Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Sei Ore della Vita di Giulio
Sei Ore della Vita di Giulio
Sei Ore della Vita di Giulio
Ebook264 pages2 hours

Sei Ore della Vita di Giulio

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Avrebbe dovuto essere da tutt’altra parte, Giulio, quel giorno. Ma l’appuntamento di lavoro era stato rinviato all’improvviso.
Allora, non avendo null’altro da fare aveva deciso di partire senza nessuna meta plausibile. Poi l’incontro con varie persone, la nuova vita con Mariuccia, e ancora in città, altri ritorni, in modo circolare, e la chiarezza di tutto solo alla fine.

Sei ore o forse un anno o forse una vita intera, o, chissà, più vite. Realtà e immaginazione si fondono con paure e sogni rendendo vaghi i contorni e incerto lo scorrere del tempo, come un intenso quadro astratto, una sceneggiatura nella quale un percorso fisico si rivela un viaggio della psiche e nella psiche.

Sei ore della vita di Giulio è un romanzo dell'altrove, dell'invisibile che ci si può offrire solo in quanto oggetto della nostra coscienza che, dando vita non al tempo, ma al fatto che esso scorra secondo ore e minuti, diviene unica testimone dell'esistenza.

Raffinato e contemplativo, con un’acuta prefazione di Raffaele Morelli, affascinato estimatore degli uomini della psiche che non hanno perso la voglia e la capacità di esplorare le leggi dell’anima, abilità che in questo libro Massimo Adolfo Caponeri mostra di possedere appieno.
LanguageItaliano
Release dateOct 14, 2018
ISBN9788829527403
Sei Ore della Vita di Giulio

Read more from Massimo Adolfo Caponeri

Related to Sei Ore della Vita di Giulio

Related ebooks

Thrillers For You

View More

Related articles

Related categories

Reviews for Sei Ore della Vita di Giulio

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Sei Ore della Vita di Giulio - Massimo Adolfo Caponeri

    Massimo Adolfo Caponeri

    Sei Ore della Vita di Giulio

    UUID: 53800190-f713-11e8-8412-17532927e555

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Massimo Adolfo Caponeri

    SEI ORE DELLA VITA DI GIULIO

    1° libro della serie

    Collana Thriller Psicologici

    Romanzo

    Facebook: Massimo Adolfo Caponeri / camepsi

    Twitter: @massimocaponeri

    Siti Web: www.camepsi.it, www.massimocaponeri.it

    Copyright © 2010-2018 Massimo Adolfo Caponeri

    Tutti i diritti riservati.

    Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta

    senza il preventivo assenso dell’Autore.

    edizione Febbraio 2010, Gruppo Albatros

    edizione Ottobre 2018

    Titolo | Sei ore della vita di Giulio

    Autore | Massimo Adolfo Caponeri

    Copertina | Self Publishing Vincente

    Pubblicato con la

    Esclusiva Strategia Editoriale

    Self Publishing Vincente

    www.SelfPublishingVincente.it

    Prefazione

    a cura di Raffaele Morelli

    Ma quante vite abbiamo?

    Quante vite siamo?

    Gli uomini della psiche, forse, sono venuti nel mondo anche, o proprio, per rispondere a queste domande, per farci scoprire che tutto ciò che pensiamo e crediamo di essere è ai confini di un’illusione.

    Quale tempo separa il germoglio dal fiore, dall’albero, dal frutto?

    Quale tempo separa il nostro essere adulti, maturi, dall’infanzia che siamo stati e che ancora siamo?

    Dunque gli uomini della psiche debbono essersi affacciati nell’Universo, perché l’anima del mondo non voleva più saperne di essere assolta con tre pater-ave-gloria; voleva sapere chi era, non sentirsi straniera nel suo mondo, non essere in balia dei bigottismi religiosi.

    L’anima voleva conoscere la vita, la morte, il confine sottile tra una e l’altra e per questo cercava qualcuno che sapesse guardare dentro, ma con l’occhio libero dell’esploratore, senza dogmi.

    Per questo mi piace credere che siano nati gli uomini della psiche….

    Ho sempre pensato che un uomo o una donna, per così dire, della psiche, che non cercano di esplorare le leggi dell’anima, abbiano smarrito la loro funzione, abbiano perduto il senso, l’essenza.

    E questo libro, bellissimo, di Massimo Adolfo Caponeri, mi conferma che, dentro un uomo che lavora veramente con la psiche, c’è sempre uno scrutatore profondo delle cose della vita.

    Gli psicoterapeuti, gli psichiatri, gli psicoanalisti svolgono appieno le loro funzioni solo se si siedono su una visione cosmica della vita….

    Ci vogliono occhi liberi, a volte cinici, per vedere l’inconsistenza di tutti i nostri cerebralismi, quando guardiamo la vita, quando ripensiamo agli amori, quando analizziamo i nostri sensi di colpa, le gioie, le sconfitte, i ricordi.

    Occhi lucidi e occhi cosmici: non c’è in questo romanzo un personaggio che non alluda all’invisibile, alle leggi cioè che fanno la vita che vediamo e che siamo.

    Non c’è niente di veramente nostro, niente; e Caponeri lo sa come nessuno.

    Siamo qui e altrove, siamo in un tempo conosciuto e nel tempo di tutti i tempi: ma se il tempo è qui e altrove chi siamo noi che guardiamo l’orologio?

    E così Caponeri: che si sente Taoista, che legge Qohelet, che esalta la funzione cosmica del presente, come unica voce dell’anima.

    Un presente che si dilata nella contemplazione – come dice la mistica – verso l’infinito e che si restringe nei pensieri che pensano l’essere che siamo.

    Eppure viviamo tra i pensieri che ragionano sull’essenza e sulla vita che scorre, quasi del tutto a nostra insaputa.

    Noi non possiamo che esistere; occuparci dell’esistenza è l’unica cosa in nostro potere, la nostra semplicità. Tutto il resto ci trascende; ed è misterioso e irraggiungibile, perché non ci appartiene.

    Così il lavoro di Caponeri è imperniato sulle leggi, sui codici, dell’anima.

    Sulle leggi dell’apparire e dell’impallidirsi delle cose, sulla coscienza, che è l’unica certezza che osserva il mondo.

    E in tutto questo scorre libera l’osservazione di Teodoro, il personaggio che incarna il sapere delle cose qualsiasi e contemporaneamente dell’assoluto, il sapere dell’ineffabile, tutto di sapore taoista, ben lontano da quello convenzionale delle religioni e della scienza.

    E i miracoli… che bisogno ce n’è? Non ti sembrano miseri fenomeni da baraccone, di fronte alla grandiosità di una forza che ha fatto, ed è, tutto l’universo?

    Teodoro dice che non crede in niente ma conferisce al nulla la stessa saggezza, che gli riconosce il taoista.

    Capisco che esiste una forza formidabile e misteriosa, che non si occupa né della vita né della morte così come possiamo intendere noi, e non è né buona né cattiva: semplicemente è. Non può essere interessata alle nostre piccole vicende, ma solo al suo manifestarsi, al suo realizzarsi, sia pure anche attraverso le nostre piccole vicende. In questo senso arriva a riguardarci, perché ne siamo permeati anche noi. Ma è indifferente rispetto al modo in cui la utilizziamo. Quello che è distrutto oggi genererà qualcosa in seguito. E la forza continuerà comunque a propagarsi. Se vuoi puoi chiamarla Dio, ma anche come Dio è indifferente.

    Quante vite abbiamo, dunque? Quanti mondi esistono?

    Se ce lo ricordiamo, irrompe la magia nella nostra esistenza, dove tutto è possibile, il prima e il dopo, dove l’eterno scandisce la sua danza.

    Tutto questo, Massimo, ci racconta; e ci richiama alla suspense che c’è in ogni giornata della vita, dove non sappiamo come andrà veramente a finire, quali incontri arriveranno, quali destini incroceremo e aspettiamo la notte per vedere cosa succede, quale magia può arrivare.

    Così questo libro ci attrae e ci spinge a proseguire fino alla fine, ci chiama verso l’ultima pagina, perché in ogni pagina il mistero si infittisce, perché il mistero ci chiama all’allargamento della coscienza, a una visione più larga, dove le cose sono come sono e dove le immagini hanno la stessa consistenza della materia del reale.

    Mistero-magia-eternità sono le tre voci che chiamano il protagonista del racconto, Giulio.

    Chissà quante volte avranno chiamato Massimo?

    Forse tutti i giorni, ogni minuto, ogni secondo.

    Per forza, è un uomo della psiche.

    Raffaele Morelli

    Direttore della rivista Riza Psicosomatica

    A mio padre,

    e a tutti quelli che credono al succedersi di molte morti e rinascite,

    anche nel corso di una sola vita.

    Prologo

    L’aria evanescente, che si diffonde tenue dalle imposte socchiuse, accarezza la tranquillità di una sera festiva, tiepida e sottile.

    È un momento adatto per riordinare carte e libri, prima che questa tenue aria divenga vento, e si carichi di polvere, pronta ad ammassarsi, e depositarsi, ricadendo, fino a ricoprire ogni cosa, fino a trasformare ogni cosa in polvere.

    Fintanto che si muove solo questa brezza leggera è il momento; non devo indugiare oltre.

    E dunque riprendo in mano i miei vecchi scritti, anche quelli ancora non pubblicati, e comunque già vecchi anche loro.

    Non so bene come metterli via, in quale ordine disporli.

    Tempo addietro avevo avuto l’idea di farne una raccolta per argomenti, che, in un primo momento, volevo intitolare Le categorie.

    In seguito avevo pensato di elaborarli meglio, secondo la loro origine, come casi clinici.

    L’idea iniziale, tuttavia, è sempre stata preponderante, e invadente.

    Forse è per questo che non ho più pubblicato molto, negli ultimi anni: quasi per una sotterranea ritrosia a delimitare nella clinica quello che le persone vivono, e provano, e soffrono, nella loro esistenza.

    Tra le varie storie, quali quella di Fabio, di Carla, dell’uomo perseguitato, tragico e colpevole a un tempo, e quelle inedite, ma già concluse, di Letizia, di Jolanda, e altre ancora, ho ritrovato l’abbozzo di quella di Giulio, che avrei dovuto inserire in un lavoro sulla Depressione.

    Vero è che non sempre una storia si può raccontare: spesso coinvolge troppe persone, mostra troppe intimità.

    Si rischia di dare in pasto a curiosi e sprovveduti, e dunque fuori luogo, e pericolosamente, situazioni che meritano comunque rispetto e cautela.

    È disdicevole raccontare senza riguardo, e, soprattutto, senza utilità, fornendo ai lettori solo il gusto distruttivo del voyeurismo.

    Ma come fare, peraltro, se proprio certe storie, a cui si dovrebbe accordare il massimo riserbo, contengono le questioni di maggiore interesse, le implicazioni più rilevanti?

    Pertanto ho deciso di operare in altro modo, talché niente sia riconoscibile, eppure tutto attinente.

    Dunque riferirò una storia non mia, che non mi riguarda, reale solo in parte, ma estremamente vera nell’essenza.

    È avvenuta altrove, in altri paesi, in altri tempi, e comunque non proprio così.

    PARTE PRIMA

    Il viaggio di Giulio

    - 1 - Ricordo di una cena con Marco (26 marzo 1988, ore 17)

    - Hai visto…? -

    - No. -

    - Ma…, Marco! Se non mi hai neanche fatto finire di parlare…-

    - Non importa. È lo stesso. -

    - Come è lo stesso? Non ti ho neanche detto che cosa! -

    - Appunto! Come posso aver visto io una cosa che hai visto tu, senza di me?

    E se anche io l’avessi vista, indipendentemente da te, credi che avrei visto la stessa cosa che hai visto tu?

    Tutt’al più avrei visto una cosa che ho visto io, forse con te, forse da solo, ma non la tua.

    Pertanto la mia risposta non può che essere: no -

    - Marco, sono più di vent’anni che mi raggiri con i tuoi sofismi, o con le tue questioni sulla fine e sul ritorno dei tempi!

    Ti volevo chiedere solo se avevi visto il mio ombrello, va bene? -

    - Bene. Dunque vedi che avevo ragione?

    No, non l’ho visto. -

    - Allora si vede che l’avrò lasciato in macchina; eppure…,

    Pioveva, quando siamo entrati al Ristorante, no? -

    - Sì. Ma forse tu non avevi un ombrello.

    E poi sei arrivato prima di me -

    - È vero, lascia perdere.

    Il mio ombrello di sicuro è in macchina.

    Anzi, ora mi ricordo.

    Quando ne sono sceso non pioveva affatto.

    È cominciato a piovere quando sei arrivato tu -

    - Deve essere stata un’eccezione.

    In genere porto il sereno, e non la pioggia –

    - Ah ecco! Ti pareva?

    Va bene, va bene.

    Tu sei il sereno e io la pioggia.

    E pensa che per tutta la sera mi sono trattenuto dal parlarti delle mie tristezze.

    Ma…, è ancora presto.

    Ti accompagno a casa, beviamo qualcosa, e parliamo ancora un po’. Ti va? -

    - Cosa? Dopo che ho schivato la pioggia, ora mi inviti a un temporale? -

    "Era così.

    Molte volte non si riusciva a parlare seriamente.

    Ma poi, quella sera, invece, avevamo ripreso i nostri discorsi.

    E tu, Marco, quando mi dicevi:

    - Lascia perdere, che te ne importa? È proprio quando prendi troppo sul serio le cose che togli loro la vita -

    Marco, quando mi dicevi:

    - che in realtà la solitudine è altra cosa, rispetto al vivere da soli -

    Quando mi dicevi:

    - che, anzi, è meglio: fare delle cose insieme con gli altri, ma non a ridosso, come a schiacciarsi -

    Mi dicevi:

    - a forza di stare troppo insieme non ci si riconosce più -

    Ma quella sera, Marco, cercavo di giustificarti la mia scelta, che non avevi condiviso, cercavo di spiegarti il perché del mio coinvolgimento con Claudia.

    In qualche modo cercavo di dirti:

    - Vedi? Il mio ricordo è ancora preso dalla magia dell’inizio.

    E proprio questa sensazione di magia ha offuscato il discernimento e precipitato le scelte -

    Avrei voluto descriverti nell’essenza il mio incontro con Claudia, convincerti della mia impossibilità a sottrarmene, pur ammettendo, ora, col senno del poi, che avrei dovuto capire la pericolosità di quel rapporto.

    I colori dell’azzardo contrapposti a quelli della sicurezza,

    gli attraenti sapori della conquista,

    la facile illusione del possedere

    e la suadente ebbrezza del lasciare,

    del perdere, del buttar via.

    Come un vortice di scintille,

    come un’afa estiva priva di vento,

    gli occhi di una mai sopita adolescenza incontrano abbagli di raggiungimento.

    In un tepore d’inquietudine,

    il tenue incanto di un’apparenza,

    o, chissà, di una somiglianza,

    accende un lumeggiare di albeggianti promesse,

    e turba le tranquille abitudini.

    L’intangibilità di un idolo riverbera sulla credulità ingenua,

    come di fronte a un primo amore mai consumato.

    La sua evanescenza traccia rivoli di incomprensione,

    ed eccita brame di possesso.

    Luogo di raggiro e di falsità,

    luogo di contesa,

    quello in cui si adagia una relazione carica di bisogni di affermazione.

    Solo molto tempo dopo l’alternarsi dei nomi,

    solo allora,

    in seguito a un lungo corteo di cadute e di riprese,

    solo in tarda lontananza,

    precipitano i convincimenti, affievoliscono le immagini.

    Molte volte le sembianze più catturanti muoiono precocemente.

    È la loro sepoltura a essere piuttosto tardiva.

    Avevi ragione tu, Marco!

    Per fortuna che, poi, con l’ironia della nostra dialettica, riuscivamo a distrarci, continuando la ricerca delle verità, con serietà illusoria.

    Ricordi quell’altro dialogo, Marco, quando mi dicevi:

    - In definitiva, come si fa a dire che cosa è vero e che cosa non lo è? -

    E io ti avevo risposto: - È vero! -

    E tu: - È vero che non si sa che cosa è vero? Oppure non è vero, nel senso che si sa ciò che è vero? -

    E io: - No. Volevo dire che quello che abbiamo detto è vero -

    - Ma se abbiamo detto che non si sa quello che è vero, come possiamo dire cosa è vero e cosa no? -

    - Ma volevo dire che è vero che non si sa -

    - E dunque, neanche questo è vero si può sapere se è vero… -

    Anche ora: sarebbe stato meglio per me ritrovare i nostri dilemmi insensati, piuttosto che trovarmi su questa strada, su cui sto viaggiando non so perché, né per dove.

    Marco, quando mi dicevi…

    E adesso, cos’altro mi potresti dire ancora?"

    - 2 - Lungo la strada

    "Quel luccichio sotto gli alberi, dietro la curva.

    Lasciava intravedere le figure di due donne, con delle ceste,

    che si avviavano verso il casolare a ridosso

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1