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Parma: 5 anni a 5 stelle?: Pizzarotti, da Grillo a Effetto Parma
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Parma: 5 anni a 5 stelle?: Pizzarotti, da Grillo a Effetto Parma
Ebook277 pages2 hours

Parma: 5 anni a 5 stelle?: Pizzarotti, da Grillo a Effetto Parma

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About this ebook

Nel 2012 Federico Pizzarotti fu eletto Sindaco di Parma. Con lui, per la prima volta, il MoVimento 5 Stelle arrivò al governo di un importante capoluogo di provincia e aprì la strada che l’avrebbe portato ad affermarsi come primo partito nazionale nelle politiche 2013. Anche se i rapporti tra Pizzarotti e il MoVimento si sono recentemente rotti, l’esperienza di Parma resta centrale. Il volume di Morini e Lanzone segue l’evoluzione dell’amministrazione pentastellata attraverso l’analisi delle politiche adottate e un’ampia serie di interviste ai portatori d’interessi. Uno studio di caso prezioso per comprendere impatto e peculiarità di un’esperienza amministrativa che, almeno mediaticamente, ha fatto da spartiacque nella vita politica italiana.
Dalla quarta di copertina: Con l’elezione di Pizzarotti, Parma diventò il primo capoluogo amministrato dal M5S. Grillo la definì “Stalingrado d’Italia”, salvo poi rompere i rapporti col Sindaco. Ciò nonostante l’esperienza parmigiana resta centrale per capire l’evoluzione del MoVimento. Morini e Lanzone ripercorrono la “rivoluzione normale” attraverso l’analisi delle politiche adottate e un’ampia serie di interviste ai principali protagonisti.
LanguageItaliano
Release dateNov 28, 2018
ISBN9788829561261
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    Book preview

    Parma - Mara Morini

    Saggi Epoké

    Mara Morini

    Maria Elisabetta Lanzone

    Parma: 5 anni a 5 stelle?

    Pizzarotti, da Grillo a Effetto Parma

    edizioni epoké

    ISBN 978-88-99647-86-5

    ©2018 Edizioni Epoké

    Prima edizione: 2018

    Edizioni Epoké. Via N. Bixio, 5

    15067, Novi Ligure (AL)

    www.edizioniepoke.it

    epoke@edizioniepoke.it

    Editing e progetto grafico: Elena Piaggi, Simone Tedeschi,

    Edoardo Traverso

    In copertina: illustrazioni di Sandra Bisiani Martinson

    I edizione

    Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere fotocopiata, riprodotta o archiviata, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma o mezzo – elettronico, meccanico, reprografico, digitale – se non nei termini previsti dalla legge che tutela il diritto d’autore.

    Indice

    Indice delle tabelle

    Prefazione

    C’era una volta il non-partito dei progetti locali di Ilvo Diamanti

    Introduzione

    Capitolo uno

    Il M5S dentro le istituzioni locali

    1.1 Il M5S come nuova forza politica… populista

    1.2 Da movimento a partito: nascita delle liste civiche

    1.3 Il 2012: elezioni amministrative e città al voto

    1.4 La presenza del M5S negli enti locali

    Capitolo due

    Parma: il primo Comune a 5 stelle

    2.1 La campagna elettorale 2012: «No all’inceneritore!»

    2.2 L’offerta elettorale

    2.3 La «Giunta slow»

    2.4 Goodbye MoVimento!

    Capitolo tre

    Cinque anni di Amministrazione Pizzarotti. Dall’idea di candidatura al Palazzo comunale

    3.1 Dal Meetup al Palazzo

    3.2 Il Sindaco e il M5S a Parma

    3.3 La Giunta Pizzarotti

    3.4 Pizzarotti e gli altri: i rapporti con le istituzioni e con le altre forze politiche

    Capitolo quattro

    Dal M5S a Effetto Parma

    4.1 La Giunta a 5 stelle (2012 – 2017)

    4.2 Pizzarotti all’esame dei cittadini e degli stakeholders

    4.3 I temi della campagna elettorale 2017

    4.4 Cronaca di una vittoria annunciata: Effetto Federico II

    Capitolo cinque

    Conclusioni

    5.1 Gli esperimenti di democrazia diretta

    5.2 Le mancate promesse di Pizzarotti

    5.3 Dal grillismo al realismo di Pizzarotti

    Appendice

    Bibliografia

    Mara Morini

    Maria Elisabetta Lanzone

    Indice delle tabelle

    Tabella 0.1 - I sindaci di Parma (1946 – 2017)

    Tabella 1.1 - Presenza del M5S nei consigli regionali (2010 – 2016)

    Tabella 1.2 - Presenza del M5S nei comuni (sindaci e consiglieri comunali), 2009 – 2017.

    Tabella 2.1 - Alcuni spunti dal programma del M5S, 2012

    Tabella 2.2 - Elezioni comunali di Parma. Primo turno

    Tabella 2.3 - Flussi elettorali a Parma tra regionali 2010 e comunali 2012: matrice delle destinazioni

    Tabella 2.4 - Elezioni comunali di Parma. Secondo turno

    Tabella 2.5 - Stime dei flussi elettorali tra primo e secondo turno 2012

    Tabella 2.6 - La Giunta comunale (2012 – 2017)

    Tabella 4.1 – Elezioni comunali di Parma. Primo turno (11/06/2017)

    Tabella 4.2 – Flussi elettorali a Parma fra politiche 2013 e comunali 2017, provenienze

    Tabella 4.3 - Elezioni comunali di Parma. Secondo turno (25 giugno 2017)

    Tabella 4.4 - La Giunta comunale di Effetto Parma 2017

    Tabella 5.1 - Elettori, votanti e determinazione dei Consigli dei Cittadini Volontari a Parma. Elezioni del 12 – 18 aprile 2015

    Tabella 5.2 - Consigli dei Cittadini Volontari a Parma. Elezioni suppletive del 26 novembre – 2 dicembre 2015

    Tabella 5.3 - Consigli dei Cittadini Volontari a Parma. Elezioni 2017

    La montagna dovrebbe servire per salire,

    ma anche, e soprattutto, per discendere, verso la gente.

    (A. Bevilacqua)

    Prefazione

    C’era una volta il non-partito dei progetti locali

    di Ilvo Diamanti

    La vicenda di Federico Pizzarotti e di Parma è, a suo modo, significativa e interessante per ricostruire e comprendere il percorso politico del M5S in Italia. Il significato, ma anche i limiti, del suo successo, che continua a essere molto largo. Il M5S è ancora oggi il primo partito sul piano dei consensi elettorali. Di conseguenza non è più un non-partito, o meglio non lo è mai stato. Ma oggi (e ormai da tempo) non si può più neppure utilizzare questa formula come marchio e come bandiera. Tuttavia, nel 2012, all’epoca della prima affermazione di Pizzarotti, questa definizione poteva risultare efficace e adeguata a raffigurare un soggetto politico che si distingueva e si distanziava dai partiti della Prima e della Seconda Repubblica sotto diversi profili. E per diverse ragioni. Anzitutto e soprattutto perché costituiva un movimento tematico, sorto intorno a iniziative e a mobilitazioni referendarie (e non solo) finalizzate ad affermare progetti specifici quali la tutela dei beni comuni e dei beni pubblici. Inoltre, era animato dalla critica al sistema politico e ai soggetti politici tradizionali. Come si è detto, in effetti, il voto al M5S significava rompere con la tradizione, con le ideologie storiche che avevano accompagnato la politica in Italia. Con le divisioni fra Destra e Sinistra. Non per caso il fondatore e l’animatore del MoVimento era, o meglio, è un attore di teatro. Un comico iper-critico, di grande capacità scenica: Beppe Grillo. E con lui il suo ispiratore, Gianroberto Casaleggio, imprenditore e filosofo digitale, visionario e provocatore.

    Così, i successi elettorali del M5S, nella prima fase, sono anzitutto locali e tematicamente localizzati. Offrono un mezzo per esprimersi a coloro che non si riconoscono più nei partiti e nei leader storici. A coloro che non intendono più sostenere obiettivi generali e di lunga durata, che non inseguiono orizzonti lontani, segnati e prestabiliti, ma scelgono di aderire a fini definiti nel tempo e nello spazio. Senza vincoli e senza obbligazioni sociali ed etiche, a eccezione della rinuncia e del contrasto ai privilegi della carica.

    All’avvio, il non-partito di Grillo mette, dunque, in scena la rivolta dei soggetti e dei progetti locali, interpretati da attori locali, comprimari di una rappresentazione più ampia, disegnata e sceneggiata da due sole figure. Un protagonista e un regista-sceneggiatore.

    Non per caso, all’epoca, per evocare e definire il M5S utilizzai l’immagine dell’autobus. Un mezzo scelto dai cittadini per realizzare e conseguire fini limitati ma precisi. Senza impegni di lunga durata. Senza obblighi, senza legami verso gli altri passeggeri. I cittadini interessati potevano, per questo, comprare un biglietto, salire e scendere più avanti, alla fermata che corrispondeva con la destinazione che interessava loro. L’autobus di Grillo poteva accogliere un pubblico diverso, in continua evoluzione. Ma era sempre pieno.

    I tempi, però, da allora, sono cambiati. E anche il M5S è cambiato: non è più un autobus, ma un sistema di trasporti e di comunicazioni che copre il territorio nazionale. Non è più un non-partito. È un partito. Come tutti i partiti partecipa alle competizioni elettorali, nelle quali vengono eletti rappresentanti che operano in Parlamento. E per quanto agisca in nome della democrazia diretta, è un attore partecipe della democrazia rappresentativa.

    Semmai, rispetto all’avvio, è avvenuta una trasformazione simmetrica, sul piano dello spazio di azione, perché il M5S oggi è diventato un partito nazionale. Mentre a livello locale fatica a radicarsi per diverse ragioni.

    Mi limito a segnalarne una fra le altre, ben sottolineata dall’esperienza di Pizzarotti e ricostruita con attenzione e competenza da Mara Morini e Maria Elisabetta Lanzone in questo saggio. Il M5S è un soggetto politico centralizzato, controllato da una società. Un soggetto politico digitale regolato, anche per questo, da chi detta le regole della rete: Grillo e, anzitutto, Davide Casaleggio. Così, chi acquisisce troppa autonomia, chi pensa di potersi affrancare non dai beni, ma dalle regole comuni, da chi le ha dettate e le controlla, non può restare. Diventa incompatibile. È fuori dal MoVimento.

    Per questo, Pizzarotti si è, dapprima, avvicinato al M5S. Se ne è servito come un autobus verso destinazioni (politiche) diverse rispetto a quelle dominanti. Con l’autobus a 5S è giunto al governo (locale) di una roccaforte rossa. Una cittadella della Sinistra. In seguito ne è disceso, perché il percorso deciso dai conducenti era divenuto diverso da quello che lui aveva intrapreso.

    L’esperienza di governo della città ne ha fatto anzitutto un amministratore rappresentativo delle scelte popolari, non il Capo di un Popolo che rifiuta le mediazioni. Ogni mediazione. Ha, dunque, fondato un soggetto politico territoriale, rivolto esplicitamente al contesto della città. Ed è divenuto, così, molto vicino (per profilo) ai militanti del partito dei sindaci, cresciuto e declinato negli ultimi vent’anni nel Nord Padano. Oggi si è imposto nuovamente come sindaco, il rappresentante dei cittadini di Parma, mentre il MoVimento ha intrapreso strade molto diverse.

    Il M5S è divenuto un partito nazionale. Non solo: alle recenti elezioni si è imposto come il principale partito del Sud, forte anche nel Centro-Nord, ma prima forza politica nel Mezzogiorno. Anzi, il primo partito in Italia ad aver unificato il Sud. Infine, è divenuto partito di governo insieme alla Lega di Salvini. Uniti dalle divergenze, rispetto a tutti gli altri.

    Così non è facile capire come proseguirà il percorso del M5S guidato da Di Maio. Pare certo, però, che la distanza rispetto al percorso di Pizzarotti sia destinata ad allargarsi, perché il M5S diffida dei leader che rivendicano e praticano autonomia sul territorio. Non sopporta le radici, che danno stabilità ma vincolano le scelte del MoVimento, le condizionano alle domande e agli interessi locali. Il M5S è fluido, mobile e i legami con il territorio diventano un limite a un orizzonte che appare, invece, illimitato. Pizzarotti e Parma rappresentano un caso rappresentativo. E, come segnalano Morini e Lanzone, sono divenuti un simbolo per i dissidenti del movimento, per gli altri sindaci di comuni a 5 stelle. Ma, proprio per questo, l’esperienza di Pizzarotti a Parma costituisce un problema per un soggetto politico che pretende di camminare senza mappe, senza mediazioni e senza mediatori. E, dove ciò non è possibile, si preferisce allontanare i trasgressori per continuare ad agire come se la realtà coincidesse con l’immagine e con l’immaginazione.

    Così Parma, un tempo la rossa, divenuta successivamente gialla, oggi costituisce una stella nel cielo della politica in Italia in continuo cambiamento. Meglio continuare a osservarla.

    Introduzione

    Nel centocinquantesimo anniversario dell’unificazione italiana (1861 – 2011) il Paese ha affrontato una delle sue crisi politiche ed economiche più profonde. Il declino della leadership berlusconiana e del governo di centrodestra, i partiti e i leader ormai incapaci di rappresentare quell’istanza di cambiamento, che da tempo i cittadini auspicavano, hanno alimentato sempre più forme e movimenti di protesta e di antipolitica.

    A livello nazionale lo scenario politico del 2012 presenta un centrodestra in forte difficoltà, alla ricerca di una nuova ridefinizione e leadership dopo Berlusconi, mentre il centrosinistra avvia una nuova fase programmatica e la selezione del candidato alla Presidenza del Consiglio dei ministri attraverso lo strumento delle primarie di coalizione. Inoltre, le principali forze politiche di entrambi gli schieramenti, avendo sostenuto in Parlamento un governo tecnico, rischiano effetti negativi in termini di consenso elettorale. L’insediamento di Mario Monti ha sancito, infatti, il default del sistema partitico e della classe politica della Seconda Repubblica e trasferito ad attori non partitici, in primis al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ma anche al nuovo Presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, un ruolo chiave nella dinamica politica e istituzionale, volta ad affrontare con misure da lacrime e sangue l’emergenza economico-finanziaria del Paese (Bosco & McDonnell, 2012).

    È in questo contesto di evidente crisi istituzionale e destrutturazione partitica che il MoVimento 5 Stelle (M5S), a partire dal 2009, si è fatto «portatore di un nuovo pensiero, un’idea di Italia e di italiani del tutto nuova e fondata sull’attivismo, una piccola fiamma destinata a riaccendere la luce fioca della politica, ma che tuttavia, non veniva presa seriamente» (Pizzarotti, 2016: 3), come si evince dalle parole di Federico Pizzarotti, futuro Sindaco di Parma.

    Questa metafora non rispecchia solamente un processo di scostamento tra politica e società a livello nazionale, bensì trova un ulteriore riscontro empirico anche a livello locale. Come ha rilevato il sociologo Alessandro Bosi (2012), a Parma vi sono state evidenti incapacità di comprendere le necessità e i problemi della città. Inoltre, a causa dell’assenza di un’efficace governance democratica, volta a implementare politiche di sostenibilità ambientale, sociale, economica, culturale e partecipativa, la classe dirigente locale ha dato risposte inadeguate ai bisogni dei cittadini.

    Quindi la crescente sfiducia nei confronti delle istituzioni e dei partiti ha costituito un terreno fertile per sperimentare una nuova forma di coinvolgimento, di partecipazione politica da parte di un emergente movimento politico, il MoVimento 5 Stelle, che ha messo in luce le criticità e gli abusi della casta politica e si è proposto al servizio dei cittadini, come loro mezzo di inclusione nel processo decisionale.

    Come vedremo, l’attività del Meetup locale del M5S si svolge in una città (caratterizzata dalle memorie gloriose del suo passato di capitale del Ducato di Parma e Piacenza, per le quali è stata definita come l’Atene d’Italia e la piccola Parigi) che si trova, improvvisamente, inghiottita in un vortice di scandali economici e finanziari di natura pubblica e privata. È la scoperta del vaso di Pandora, che manifesta la grave crisi culturale e valoriale nella quale la città è progressivamente decaduta. Alla sfiducia, alla disillusione e all’apatia verso le istituzioni nazionali si affiancano lo sconcerto e la rabbia verso chi ha perseguito nella città il bene privato a scapito di quello pubblico, alimentando così il sostegno a chi si fa portavoce della protesta.

    Tra le pagine di cronaca locale dell’ultimo decennio troviamo, infatti, il crac Parmalat, il caso più eclatante di bancarotta fraudolenta e aggiotaggio da parte di un brand internazionale che ha aperto poli produttivi in diverse parti del mondo, ma non è stato capace di avviare ricapitalizzazioni dalle frenetiche acquisizioni compiute nel tempo. Agli inizi degli anni ‘90 l’azienda ha già un debito che avrebbe potuto sancire il fallimento tecnico; il tentativo dell’imprenditore Calisto Tanzi di introdurre Parmalat nel mercato dei bond ha prodotto risultati inizialmente positivi, ma non abbastanza da frenare la perdita che nel 2003 ha raggiunto la cifra di oltre 14 miliardi di euro. Dopo la dichiarazione della Bank of America che smentisce la notizia relativa ai quasi 4 miliardi di euro intestati alla Bonlat a garanzia del bilancio attivo della Parmalat, Tanzi è inserito nel registro degli indagati per falso in bilancio; sono avviate una serie di indagini e di arresti dei vertici; vengono parzialmente rimborsati gli investitori e viene nominato un amministratore straordinario, Enrico Bondi, con il compito di risanare i conti.

    Già dal 2002, durante i suoi spettacoli teatrali, Beppe Grillo denuncia i debiti della multinazionale di Collecchio. Debiti di cui è venuto a conoscenza grazie a una conversazione con Domenico Barili, ex direttore generale della Parmalat¹.

    Seguono due fallimenti del Parma Calcio (2005 e 2015), squadra formalmente ricostituita il 27 luglio 2015, e la chiusura per dissesto economico della Banca Monte Parma², successivamente incorporata in Intesa San Paolo, dopo cinquecento anni di tradizione locale³.

    Agli scandali del settore privato si aggiungono nel corso degli anni (2008 – 2012) l’oneroso indebitamento delle società partecipate del Comune, rilevato dalla Corte dei Conti, che non rientra nei principi di una «sana e prudente gestione finanziaria e di veridicità e attendibilità delle scritture contabili»⁴.

    Il comune ha sostanzialmente venduto i propri beni a se stesso attraverso un sistema di patronage (una sorta di fidejussione), attraverso un mutuo ipotecario alla Banca Monte Parma e un finanziamento erogato a ParmaInfrastrutture, mettendosi nelle

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