Asmahan
By Edda Tassi
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Book preview
Asmahan - Edda Tassi
Giotto
1
Quanta fortuna occorre
per girare all’improvviso
in fondo al paesaggio dipinto
ed entrare senza far rumore
nel campo dei miei miracoli!
Quanti errori aggiustati, cancellati
per vivere ancora alla ventura
libero, col merlo dentro al biancospino.
Ciao, impiccàti sopra la collina
appesi agli alti alberi.
Non posso sciogliere la corda
non ho tempo da perdere con voi.
2
Mi preparo per il secolo rosso
velluto sulla foresta nordica
dove il nobile alce gioca coi cuccioli
e polvere di seta verso sud
sotto il sole e il leone famelico.
Chi ero? Voi lo ricordate?
Oh, non fa niente, meglio così.
Qualcuno mi conoscerà ora
nella Russia sconfinata degli zar
pensando d’aver inanzi un fantasma.
Guardate la mia mano aperta
la misteriosa linea di un’origine
incerta quanto i solchi della vita.
Ammirate il vestito azzurrino
che spicca audace, mentre attorno
si fa lentamente oscuro e morto.
3
Quando salta il contatto elettrico
e la pelle della metropoli si screpola
come avesse una lebbra corrosiva
tu non sognare di ripulire banche
e mercati straboccanti di delizie
ma precìpitati nel bosco dei platani.
Calpesta le foglie secche, affonda i piedi
inciampa, e un albero ti catturerà nel suo tronco
scavato come profonda caverna.
Tu parlerai con l’omino del silenzio secolare
non infettato dall’alito cattivo
del drago verdognolo della metroferro.
Lui è gentile con chi comprende
la lingua del fango e del legno
e il divertimento della polvere.
Quando tu tornerai a casa
avrai un altro respiro
di cosa immobile e viva.
.
4
Prendono in giro il guitto Semplicione
battezzato col nome di Pacione
i predoni del deserto senza sabbia
avidi nei loro truci tabarri.
Per buona sorte , Eros è altrove
nascosto al mondo, sigillato
nella dimora di risposte senza domande.
Gli amori nascono così a caso
dove nessuno arriva a cercarli
nel mezzo del sorriso e del pianto
tra le spore d’una pianta antica
che raramente offre un fiore delicato
e mai frutta di che saziarsi.
5
Come in un nastro girato
eccomi qua, all’inizio. Ma non è vero.
Come allora odiano la mia ricca armonia
e preparano trappole mortifere
che scattano addosso a loro.
Quanto è triste chi non può
mai affacciarsi alla fonte
e specchiarsi amorevolmente
incurante dell’altrui follia
che sfocia in cielo come tromba d’aria.
Lasciate che il sonno più lungo
vi avvolga nel suo tanfo.
Quando vi risveglierete, guardate
su in alto, oltre i mausolei
e mi vedrete ancora, imprendibile.
Tanta patetica invidia per nulla
contro una liscia pietrina fluviale
che scivola nelle sue trasformazioni
trastullandosi ben a fondo.
6
Da quanti morti ammazzàti
ci sono nella trucida Roma
è naturale che ad ogni passo
ci sia una chiesa, un altare
un angelo vendicatore armato
e preti,e monache pietosi
in aiuto di chi sosta sfiancato.
Qui s’impara a mentire
dal popolaccio cinico e vile
che sputa sul sale e sulla terra
credendo non debba mai venire
la dolce suora con la falce arrotata.
E’ un giorno qualsiasi nell’Urbe
quando in sogno m’appare
la burlona divoratrice spaziale.
Se vi fischiano le orecchie
è il suo passo che rimbomba ultrasuonico.
7
Prigioniero dietro la rete arrugginita
in compagnia di formiche e cetonie
dal bianco giardino all’orto smeraldino.
Ritratto come la più bella cosa al mondo
io ricordo il percorso a ritroso
ora che l’ho abbandonato
e vago per vasti possedimenti.
Fughe continue e ritorni
m’han fatto giungere qui
allievo dei pianeti allineati
lassù, noncuranti e fissi
con gli occhi sgranati come perle.
Forse potrebbe piacermi
rimanere in questo spazio
che scompare con la luce
ma fa vedere nella tenebra.
8
Ho come aiutante assiduo
il monaco cellaio, cuoco speciale
per la felicità d’ogni