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The night dead. Il preludio della fine
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Ebook339 pages5 hours

The night dead. Il preludio della fine

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About this ebook

Cosa si cela dietro l'organizzazione chimata Cronos che vuole portare l'apocalisse e trasformare tutto il mondo in esseri mutati al suo servizio? Chi sono veramente gli dei di cui si parla e quale è il loro intento e come possono essere fermati? Questo e altre domande dovranno porsi Sevrant l'ultimo dei druidi e i suoi amici in questo crescendo di avventure e misteri in cui non mancheranno nemici di ogni sorta egrandi valori per riportare la pace e la giustizia sulla terra.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateAug 22, 2014
ISBN9788891154651
The night dead. Il preludio della fine

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    The night dead. Il preludio della fine - Manuel Mura

    Indice

    Il preludio della fine

    Il segno del destino

    I tentacoli delle tenebre

    La prova

    Il volo della morte

    La città della follia

    La trappola della fata Morgana

    Cronos all'attacco

    La battaglia degli dei

    Manuel Mura

    THE NIGHT DEAD

    IL PRELUDIO DELLA FINE

    Youcanprint Self-Publishing

    Titolo | The night dead. Il preludio della fine

    Autore | Manuel Mura

    ISBN | 9788891154651

    Prima edizione digitale: 2018

    © Tutti i diritti riservati all’Autore

    Youcanprint Self-Publishing

    Via Marco Biagi 6, 73100 Lecce

    www.youcanprint.it

    info@youcanprint.it

    Questo eBook non potrà formare oggetto di scambio, commercio, prestito e rivendita e non potrà essere in alcun modo diffuso senza il previo consenso scritto dell’autore.

    Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata costituisce violazione dei diritti dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla legge 633/1941.

    Il preludio della fine

    Il giovane entrò nel locale notturno senza neanche un perché. Gli era venuta così l'idea. Stava camminando per le vie cittadine in tarda serata e a un certo punto l'istinto l'aveva guidato lì. Lui si era affidato spesso al suo istinto e non l'aveva mai tradito, soprattutto quando era nella foresta e nei boschi della sua patria Inghilterra, dove l'intuizione a volte è l'unico punto di riferimento. O forse era solo una sua idea. Ovviamente ci voleva anche il buon senso, e conoscere bene il proprio mestiere. Quando lui si trovava in mezzo alla natura era sempre a suo agio e trovava sempre la strada giusta da prendere.

    Qui in città, in America, non era la stessa cosa. Sì, la gente era uguale dappertutto e poi gli Stati Uniti non erano un così brutto posto, per quanto lui preferisse sempre la sua patria, tuttavia non era il suo ambiente. Il cemento, lo smog, l'affollamento, tutti gli infiniti rumori di una città, anche se relativamente piccola come quella in cui era lui ora, non gli piacevano. Avrebbe preferito essere nella foresta, ma ora doveva concentrarsi per risolvere il problema attuale.

    Non era lì per divertimento ma per una missione importante, da cui potevano dipendere le sorti di molte persone. In fondo si chiese perché il suo ordine avesse mandato proprio lui che era ancora un dilettante, ma la risposta era semplice, non c'era nessun altro a disposizione. Ormai quel che rimaneva della loro dottrina erano solo pochi anziani e ancor meno giovani, e non tutti avevano la stessa volontà e anche le stesse capacità come lui.

    Entrò nel locale con mille pensieri. Era una specie di bar-discoteca, grande e affollato. C'erano tante persone che ballavano in un ampio spazio, ma il rumore non era assordante come in altri posti. Sulla destra c'era un banco lungo e ben articolato dove servivano da bere. Dal lato opposto invece c'era un palco dove facevano degli spettacoli, di ballo, di giochi e di spogliarelli, mentre tutto il resto era adibito al ballo.

    Lui si sedette e ordinò qualcosa di non alcolico da bere, non era da robe pesanti. Era di altezza e corporatura media, con capelli e occhi marrone e una folta barbetta che trascurava di tagliarsi da tempo. A dare più nell'occhio era di sicuro il suo bastone da passeggio. Uno strumento indispensabile nei boschi ma inutile e curioso lì in città, che attirava più sguardi di quello che faceva la sua persona.

    Guardò un po' lo spettacolo sul palco. C'era una ragazzina che faceva giochi di prestigio, ruotava tre bicchieri tra una mano e l'altra e poi faceva dell'equilibrismo su un lungo e sottile bastone, per poi finire con un lancio di coltelli a piccoli e distanti bersagli. Aveva però un'ottima mira, o magari fortuna, e non mancava mai il bersaglio. Ad ogni numero parlava con garbo e simpatia e sapeva come attirare l'attenzione, anche se non disponeva di una grande bellezza, per non dire nessuna: gli fu subito simpatica.

    Ad attirare l'attenzione fu un altro individuo curioso che era appena entrato. Era un indiano grande e grosso, la pelle di rame e i corti capelli nero corvino, muscoli possenti, e sembrava non avere altro con sé che un piccolo zaino. La cosa ancora più curiosa era che guardava proprio verso di lui e stava venendo nella sua direzione, si sedette infatti sulla sedia accanto alla sua.

    Augh, viso pallido, come ti va la vita?

    Aveva una voce profonda e nobile.

    Bene, gran capo, e a te? rispose il giovane.

    Sto cercando una persona e mi chiedevo se tu ne sai qualcosa.

    Era un tipo diretto e pratico, una cosa in comune, e sembrava anche lui a disagio in un posto come questo; che avessero davvero molte cose in comune, si chiese il giovane?

    Mi spiace ma non sono di queste parti, anzi a dire il vero non sono nemmeno americano.

    Sei sicuramente inglese, il tuo accento è inconfondibile, ma penso che abbiamo uno scopo in comune.

    Cosa te lo fa credere?

    Perché credo che siamo simili, in un certo senso.

    Forse è così...

    Oh, ma sei un vero indiano. Non ne avevo mai visto uno in carne e ossa, allora non sono solo chiacchiere quelle che si dicono sulla vostra incredibile forza: sei davvero superlativo! era la ragazzina giocoliera.

    Da vicino sembrava ancora di più una bambina e ancor meno bella di quello - già poco - che sembrava a distanza, eppure aveva un che di simpatico, forse dato dal suo viso sempre allegro o dal suo modo di fare gioviale. Era piuttosto piccola, capelli castani tagliati corti e vivaci occhi azzurri. Molto magra e con scarso seno, ma con un fisico sicuramente molto atletico; sembrava l'esatto opposto dell'indiano.

    E tu sei un vero druido: ne avevo sentito parlare ma non ne avevo mai visto uno, e oggi incontro due miti nello stesso giorno, deve essere la mia giornata fortunata.

    La ragazza si rivolgeva al giovane, che rimase senza parole.

    Allora avevo visto giusto, sei proprio un rappresentante dei druidi disse l'indiano.

    E voi come fate a saperlo?

    Oh, allora è proprio vero disse la ragazza esultando.

    Ma anche tu non sei una qualunque disse l'indiano.

    Giusto, non mi sono presentata, che sbadata. Io mi chiamo Alena, ma tutti mi chiamano Circe. Sono una giramondo: giocoliera, ballerina, giocatrice d'azzardo, acrobatica, domatrice di leoni, lanciatrice di coltelli, beh insomma so fare parecchie cose. A proposito, mi fate un autografo?

    Il giovane e l'indiano si guardarono perplessi, ma aveva un modo di fare così accattivante che non le si poteva dire di no e così acconsentirono.

    Allora tu sei Toname dei lupi grigi e tu il druido Sevrant dei verdi pascoli...

    Ma tu, Circe, chi sei realmente? chiese l'indiano col suo fare diretto.

    Io sono una che viene guidata dalla fortuna. Vado dove mi porta la corrente e oggi mi ha portata qui e ha portato anche voi due: ci sarà sicuramente un valido motivo. Non credo che due celebrità come voi si spostino per niente, vero?

    Sei sveglia, e magari mi potresti essere d'aiuto, sto...

    Non finì la frase che l'entrata in scena di una donna sul palco fece girare tutti i presenti che non erano impegnati a ballare, facendo cadere su di lei gli sguardi di tutti gli uomini e anche di molte donne invidiose. Era una di quelle donne a cui non mancava niente. Né troppo giovane né troppo vecchia, altezza media, capelli biondi lunghi e occhi azzurri. Fisico da modella, gambe lunghe e corpo sensuale. Seno non enorme ma messo in risalto da reggipetti sporgenti, nonché vestita con un lungo abito rosso scarlatto che lasciava intravedere tutto quello che c'era sotto. Saliva scortata da parecchi uomini tra cui un nero enorme, sicuramente una guarda del corpo, e anche altri dall'aspetto più comune.

    Il suo modo di ballare non era superbo ma accattivante. Le sue movenze erano tutte nell'accattivarsi il pubblico del sesso opposto. Il suo sguardo sembrava magnetico e pronto a far cadere qualsiasi uomo ai suoi piedi. Tutti la guardavano con desiderio e ammirazione: aveva un fascino e una grazia che superavano la normale bellezza, sembrava qualcosa di divino.

    Fu breve ma intenso. Tutti gli uomini l'avrebbero desiderata e una volta scesa gli ammiratori non mancavano, ma i suoi cinque uomini di scorta li tenevano alla larga, soprattutto quello grosso.

    La cosa che parve insolita a Sevrant era che stava venendo proprio da quella parte, ma più che altro stava guardando proprio loro e soprattutto lui.

    Non farti ammaliare dal suo sguardo o non te ne tirerai più fuori disse Toname.

    Ma è magnifica… Il giovane sembrava già ammaliato.

    Mi sa che è già preso disse Circe. Ma lei è una persona unica, vero?

    In un certo senso sì rispose l'indiano, che sembrava conoscerla.

    Ma chi è? chiese Sevrant.

    È la padrona del locale.

    Ma non è quell'uomo là il padrone? chiese Circe.

    Sì, uno dei suoi uomini di scorta che la chiama padrona.

    Insomma il vero padrone è lei.

    Sevrant aveva recuperato un po' la lucidità, ma era sicuro che non sarebbe durata a lungo. La donna infatti era a pochi passi da lui e lo guardava.

    Ma guarda chi abbiamo qui stasera, Toname dei lupi grigi e un druido, davvero una bella sorpresa, anche se dubito che sia tale, quando c'è un simile abbinamento porta solo guai.

    Anche la sua voce era bella, ma allo stesso tempo autoritaria.

    Augh, viso molto pallido, non sono qui con l'ascia di guerra, ma per cercare una persona e il tuo aiuto.

    Dai, Toname che cerca aiuto, questa è bella. E nello stesso momento un druido con lui e una donna del fato: dai, stiamo scherzando o mi credi stupida?

    Il tono di queste ultime parole era minaccioso ma l'indiano non si scompose, mentre Sevrant era incredulo. Tutti sapevano che era un druido, e aveva chiamato Circe donna del fato. Era un soprannome di un certo tipo di maghi che manipolavano la fortuna e il destino: possibile che anche quella ragazza possedesse la magia?

    Eh, ma siete proprio tutti eccezionali disse Circe.

    La donna non la degnò neanche di uno sguardo, la sua attenzione era tutta su Sevrant.

    Forse questo bel giovane sarà più loquace e più gentile, mi sembra proprio un tipo interessante.

    Si avvicinò a Sevrant, lui era ancora seduto. Lei si mise davanti a lui, quasi appiccicata, con una gamba sulla sua sedia, il corpo sensuale che lasciava intravedere quasi tutto e quei magnifici occhi azzurri che sembravano chiamarlo a sé.

    Cosa spinge un così bel giovane druido in un posto come questo, così lontano dalla sua patria? Scommetto qualcosa di importante, ma non ci hanno ancora presentati: io mi chiamo Denebria, e tu come ti chiami?

    Il suo viso era a pochi centimetri dal suo, le sue labbra carnose sembravano non desiderare altro che lui si avvicinasse, ma rimase immobile, paralizzato. Per un po' non riuscì a parlare, poi la sua bocca ricominciò a funzionare.

    Sono Sevrant... sono qui per una missione...

    Oh bene, sapevo che eri ragionevole. Una missione per i druidi, vero, allora c'è qualcosa che bolle in pentola, ma che ne dici se ne parliamo da un’altra parte, magari in privato?

    ...sì...

    Fu l'unica cosa che riuscì a dire. Ormai non desiderava altro che quella donna, tutto il resto non contava più. Non sentiva più le voci di nessuno, né si ricordava più chi era e che cosa stava facendo: Denebria era tutto per lui.

    Un attimo si frappose l'indiano. Denebria, non voglio di certo rovinare il tuo divertimento né sapere gli affari altrui, ma io sono qui perché cerco una donna...

    Chiedi ai miei servitori, si metteranno a tua disposizione. Andiamo disse a Sevrant.

    Era più un ordine che un invito, e quando lo guardava negli occhi non riusciva a dirle di no. Neanche Denebria ascoltava più nessuno, né le voci dell'indiano o dei suoi servitori, né i rumori del locale. Aveva occhi solo per Sevrant, eppure un commento di Circe la distrasse un attimo. Tra le mille parole che la ragazza stava dicendo, le ultime avevano destato il suo interesse.

    Cosa hai detto?

    Dicevo che questo locale...

    No, prima.

    Ah sì: mi chiedevo se anche quei due uomini che portano quello strano oggetto e sono vestiti da militari fanno parte del tuo locale. Non hanno l'aria molto raccomandabile, visto il locale carino che hai, e il loro destino sembra contenere solo oscurità e morte.

    A quelle parole anche l'indiano insieme a Denebria guardò nella direzione indicata dalla ragazza. Per un attimo anche Sevrant guardò lì, e videro due strani individui che mettevano uno strano oggetto, simile a una lampada ma più grande, in mezzo al locale dove la gente ballava, per poi allontanarsi subito dopo. Fu un attimo e una specie di luce esplose, formando una cosa simile a una cupola bianca trasparente in un raggio di una decina di metri dal punto dove si trovava la gente. Inizialmente sembrò solo un gioco di luce, poi qualcosa successe e cominciò l'agitazione, poi le urla e infine il panico.

    Le persone vicino a quell'oggetto non sembravano più umane. Avevano i muscoli gonfiati che parevano scoppiare da un momento all'altro, e la pelle aveva grosse chiazze rosse in tutto il corpo. Lo sguardo era vuoto e si muovevano quasi come sonnambuli, e la faccia aveva assunto un ghigno malefico. Le persone vicino a loro, ancora normali, urlarono e scapparono prese dal panico, anche perché i mutati attaccavano chiunque ci fosse vicino diverso da loro. Colpivano con pugni e morsi o presero tavoli e sedie, mentre qualcuno aveva coltelli e bottiglie.

    I servi di Denebria si misero prontamente davanti a lei, ma non li volle vicino e gli ordinò di aiutare la gente a fuggire, e una volta fatto di chiudere e non fare entrare più nessuno: così fecero. Denebria si avviò lungo la sala, pronta ad affrontare quell'orda di mostri. Ad ogni passo sembrava il suo corpo si rafforzasse sempre più, ma forse era solo un'idea. Comunque anche Toname fu subito al suo fianco, pronto alla lotta, mentre Circe si era nascosta dietro un tavolo. Anche Sevrant, ripresosi dallo stupore iniziale, corse verso la donna e l'indiano, pronto per dare man forte.

    Erano solo tre contro una cinquantina di mostri mutati, non era una bella prospettiva. Denebria ordinò alle persone rimaste di correre all'uscita e ai pochi inservienti rimasti di accompagnarli, voleva avere campo libero per affrontare i mostri e ne venne subito occasione. Dieci di loro si buttarono su di lei e l'indiano, uno aveva un tavolo in mano ma gli altri erano disarmati. Denebria guardò negli occhi quello col tavolo, che colpì tre suoi compagni lì vicino, mentre l'indiano con le possenti braccia prese i primi due che capitavano facendogli sbattere la testa uno contro l'altro. Sevrant colpì col bastone la testa di uno di quelli, che cadde a terra stordito, mentre Toname lo metteva ko con un calcio. Altri due vennero atterrati da due coltelli conficcati nelle loro gambe.

    Non uccideteli urlò Toname.

    Denebria prese uno e lo lanciò contro un altro, e con un calcio ne colpiva un altro ancora. Sembrava una furia ma ne arrivarono altri ancora. Circe comparve dal nulla in mezzo a loro e fece da esca incitandoli a prenderla. Questi si avvinghiarono tutti contro di lei, che però saltava da un tavolo all'altro.

    Approfittando che gli davano le spalle Denebria e Toname ne colpirono almeno una decina mettendoli a tacere, e il druido rimetteva a tacere col suo bastone quelli che minacciavano di rialzarsi. Poi per somma fortuna molti di loro scivolarono a terra, trascinandone anche altri, così il druido poté colpirne diversi prima che potessero reagire. Lo stesso Denebria, che menava schiaffoni e calci, e Toname che non era da meno. Ne arrivarono però altri che si buttarono su di loro. Solo Circe si sottrasse dalla loro presa saltando in un altro tavolo, e le bottiglie che si trovavano in vari tavoli andarono come per incanto a sbattere contro le teste di diversi mutati.

    Il druido non riusciva a muoversi, aveva addosso diversi di quegli esseri, sembravano zombie e lo tenevano fermo. Si dimenava ma capì che la situazione stava precipitando, ma Toname, malgrado i molti avversari, si riuscì a liberare. Lanciò uno di essi contro quelli che tenevano il druido liberandolo parzialmente, mentre gli altri furono colpiti alle gambe da dei coltelli.

    Il druido ne approfittò per colpirli col bastone. Vide Denebria che era tenuta da molti nemici che tentavano di strangolarla e la mordevano, ma lei sembrava insensibile. Come i suoi occhi incrociarono uno di loro, questi prese a mordere il suo compagno vicino. Lei ne colpì uno con un pugno talmente forte che questi volò per buona parte del locale, fino a fermarsi sopra un tavolo rovesciandolo. Gli ultimi nemici caddero rovinosamente a terra scivolando sui loro compagni caduti, fu uno scherzo per il gruppo di eroi metterli ko.

    Ce n'erano ancora alcuni armati che caricarono. Toname evitò l'attacco e colpi con una testata la faccia deformata di uno di quelli, buttandolo giù. Il druido mosse il bastone dicendo strane parole, e i coltelli di alcuni nemici scomparvero dalle loro mani per conficcarsi nei loro piedi, e poi lui li colpì col bastone. Un nemico colpì Denebria con un tavolo, che finì in mille pezzi come il mutato. Venne preso e scaraventato dalla donna dall'altra parte della sala, e fece anche in modo che gli ultimi nemici si colpissero tra di loro.

    Dopo quello sfogo di violenza inaudita tutto si calmò e videro lo strano oggetto, simile più a un fungo che a una lampada. L'indiano gli lanciò un’accetta, che era comparsa nella sua mano, distruggendolo parzialmente. Anche Sevrant si avvicinò al misterioso oggetto per colpirlo.

    Attento gridò Circe.

    Il druido non fece in tempo a capire cosa stesse succedendo che due uomini vestiti da militari erano comparsi vicino all'oggetto. Erano gli stessi che l'avevano messo e ora in mano avevano dei mitra. Sventagliarono sul druido e su chiunque ci fosse davanti a loro. Sevrant non fece in tempo a fare niente, e del resto non avrebbe potuto fare nulla contro delle armi da fuoco. Si coprì la faccia con un gesto istintivo ma era finita. Sentì la raffica di proiettili colpirlo ma non sentiva dolore. Si accorse che non era ferito e davanti a lui c'era qualcuno: era Denebria che si era presa la scarica al posto suo.

    No! Perché l'hai fatto? disse mentre l'afferrava.

    Il contraccolpo dei proiettili la fece cadere. Aveva solo le mani davanti alla faccia, ma il resto del corpo era stato preso dalla mortale scarica. Toname solo per pura fortuna non venne preso, mentre Circe era su un tavolo più in là con in mano una moneta e sembrava dire qualcosa. Toname aveva trattenuto finora la furia, ma alla fine si scatenò e successe una cosa incredibile. La pelle divenne pelosa e il corpo si gonfiò e crebbe di dimensioni. Un terribile ringhio era l'unico verso che riuscì a fare quello che prima era stato un uomo e ora era un lupo.

    Gli uomini concentrarono il fuoco su di lui colpendolo ripetutamente. Il sangue gli usciva copiosamente, ma la sua furia non si placò e si scatenò sul primo avversario, facendolo a pezzi. Nemmeno la madre avrebbe riconosciuto quello che era rimasto di lui, mentre l'altro fu colpito da un coltello che gli fece cadere il fucile.

    Il druido guardava la scena attonito, tenendo sempre per le braccia Denebria.

    Perché l'hai fatto, Denebria, per me sei dovuta morire. Pianse mentre guardava l'altro uomo che estraeva un'altra arma, che non gli servì a fronteggiare la furia del licantropo. Fece a pezzi anche quello in pochi attimi, mentre le ferite fatte con i mitra si stavano pian piano rimarginando.

    L'ho fatto perché mi piaci molto e non era il caso che morissi proprio nel mio locale.

    Il druido si riscosse e non capì subito, ma riconobbe la voce di Denebria e vide che si stava rialzando.

    Ma come è possibile? Ti ho vista crivellata di colpi.

    Non sei molto informato per essere un druido.

    Con un movimento del corpo, tipo uno che inspira per poi espirare, gettò i proiettili che erano penetrati nel suo corpo per terra.

    Accidenti a Toname, doveva prendere vivi quegli uomini.

    Si diresse verso di lui, che stava mordendo quello strano fungo metallico.

    Fermo! gli intimò Denebria.

    Lui lasciò l'oggetto e si diresse verso di lei, e il fare non sembrava diverso da quello che aveva usato per fare a pezzi i nemici.

    Controllati, sei nel mio locale.

    Denebria lo guardò negli occhi. Lui sembrò non ascoltarla e fece per colpirla con una zampata, ma poi si fermò. Anche Sevrant e Circe erano ora vicino a lei, e un ululato mise fine alla mutazione per farlo poi tornare ad essere uomo.

    Accidenti, ma siete fantastici disse Circe.

    Devo ammettere che anche tu non sei da meno, scommetto che sei stata tu l'artefice di tutti quei colpi di fortuna disse Denebria.

    Beh, diciamo che la fortuna mi assiste sempre e assiste anche chi sta vicino a me.

    Allora è meglio starti vicino disse Toname.

    A un tipo speciale come te non è da tutti stare vicino.

    Lei, come smentisse le sue parole, gli si mise molto vicino, anzi appiccicata, e lui non fece niente per allontanarla.

    Bene signori, sembra che entrambi abbiamo trovato l'abbinamento giusto, ma penso che prima mi dobbiate qualche spiegazione.

    Nel mentre Denebria richiamava i suoi servi, dicendo che per oggi il locale rimaneva chiuso, di chiamare un paio di ambulanze e di sgombrare il campo. Nel frattempo i mutati erano tornati normali una volta distrutto l'oggetto, che Denebria prese e mise su un tavolo invitando a sedersi per spiegarle la situazione.

    Mentre la gente si riprendeva e venivano prestati i primi soccorsi, la padrona del locale guardò ognuno di loro in attesa di una spiegazione: Toname prese la parola.

    Io sono venuto qui in cerca di una donna. Si tratta di una ragazza indiana, una sciamana. Volevo chiederle il suo consiglio sui fatti inquietanti che stanno succedendo in varie nostre tribù e anche in molti altri posti e che stanotte sono avvenuti anche qui. Succede sempre più spesso che degli uomini misteriosi mettano strani congegni che trasformano le persone in una specie di zombie assetati di sangue. A volte il raggio di azione di quei congegni è minimo, ma a volte coinvolge intere aree di centinaia di persone, scatenando il caos e portando morte e distruzione. Io sono qui per trovare delle risposte: questo è tutto.

    E questa donna la cerchi qui, è una della tua tribù?

    È una lupa mannara anche lei? Ci sono donne mannare, vero? chiese Circe.

    Sì, ci sono, ma lei conosce la magia degli spiriti e questi a volte rivelano cose molto interessanti.

    E cosa ti fa pensare che la troverai qui? chiese Denebria.

    Ho chiesto in giro e mi hanno detto che frequenta questo locale, e sembra abiti nelle vicinanze.

    Ok, se è qui vedrai che scoprirò tutto.

    Chiamò uno dei suoi uomini che venne prontamente. Gli disse di cercare informazioni su questa donna, poi gli diede le indicazioni da dire quando sarebbero arrivate la polizia e le ambulanze. Infatti arrivarono giusto in quel momento e lui ubbidì.

    Però, Toname, per avere informazioni bastava prendere vivi quei due uomini; accidenti a te, dovevi proprio trasformarti.

    Io mica sono come te, se non mi trasformavo ero morto, ma a parte questo è inutile. Ci abbiamo già provato, ma quando si trovano impossibilitati alla fuga o devono rivelare qualcosa ad un certo punto prendono fuoco, un fuoco nero che li consuma in un attimo.

    Il fuoco della morte disse Sevrant.

    Tu sembri sapere molte cose al riguardo, ora sentiamo la tua versione.

    Denebria lo disse con un tono di comando, ma da come lo guardava sembrava invece morire di desiderio.

    Come avete tutti capito sono un druido, e sono qui per indagare anch'io su questi fatti. Anche da me in Inghilterra sono successe cose simili, e da alcune voci sembra in tutta Europa, e ora vedo pure qui in America. Io ho seguito uno di quegli uomini, che si è teletrasportato dopo aver messo uno di quegli affari che ha ucciso tutti gli abitanti di una palazzina, e mi sono ritrovato qui in America in questa città. Passando di qua sono entrato in questo locale, non so nemmeno io il perché: forse presagivo qualcosa, non so, comunque questo è tutto quel che posso dire.

    Accidenti, ma allora anche tu sei un mago potente, ti puoi spostare da un posto all'altro. Ho sentito che i druidi sanno trasformarsi in quello che vogliono, comandano le forze della natura e...

    Circe, queste cose solo leggende, nel mio ordine gli anziani conoscono magie sulla natura e sugli animali e alcuni riescono ad usare gli elementi atmosferici, ma nulla di quello che dici. Io poi sono ancora un apprendista, so solo seguire chi si è appena teletrasportato, usando il suo stesso canale come via di transito.

    Non è poco, sei un...

    Lo sguardo di Denebria la fece zittire.

    Perché se è una cosa così seria hanno mandato un apprendista? chiese Denebria.

    Perché, vedi, non c'era nessun altro. I membri rimasti del mio ordine sono solo anziani, e tra i giovani ci sono solo io. Ad usare la magia al mondo sono ormai rimaste poche persone e ancora meno quella dei druidi, e tra essi nessuno ha superato le prove per diventare apprendista tranne me. Non che pensi di avere grandi qualità, ma non mi arrendo facilmente. Poi sono un sostenitore della causa della natura sul degrado dell'ambiente cittadino, così eccomi qui.

    Di qualità ne hai di certo: prima la sincerità, poi la volontà ed infine la passione.

    Grazie, ma neanche tu ci hai detto cosa sei, ti ho vista colpita dai proiettili ed eccoti qua sana e salva...

    Per essere un druido non ti hanno insegnato molto disse Toname.

    Sevrant, io sono una vampira.

    Sevrant rimase di sasso. Non l'aveva capito, eppure i suoi maestri gli avevano insegnato molte cose sulle creature soprannaturali, ma evidentemente doveva ancora imparare molto.

    Accidenti, come quelle nei film, che temono la luce, dormono nelle bare e si trasformano in tutto quello che vogliono. Che non muoiono mai, che comandano le forze della natura e succhiano litri di sangue a molte persone una dietro l'alta e temono le croce l'aglio e...

    Tu guardi troppa televisione, l'unica cosa giusta che hai detto è che la luce del sole è letale. Comunque ora torniamo al nostro problema: non avete nessuna idea di chi siano queste persone e dove si trovino, o del perché facciano tutto questo? chiese Denebria, e

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