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Io dormo, ma il mio cuore veglia: Quando il sogno è voce di Dio
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Io dormo, ma il mio cuore veglia: Quando il sogno è voce di Dio

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Partendo dall'analisi del fenomeno dei sogni, e tenendolo in sottofondo per tutto il suo testo, Mariadele Orioli ci parla di Dio. Non del dio astratto e senza volto della rivelazione cosmica, ma del Dio che parla, che comunica, che si rivela come persona.
Questo libro è la testimonianza del bisogno urgente di Dio di comunicare con i propri figli che vagano fuori dall'Eden alla perenne ricerca della "via del ritorno".
Anche il sogno può essere dunque voce di Dio, voce che acuisce la nostra nostalgia di lui... ma l'uomo moderno non lo sa più... Questo scritto ha il merito di ricordarcelo e di rimetterci in giusto rapporto con il nostro immaginario.
La prefazione è di don Divo Barsotti, fondatore della Comunità dei figli di Dio.
LanguageItaliano
PublisherRed Eagle
Release dateSep 25, 2018
ISBN9788829515684
Io dormo, ma il mio cuore veglia: Quando il sogno è voce di Dio

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    Io dormo, ma il mio cuore veglia - Mariadele Orioli

    14-16)

    Prefazione

    Non possiamo dividere l'uomo da Dio. Solo nella sua dipendenza da Dio l'uomo vive ed è.

    Dopo il peccato, l'uomo abitualmente non è più cosciente di questa sua dipendenza, ma questa dipendenza sussiste; egli nel suo peccato vuole affermare una sua autonomia e rifiuta inconsciamente di dipendere da Dio.

    Questa dipendenza però diviene più o meno cosciente quando egli si abbandona al sonno, e non è più lui, nella sua intelligenza e volontà, che intende guidare la sua vita. In questo suo abbandono, egli pertanto più facilmente è invece guidato da Dio. Se nella Sacra Scrittura più volte si insegna che Dio parla nel sogno, non possiamo non riconoscere che il sogno, più spesso di quanto non si voglia credere, può avere un senso e un carattere divinatorio.

    La mistica islamica parla di un mundus imaginalis , quella che noi chiamiamo fantasia. Il cristianesimo occidentale non ne parla mai, non si dà valore al mondo che sembra creazione della fantasia, della immaginazione dell'uomo. Ma si può dubitare che questo mondo sia totalmente vuoto di realtà; il mondo fisico non conosce la ricchezza del mundus imaginalis , il quale ha una profondità e una ricchezza che il mondo fisico non ha, eppure nel suo intimo l'uomo si apre a un'esperienza più viva dell'esperienza puramente sensibile.

    Non penso che si possa dire che sia pura creazione dell'uomo, ma è certo che solo il cuore dell'uomo è il luogo nel quale questo mondo si dispiega. Prima di divenire un mondo puramente spirituale, il mondo umano è invece questo mondo nel quale l'uomo prende coscienza di una realtà che per essere tutta interiore non cessa di essere vera; come spesso proprio l'esperienza di questo mondo dà all'uomo una sua grandezza e una singolare, anzi, personale esperienza di vita.

    L'insegnamento della Sacra Scrittura ci richiama ad una maggiore attenzione a quanto il Signore opera in noi: solo il rifiuto cosciente alla presenza e all'azione di Dio può sottrarre l'uomo all'azione di Dio, lasciandolo nella sua solitudine e in un mondo di tenebre.

    Né Giuseppe figlio di Giacobbe nell'Antico Testamento, né Giuseppe sposo di Maria nel Nuovo hanno dubitato che nei loro sogni fosse Dio che comunicava loro la sua volontà, e li guidava al compimento di un disegno che essi non conoscevano e che per il loro sogno si faceva invece manifesto.

    Tutto quello che l'analisi psicologica può dirci per interpretare i sogni ha certo un suo valore, purché si risalga dalla pura psicologia umana all'azione segreta ma continua di Dio che non abbandona mai l'uomo, anche se questi abbandona Dio.

    Non dobbiamo tuttavia credere che sia facile l'interpretazione dei sogni: solo la purezza del cuore e l'umiltà possono dare all'uomo una percezione più vera di questa azione di Dio che agisce nell'uomo attraverso la sua stessa natura.

    Partendo dall'analisi del fenomeno dei sogni, e tenendolo in sottofondo per tutto il suo testo, Mariadele Orioli ci parla di Dio. Non del Dio astratto e senza volto della rivelazione cosmica, ma del Dio che parla, che comunica, che si rivela come persona .

    Il pamphlet è sorprendente: ora energico, ora polemico, ora incisivo e penetrante, ora quieto nella sua espressione, ora grido quasi angosciato… Si fa leggere di un fiato. E, al termine, è la testimonianza del bisogno urgente di Dio di comunicare con i propri figli che vagano fuori dall'Eden alla perenne ricerca della via del ritorno. I Padri della Chiesa avevano molto caro il tema dell'uomo nostalgico che vaga nel mondo sognando il momento del ritorno nel Giardino (a questo proposito si legga lo struggente Lamento di Adamo di Silvano del Monte Athos).

    Anche il sogno può essere dunque voce di Dio, voce che acuisce la nostra nostalgia di Lui… Ma l'uomo moderno non lo sa più… Lo scritto di Mariadele Orioli ha il merito di ricordarcelo e di rimetterci in giusto rapporto con il nostro immaginario.

    Consiglio senz'altro la lettura di questo libretto.

    don Divo Barsotti

    Casa San Sergio - Settignano (Firenze)

    Introduzione

    " Mi sento pieno di parole, mi preme lo spirito che è in me. Parlerò e mi sfogherò. Non guarderò in faccia ad alcuno, non adulerò nessuno " (Gb 32,18)

    Il mio è soprattutto uno sfogo, e tutto ciò che scrivo nasce da considerazioni personali sulla base della mia esperienza: nessuna intenzione, perciò, né di scavalcare la scienza né tantomeno di giudicare i sacerdoti o la Chiesa. Assolutamente no. Mi scuso anzi se la foga del discorso può avermi portata a posizioni presuntuose. Non è mio desiderio polemizzare, e non ho alcuna nuova verità da proporre. Semplicemente, certe riflessioni dello psicanalista C. Jung, anche se non cristiane, mi hanno provocata a esprimere pensieri e sensazioni.

    Degli scienziati del profondo di cui ho letto, Jung mi è sempre sembrato il più disponibile a riconoscere il mistero e a prenderne atto, e le sue considerazioni mi hanno spesso fatto pensare. Sarò comunque ben felice di scoprire che qualcun altro che non conosco, possibilmente anche all'interno della stessa Chiesa, può essere più esauriente di Jung. Anzi, questo è forse lo scopo ultimo di questo mio sfogo: scoprire che certe mie esperienze sono state del tutto casuali e isolate, e che perciò mi sto sbagliando, perché la realtà non è così pessimistica come la sto vedendo.

    Mi sembra che l'aspetto più caratteristico della teoria di Jung sia il fatto che essa stimola e conduce a decisioni etiche. Credo infatti che per noi cristiani il suo grande merito stia proprio in questo, nell'aver impresso alla psicologia del profondo una svolta religiosa. Anche se affronta i problemi secondo un'ottica non cristiana, da un lato il suo modo di considerare le nevrosi come sintomi di disagi esistenziali e come espedienti della natura per aprire all'anima la via della sua piena manifestazione, e d'altro lato il suo modo di concepire la struttura psichica esaltano la spiritualità dell'uomo e tutta la carica di mistero insita in lui. Anzi, forse proprio perché non si tratta di un approccio cristiano, si evidenzia maggiormente il carattere religioso della scienza quando non è accecata dalla presunzione di onnipotenza. Inoltre, nonostante le critiche di ogni genere rivolte da sempre a Jung, il suo studio appassionato e scrupoloso, fenomenologico, sì, ma guidato dalla intelligenza del cuore, credo possa contribuire a farci accostare al Cristianesimo con spirito anche scientifico e farci scoprire come la nostra fede abbia radici profondamente e universalmente storiche.

    E mi sembra importante che la Chiesa, in un momento della storia così difficile e pagano, non scoraggi l'anelito al mistero che palpita nel cuore di ogni uomo, anche il più materialista, e che sia disposta ad offrire al mondo d'oggi, così disincantato e represso (nonostante esso si vanti del contrario), la possibilità di recuperare il linguaggio dimenticato dei sogni per ritrovare uno spazio nuovo di dialogo con Dio che non sia più soltanto il monologo della preghiera personale a senso unico, ma si apra anche all'ascolto di ciò che Dio vuole comunicare direttamente ad ognuno, nei modi e nei termini che lo Spirito suggerisce.

    " Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica" (Lc 8, 21).

    Non è facile ascoltare la Parola di Dio, accoglierla semplicemente e umilmente, in qualunque linguaggio ci venga comunicata, riceverla senza veli e senza censure, senza maschere e senza sottili interpretazioni, che si rivelano poi del tutto inutili quando si tratta di vivere concretamente, nel proprio quotidiano, la volontà di Dio.

    Credo che, al di là di tutto, oggi come duemila anni fa l'unico Maestro, l'unico Padre, l'unico Ispiratore, l'unica Via, l'unica Verità sia sempre il Signore. E Lo credo Sapiente, Amoroso, Onnipotente, e come tale capace di insegnare, di correggere, di amare, di… creare oggi come un tempo, nell'universo come nel cuore di ogni uomo, nella storia dei popoli come nella vita di ognuno.

    Quando ho parlato in confessione delle esperienze di certi miei sogni e di insegnamenti ricevuti misteriosamente nel sonno, che hanno offerto alla mia vita soluzioni imprevedibili e determinato svolte decisive, ho incontrato sì sacerdoti illuminati e aperti, ma anche persone chiuse, indottrinate e teoriche, che mi hanno fatto sorgere dubbi sul tipo di fede che pretendevano di impormi e una profonda sfiducia nella possibilità di parlare di certe cose. Ora io conosco i sacerdoti con cui posso aprirmi liberamente, e so che non posso farlo con chi non conosco, per non rischiare l'accusa di essere ingenua o, peggio, superstiziosa.

    Certo, si tratta di un argomento delicatissimo e pericoloso. Ma credo che la cattiva fama che i sogni hanno accumulato nei secoli sia dovuta in gran parte all'uso superstizioso e negativo che ne è stato fatto, e anche perché non sono stati forse sufficientemente e seriamente studiati in seno alla Chiesa. In passato si è abusato moltissimo degli angeli e dei demoni (come del resto si sta tornando a fare, soprattutto per quanto riguarda gli angeli), per cui la Chiesa è giustamente intervenuta con rigore e ha messo un freno a tutto quel miracolismo che spesso cadeva (e tuttora spesso rischia di cadere) nel superstizioso. Di conseguenza, si è formato nel mondo cristiano un modo di pensare in sintonia con il naturalismo e il razionalismo, per cui si tende a cercare in tutto spiegazioni naturali e, dove non fosse possibile, si vogliono trovarvi segni di suggestione o di esaltazione. E così, mi sembra, si è passati da un eccesso ad un altro.

    Ora io sento l'esigenza di scoprire, proprio all'interno della Chiesa, risposte più sistematiche e approfondite, per recuperare una ricchezza inestimabile che da sempre Dio offre all'uomo, ma che l'uomo troppo superficialmente ignora, usa male, distrugge.

    Scrive Jung: " È più che naturale che io abbia sempre avuto in mente il problema della relazione del simbolismo dell'inconscio con il Cristianesimo e con le altre religioni. Non solo lascio aperta la porta al messaggio cristiano, ma ritengo che stia al centro per l'uomo occidentale.

    Mi interessava… la relazione tra la figura di Cristo e la psicologia. Inoltre non consideravo Cristo come una figura spogliata di tutti gli elementi esteriori… Mi si presentò anche il problema della figura storica, dell'uomo Gesù. È una questione importante, perché la mentalità collettiva del suo tempo si riversò su di lui, un quasi sconosciuto profeta ebreo… Sarebbe un vero errore di interpretazione considerare puro caso il fatto che Gesù, il figlio del falegname, abbia predicato il Vangelo e sia diventato il Salvator mundi . Deve essere stato una personalità dotata di dimensioni eccezionali, per essere stato capace di esprimere e rappresentare così compiutamente la generale, sebbene inconscia aspettazione del suo tempo. Nessun altro avrebbe potuto essere il portatore di un tale messaggio, se non proprio questo uomo Gesù".

    Credo sarebbe molto importante e anche bello recuperare il contatto personale con questo Gesù-Uomo, che è necessariamente la porta che collega la realtà psicologica, e quindi squisitamente umana, di ogni uomo con la sua realtà più profonda e spirituale.

    Per non affrontare questo argomento in modo unilaterale e quindi per forza riduttivo, ho chiesto il contributo di chiunque fosse disponibile a esprimere pensieri e riflessioni sulla base di alcuni stimoli proposti nel capitolo " Somnia a Deo missa", offerti dalle parole di Jung e da brani della Sacra Scrittura.

    La maggior parte delle persone contattate ha rivelato un disagio evidente, una malcelata paura a parlare di certe cose, una reticenza profonda a toccare questo argomento. Sono arrivata perfino a pensare di aver mancato di tatto affrontando un tabù e di aver rischiato troppo, anche se in buona fede.

    Di tutti coloro a cui avevo chiesto un contributo di pensiero, hanno risposto solamente in due, uno dei quali ha chiesto di restare anonimo:

    " Prima di andare a riposare cerco, per quanto mi è possibile, di entrare in comunione con Dio attraverso la preghiera; cerco di portare il mio cuore nella pace interiore… Quando mi addormento mi sento rilassata, tanto che entro in un sonno profondo. Il più delle volte dimentico purtroppo i sogni, ma la pace interiore resta e ricevo forza e vigore per vivere la nuova giornata… Sogno dopo sogno mi sono convinta che il Signore parla di giorno e anche di notte… Ci vuole molto discernimento, tanta preghiera, e inoltre semplicità e umiltà… Il sogno per me è un mistero, difficile da spiegare, solo se si passa attraverso la grazia di Dio si può interpretarlo. Il modo più semplice per interpretare il sogno è, secondo me, trasmettere quel bene che durante la notte abbiamo ricevuto da Dio e, nel silenzio e nell'umiltà, lasciarsi inondare dal suo Amore che traspare dal nostro corpo."

    Gianna Raymond ha scritto: " Nel sogno l'Angelo del Signore si manifesta a chi è già pronto, ossia che vive l'essere giusto, nel linguaggio biblico. È una certezza per chi è visitato, ed è azione da compiere, per cui si nota, come in San Giuseppe, la pronta obbedienza. Penso che anche oggi il Signore possa agire nel sogno. Tuttavia, essendo oggi così mescolata la vita alla psicanalisi, agli stimoli così brutti che arrivano dalla televisione e dalle relazioni travagliate, penso sia difficile riconoscere l'autenticità del sogno rivelatore. Ci vuole molta purezza e il canale aperto della vera preghiera,

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