Cate e Uk nell'estate "stravolgente"
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Cate e Uk nell'estate "stravolgente" - Maria Teresa Codovilli
persona!)
CAPITOLO PRIMO
Vacanze, beate vacanze!...
; eh sì, chissà quante volte abbiamo udito e condiviso in pieno questo logoro modo di dire, con espressione sognante, specialmente durante le tappe più indigeste di un lungo-stralungo anno scolastico, o nell'atmosfera grigio nebbia di un ufficio modello, magari gratificati da un qualche collega, o da un capo, esperti di mobbing...
Vacanze, beate vacanze!...
; beh, vi garantisco: non sempre è così. I luoghi comuni, anche i più triti e ritriti, a volte non ci azzeccano un granché con la vita reale. Volete una prova, un esempio esemplare
?
Zoomiamo allora in una zona ben specifica del nostro meraviglioso pianeta, nel continente Europa: una zona sull'Adriatico che delle vacanze estive ha fatto da tempo il proprio vanto ed emblema
.
Esatto! Siamo in Romagna, in una frazione di paesotto più interno, in prossimità di una rinomata e ospitale cittadina situata sulla costa. E, riguardo al periodo dell'anno, ci troviamo nell'agognato mese di giugno, quando, appena chiuse le scuole per la maggioranza dei fortunati, l'entusiasmo ritrovato, il tempo libero, il sole, l'allegra compagnia e quant'altro fanno letteralmente volare i piedi e tutto il resto a spiaggia, tra le onde e il divertimento della riviera.
Ma la scena inquadrata dallo zoom non è precisamente festosa...
E la faccia del personaggio che abbiamo messo a fuoco, ohi, non è davvero il ritratto della soddisfazione. Perché?...
Ascoltiamo dunque insieme i mugugni della ragazzina, ed entriamo con quel tot raccomandabile di empatia e di indulgenza perfino dentro i suoi ragionamenti inespressi (SÌ: se lo vogliamo con la forza dell'immaginazione e dei sentimenti, ebbene: ciò È POSSIBILE!).
' Vacanze, beate vacanze
, grrrrr, sarà da vedere!... Mi sa che non me la raccontano giusta neanche un po’.
Quest’anno le mie favolose-vacanze-al-mare sono iniziate in un modo talmente SGONFIO che più sgonfio non si può: si è conclusa la scuola da una settimana appena, e adesso mi tocca sfacchinare avanti e indietro peggio di una schiava, per le nespole iellate nere! Tutto per questo DISASTRO DI TRASLOCO che non finisce più.
Quando finalmente mi trascinerò a spiaggia, gasp!, in acqua saprò fare solo IL MORTO, oppure me ne starò lunga stesa sotto l’ombrellone... Quasi quasi stavo meglio in classe, con quelle piaghe di insegnanti e i miei compagni. Positivo: l’intero stock dalla A
alla Z
; da quella sagoma della Silvia Aladini che ogni tanto ritrova la sua lampada col Genio incorporato, allo Zuffardelli che s’azzuffa con tutti, perfino col banco. Garantito: TUTTO è preferibile al T.D.T. (= Trasloco Da Trauma), sigla della sottoscritta, aùff, di Caterina Iside Del Bene, aùff, finché mi esce ancora fiato, AUFFF!...'
Così andava sbuffando e ruminando tra sé la quasi teenager, chiamata in modo più sintetico Cate (e spesso e volentieri soprannominata – tra l'altro – Strùffola, anche per ricordare con affetto l'inventrice dello stravagante nomignolo, cioè Iole, la nonna paterna, morta qualche anno prima). E nel frattempo Cate si sgranchiva i muscoli indolenziti e si asciugava il sudore che ammosciava parecchi ciuffi della rigogliosa capigliatura rosso fiamma – questo colore era davvero intonato al temperamento vivace, estroverso e, a volte, perfino troppo irruente ed esplosivo della nostra protagonista –. Ogni tanto aveva bisogno di fermarsi e di tirar fiato, e i suoi occhi – bellissimi, di un magico viola caldo e intenso assai particolare – vagavano sconcertati tutt'intorno, sulla scena a dir poco deprimente.
Dovunque si guardasse nella ormai ex abitazione della famiglia Del Bene, pareva di essere capitati dopo un naufragio, fra i detriti accumulati lungo una spiaggia desolata durante la bassa marea. Infatti in ogni stanza si procedeva a slalom tra vere e proprie dune di oggetti riaccatastati ogni volta un po’ più in là, nel marasma che sembrava non esaurirsi mai.
'Sob, in compenso mi esaurisco io', considerò la ragazzina 'Mi sento tutta rotta a forza di carreggiar ciarpame. Non immaginavo proprio che impelagarsi in un trasloco fosse una tale catastrofe! Beh, io almeno non resto ingobbita in stile-babbuino-anchilosato, per ore, come i miei genitori; ohi, più che travolti sono STRAvolti da questo stress megagìga
di trasloco! La mami poi non pare più lei...'
Infatti la signora Giulia, di solito così elegante e padrona della situazione, alla fine di quel duro pomeriggio di lavoro sembrava pure lei uno strano ammasso polveroso e semovente, quasi informe, ormai del tutto mimetizzato tra i mucchi della roba da esaminare per la cernita. Unico segno d'indubbia identificazione, il periodico ripetersi dell'affannosa tiritera:
- Questo sì... Questo no... Ma come abbiamo fatto ad accumulare tanta roba inutile?... Accidenti a tutti i traslochi! Questo no, questo sì, questo no. Nonnepossopiùùù… Svelta Cate, anche questi due sacchi sono da buttare. Attenta che inciampi, passa più in qua… Dai Luigi, non abbiamo ancora finito coi cartoni della soffitta? Giuro che nella casa nuova farò la cernita almeno una volta all'anno: non è possibile ingolfarsi così! -. Stridula e insistente come una saracinesca fuori sesto, la voce della mami trapassava i timpani della figlia e quelli del marito. (Mm, lui forse riusciva a continuare imperterrito l'ingrato lavoro facendosi coraggio al pensiero della prossima uscita a bordo del peschereccio dei Trùcioli, i numerosi fratelli-e-soci del suo collega e grande amico Giovanni).
Ammirando la pazienza rara di suo padre, la Strùffola si disse: 'Ve’, una buona volta deciderò anch’io di affrontare il largo sulla gloriosa Triglia Corsara
; tanto, pure qui sulla terraferma ho tutti i sintomi del mal di mare, nausea inclusa...').
- Cateeee, spicciati; non decollare come il solito con le tue benedette fantasticherie! Ci saranno parecchi altri sacchi pronti da buttare, sai? Chi si ferma è perduto
-
Proverbio o non proverbio, anch'esso trito e ritrito, bisognava proprio obbedire: il trapano umano non dava tregua.
Fifty-fifty tra lo spazientito e il rassegnato Caterina Iside afferrò i sacchi piazzati in modo precario dietro il babbo, dopodiché, tale e quale a un cammello piuttosto sull'ubriaco, scese di traverso i pochi gradini, semisepolta sotto le due gobbe a mongolfiera. Secondo le istruzioni urlate a tutto decibel dalla mamma, per risparmiarsi almeno un viaggio raccolse in giardino anche il rotolo delle incerate di scarto (due tovaglie copri-tavolo da esterno, ormai ridotte in stato pietoso); brontolando meglio d'una caffettiera si ficcò l'involto sotto un braccio, poi, afferrate di nuovo come poté le due mongolfiere della spazzatura, s'avviò barcollando al cassonetto. E a questo punto... Badabam! Inciampò fatalmente nell’innaffiatoio, sempre fuori posto, e la più bernoccoluta delle due gobbe si sfasciò contro il barbecue. Risultato: sull’erba rinsecchita pile di indumenti ormai inservibili, calzature e giocattoli fuori uso, calze e guanti spaiati e qualche peluche mostrificato senza rimedio dai denti della Bumba (la barboncina dei nonni, grazioso animale da compagnia che, assieme ai suoi due cuccioli, di compagnia ne faceva anche troppa!)... Eh, ora gli antenati erano in montagna, fortunati loro, a rimpinzarsi di strudel e birra, perciò le belve
erano state affidate ai tre consanguinei rimasti in città ad arrabattarsi col trasloco. E così i Del Bene, spesso e volentieri
, si ritrovavano le vivacissime bestiole tra i piedi anche nei rari momenti di relax, in un bailamme di Caìììììììììììh
!
Al ritorno, nonna Celestina e nonno Vittorio si sarebbero trasferiti pure loro nella casa nuova, al piano-terra, e il trio canino nella magnifica cuccia nuova in costruzione, in fondo a un vero giardino, col prato bello grande e fresco per scorrazzare in libertà.
E chiamatela vita da cani, oltretutto!
Chinatasi per raccattare quel bell'assortimento di mercanzia varia sparsa sul terreno inaridito, la nostra Cate, a un tratto, spalancò incredula i meravigliosi occhi viola, e non poté trattenere uno squillante OOOOOOOOOOOOOOOOHHHHHHHHH!!!!!... che non finiva più.
Ma guarda tu chi ti sbucava fuori!...
Dopo così tanto tempo!...
Che sorpresa stupenda,
EVVIVA EVVIVA EVVIVA!
Chi ci sperava più?!?...
Saltando letteralmente dalla felicità, nonostante le lunghe gambe e il corpo magrolino indolenziti dal surplus di fatica, Cate esultò:
'HO DI NUOVO UK, il mio fanta-amico
, il mio portafortuna in creta, il compagno inseparabile di quando ero più piccola, UAU! … IL MIO CARO UK… Smack, smack! Mi sei mancato da matti, lo sai?... Quanti segreti, quanti giochi abbiamo condiviso per quasi due anni, quante confidenze, quanti sogni…
Cerca e fruga dappertutto, perfino in soffitta e nel garage, non ti abbiamo più ritrovato. Per forza: con la fissa di riporre tutto in ordine, eri finito in fondo allo scatolone della Barbie Astronauta, incastrato tra l’automobile spaziale e il letto col baldacchino da Regina delle Sette Galassie!
Chi l’avrebbe mai detto che t’avrei recuperato oggi, così, per caso, all’improvviso, in mezzo alle cose da scartare?
Ah ah ah, sei stato proprio tu il mio primo esperimento di modellaggio con la creta. Anzi: di smodellaggio! Embè, tutto sommato potevi venire ancora peggio, sai? Hai rischiato mica poco, caro il mio Ukketto...
Ricordo ancora quel pomeriggio come se fosse adesso.
Frequentavo la Prima Elementare con la maestra Fiorella dell’area linguistica, e il maestro Gianluca di quella matematica. Lui, barbosissimo, ci ha perseguitati fino alla Quinta. Invece Fiorella Tanucci già in Seconda non era più con noi… E pensare che tuttitùtti, inclusi Aladini e Zuffardelli, con lei ci divertivamo un sacco, specialmente nel laboratorio di Attività Espressive, o durante le recite. Eh, bei tempi quelli...
Oh, IL MIO ADORATO UK… Smack-Smack-TVB-TVB-TVBBB!!!'
L'oggetto di tanto trasporto e sconfinato amore non era certo l'ottava meraviglia del mondo.
Il capolavoro di smodellaggio, appunto, era un personaggio in creta alquanto indefinibile: brutto, storto, le gambette e le braccia ripiegate a C
intorno alla pancia da Buddha obeso, il faccione sproporzionato da giullare felice con l’espressione bislacca, sotto il diadema di una forma indecisa tra un budino e il berretto da Puffo.
Insomma, un vero pezzo unico
, un poco fascinoso ibrido tra un troll lillipuziano dall'aria benigna e un po' ebete, e il nonno del fantasmino Casper con un sorriso e-sa-ge-ra-to, tanto che gli arrivava alle orecchie sfarfallone! (E sarà meglio fermarci qui con i paragoni).
Il nome Fantozzuk, abbreviato in Uk, gli era stato affibbiato da quella ficcanaso di zia Yaya, la sorella della mamma.
Azzeccatissimo, niente da ridire. Al momento però Cate si era offesa al cubo che la Miss di famiglia, notando un'indubbia somiglianza, si fosse ispirata al ridicolo personaggio di Paolo Villaggio, e le tenne il broncio per due mesi abbondanti. La Strùffola doveva ammettere comunque d'aver iniziato ad amare la Storia – di certo la sua materia preferita, assieme a Educazione Motoria e a Educazione Artistica – anche per merito del film Superfantozzi
(che risate ogni volta che riguardava le videocassette da museo del nonno… Troppo comiche).
Eh no, decisamente NO: se doveva buttare Fantozzuk, preferiva fare il facchino tutto l’anno.
Svelta svelta ripose il suo buffo capolavoro nella tasca più larga dei vecchi e molto vissuti bragaloni
viola extralarge, poi chiuse ben bene i sacchi di cianfrusaglie e li trascinò con rinnovata energia accanto alla montagnola dei mobili da smaltire.
A parte la faticaccia del T.D.T., Cate era molto contenta di lasciare il mezzo sobborgo anonimo
– secondo la definizione un po’ snob di Zietta –, privo di tutto, perfino della scuola. Era una cosa fan-ta-sti-ca trasferirsi AL MARE!
'UAU! Il mare estate e inverno, primavera ed autunno, è un sogno: mi piace da morire il mare', esclamava la Del Bene junior dentro