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Stampi perduti
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Stampi perduti

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Toscana litoranea, anni ’60. L’abolizione della mezzadria e l’esplosione dell’industria hanno rivoluzionato la vita delle campagne. Non tutti i contadini sono disposti a rinchiudersi in fabbrica, a divenire operai, così alcuni di essi, per scelta o per obbligo, si trasformano in braccianti, orgogliosi di conservare quelle conoscenze preziose, acquisiste da generazioni, che facevano dell’agricoltura un’arte più che un mestiere.
Nella silloge sono raccolte alcune storie dell’incontro tra un giovane neolaureato, cittadino, e queste persone, ricche di umanità, ma soprattutto di buon senso, temprate alle fatiche e ai disagi, abituate da sempre a confrontarsi con la volubilità del clima, opponendo a esso la loro intelligenza e la preziosa manualità. Nonostante questo conservano uno stretto legame con le loro tradizioni: la caccia, la burla al cittadino, lo scherzo a volte un po’ cattivo al vecchio che mal si adatta alle nuove situazioni, senza accorgersi che questi per non deluderli recita volutamente la parte dello sciocco. Queste persone ora non ci sono più e di esse si sono persi anche gli stampi.
LanguageItaliano
Release dateNov 1, 2018
ISBN9788832923346
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    Stampi perduti - Rolando Guerriero

    raccontare.

    La covata delle quaglie

    I due innestini, raggomitolandosi un po’, si erano infilati nella parte posteriore del furgoncino 500 C. Io, il dottorino dell’Università, mi ero messo al posto di guida e Annibale, l’enorme bracciante che era venuto con me da Pisa, aveva occupato il posto a fianco del guidatore, facendo gemere i poveri ammortizzatori. Avevo proposto ai due di accompagnarli fino alla stazione ferroviaria di Donoratico, dove li avevo caricati la mattina, provenienti da Scarlino.

    Gli innestini avevano lavorato sodo tutto il giorno sulle giovani piantine di fruttiferi selvatici che costituivano quello che un pomposo cartello indicava come Vivaio Sperimentale dell’Università di Pisa, mentre Annibale andava avanti e indietro lungo gli interfilari spingendo una scoppiettante motozappa per fresare il terreno.

    Io percorrevo a passi lenti e attenti le file, registrando, su di un rotolo smisurato di carta da disegno (una specie di pergamena), la disposizione delle diverse specie, dei portinnesti, delle varietà, il numero di piante presenti, morte, innestate e così via. Il lavoro richiedeva tutta la mia attenzione: su ogni fila c’erano alcune centinaia di piante, con decine di suddivisioni. I numeri non tornavano mai, c’era il pericolo di sbagliarsi di fila, di pianta o di saltare una pianta scomparsa o morta.

    All’improvviso avevo visto con la coda dell’occhio il più giovane dei due innestini piombare a tuffo tra i filari e scomparire sotto le piante. Seccato dall’interruzione, avevo chiesto con tono allarmato: Cosa è successo? È caduto? Si è fatto male?

    Annibale aveva messo al minimo la motozappa e si era fermato, guardando tranquillamente verso i due innestini. Il più anziano era inginocchiato e mi guardava con aria interrogativa, come stupito. Il giovane invece non dava segno di vita, non rispondeva e non si rialzava.

    Possibile che soltanto io avessi notato l’incidente?

    Il suo compagno è caduto! gridai all’innestino che se ne stava tranquillamente al suo posto. Poi, visto che nessuno si muoveva, decisi di abbandonare il mio laborioso conteggio e andare alla ricerca dello scomparso: E va bene, allora andrò io a vedere cosa gli è successo! gridai ai miei due compagni un po’ addormentati.

    Avevo appena annunciato quel proposito che la testa del giovane innestino ricomparve tra le piante. Non mi sono fatto niente, disse ridendo, "sono

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