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Altri Luoghisogni: Racconti
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Altri Luoghisogni: Racconti

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Con questa nuova raccolta di 14 racconti (dei quali 8 già pubblicati in antologie e riviste e 6 inediti) tornano, dopo i precedenti libri "Luoghisogni" e "Storia di Hamitav e altre vite", i mondi fantastici di Giandomenico Antonioli. Sono “Altri Luoghisogni” che ci conducono ancora verso percorsi meravigliosi e misteriosi, dove le storie restano aperte e le apparenti conclusioni sembrano solo introdurre altri luoghi e altre domande. Perché leggerli? Forse perché alla loro lettura si intravedono spiragli improvvisi che possono spalancare le porte dell’immaginazione? Forse perché ci possono aiutare a capire cosa significa l’esistenza di Universi Paralleli e che la realtà non è solo quello che sembra o quella a cui ci invitano a credere ma che esistono infiniti “mondi possibili” che noi stessi possiamo creare con il nostro movimento aleatorio? Forse perché il piacere della lettura è fine a sé stesso e non ha bisogno di null’altro? È possibile (probabile? certo?) che questo libro non diventerà un bestseller. È possibile che per l’autore si prospetti un destino simile a quello che viene evocato nell’ultimo racconto della raccolta, “Nascita della letteratura postmoderna”, ma è certo che Jorge Luis Borges, nella sua immensa saggezza, sta già cercando un angolo libero della fantasmagorica Biblioteca di Babele e, chissà, magari troverà un posto tra i libri di Philip K. Dick e di Howard P. Lovecraft, che lo accoglieranno con la benevola solidarietà dei veri scrittori quando riconoscono un loro fratello nella magica arte dei sogni.
LanguageItaliano
Release dateOct 24, 2018
ISBN9788829535835
Altri Luoghisogni: Racconti

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    Altri Luoghisogni - Giandomenico Antonioli

    Giandomenico Antonioli

    Altri Luoghisogni

    Racconti

    UUID: fbe6caec-d523-11e8-a4a3-17532927e555

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    A Jorge Luis Borges, Isaac Asimov, Philip Kindred Dick, Franz Kafka, Howard Phillips Lovecraft e tutti gli altri, compagni della mia vita e dei miei sogni.

    Questa vita che è sogno

    Questo sogno che è vita

    Nessuno nasconde segreti nell’Universo

    Che la nostra anima sia trasparente

    Come l’aria pura del mattino

    E i segreti saranno rivelati.

    L'Ultimo Cerchio

    Oltre i cerchi la Cupola, oltre la Cupola il Nulla.

    [Origini, 1-10]

    - Ti vedo preoccupato oggi, mio Signore, cos’è che ti disturba?

    Hyle guardò il nanerottolo con aria severa.

    - Non ho voglia di ascoltare le tue buffonate, Apsu. Sarebbe meglio per te che non ti facessi vedere per un po’ qui intorno… Ho cose importanti a cui pensare. – e tornò a interessarsi alle immagini che fluivano lentamente dentro l’enorme e sfavillante videobox.

    Ma, invece di allontanarsi, Apsu gli si fece più vicino, fin quasi a toccarlo, con la faccia in su e un’aria insinuante.

    - Girano strane voci per Zero, questi giorni, si direbbe che stia accadendo qualcosa di grave da queste parti, vero?... Il cielo si carica di nubi nere, gli uccelli volano radenti il suolo, l’aria è percorsa da scariche elettriche… E i bambini? Cosa fanno i bambini? Continuano a giocare! Non si accorgono di nulla, loro, vanno su e giù con l’altalena, non odono il brontolare lontano dei tuoni, non sentono il vento che spinge verso di essi la tempesta… Arriva la morte e loro, i bambini, cosa fanno? Giocano!

    E qui spiccò un improvviso balzo in alto, sfiorando con la sua testa il viso della Mente, eseguendo contemporaneamente un’agile piroetta intorno a sé stesso. Nulla poteva contrastare di più con il suo goffo aspetto fisico. Hyle non poté impedirsi, una volta ancora, di stupirsi delle capacità di quel nano diabolico, che riusciva sempre a ottenere l’effetto di allontanarlo dai suoi dannosi momenti di malumore, ma si trattenne dal sorridere.

    - Cosa intendi dire col tuo linguaggio arcaico? A cosa alludi?

    - A nulla, mio Signore, a nulla. Potrebbe forse un esserino deforme e ignorante come me essere tanto sottile da utilizzare una figura retorica come l’allusione? Cos’è l’allusione, mio Signore? Forse indicare col dito la luna perché si guardi lo smalto sull’unghia? Forse sono allusioni quegli strani schemi che stai osservando con tanto interesse?... Chissà quante cose potrai imparare da loro! I miei pensieri si confondono alla sola idea! Del resto tutti gli eletti abitanti di Zero, e quelli di Malcut tutta conoscono la sagacia e l’astuzia della mente. Egli legge nel nostro futuro! Egli saprà tutto e tutto risolverà! Ecco cosa dicono le madri ai loro figli per farli dormire: Se nanna non farai, d’un sol boccone dalla Mente mangiato sarai!.

    - Ora basta! Ricordati quante volte ho promesso di farti tagliare la lingua! Se hai qualcosa di importante da dirmi, fallo senza giocare, oppure vattene e non farti più vedere!

    - Ubbidisco al tuo comando. – disse Apsu, cominciando ad arretrare verso la porta, strisciando i piedi e tirando fuori la lingua che era straordinariamente lunga, agitandola nell’aria, in su e in giù, a destra e a sinistra – Ma saprà l’Aquila evitare la tempesta? Potrà volare tanto in alto da superare le nubi e scorgere di nuovo il sole?

    Allora Hyle si mosse verso di lui con una luce cattiva negli occhi e tese il braccio per afferrargli i capelli, ma Apsu fu più lesto. Con un guizzo si portò in salvo e si allontanò correndo.

    Il Parco Artificiale era una delle meraviglie di Zero. Lo scopo di quelli che lo avevano progettato era di creare un’opera che potesse alleggerire l’animo dei visitatori e riposarli dai duri panorami metallici che imperavano in Malcut. Ad ogni ingresso un cartello discreto annunciava: PARCO ARTIFICIALE – ALBERI E ANIMALI SONO LE PERFETTE RIPRODUZIONI DI ESEMPLARI REALMENTE ESISTITI IN ALTRI TEMPI – PER MAGGIORI INFORMAZIONI CONSULTARE LE APPOSITE REGISTRAZIONI CONTENUTE NEL VIDEOBOX AL SETTORE TRE.

    Il curioso che si fosse recato al Settore Tre avrebbe effettivamente trovato dei videobox che per cinque crediti fornivano informazioni audiovisive, ma da esse non sarebbe riuscito a capire molto di più sul concetto di Alberi e Animali di quanto si potesse capire visitando il Parco stesso. Era senz’altro meglio, quindi, non porsi tanti problemi e limitarsi a godere il più possibile quello scenario veramente inusuale per gli occhi di gente abituata a spettacoli ben diversi. Ma non erano solo gli occhi a restare stupiti: il contatto del soffice tappeto verde che in più punti copriva il terreno risultava oltremodo piacevole, e così pure il canto di quei piccoli meccanismi volanti che le registrazioni del videobox definivano con il nome di Uccelli.

    Ma chi quel giorno si fosse inoltrato in questo luogo fino ad arrivare presso i bordi dell’ampia depressione del terreno ricolma d’acqua, in cui alcuni cartelli disposti a intervalli regolari riportavano la scritta: LAGO, avrebbe trascurato di meravigliarsi per le strane creazioni che viaggiavano alla superficie in formazione ordinata, non avrebbe osservato con la dovuta attenzione la buffa escrescenza che ornava il loro muso, ma si sarebbe fermato invece ad ammirare una giovane donna seduta sull’orlo dell’acqua, intenta a specchiarsi in essa, i lunghi capelli biondi sciolti lungo le spalle. Ella indossava una semplice veste bianca che le nascondeva tutto il corpo, ma bastava la visione del candido collo e del viso dolcissimo per indovinare la sua giovanile e tenera bellezza.

    Il nano arrivò silenziosamente, e la sua piccola e sgraziata sagoma si sovrappose bruscamente all’immagine che la donna stava contemplando, tanto che ella se ne spaventò ed ebbe un leggero sussulto.

    La voce di Apsu era calda e profonda quando parlava con lei.

    - Mia dolce Hiram, ti spaventa tanto l’immagine del tuo fedele amico? Devo forse implorare gli Dei che mi rendano invisibile perché i tuoi puri occhi non siano macchiati dalla visione del mio aspetto indegno?

    - Oh Apsu! – fece lei, subito tranquillizzata – Non mi ero accorta che stessi arrivando…

    - L’acqua non mi sarà certo grata di averle rubato il piacere di riflettere il tuo viso. Essa starà ancora tremando dallo sgomento di averlo visto trasformarsi nelle mie di così poco piacevoli fattezze…

    - Ma cosa dici, Apsu? Non mi piace quando parli così di te stesso, ti torturi inutilmente e mi fai sentire triste… non tormentarti, fallo per me… Lo sai che io ti voglio bene.

    - Certo, certo, piccola gemma splendente… Lo so che in te non può esistere nessun sentimento impuro. Ma a Zero c’è molta gente cattiva.

    - Sì, forse è così, ma non è solo questo. Molte volte penso che in realtà tutti siano buoni e che siamo noi a non voler capire gli altri. Mia madre, per esempio… Molte volte mi sembra di non capirla, mi accade di contrariarla senza che io lo voglia e…

    - Croom è una donna che spesso non sa quello che vuole.

    - Vedi? Ora sei tu a essere cattivo con lei. – lo interruppe la ragazza.

    - Sì, hai ragione. – ammise Apsu sorridendole – Tu hai sempre ragione, Hiram, fin da quando eri una bambina piccola piccola e piangevi quando io ti raccontavo le mie stupide favole.

    - Questo non è vero! Le tue favole erano bellissime, Apsu, me le ricordo ancora adesso… Parlavano di strani mondi, di strani personaggi, io ti ascoltavo per ore e ore e non mi stancavo mai di farlo, e quando restavo da sola passavo il tempo a ripetermele di nuovo. Oh Apsu!... Solo tu puoi avere tanta immaginazione! Non ho mai più ascoltato qualcuno con tanto interesse.

    - Dici davvero? – il nano la guardò con un sorriso d’intesa – Eppure quando sei con una certa persona non mi sembri poi tanto distratta…

    Hiram arrossì leggermente.

    - A volte sei troppo curioso, non credi? – rispose sorridendo.

    - Ma certo che sono curioso! Io sono Apsu il Grande, colui a cui nulla sfugge in Zero e in Malcut tutta, nessuno può ingannarmi! Nessuno può prendermi per il naso! Apsu il Grande tutto osserva e tutto spia… Attenti voi, passerotti! So quello che combinate nei vostri nidi, nascosti dai rami. Io vedo! Anatroccoli! Non siate così tranquilli, conosco il vostro linguaggio, sono al corrente di tutti i vostri piccoli segreti! E tu, quercia, non avere quella aria di indifferenza, non fare finta di niente, io conosco la tua età, che tu vorresti nascondere perché te ne vergogni, perciò finiscila con questa insolenza! E voi, folletti del Parco, magiche creature! Non crediate di farla in barba a me, ad Apsu il Magnifico!

    - Ah, ah, ah!... Sei sempre divertente, Apsu! – la risata di Hiram aveva nel suono qualcosa di argenteo che Apsu ascoltava con intenso piacere.

    - A proposito di Yakin… - continuò in tono serio – È da un po’ che non lo vedo in giro. Tu ne sia qualcosa?

    Al nome di Yakin anche la ragazza si fece subito seria.

    - No, anch’io non lo vedo quasi più, è un periodo in cui ha molte cose da fare. Credo che vada tutte le sere in quel locale pubblico, lo Ex Nihilo, dove recita le sue poesie… È molto preso da tutto questo.

    - E tu non vai mai con lui?

    - Lo  sai che Croom non mi permette di uscire da Zero se non in sua compagnia.

    - Già… Tua madre dovrebbe smetterla di avere questo atteggiamento nei tuoi confronti, non credi?

    - Non so cosa pensare, Apsu. Te l’ho detto, non riesco a capirla… ma non vorrei entrare in urto con lei.

    - Hiram, devi metterti in testa che a volte è assolutamente necessario scontrarsi con le persone, anche con quelle che ti sono più vicine, tu hai la tua vita da vivere e non puoi…

    - Ma sì, queste cose le so… solo che… ecco… nemmeno io so bene quello che voglio.

    Intanto, mentre i due parlavano, le luci sospese alla cupola che racchiudeva l’intera città andavano lentamente diminuendo la loro intensità. Il crepuscolo artificiale di Malcut stava arrivando. Fra qualche ora solo pochissime di quelle luci sarebbero rimaste accese e sarebbe arrivata quella che, per gli abitanti di Malcut, era la sera e poi la notte, a cui sarebbe seguita l’alba, e poi di nuovo il giorno.

    Il destino dei Verdi sembrava segnato: la cavalleria era tagliata fuori, impossibilitata a superare le fortificazioni che i Gialli avevano disposto senza curarsi delle tecniche tradizionali, in un modo che si era però rivelato in seguito come il più adatto a quella particolare situazione. Le Aquile, ridotte di numero, potevano solo assistere dall’alto all’inevitabile sfacelo che attendeva il loro Padrone. Questi aveva trovato rifugio in una Bocca Nera, insieme a pochi Messaggeri, sperando di essere raggiunto in tempo dai Cani che combattevano nella Pianura, ma era chiaro che sarebbero occorse molte mosse perché questo avvenisse.

    Apsu, attraverso il vetro della cabina di comando, ghignò guardando Hyle immerso ormai da troppo tempo in lunghe riflessioni.

    - Questa volta te l’ho fatta! – gli disse attraverso il microfono – Non ti aspettavi che quelle fortificazioni mi sarebbero tornate tanto utili… Su, non stare tanto a pensarci, mio caro! Ti assicuro che non andrò a vantarmi in giro di averti vinto a Trigon. Ah! Ah!... Da quanti anni non ti battevano a questo gioco?... Su, dichiarati vinto e ti prometto che manterrò il segreto… Mi basta la soddisfazione personale.

    Ma Hyle non rispose, non era uso ad arrendersi senza combattere fino al limite delle possibilità, continuò a guardare le disposizioni sul Campo, senza fare attenzione a quello che il nano continuava a dirgli. Apsu tentava così di distrarlo: anche se fingeva un’allegra esagerazione, l’idea di riuscire a battere la mente lusingava fortemente il suo amor proprio, e ora temeva qualcuna delle mosse impossibili che solo Hyle era capace di inventare.

    Quando vide i Cani Verdi volgere in ritirata e dirigersi al di là del Fiume, il nano ebbe un lampo di soddisfazione negli occhi e non esitò un attimo a decidere la mossa seguente dei Gialli. Sul videobox si videro tutti gli esseri alati di cui Apsu poteva ancora disporre scagliarsi nella direzione dei Cani Verdi, poi il nano ebbe un ripensamento e ne rispedì qualcuno a tenere a bada le Aquile di Hyle, temendo un loro intervento in aiuto del padrone Verde. Ma non era dalle Aquile che sarebbe venuto il pericolo per i Gialli: sotto gli occhi stupefatti del nano i due possenti Tors Verdi si materializzarono ai margini della Bocca Nera e si ricongiunsero al Padrone. Ora tutto era rimesso in discussione.

    - Li avevi portati lì… - la voce di Apsu era quasi strozzata dal dispetto – Avevi trasferito i Tors proprio lì!... Non è possibile, non potevi prevedere che… Oh! Questa è solo fortuna! Confessalo! Non posso credere che avevi previsto tutto sin dall’inizio…

    Visibilmente soddisfatto, questa volta Hyle si permise di sorridere e di rispondere.

    - Ti ho sempre detto di non dimenticare mai i Tors, Apsu! Ora vediamo come te la caverai.

    - Ma io pensavo che fossero troppo lontani, che… Dannazione! Questa è l’ultima volta che gioco con te. Io…

    L’arrivo di un’ancella interruppe i lamenti del nano.

    - Cosa c’è? – le chiese Hyle.

    - Therepher chiede di parlarti con urgenza, è qui che aspetta. Ha un’aria molto preoccupata e ho pensato che…

    - Va bene, fallo entrare. – ordinò Hyle, che era già uscito dalla cabina, imitato da Apsu.

    - Cosa mai avrà il fosco Therepher per disturbare i nostri divertimenti in questo modo inusuale? – disse Apsu.

    - Staremo a sentire cosa ha da dirci. – rispose Hyle – Ma non è uomo da scomodarsi per poco, temo che avrà delle brutte novità di cui informarmi.

    Therepher arrivò camminando in fretta, e la sua espressione dava ragione ai timori di Hyle.

    - Salute Hyle. – disse il capo del Controllo – Scusami se ti disturbo, ma sta succedendo qualcosa di molto grave in città.

    - Non preoccuparti. Dimmi quello che devi.

    - Ti ricordi di avere ordinato la chiusura di quel locale, lo Ex Nihilo? – cominciò subito Terepher.

    - Certo… Ma non capisco…

    - Quelli che lo frequentano, quelli che si fanno chiamare… artisti… - e l’uomo assunse un’espressione di disgusto pronunciando quella parola – si oppongono all’ordine, hanno deciso di presidiare il locale e di non permetterne in nessun caso la chiusura.

    Udendo questo Apsu si fece subito molto attento e smise di gironzolare intorno al Capo del Controllo con aria sorniona, come aveva fatto fino a quel momento, volutamente ignorato dall’altro, che ne conosceva il modo di fare.

    - Ma è inaudito! – esclamò la Mente – Non è ammissibile una cosa del genere!... In quanti sono quegli sciocchi?

    - Tanti, Hyle, i miei uomini non sono riusciti a stabilirne il numero esatto, più di un centinaio forse, ma c’è molto movimento nel cerchio, la gente continua ad arrivare, sembra che la ribellione stia raccogliendo molti consensi… Di solito quel locale non era frequentato da tanta gente, ma è chiaro che stanno accorrendo tutti gli scontenti, i facinorosi, i mestatori e…

    - Per prima cosa bloccate tutti gli ingressi al cerchio. – disse Hyle con decisione – Fatelo subito, adesso, usa il videofono per dare l’ordine.

    Ubbidiente Therepher chiamò il Centro di Controllo e comunicò gli ordini necessari, mentre Hyle si sdraiava sul divano con espressione preoccupata e Apsu seguiva la scena in silenzio.

    - Fatto… scusami, avrei dovuto pensarci prima da solo. – Therepher non era contento di sé, d’altra parte una cosa simile non era mai accaduta prima, almeno non durante il suo Comando, e si sentiva disorientato.

    - Non importa. – lo tranquillizzò la Mente – Ora bisogna valutare molto bene la situazione… Voglio sapere tutto quello che sta accadendo, nel modo più esatto possibile.

    Therepher cominciò a raccontare quello che sapeva, fin quando non pronunciò il nome che mandò la Mente su tutte le furie.

    - Yakin?!... Come osa!... Quel ragazzino ha bisogno di una lezione memorabile… E io gliela darò, sì, se ne dovrà ricordare per sempre! Ha ancora molte cose da imparare quell’impudente! Quel…

    - Su, non prenderla in questo modo. – cercò di calmarlo Apsu, mentre Therepher taceva, imbarazzato dallo sfogo a cui stava assistendo – È solo un ragazzo, non si rende conto di quello che fa, non devi essere duro con lui.

    - No? Un giovane che appartiene a una delle migliori famiglie di Zero, uno che è legato a me da vincoli di sangue, che osa opporsi ai miei ordini di fronte a tutti? E tu dici che non devo essere duro? Apsu, lega la tua lingua, se non vuoi che te la faccia tagliare!

    - Ma può essere un errore! – insisté Apsu, ignorando la minaccia – Può darsi che lui non c’entri niente. Non devi trarre conclusioni precipitose.

    - Mi dispiace, ma che si tratti di Yakin è certo. – intervenne il Capo del Controllo – I mei uomini hanno anche una videoregistrazione e non c’è alcun dubbio… Io stesso ho visionato le immagini e conosco bene il ragazzo.

    - Vorrei sapere quali sono le sue intenzioni. – si chiese la Mente – Cosa crede di fare?

    - Quello che ha detto pubblicamente è molto grave. Incita alla rivolta contro Zero… Tutto questo può diventare molto pericoloso… Il momento non è dei più tranquilli e una rivolta…

    - Lo so. Una rivolta proprio adesso è la cosa peggiore che possa accadere. Ho già altri problemi da risolvere e non posso… Quel locale deve chiudere immediatamente! Li isoleremo… Mantieni il cerchio totalmente bloccato, fai chiudere tutte le uscite del tubo di trasporto, i residenti che si trovano fuori devono essere momentaneamente alloggiati in altri cerchi, occupati tu di questo. Bloccate i collegamenti di tutte le cibomacchine del locale e non fate uscire nessuno fino a quando non decidono di calmarsi… Dagli dieci ore di tempo per decidere… ma fra dieci ore, se non si saranno arresi, entrate dentro con la forza… State attenti: voglio Yakin vivo e possibilmente indenne, per gli altri fate come sarà necessario… Tienimi sempre al corrente della situazione… Basta così, per ora, puoi andare. – concluse Hyle in modo brusco.

    Therepher si congedò con poche parole. Quando furono di nuovo soli, Apsu aspettò che la rabbia della Mente svanisse, prima di parlare.

    - Non sapevo che avessi ordinato la chiusura di quel locale. Non è stata una buona idea, mi sembra. Cosa aveva di tanto pericoloso?

    - Apsu, non fingere di essere più sciocco di quanto tu sia! – lo fulminò Hyle – Sai cosa facevano lì dentro? Arte! Capisci? Musica, danza, poesia… Il tutto creato da esseri umani… Non possiamo permetterlo, lo sai bene…

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