - disse Paco - tanto è destino - disse

    Altri cespugli vennero a battere sulla baracca e graffiavano lasciando un segno di terra sul bianco delle pareti, rotolavano poi via sulla carretera verso Villahermosa. Spinti da qualche refolo. Qualcuno finiva tra gli alberi per rimanere lì molto tempo.

    Guillermo venne fuori e sedette. Pimienta si voltò a guardare e poi sbadigliò allargando bene le fauci.

    Non potrebbe andar meglio - disse Guillermo

    Sì. Può darsi - Paco disse scrollando le spalle

    Guillermo ebbe un ripensamento, si alzò e tornò nella camera, dal comodino prese un paio di occhialini e li infilò nel taschino, e un libro, e poi fissò la foto appesa alla parete, una barca grande con vele bianche distese, poi attraversò la cucina e chiuse la porta che dava sul dietro che era aperta e cigolava con fastidio di quel silenzio immobile. Uscì sulla veranda, aprì il suo libro e prese a leggere. Paco aveva poggiato la testa alla baracca e disteso

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