La canoa infernale e altre storie (Tradotto)
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Book preview
La canoa infernale e altre storie (Tradotto) - Honoré Beaugrand
Titolo originale:
La Chasse-Galerie and other Canadian stories
Pubblicato per la prima volta nel 1891-1892
su La Patrie, Montreal, Canada.
Prima edizione digitale:
Ottobre 2018
Traduzione integrale dal francese:
Jessica Pelide
In copertina:
Illustrazione Henry Julien (1892)
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Quest'opera è protetta dalla Legge sul diritto d'autore.
È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata.
Honoré Beaugrand
LA CANOA INFERNALE e altre storie
Vento dell'Est LogoIndice
Premessa
La canoa infernale
Il lupo mannaro
La Bestia dalla Gran Coda
Macloune
Louison
Premessa
Questa storia venne pubblicata in francese su La Patrie¹, qualche anno fa, e in inglese sul Century Magazine² di New York nell’agosto del 1892, con le illustrazioni di Henry Julien. S’ispira a una credenza popolare canadese che risale ai tempi dei coureurs des bois³, sotto il regime francese, e tramandata tra i voyageurs del Nord-Ovest. In seguito, sono stati gli shantymen⁴ a mantenerne viva la memoria, ed è presso gli insediamenti francesi, lungo il fiume San Lorenzo, che oggi le leggende su la canoa infernale sono più radicate. Ho incontrato più di un vecchio voyageur che si è detto certo d’aver visto navigare in aria canoe di legno piene di possédés⁵ che, sotto la protezione di Belzebù, andavano a far visita alle loro innamorate.
Vorrei ricordare che, se sono stato costretto a far uso di espressioni non proprio consone, è perché ho inteso ritrarre degli uomini il cui linguaggio è duro quanto il loro mestiere.
H.B.
¹ Quotidiano canadese di Montreal fondato da Honoré Beaugrand nel 1879.
² Mensile statunitense molto conosciuto, pubblicato dal 1881 al 1930.
³ Letteralmente «corridori dei boschi». Si tratta di contrabbandieri che commerciavano pelli e pellicce con gli amerindiani. Molti coloni abbandonavano le aree rurali di Montreal per avventurarsi nei boschi e commerciare direttamente con gli amerindiani, bypassando le autorità francesi e il Re. La situazione diventò così ingestibile da dover ricorrere a delle ordinanze reali (1674-1690): chiunque fosse stato trovato a commerciare nei boschi sarebbe stato multato, o rinchiuso in carcere, se recidivo. In seguito si tentò la carta del numero prestabilito dei permessi (1696), così da registrare e limitare il numero di contrabbandieri autorizzati a commerciare con gli amerindiani. Questo tentativo, però, non andò come sperato, perché erano tanti ad avere interessi nella tratta delle pellicce (mercanti, commercianti e membri della classe dirigente), così si creò una seconda generazione di contrabbandieri: i voyageurs, citati appena dopo nel testo.
⁴ Marinaio scelto guidare il lavoro degli altri marinai attraverso il canto. Shanty significa «canzone di lavoro». Il marinaio, in base all’attività da svolgere, sceglieva la canzone più appropriata e ne intonava le strofe per dare il ritmo agli altri marinai, che si univano a lui nel coro. Ne La canoa infernale ne abbiamo un esempio.
⁵ Possédés significa «posseduti».
La canoa infernale
I
VI racconterò una storia eccezionale, per filo e per segno. Se v’è tra di voi qualche mattacchione che vorrebbe salire sulla canoa infernale o diventare un lupo mannaro, l’avverto che farebbe meglio ad andare fuori e vedere se i barbagianni fanno il sabba, perché io vado a cominciare la mia storia facendomi un grande segno della croce per scacciare le diable e i suoi demoni. Ne ho avuto abbastanza, di quei maledetti, durante la mia gioventù.
Non un solo uomo fece per uscire; al contrario, tutti si avvicinarono al fuoco, dove il cuoco aveva finito il suo preambolo e si accingeva a raccontare una storia di circostanza.
Si era alla vigilia dell’anno 1858, in piena foresta vergine, nei cantieri di legname di Ross, nell’alta Gatineau. La stagione era stata dura e la neve arrivava già al tetto della baracca.
Il padrone aveva, come consueto, ordinato che venisse distribuito il contenuto di una piccola botte di rum agli uomini del cantiere, e il cuoco aveva già finito di preparare il fricot de pattes¹ e i glissantes per l'indomani. La melassa cuoceva a fuoco lento nel gran calderone, per farne delle caramelle da distribuire a fine serata.
Ogni uomo aveva riempito la pipa con del buon tabacco canadese, e una densa nuvola di fumo oscurava l’interno della baracca, dove, però, un fuoco scoppiettante gettava di tanto in tanto dei bagliori rossastri che illuminavano le figure di quei rozzi lavoratori, creando un curioso effetto clair-obscur².
Joe, il cuoco, era un ometto piuttosto malfatto, che tutti solevano chiamare il gobbo
, senza che lui se la prendesse, e che lavorava in cantiere da almeno 40 anni. Ne aveva viste di tutti i colori nella sua variegata esistenza e bastava fargli bere un goccio di Jamaïque³ perché gli si sciogliesse la lingua e prendesse a raccontare delle sue avventure.
II
COME vi dicevo, continuò, sebbene in gioventù io sia stato un po’ pendart⁴, oggi