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Tra i resti del Palazzo
Tra i resti del Palazzo
Tra i resti del Palazzo
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Tra i resti del Palazzo

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Carole è una giovane restauratrice  nata a Tel Aviv, di madre italiana e padre inglese.
Carattere inquieto ma determinato, opera a Milano in un cantiere di restauro situato nel centro storico nei pressi della zona archeologica tra l'antico Foro romano , Piazza San Carlo Borromeo, e la Basilica di  Sant. Ambrogio . 
Il suo interesse per l'arte e la storia valica la normale passione, portandola a cercare  tracce che la legano inconsapevolmente, al suo destino. NUOVA EDIZIONE AGGIORNATA 2023
LanguageItaliano
Release dateSep 30, 2018
ISBN9788829519019
Tra i resti del Palazzo

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    Tra i resti del Palazzo - Enrico M.Colosimo

    Tra i resti del Palazzo

    Romanzo di Enrico M. Colosimo

    Saggezza... questo è tutto ciò che sappiamo di questa ragazza: pur stando nella luce pesante del sole greco-asiatico, il vento che ispirava dall’Asia, greve di ardente mirra e di spezie persiane, era però temperato da una brezza occidentale che portava nella sua forza, e nel suo mordente salino, l’immagine di un’altra, soverchiante, con gli occhi ombreggiati dall’orlo dell’elmo, la dea, l’indomita.

    Hilda Doolittle

    Indice

    1-Venerdì, Veneris ( Η μέρα Ἀφροδίτης),

    2-Saturne, noli me prodere ( χαῖρε Κρόνος μὴ μοί προδίδωμι)

    3- Cereris adventus ( Η άφιξη της Δήμητρας)

    4-Proserpinae quies ( Η ἀνάπαυσις τῆς Περσεφόνη )

    5-Lunedì, Dies Lunae ( Η μέρα Σελήνης)

    6-Deus ex machina (Απὸ μηχανῆς θεός) Indice

    7-Giuliano, tra i resti del Palazzo, I ulianus, inter reliquias Palatii (Ιουλιανός, ἐν κειμήλιον του Παλατιού)

    Prologus ( πρόλογος)

    1-Venerdì ,Veneris (Ημέρα Ἀφροδίτης),

    Volevi parlarmi Ruggero? Ho fatto più in fretta che potevo.

    Carole ha il respiro veloce, nonostante il volto celi affanno.

    Scendere nove piani di ponteggio in un batter d’occhio non è uno scherzo, la rapidità è il suo tratto distintivo.

    Tuttavia, l’architetto non la degna neppure di uno sguardo, concentrato com’è, o almeno sembra, nella delicata operazione di far aderire un lacerto di intonaco decorato al supporto in pietra. Neppure un cenno di assenso nei confronti della ragazza.Nulla.

    Lei dal canto suo, vedendolo rannicchiato all’interno dell’edicola in modo così strano, si trattiene dal ridere.

    Stai pregando?, domanda sotto lo sguardo divertito di Bolognesi, l’assistente di lui il quale, naturalmente non la prende bene. Si volta fulminandoli entrambi con lo sguardo. Il titolare pretende silenzio assoluto quando esegue interventi del genere.

    Tuttavia, lei continua a parlare come se niente fosse.

    Interessante … Però... La quota del pavimento attuale comunque è troppo alta per non nascondere buona parte dell’edicola, l’intradosso del portico in questo punto è più basso, le altezze non sono coerenti. Scavando si troverebbero elementi importanti, informazioni che potrebbero tornare utili per una lettura completa dell’opera ...Ah, come mai tutta la parete è spanciata? Sembra che nasconda dell’altro.

    Si chiama tabernacolo replica in modo saccente Ruggero senza alzare la testa dal manufatto.

    Il nome appropriato è edicola, essendo di impronta ellenistica. Tabernacolo era un termine adatto all’epoca paleocristiana risponde Carole.

    Bolognesi abbiamo un ‘esperta di arte e architettura arcaica! commenta sprezzante l’architetto

    Arte classica, non arcaica Ruggero. Si, sono una studiosa del periodo, lo amo. Ciascuno coltiva i propri interessi, spero tu non abbia nulla da aggiungere al riguardo. È comunque è raro trovare la pietra d’Istria da queste parti, lontane 500 chilometri dalle cave della X regio Istria, ma forse. neanche tanto essendo un territorio importante per gli Imperatori dell’epoca..

    Va bene studiosa... è un tabernacolo di poco conto di pietra non so che..., si vede lontano un miglio, che è stato rifatto nell’ 800, altrimenti non l’avrebbero ricoperto

    Come fai a dirlo? Io non ne sarei così sicura.

    Un lungo sospiro infastidito dell’uomo: l’aria si fa pesante, ma lei ostenta tranquillità, anzi. Osserva tutto il portico loggiato; nell’attesa di una benché minima attenzione da parte di Ruggero e di sapere il motivo della convocazione, si spolvera con le mani la tuta bianca. Questa volta la sua attenzione si cade sui pilastri del portico.

    Che strano ... dice ad alta voce.

    Che cosa, strano...? le chiede Bolognesi.

    Non si vede il basamento delle colonne. Neppure toro, scozia e plinto sono visibili...Le scanalature del fusto sono rovinate... Anche i capitelli sono ricostruiti alla bell’e meglio per essere assimilati alle volte. In origine, molto probabilmente erano corinzi...

    In effetti è vero...Bella disamina sul serio, Carola sei molto acuta e attenta. Dice l’assistente dell’architetto, senza che Ruggero presti attenzione ai loro discorsi, o fingendo di non prestare attenzione... concentrato com’è a consolidare i supporti … o fingendo di consolidarli...

    Trascorre ancora qualche attimo e dato che il responsabile del cantiere continua nell’opera, si sposta un po’ infastidita verso il centro della corte a osservare i ponteggi che si innalzano verso l’alto: sembra che sfiorino il cielo. La luce del crepuscolo rivela i colori delle case pronte ad accogliere la sera: le nuvole sono attraversate da uccelli migratori. Si sente persino il richiamo degli ultimi arrivati nel firmamento della città, i gabbiani. Ma aldilà dei toni delicati del tramonto imminente, anche per lei la condiscendenza ha un limite:

    Visto che sei così impegnato ritorno più’ tardi, stavo terminando un intervento su un fregio insieme a Laura.

    Cristo santo! - impreca l’architetto- Si è rotta la siringa! Dammene un’altra Bolognesi, che sta colando tutta la resina tra le mani... Anche una spugna e uno straccio, presto!.

    Basta un attimo alle persone maldestre per riuscire nell’ impresa di sporcarsi. Non credi?

    Come hai potuto Ruggero? D’accordo l’ago, ma è da primato rompere la siringa e inondare di materiale tutto quanto nell’arco di 5 metri! Esclama l’assistente vedendo come il collante dalla siringa del principale sia schizzata sulla parete come una fontanella inarrestabile.

    Ci vuole molta pazienza quando si eseguono questi interventi; non bisogna essere frettolosi-continua serio dato che il titolare da grande permaloso quale egli è, non ha gradito la battuta- se vuoi ci lavoro io.

    Credi che sia la prima volta che lo eseguo?. Infatti, è proprio la prima volta.

    No assolutamente, Ruggero. Non lo so.... in effetti non ti avevo mai visto impegnato in queste operazioni... Comunque, l’ho detto per dare una mano, non arrabbiarti.

    Carole scuote la testa senza commentare. Non è il momento di discutere, la giornata lavorativa volge al termine e lentamente nel palazzo scende l’oscurità: è il segnale che l’attività di tutte le restauratrici del cantiere può ritenersi conclusa.

    Un profumo di cipressi poco distante dalla zona archeologica inonda un’aria solitamente impregnata di gas di scarico. Il traffico attraversa da anni i vicoli medievali indifferente alla storia, all’arte, e ai tesori nascosti dell’antica città.

    Già, l’antichità: il perimetro di quella che per due secoli fu Mediolanum, l’antica capitale dell’Impero Romano d’Occidente, nascosto tra mura non solo inconsapevoli del passato, ma inermi davanti al caos moderno. L’edificio si trova in Via Santa Maria alla Porta lungo l’antico decumano, l’asse viario che percorreva la città romana da est a ovest. Il palazzo si distingue dagli altri confinanti per un colore rosso pompeiano della facciata ormai sbiadito. Un palinsesto stratificato nel corso dei secoli, composto da un portale d’ingresso e volute ornamentali barocche che convivono con bifore in cotto tardo romaniche e parti di mattoni a vista. L’interno del palazzo è caratterizzato da un antico peristilio in parte ricostruito nell’XIX secolo, modificato da rifacimenti funzionali del Ventennio. Il luogo dove esattamente si trova Carole in quell’ istante.

    Testimonianze documentate da scavi archeologici e scritti di epoca tardo antica attestano le vicissitudini di un fabbricato alto-medioevale addossato all’area occupata dal Palazzo imperiale, il Palatium. Strati nascosti di cui pochi conoscono il reale valore storico.

    Tuttavia, l’intervento attuale non riguarda l’archeologia alla ricerca di frammenti del passato, ma consiste nel restaurare le superfici dei prospetti interni, consolidare la coloritura originale dei fregi, e le cornici delle finestre in pietra artificiale ivi presenti dal XVIII° secolo.

    Ciò che in effetti sta eseguendo la giovane assieme alle altre restauratrici.

    Il lavoro si svolge dalle 9 di mattina con la pausa di un’ora per terminare alle 17.30 / 18 di sera circa. Le operatrici, più una capocantiere poco empatica con il resto del gruppo di nome Rosalia, si organizzano nel lavoro sui ponteggi a coppie trascorrendo la giornata sull’impalcatura dove la luce autunnale e un cortile angusto obbligano ad usare già nel primo pomeriggio i fari da cantiere.

    Lei è abituata da tempo a situazioni e a difficoltà che si presentano spesso nei cantieri, affrontando qualsiasi aspetto del lavoro con entusiasmo e disciplina tipica dell’educazione anglosassone.

    Naturalmente fin da subito ha offerto la sua disponibilità a collaborare con le colleghe, che spesso preferiscono chiedere a lei consigli professionali piuttosto che condividere opinioni con la capo cantiere, incline maggiormente a dare ordini che a suggerimenti pratici.

    II

    Per tornare a Carole, dato che Ruggero è ancora affaccendato in un intervento chiaramente ostico, almeno per lui, consapevole come qualsiasi frase sia superflua si rivolge all’assistente:

    Forse posso scambiare quattro chiacchiere con te, visto che mi stai fissando da quando sono arrivata.

    Stefano Bolognesi ride imbarazzato. Del resto, come è possibile restare indifferenti a una ragazza slanciata, capelli biondi che incorniciano un volto fine dove spiccano due grandi occhi verdi? E con un fisico slanciato nonostante una tuta bianca la renda un po’ goffa.

    Questa volta nemmeno Ruggero può continuare a far finta di nulla: Che cosa fai? Ti stai distraendo? guardando in malo modo l’assistente.

    Poi, infastidito non solo dal risultato del lavoro ma soprattutto da parole testè ascoltate, rialzandosi in piedi dall’anfratto in cui è inginocchiato, si toglie i guanti, gli occhiali protettivi, mette nelle mani del collaboratore bisturi e siringa con gestualità quasi sacrale, ed eccolo finalmente davanti a Carole.

    L’espressione del viso sembra adatta ad annunci importanti.

    Sì … Ti ho fatto convocare perché volevo comunicarti che … -fermandosi un momento per gravare di un tono ufficiale quanto sta per dire - Il periodo di prova è terminato e.… da ciò che ho constatato... dopo aver sentito il parere dei miei collaboratori... Si ferma guardandola negli occhi con l’espressione del giudice che emette la sentenza contro l’imputato.

    E quindi? chiede la ragazza impaziente è incurante della sua enfasi.

    Quindi- questa volta senza incertezze-ritengo che tu non sia qualificata a lavorare con noi.

    Come?? Carole non sa se ridere o arrabbiarsi, e guarda istintivamente Bolognesi.

    Io non ne sapevo niente! risponde l’assistente per discolparsi.

    Fai silenzio! zittito immediatamente da Ruggero.

    Stai calma

    Il suo delicato viso è attraversato da un acceso colore rosso. Gli zigomi si gonfiano; solo per poco, perché subito dopo ritorna

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