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Italia Disunita tra Populismo e Sovranismo
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Italia Disunita tra Populismo e Sovranismo

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Il populismo e il sovranismo sono diventati i due temi che oggi sono entrati nel dizionario della politica italiana.
Il populismo è l’esaltazione del popolo come unica fonte di legittimazione del potere, che però resta sospettoso nei confronti della democrazia rappresentativa. Nel nostro Paese il populismo si identifica in una criticità e ostilità verso l’Europa. Come per il Sovranismo, anche il Populismo non si sottrae dalle molteplici attribuzioni di significato. Aggiungo che tale movimento trova la sua definitiva consacrazione nella figura di un leader con molto carisma come Grillo, che con il suo Movimento Cinque Stelle nelle ultime elezioni del 4 marzo ha attirato una forte convergenza tra gli elettori, premiandolo.

Il sovranismo invece secondo la definizione che ne dà l’enciclopedia Larousse, è una dottrina politica che sostiene la preservazione o la ri-acquisizione della sovranità nazionale da parte di un popolo o di uno Stato, in contrapposizione alle istanze e alle politiche delle organizzazioni internazionali e sovranazionali. Il risultato italiano, dall’analisi dei dati, dimostra una forte spaccatura fra due fronti, uno a nord Sovranista- leghista e uno al sud Populista-penta stellato. Uno dei temi cari al sovranismo è quello dell’immigrazione, del quale Matteo Salvini ne è l’interprete principale. C’è da dire anche che l’Italia ha da sempre rappresentato un laboratorio politico per il mondo intero.

 
LanguageItaliano
Release dateNov 9, 2018
ISBN9788868227296
Italia Disunita tra Populismo e Sovranismo

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    Italia Disunita tra Populismo e Sovranismo - Francesco Maria Provenzano

    Pertini)

    Introduzione

    Unità d’Italia, patriottismo, valori democratici, modernità. C’è un nuovo filo che può unire questi quattro punti?

    In questo momento l’Italia vive la primizia del cosiddetto governo del cambiamento, retto sulle gambe di due movimenti distinti e distanti che hanno fatto sintesi ad hoc. Una sintesi dalle mille criticità: complessa, articolata, che a giorni alterni dimostra falle, spinte in avanti e fisiologiche marce indietro (dato che le promesse elettorali, tutte, anche quelle dei dem, non potranno essere onorate).

    Il dato su cui riflettere è proprio quello legato alla politica cosiddetta democratica: dove ha fallito? Perché non ha portato a termine la propria missione riformatrice? Perché ha scelto la scorciatoia della rottamazione mediatica senza al contempo formare un’adeguata nuova classe dirigente?

    Quesiti le cui risposte hanno portato gli italiani a scegliere le forze cosiddette populiste, ma sulle quali sarebbe utile una distinzione di merito: se da un lato il M5s fa dell’assalto alla diligenza burocratica il proprio scopo esistenziale, con l’appendice del reddito di cittadinanza che altro non è se non un ennesimo finanziamento a pioggia, quasi peggio della Cassa del Mezzogiorno, dall’altro la Lega Nazionale di Matteo Salvini probabilmente è l’unica candidata a non scivolare sulla stessa buccia di banana.

    Di contro, se sulle ceneri di Forza Italia c’è poco da aggiungere, è nel campo dem che fa fatta un’analisi franca.

    Le scorie del renzismo sono ancora protofaniche sulla pelle di chi, da sinistra, dal centro e dal versante liberale, aveva creduto alla rivoluzione.

    Ragion per cui, dopo lo scotto, servirà più della faccia pulita di Martina per scardinare il duopolio Salvini-Di Maio. Anche perché ciò che resta delle battaglie storiche della sinistra sono state inglobate dal M5s e per certi versi anche dalla Lega nazional-sociale.

    Manca una prospettiva credibile, innovativa e determinata. Che faccia mea culpa, che cambi schema senza tweet ma con sostanza, che tagli i rami secchi, che si ponga come prospettiva le elezioni politiche del 2023. Magari con un outisider (con vista Montecitorio...). Tanto serve (come minimo) al Pd o come si chiamerà per cambiare pelle e braccia.

    Nel mezzo l’anomalia giallo-verde di Palazzo Chigi, che è attesa nel 2019 dalle elezioni regionali e da quelle europee. Faranno un altro boom? Staccheranno ulteriormente gli avversari di ieri e di oggi? Probabilmente sì, ma con la differenza che rispetto alle politiche le nuove urne hanno un elemento in più che le contraddistingue: il rapporto con il territorio, dove il M5s ha dimostrato di valere meno rispetto alle elezioni per i due rami del parlamento.

    Nelle regioni, nei campanili e nelle province serve la militanza di quartiere, il filo diretto con cittadini e imprese, con realtà associative e mondo delle professioni.

    Insomma serve quel civismo che, se declinato con franchezza e piglio programmatico, potrebbe rappresentare la vera rinascita per quando, dopo nani, ballerine, olgettine, rottamatori e bibitari finalmente in questo Paese si ricomincerà a fare politica. Sul serio.

    Paolo Falliro

    Il populismo

    Perché il populismo e il sovranismo hanno disunito l’Italia. Cos’è Il populismo?

    A questa domanda rispondo riportando quanto detto dal politologo olandese Cas Mudde il quale definisce il populismo come un’ideologia che considera la società fondamentalmente separata in due gruppi omogenei e antagonistici,

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