Le donne che fecero l’Impresa – Lazio: Nessun pensiero è mai troppo grande
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Le donne che fecero l’Impresa – Lazio - Autrici varie
Autrici Varie
Le donne che fecero l’Impresa – Lazio
Nessun pensiero è mai troppo grande
Prima Edizione Ebook 2018 © Edizioni del Loggione, Modena-Bologna
ISBN: 978-88-9347-073-5
Grafica copertina: Claudio Tosi
Edizioni del Loggione
Via Paolo Ferrari 51/c - 41121 Modena
http://www.loggione.it e-mail: loggione@loggione.it
Autrici Varie
Le donne che fecero l’Impresa
LAZIO
Nessun pensiero è mai troppo grande
Racconti
INDICE
PREFAZIONE
IL TOCCO RASSICURANTE DELLA BELLEZZA
Delia Di Ciocco
LA MIA PROSPETTIVA
Artemisia Lomi Gentileschi
SETTE
Elisabetta Fiorini Mazzanti
L’ORO BIANCO DELL’AGRO PONTINO
L’industria Latticini G. Cuomo
COME UN VALZER
Antonella Zonetti
AIUTO! AIUTO… UNO SCARAFAGGIO
Silvia de Magistris
A RITMO DI BIT
Anamaria Lucchese
COGLIERE L’ATTIMO VINCENTE!
Alessandra Ortenzi
PAPAVERI E PAPERI
Elena Fabrizi
IL CUORE VERDE DEL MADE IN ITALY
Manuela De Santis
IL FUTURO NELLE RADICI
Mariangela Vitali
UN MATRIMONIO, UNA FAMIGLIA, UNA IMPRESA
Self Garden
BIOGRAFIE AUTRICI
Catalogo Edizioni del Loggione
PREFAZIONE
Potrei usare forbite parole per introdurre questa raccolta, ma non la rappresenterebbero. Cuore, passione, amore, altissima professionalità e rispetto sono i motivi trainanti delle vite delle donne raccontate. Storie di veloce lettura, scorrevoli, profonde nella loro leggerezza.
Folate di vento.
Le stesse folate che sparpagliano a terra fogli e aprono un cassetto della memoria del quale si credeva perduta la chiave. La frustrazione di non poter seguire i propri sogni dissolta dalla consapevolezza di essere riuscita a scegliere il proprio istinto. Con fatica. Con i contorti percorsi che la vita impone.
L’orgoglio di aver osato oltre è anche il comune denominatore che lega Il cuore verde del Made in Italy
con Il tocco rassicurante della bellezza
dove passione, cuore, professionalità e rispetto sono i principali artefici del successo di una geniale idea che prende corpo dalla mente di una donna altrettanto eccezionale, che si dimentica il risotto nel piatto mentre racconta del suo lavoro.
Il risotto… mai avrebbe osato dimenticarlo la protagonista di Papaveri e Papere
! Come un pittore imprime il proprio animo in un dipinto, così Lei imprime amore nelle proprie pietanze. La ricerca della perfezione del taglio della verdura e la perfetta cottura dell’abbacchio la fanno sentire la Regina de Roma
cercata e ricercata.
La stessa sensazione di appagamento che riesce a provare la protagonista di A ritmo di bit
. Donna che ha lottato, vissuto controcorrente senza mai tralasciare il cuore. La sua elevata cultura l’ha accompagnata a riempire non solo la sua vita, ma soprattutto a creare l’inimmaginabile per lei solo qualche anno prima, ma poi il cuore…
Il cuore… che si allarga, si moltiplica e si arricchisce di un matrimonio, una famiglia, un’impresa
proprio come la protagonista dell’omonimo racconto che lascia le proprie radici e diventa matriarca, caratterizzandosi con intuizioni che la renderanno leader nell’azienda di famiglia, percorrendo le orme di chi prima di lei si è imposta socialmente e culturalmente combattendo, superandosi e superando ogni difficoltà, e racchiudendo in eterno la sua essenza con pennellate di colore in Giuditta che decapita Oloferne
, opera che oltrepassando l’intensa oscurità delle ombre caravaggesche in un ambito socioculturale maschile ci ricorda che Non c’è permesso scegliere la cornice del nostro destino. Ma ciò che vi mettiamo dentro è nostro
(Dag Hammarskjöld). In questi racconti la tela del quadro si riempie di imprenditrici di spicco. Donne… che sono nate nella terra di mezzo. Sono state educate da madri nate nella terra di mezzo, quella terra in cui l’emancipazione socioculturale del Nord Italia e le secolari tradizioni del Sud si fondono da sempre e si alternano nelle loro anime rendendole uniche. La forza, il coraggio e la determinazione non sono scelte, ma abilità trasmesse inconsapevolmente da secoli di storia. Già prima dell’Impero Romano, le donne della terra di mezzo hanno dimostrato di possedere delle straordinarie menti. Cornelia, moglie di Tiberio, Giulia Domna, moglie di Settimo Severo, per arrivare alla moglie dell’Imperatore Augusto Livia Drusilla, prima vera donna a prendere le redini dell’Impero Romano, altro non fanno che confermare la frase di Virginia Woolf Dietro un grande uomo c’è una grande donna
. Le imprenditrici descritte in questo libro sono donne che non hanno fatto altro che mettersi al proprio posto, quello che da sempre le aspettava. Dietro alle grandi donne della terra di mezzo ci sono loro stesse. Senza orpelli, con semplicità e simpatia, perché la genialità della terra laziale fuoriesce tramite le donne di questi racconti.
Venturina A. Orfei
IL TOCCO RASSICURANTE DELLA BELLEZZA
di Monica Bartolini
L’appuntamento per l’intervista con Delia Di Ciocco è fissato per le 20:30 di una serata di fine maggio in un ristorante proprio sotto il suo Istituto di bellezza in Piazza della Rotonda. Poco prima dell’orario convenuto, mi annuncia con un messaggio un piccolo ritardo, per via di un trattamento che si stava prolungando più del dovuto.
Nessun problema, anzi, di necessità virtù: approfitto per ripassare le domande che desidero porle.
La signora Di Cioccio è una professionista di tutto rispetto, con un curriculum lungo un chilometro, e trovare argomenti non banali per il pezzo che vorrei scrivere mi fa sudare freddo, ma mi sono documentata a fondo, arrivando talmente indietro nel tempo da raggiungere il 62 d.C., anno in cui l’imperatore Nerone inaugurò le nuove terme al Campo Marzio, nell’esatta posizione in cui ora si trova la sua spa. Mi è sembrata da subito una coincidenza davvero strabiliante che assume i connotati di sincronicità, dal momento che il raggiungimento del successo di Delia Di Ciocco nel settore della bellezza era per nulla scontato.
Una laurea in Scienze sociali e un volontariato in Germania nei campi profughi turchi, infatti, sembravano proprio indirizzarla verso tutt’altra carriera. Invece, ecco il destino che ci mette lo zampino: la giovane Delia accompagnò una zia infermiera a un corso di massaggio fisioterapico e rimase folgorata dalle potenzialità terapeutiche delle manovre e del tocco delle mani. Era il 1988. Da allora, la via del benessere e della bellezza rimase l’unica professionalmente percorribile.
Ho letto nelle varie biografie pubblicate che il Diploma di Estetista è solo il primo di una lunga serie di corsi professionali terminati con successo: Naturopatia, Massaggio Shiatsu, Riflessologia plantare, Tricologia... Mi chiedevo, con un pizzico d’invidia, come fosse possibile per una donna sposata e con figli portare a termine qualsiasi cosa le venisse in mente di sperimentare con pieno successo.
Me lo chiedevo perché ancora non conoscevo Delia...
Finalmente arriva, si scusa ancora per il ritardo e ordiniamo un risotto che mi facilita il compito: il riso cuoce lentamente e io ho tempo di iniziare.
Quando le spiego il progetto di Le donne che fecero l’impresa e le mostro, affinché la approvi, la biografia che ho preparato, lei sgrana gli occhi e ingrana la marcia: che si getti la biografia al vento!
Rimango basita. Sì, insiste lei, posso scrivere ciò che voglio nella biografia, tanto non saranno quelle righe a rappresentare compiutamente né lei né il suo lavoro, perché la sua professione necessita anche di passione, empatia e accoglienza, qualità non menzionate nei diplomi e negli attestati.
Ecco che Delia Di Ciocco si illumina, descrivendo la sua carriera, piena zeppa di realizzazioni umane
- come le piace chiamarle - prima che professionali (e ignora completamente il fumante risotto, oramai nel piatto).
«Che abbia chiuso in questi giorni una partnership con la Elizabeth Arden è fantastico e mi considero onorata, ma sai qual è stata di gran lunga l’ultima grande soddisfazione in ordine di tempo? Quando le mie studentesse della scuola di estetica sono arrivate la mattina del diploma con il camice ben stirato su una gruccia! Avevano capito quello che per due anni mi ero sgolata a spiegare loro: il camice è il vostro biglietto da visita e il vostro tailleur firmato. Dovete averne cura e indossarlo con orgoglio!»
Avendo tirato in ballo le allieve, le ho chiesto se è ancora importante la gavetta nella sua professione o se è una pratica ormai superata.
«Superata? Assolutamente no! È in-di-spen-sa-bi-le!»
Mi ha spiegato anche che, prima di introdurre le allieve nei meandri dei segreti di bellezza, è necessario partire dall’abc: la cura personale e la pulizia della cabina. Creare un clima di fiducia, stima e, perché no, confidenza con le clienti è indispensabile affinché si sentano a proprio agio ed entrino in contatto con l’operatrice, tanto da diventare parte attiva del processo estetico, inteso come vero e proprio processo di guarigione.
L’accoglienza, nel senso di rimanere in ascolto dei bisogni della cliente per tramutarli coerentemente in consulenza estetica, è un valore aggiunto che va coltivato, non è solo tecnica e non si può imparare se non con la gavetta.
«Proprio oggi ho iniziato la formazione di un’apprendista che dovrei assumere in sostituzione di una mia collaboratrice che sarà assente per un lungo periodo. Ebbene, l’ho subito sconvolta appena le ho fatto degli esempi pratici: se arrivasse in istituto una cliente chiedendo un massaggio linfodrenante perché si sente le gambe gonfie, come faresti a capire se è il trattamento giusto per lei? Perché non un fango alle alghe? Ma soprattutto, ne asseconderesti la richiesta senza una valutazione? È rimasta muta. E a me sono cadute le braccia! Capisci cosa non insegnano nelle scuole? A valutare caso per caso, a ragionare sulle cose, a compartecipare le scelte con la cliente, in modo che conosca il fine ultimo dei trattamenti e diventi parte attiva del processo di miglioramento estetico. La conoscenza della tecnica del massaggio, seppur indispensabile, da sola non basta mai! Bisogna saper accogliere e ascoltare per poter consigliare. L’esperienza poi mi ha insegnato che l’operatore deve usare una dose massiccia di buonsenso anche nell’uso dei prodotti, i cui protocolli non sono standard al fine di renderli più duttili all’utilizzo. La bellezza non è solo frutto della tecnica, ma è un valore che esprime l’armonia dell’individuo. E poiché non esiste un individuo uguale a un altro, l’operatore dovrà saper discernere e consigliare al meglio.»
Per la foga, Delia ha dimenticato del tutto il risotto, mentre io sbocconcello e scrivo, assaporo e sottolineo, finisco il piatto e tengo a mente ogni dettaglio non scritto.
Mi arrendo all’evidenza che da questo momento in poi non è più possibile indirizzare l’intervista: lo stream of consciousness che si è impadronito con veemenza di Delia è troppo interessante e non mi conviene interromperlo.
«Il valore dell’accoglienza l’avevo compreso da sola a venticinque anni, appena ho cominciato. La prima cabina sai dove l’ho avuta? Nella palestra che gestivano mio marito e mio cognato. Appena diplomata, infatti, avevo avuto la fortuna di essere contattata da una ditta affinché promuovessi i suoi prodotti e avevo necessità di un luogo dove iniziare a testarli. Fu in un’occasione dimostrativa che fui notata da Gil Cagné. Un autentico colpo di fulmine professionale per lui e un colpo di fortuna incredibile per me! Gil capì le mie potenzialità e mi volle come consulente. Era più di quanto potessi immaginare! Avere un maestro di quel calibro mi ha spianato la strada. In pochi mesi avevo imparato da lui quanto mai avevo potuto studiare al corso di estetica! A questo incontro fortuito ne seguì un altro, di diverso segno ma di pari spessore. Mentre durante uno stage stavo effettuando un massaggio, mi si avvicinò Ivano Lolli, il cognato di Rudy Palombini, il padre dello Shiatsu italiano. Vedendomi usare tecniche diverse dal massaggio estetico classico, mi chiese se volevo imparare lo Shiatsu. È incredibile come nella vita io sia sempre stata una spugna, apprendendo con avidità e passione! Tutto mi è sempre riuscito facile, tanto da non rendermi neanche conto appieno che, mattone dopo mattone, stavo costruendo una professionalità davvero solida, semplicemente cogliendo le opportunità che mi si presentavano.»
Ecco chiarito il mistero che mi attanagliava! La grande facilità di apprendimento è stata sicuramente un vantaggio per l’evoluzione professionale, ma come conciliare la vita familiare con quella professionale?
«Con grande organizzazione e tanto sacrificio! Era il 1990, avevo 26 anni, un marito e due bambini piccolissimi quando mi resi conto che la piccola cabina in palestra era diventata troppo stretta per le mie esigenze. Così mi misi in cerca di un luogo un po’ più grande, sempre vicino casa a Testaccio. Incappai in un appartamento piccolo ma luminoso, che poteva fare al caso mio. Non so come fece a fidarsi, ma la proprietaria me lo affittò senza garanzie