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Anime Gemelle. L'Ombra della Neve. Volume 2
Anime Gemelle. L'Ombra della Neve. Volume 2
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Anime Gemelle. L'Ombra della Neve. Volume 2

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About this ebook

Candice ha rivelato a Trent la propria ombra e lui ne è rimasto sconvolto. Finalmente adesso capisce perché la donna odia così tanto la neve e gli uomini che si comportano da sbruffoni. Ormai sono trascorsi quasi sei mesi da quando Lilian ha tagliato lui e Candice fuori dalla propria vita, e da allora il rapporto tra i due amanti ha cominciato a cambiare. Per Trent, almeno. In seguito ad una provocante insinuazione da parte della stessa Lilian, l'attore si rende conto che i sentimenti che prova per Candice sono andati ben oltre la semplice attrazione fisica, e di conseguenza il folle accordo che hanno stretto quasi un anno prima non gli basta più. Incapace di ignorare la verità, decide di confessare alla donna l'ombra che oscura il proprio passato, insieme a quello che prova davvero per lei. Riusciranno i suoi sentimenti ad essere abbastanza forti da fare breccia nelle difese di Candice e sciogliere finalmente l'ombra della neve?

"Anime Gemelle", secondo e ultimo volume del romanzo di esordio di Alice Tani, "L'Ombra della Neve", in un'edizione completamente rinnovata.

Include i capitoli speciali "Per tutta la vita" e "L'Ombra della Neve di Tyler".
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateAug 6, 2018
ISBN9788827842911
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    Anime Gemelle. L'Ombra della Neve. Volume 2 - Alice Tani

    Tyler".

    1

    8 Novembre

    Un anno e due settimane prima

    Oggi è un giorno speciale. Oggi, io e il mio Tyler festeggeremo il nostro ventottesimo compleanno. Ma non è per questo che mi sono svegliata con le farfalle nello stomaco e il cuore che mi batte forte in gola. Il motivo della mia agitazione è che oggi finalmente diventerò sua.

    Completamente.

    Ho riflettuto a lungo su questa decisione, e sono giunta alla conclusione che non ha più senso aspettare. Ormai, io e Tyler siamo fidanzati da tre anni, e tra meno di un mese lui diventerà mio marito. È arrivato il momento di mettere da parte i dubbi e le paure immotivate e donargli finalmente quello che si merita.

    Mentirei se dicessi che non ho paura. In realtà, ho paura di tante cose. Però, sono anche incredibilmente emozionata e felice. Per questo, quando controllo il mio riflesso nello specchio di camera, le mie labbra si sollevano automaticamente in un sorriso.

    La prossima volta che mi guarderò in questo specchio non sarò più la stessa Candice. Sarò una donna adulta e completa. La donna del mio Tyler. Sono pronta.

    Il taxi mi sta già aspettando fuori da qualche minuto, ma io non ho fretta. Voglio godermi ogni singolo momento.

    Con calma, indosso gli occhiali da sole e il cappello, e mi avvolgo accuratamente la sciarpa intorno al collo, prima di uscire.

    Stamattina, il cielo sopra Manhattan è una distesa di nuvole color grigio pallido, e l'aria lievemente increspata dal vento è gelida. Come se dovesse nevicare da un momento all'altro.

    Saluto l'autista con un cenno della mano e mi accomodo sul sedile posteriore, mentre un pensiero doloroso e indesiderato si affaccia alla mia mente. Quando papà è morto, quasi due anni fa, la neve è caduta per tutta la notte. Ricordo ancora il mantello immacolato che la mattina dopo avvolgeva i rami degli alberi e le panchine nel cortile dell'ospedale. Un morbido e bianco sudario. È stato allora che ho iniziato ad odiare la neve.

    Ma oggi sono sicura che non nevicherà. Oggi sarà tutto perfetto.

    Abbandono la testa contro il sedile e faccio un respiro profondo, mentre i miei occhi corrono fuori dal finestrino. Il taxi si sta muovendo lentamente nel traffico di New York. È sabato mattina e ci sono molte auto in giro per le strade, ma non più del solito. Arriverò abbastanza presto.

    Involontariamente, sorrido. Tyler non sa che sto andando da lui.

    In questo periodo, ho dovuto rigirare alcune scene di un nuovo film tratto da una serie di romanzi fantasy che uscirà nelle sale a breve, perciò il mio fidanzato è convinto che io mi trovi ancora sul set, a Vancouver. In realtà, le riprese sono terminate due giorni fa, così ne ho approfittato per tornare e fargli una sorpresa. So che anche lui ha finito da pochi giorni di girare il suo ultimo film, quindi sono certa che lo troverò a casa. Probabilmente a dormire, visto che sono appena le dieci. Tyler adora dormire fino a tardi, quando non deve lavorare. Ma non ci sono problemi. Posso unirmi a lui e aspettare che si svegli. Sono proprio curiosa di vedere l'espressione che farà quando mi troverà al suo fianco.

    Il taxi si ferma all'incrocio tra Madison Avenue e la 88esima strada, e la voce rigida dell'autista mi riporta drasticamente alla realtà.

    Sistemandomi gli occhiali da sole sul naso, ringrazio l'uomo con un sorriso di circostanza, pago la corsa e scendo dalla vettura, pronta a percorrere a piedi l'ultimo tratto di strada. In teoria, avrei potuto farmi accompagnare fino a casa di Tyler, ma come sempre ho preferito non farlo. Finora siamo stati molto bravi a nascondere la nostra storia adottando simili accorgimenti, e io non voglio rovinare tutto a meno di un mese dal matrimonio. Ovviamente, in questi tre anni è capitato che i giornali facessero supposizioni, e non sono mancate foto rubate di noi due in giro insieme. Però, né io né lui abbiamo mai confermato, così ogni notizia che ci riguardava è sempre sfumata in una bolla di sapone. Quando saremo sposati, allora saremo pronti a gridare al mondo la nostra unione e affrontare insieme le conseguenze, ma fino a quel momento non vogliamo essere al centro dell'attenzione.

    Determinata a non farmi riconoscere, mi avvolgo la sciarpa davanti alla bocca e mi abbasso ancora di più il cappello sui capelli raccolti in una treccia, mentre mi incammino verso la mia destinazione.

    L'appartamento di Tyler è situato all'ultimo piano di un lussuoso palazzo nel quartiere di Upper East Side. È un locale ampio e luminoso, con soffitti altissimi e finestre che occupano l'intera parete. Può vantare due bagni – di cui uno con vasca idromassaggio – e una camera da letto gigantesca, la quale si affaccia su una terrazza da cui è possibile godere di una splendida vista su Central Park. Una situazione molto diversa da quella del mio modesto bilocale a Midtown, con una semplice vista sul centro e un unico bagno con doccia.

    Quando Tyler lo vide per la prima volta, mi chiese subito perché non avevo ancora traslocato in un luogo più adatto ad un'attrice del mio calibro, ma io gli confessai di essere davvero affezionata a quel piccolo appartamento – la casa che ho comprato con i miei primi stipendi – e lui si dimostrò molto comprensivo. Ovviamente, dopo il matrimonio andremo a vivere insieme da lui – o forse compreremo un appartamento ancora più grande – tuttavia potrò tenere il mio bilocale come ricordo. Magari i nostri figli potranno usarlo per invitare i loro amici, quando saranno grandi.

    Al pensiero dei figli, il mio cuore ricomincia a battere forte, mentre la mia mente ritorna al motivo per cui mi trovo davanti al palazzo di Tyler.

    Cercando di rimanere calma, mi guardo intorno per escludere la presenza di macchine fotografiche invadenti. Dopodiché, salgo i gradini che separano la strada dal portone principale ed estraggo il mazzo di chiavi dalla borsa. Le mani mi tremano mentre faccio scattare la serratura, ma mi impongo di non pensarci.

    Con passo incerto, attraverso l'ingresso silenzioso e mi dirigo verso l'ascensore. In casi normali, sarei andata a piedi fino in cima, ma oggi non credo che ce la farei. Le mie gambe sembrano fatte di gelatina.

    Accidenti, non pensavo di poter essere così nervosa, penso, mentre premo il bottone del quarto piano.

    L'ascensore comincia a salire, e io mi affretto a liberarmi del mio travestimento. Prima la sciarpa, poi il cappello e infine gli occhiali da sole. Tutto scompare nella borsa. A questo punto, chiudo gli occhi e aspiro più aria possibile dal naso. La trattengo per qualche secondo, concentrandomi solo sulle costole dilatate e il diaframma abbassato, e infine la faccio uscire lentamente dalla bocca. Un poco per volta.

    Ripeto l'intera operazione una seconda volta, e quando le porte scorrevoli si aprono sul quarto piano, mi sento molto più tranquilla.

    Sistemo meglio intorno al polso il braccialetto che mi ha regalato Tyler, percorro i pochi metri di pianerottolo, e finalmente mi fermo di fronte al portone blindato.

    Per un attimo, considero l'idea di suonare il campanello, ma poi decido di portare a termine il mio piano originale e inserisco le chiavi nella serratura, cercando di non fare rumore.

    Quando varco la soglia, vengo accolta da un silenzio quasi assoluto, e istintivamente le mie labbra si sollevano in un sorriso divertito. Come immaginavo, Tyler deve essere immerso nel mondo dei sogni.

    Tuttavia, ho appena il tempo di abbandonare la borsa sul pavimento, quando le mie orecchie percepiscono la voce di Tyler provenire dalla stanza da letto, subito seguita da un'altra voce. Una voce sconosciuta, ma indubbiamente femminile.

    Il mio sorriso evapora all'istante e un brivido freddo mi congela la spina dorsale, mentre un pensiero orribile mi trafigge la testa.

    No. Non è possibile.

    Cerco di deglutire, ma la mia gola è completamente arida, e per un attimo vengo assalita dal panico.

    Che cosa faccio ora?

    Involontariamente, i miei occhi si posano sulla porta da cui sono entrata, e il mio corpo inizia ad agire di sua spontanea volontà. Le mie mani raccolgono la borsa da terra e le mie gambe si muovono per condurmi verso l'uscita. Tuttavia, la mia mano è già stretta intorno alla maniglia, quando le mie orecchie odono di nuovo la voce di Tyler e quella femminile che ridono divertite dalla stanza da letto. E ancora una volta, un brivido gelido mi paralizza sul posto.

    No. Non posso crederci. Deve esserci un'altra spiegazione.

    Facendo appello a tutto il mio coraggio, mi allontano dall'ingresso e risalgo a piccoli passi il corridoio che conduce alla zona notte.

    Entrambe le voci adesso tacciono, per cui il silenzio della casa è rotto solo da un debole fruscio proveniente dal bagno direttamente collegato alla camera. Il rumore di acqua che scorre.

    Imponendomi di ignorare la tentazione di girare su me stessa e scappare, percorro l'ultimo tratto di corridoio che mi rimane e mi affaccio timorosa alla soglia della camera. E in questo momento, il mio cuore impazzito si ferma.

    Nella stanza non vi è alcuna traccia di Tyler, ma l'enorme letto matrimoniale dove tante volte ho dormito insieme a lui non è vuoto.

    Seduta al mio posto, con la schiena appoggiata contro la testiera, una donna si sta sistemando con le dita i lunghi capelli rossi. Sebbene il suo corpo sia avvolto quasi completamente dalle lenzuola, riesco a vedere che è nuda e che è molto magra. Di una magrezza eccessiva, come quella che caratterizza molte modelle. Il suo viso spigoloso è truccato in modo pesante – per non dire volgare – per cui dimostra più di trent'anni, anche se potrebbe averne solo venti.

    Alla vista di quella ragazza anoressica nel letto del mio fidanzato, un gemito involontario mi sfugge dalle labbra, e lei solleva la testa nella mia direzione. Appena mi vede, smette subito di lisciarsi i capelli, e un'espressione sorpresa compare nei suoi grandi occhi verdi.

    Per qualche secondo, rimaniamo immobili a studiarci a vicenda, come due predatori che si preparano ad una lotta per il dominio del territorio. Poi, ancora una volta perdo il controllo del mio corpo, e le mie labbra si muovono da sole.

    «Tu chi sei?»

    La mia voce suona stranamente piatta alle mie orecchie.

    «Kelly. E tu chi saresti?» risponde lei, in tono quasi divertito.

    Meccanicamente, apro la bocca per dire il mio nome, tuttavia non faccio in tempo.

    «Candice!»

    Io e Kelly ci voltiamo all’unisono e osserviamo Tyler entrare dalla porta che separa la camera dal bagno. Indossa solo un paio di jeans, e i suoi capelli biondi sono umidi. L'espressione sul suo volto bellissimo appare sorpresa, ma soprattutto sconvolta. Chissà perché.

    Ignorando la ragazza nuda nel suo letto, si avvicina a me con studiata lentezza e mi guarda come se fossi una bomba ad orologeria.

    «Amore, perché sei qui?» mi chiede, con il sorriso più imbarazzato che io abbia mai visto. «Credevo tu fossi a Vancouver».

    Come un automa, guardo il mio futuro marito per qualche secondo, prima di rispondere.

    «Infatti, sono arrivata ieri sera. Volevo farti una sorpresa per il nostro compleanno. Ma a quanto pare sono stata preceduta», commento, indicando Kelly con un cenno della testa.

    Dopodiché, faccio per voltarmi e andare via, ma Tyler mi afferra per un braccio, obbligandomi a fermarmi.

    «No, Candice, aspetta!» mi richiama, in tono disperato. «Lascia che ti spieghi! Non è come sembra!»

    Sentendomi offesa dal suo atteggiamento ridicolo, qualcosa scatta dentro di me, e finalmente ritrovo il controllo sulle mie azioni. Con una spinta, mi libero dalla presa di Tyler sul mio braccio e mi volto di nuovo per affrontarlo.

    «Non c'è proprio nulla da spiegare!» grido, indignata. «E per favore evita di dirmi che non è come sembra! Non sono un'idiota!»

    «Per favore, amore mio. Adesso non facciamo scenate».

    Tyler cerca di prendermi la mano con un sorriso che vorrebbe essere rassicurante, ma io mi ritraggo, colpendo la sua mano tesa con tutta la forza di cui sono capace.

    «Non facciamo scenate? Sei stato a letto con un'altra donna, Tyler! A meno di un mese dal nostro matrimonio!»

    «Questa donna non significa nulla per me», insiste lui, abbandonando quel sorriso ipocrita. «Nessuna delle altre ha mai significato nulla. Te lo giuro».

    Lo sguardo nei suoi occhi azzurri sembra sincero, ma io non mi lascio ingannare. Sto per ribattere che le sue giustificazioni sono del tutto prive di significato, quando il mio cervello registra un dettaglio che in un primo momento gli era sfuggito, e improvvisamente mi sento come se mi avessero gettato addosso un secchio d’acqua fredda.

    «Nessuna delle altre? Vuoi dire che mi hai tradito con altre donne prima di lei?»

    Ho appena finito di rivolgergli questa futile domanda che la sua espressione preoccupata si tramuta istantaneamente in una di puro terrore. L'espressione di un ladro che è stato colto sul fatto. E io mi sento come se stessi per svenire.

    «No», dico, in un sussurro appena udibile.

    Mi volto automaticamente verso Kelly, ma lei scrolla le spalle. Evidentemente non le interessa essere una delle tante. Anzi, probabilmente è abituata a dormire nel letto di un uomo diverso ogni notte. Poco importa se l'uomo di turno è già impegnato con un'altra.

    Disgustata, mi volto di nuovo verso il mio fidanzato.

    «Mi fai schifo», dichiaro, scandendo bene ogni parola per infondere nella mia voce tutto l'odio che provo per lui.

    L'espressione sul volto di Tyler si fa ancora più terrorizzata, ma a me non interessa. Respingendo le lacrime che lottano per sgorgare dai miei occhi, giro rapidamente su me stessa e provo ad uscire da questa dannata stanza, ma ancora una volta lui è più veloce.

    «No, Candice, aspetta!» mi trattiene, afferrandomi per un braccio.

    Ignorando il suo tono supplichevole, tento di divincolarmi dalla sua stretta, ma non ci riesco.

    «Lasciami!» grido allora, senza smettere di agitarmi.

    «Per favore, tesoro», insiste lui, afferrandomi anche l'altro braccio per immobilizzarmi. «Almeno parliamone!»

    «Non abbiamo nulla di cui parlare!» grido, girando la testa da una parte per non vedere più il suo sguardo. «Mi avevi detto che ero l'unica!»

    La mia voce trema a causa delle lacrime che stanno ancora cercando di sopraffarmi, ma io riesco stoicamente a resistere.

    «Infatti è così!» ribatte Tyler, scuotendo le mie braccia come se fossero quelle di una bambola. «Tu sei l'unica che voglio, Candice!»

    La sua voce adesso è velata da un'incomprensibile irritazione, e mio malgrado non posso fare a meno di voltarmi di nuovo verso di lui.

    «Allora perché?» gli chiedo, in un sussurro.

    «Non è ovvio?» risponde lui, adirato. «Perché non posso avere te!»

    A questa affermazione, sento i miei occhi spalancarsi in un'espressione allibita, e tutto il mio sangue freddo si infrange come un vetro attraversato da un proiettile.

    Per un arco di tempo che pare infinito, io e Tyler ci guardiamo come se non ci conoscessimo. Ogni parte del mio corpo diviene insensibile, ad eccezione della zona delle braccia dove lui mi sta ancora stringendo forte. Poi, il mio fidanzato chiude gli occhi, fa un sospiro profondo, e finalmente rilascia la presa su di me.

    «Candice, tu sei l'unica donna che desidero. Davvero. Però, sono tre anni che stiamo insieme e tu non sei mai voluta venire a letto con me. Non capisci come mi sento?»

    Il suo tono adesso è indignato, e io non posso fare a meno di voltarmi verso Kelly. L'indifferenza che finora aveva caratterizzato i suoi occhi si è tramutata in morbosa curiosità, e io avverto una cocente umiliazione nascere dentro di me. Tyler non dovrebbe dirmi queste cose davanti a lei. Sono fatti privati, e come tali dovrebbero essere discussi in privato.

    Sconvolta, sto per dirgli che sono disposta ad ascoltare le sue ragioni, purché la sua amante se ne vada immediatamente, quando lui ricomincia a parlare.

    «Non so più cosa inventarmi con te, tesoro!» esclama, esasperato. «Sembra che l'unico modo che ho per sperare di averti sia metterti una fede al dito!»

    Un nuovo brivido mi congela la spina dorsale, mentre la verità mi travolge con la violenza di un uragano.

    «Allora è per questo che avevi così tanta fretta di sposarmi. Non vedevi l'ora di andare in luna di miele».

    Nel momento in cui pronuncio queste parole, con voce sempre più tremula, mi rendo conto che tutto ciò che vorrei è che lui negasse. Che mi dicesse che l'unico motivo per cui vuole sposarmi in fretta è che non può più vivere lontano da me. Ma naturalmente il mio ingenuo desiderio è destinato a non essere realizzato.

    «Mi sembra un motivo più che valido», commenta, sollevando le spalle in un gesto annoiato. «Sono davvero stanco di aspettare, tesoro».

    Consapevole di avere gli occhi curiosi di Kelly puntati su di me, mi sforzo di mantenere il controllo.

    «Mi avevi detto che aspettarmi non era un problema».

    La mia voce trabocca di vergogna, ma non posso farci nulla.

    «Infatti non lo è mai stato», ribatte Tyler, con decisione. «Io farei qualunque cosa per te, Candice, e in tutti questi anni mi sembra di avertelo dimostrato. Ho sempre rispettato i tuoi desideri e non ti ho mai costretta a fare nulla». Evidentemente nervoso, si passa una mano dietro la nuca, prima di andare avanti. «Per quale motivo pensi che abbia deciso di andare con altre donne? Perché ti amo e non volevo obbligarti a fare qualcosa per cui non ti sentivi pronta. Però, io sono un uomo, Candice. Ho dei bisogni. Non ci hai mai pensato?»

    Mi rivolge queste parole di accusa con espressione seria, guardandomi dritto negli occhi, e in un attimo avverto tutte le mie convinzioni vacillare. Vorrei rispondergli che in realtà ho sempre pensato a lui. Che mi addolora averlo costretto a sopportare i miei dubbi per così tanto tempo, e che è proprio per questo che sono qui oggi. Per ripagarlo della sua pazienza. Però, l'umiliazione che provo ha annullato definitivamente la mia capacità di agire.

    Per qualche secondo, rimaniamo immobili a fissarci negli occhi. Entrambi seri. Poi, l'espressione sul volto di Tyler si incrina, e le sue labbra si sollevano in quello che ha tutta l'aria di essere un sorriso.

    «Non posso crederci! Eri davvero convinta che avrei potuto aspettarti per tutti questi anni senza fare nulla?»

    Sempre più umiliata, io non rispondo. Allora, Tyler si volta e regala alla sua amante un'espressione dolorosamente complice. Dopodiché, riporta la sua attenzione su di me.

    «Sei davvero una bambina, Candice».

    Queste parole penetrano dentro di me come una lama, e all'improvviso ho la sensazione che tutto l'ossigeno sia stato risucchiato via dai miei polmoni. Involontariamente, i miei occhi scattano verso il letto, e appena incontrano quelli di Kelly, la mia umiliazione diviene totale. Perché la donna non mi sta più fissando con morbosa curiosità, ma nemmeno con fastidiosa indifferenza. Il sentimento che ora si riflette nei suoi grandi occhi verdi ha un unico nome: compassione. E io non posso sopportarlo.

    Incapace di resistere oltre, mi giro su me stessa e mi getto a capofitto fuori dalla stanza. Stavolta, nessuno prova a fermarmi, perciò sono libera di risalire di corsa il corridoio fino all'ingresso.

    Lottando contro le lacrime, spalanco il portone blindato, e senza preoccuparmi di richiuderlo mi precipito sul pianerottolo, e poi giù per le scale che conducono all'ingresso principale.

    Quando mi ritrovo in strada, mi fermo per riprendere fiato, ma i miei polmoni sembrano sul punto di scoppiare. Allora, faccio per sedermi sui gradini e riposarmi qualche secondo, quando qualcosa di bagnato mi sfiora il dorso della mano. Istintivamente, sollevo lo sguardo verso il cielo grigio pallido, e subito il mio cuore si sente avvolgere da una gelida ombra bianca. Sta nevicando. Una nevicata fitta e sottile, come quella che cadde quando morì papà.

    Per un breve istante, il tempo si riavvolge su stesso, riportandomi indietro a quella lunga notte di sofferenza, e finalmente le lacrime vincono la loro battaglia contro la mia ostinazione.

    Senza riflettere, mi allontano dalle scale e comincio a correre.

    Le poche persone che affollano il viale alberato mi lanciano occhiate incuriosite, ma a me non interessa. Non mi sono neppure preoccupata di indossare il mio travestimento. Tutto quello che voglio è allontanarmi per sempre da questo luogo. Da questa casa. Da lui.

    Del tutto insensibile alla pioggia di cristalli di ghiaccio che turbina nell'aria intorno a me, percorro di corsa il marciapiede che fiancheggia la Fifth Avenue e raggiungo l'ingresso a Central Park.

    Ho gli occhi offuscati dalle lacrime e il mio cuore batte così forte che rischia di esplodere, tuttavia non rallento mentre imbocco la lunga pista pedonale che attraversa il parco.

    Quando esco da Central Park per tuffarmi nella Seventh Avenue, all'improvviso scivolo e mi ritrovo sul marciapiede bagnato. Qualcuno si avvicina per aiutarmi, ma io mi rialzo in fretta e ricomincio a correre come se non mi fossi mai fermata. I miei polmoni bruciano per la carenza di ossigeno, e quando finalmente arrivo di fronte al condominio che ospita casa mia, quasi non sento più le gambe.

    Con un ultimo sforzo, attraverso il portone principale e mi tuffo nell'ascensore deserto. Tuttavia, una volta immersa nel silenzio dell'abitacolo, tutta la stanchezza accumulata in un'ora di corsa sotto la neve mi frana addosso come una tormenta, e mio malgrado crollo sul pavimento ronzante.

    Smarrita, mi guardo intorno. Lo spazio qui dentro è davvero minuscolo, e all'improvviso ho la sgradevole impressione che le pareti si stiano restringendo su di me. Prima piano. Poi sempre più veloce.

    Voglio uscire da qui! penso, in preda al panico.

    Un inaspettato senso di costrizione mi assale all'altezza del petto, e istintivamente mi porto una mano alla gola, mentre la mia bocca si spalanca in cerca di ossigeno.

    Non respiro!

    Per fortuna, le porte si aprono sul mio pianerottolo, allora esco strisciando dall'ascensore, e sempre strisciando raggiungo la porta di casa mia. Qui, devo ricorrere a tutte le mie forze per alzarmi in piedi, estrarre le chiavi e aprire. Una volta dentro, getto la borsa per terra e mi trascino verso la camera. Il senso di oppressione al petto è sempre più forte, e la mia gola è sempre più stretta.

    Ho bisogno d’aria!

    Disperata, mi dirigo barcollando verso la finestra, ma le mie gambe cedono prima che io possa raggiungerla, e ancora una volta rovino sulle ginocchia. Per frenare la caduta, porto le mani di fronte a me, e senza volerlo i miei occhi si posano sul braccialetto di perline che adorna il mio polso. Il regalo che Tyler mi ha fatto il giorno in cui ci siamo messi insieme.

    Una rabbia istintiva mi invade completamente, e con le ultime forze che mi rimangono mi strappo il braccialetto di dosso.

    Le perline si spargono sul pavimento tintinnando. Tanti piccoli fiocchi di neve che danzano di fronte ai miei occhi annebbiati.

    Poi, un dolore insopportabile all'altezza del petto mi schiaccia contro il pavimento, allora mi raggomitolo su un fianco.

    È finita, penso, chiudendo gli occhi. E tutto diventa nero.

    2

    22 Novembre

    Oggi

    Mentre Candice parlava, rivelando particolari tanto intimi del proprio passato, una catena di sensazioni diverse si faceva strada nel petto di Trent. Dapprima incredulità. Poi indignazione. E infine disgusto.

    Il ragazzo era senza parole. Ormai da molto tempo aveva intuito che l'ombra di Candice fosse scaturita da una relazione finita male – da quando lei aveva definito il proprio ex un bastardo, la sera in cui lei e Trent si erano conosciuti – tuttavia non avrebbe mai immaginato che lui avesse potuto mancarle di rispetto in quel modo. Non solo l'aveva tradita più volte, aveva anche avuto la crudeltà di umiliarla, trattandola come una bambina capricciosa di fronte alla propria amante. Impossibile biasimarla se era così sospettosa nei confronti degli uomini che si comportavano da sbruffoni.

    Per qualche minuto, all'interno della cripta nessuno parlò.

    Dopo aver rievocato quel giorno infausto, Candice si era adagiata contro la parete della tomba dietro di sé, lo sguardo fisso su un punto indefinito. Trent avrebbe voluto riempirla di domande, ma riuscì a trattenersi e attese con pazienza che ricominciasse a raccontare.

    «Quello è stato il mio primo vero attacco di panico. In quel momento non sapevo cosa mi stesse succedendo, e la paura è stata così grande che sono svenuta. Quando mi sono ripresa, era già sera».

    Esausta, Candice fece un respiro profondo e si voltò verso Trent.

    «Il giorno dopo, ho rotto il fidanzamento con Tyler. Dopo quello che mi aveva fatto, la sola idea di vederlo mi dava la nausea. Così, sono andata da lui e gli ho ordinato di sparire dalla mia vita per sempre».

    «Invece lui è venuto qui, alla cerimonia in ricordo di tuo padre, e si è comportato come se niente fosse», osservò lui, con disprezzo. «Che ipocrita! Adesso capisco perché hai avuto un attacco».

    Incredibilmente, Candice scosse la testa.

    «No, Trent. Ammetto che rivedere Tyler mi abbia turbata, però non è per questo che mi sono sentita male».

    «Allora perché?» chiese lui, confuso.

    Lei sospirò di nuovo, prima di spiegare.

    «Poco prima che mio padre morisse, Tyler andò da lui e gli giurò che mi avrebbe resa felice. Così, mio padre è morto sereno, perché sapeva che io avevo trovato un uomo che non mi avrebbe mai fatto soffrire. Un uomo che per lui era come un figlio».

    Mentre parlava, la sua voce aveva iniziato gradualmente a tremare, corrotta dalle lacrime che stavano per uscire dai suoi occhi arrossati.

    «Adesso capisci cosa mi ha fatto davvero male, Trent?» gridò, affranta. «Tyler non ha tradito solo me, ma anche la fiducia e l'affetto che mio padre provava nei suoi confronti! E adesso ha il coraggio di venire qui a parlare di responsabilità e a promettere che farà del suo meglio per renderlo fiero di lui!»

    In un gesto impulsivo, afferrò Trent per le spalle e cominciò a scuoterlo con tutta la forza che aveva, come se in quel modo potesse sfogare tutta la rabbia che covava dentro da mesi.

    «Ha anche detto che forse le cose sarebbero andate diversamente se papà non fosse morto, ti rendi conto?» proseguì, permettendo alle lacrime di fluire liberamente. «Che cosa voleva comunicarmi con questa allusione? Che lui, senza i consigli di mio padre, non era in grado di capire che tradire la sua futura moglie era sbagliato?»

    Vedendola così sconvolta, Trent la attirò a sé e la strinse forte.

    «Che bastardo», commentò, a bassa voce, accarezzandole i capelli. «Ha avuto davvero un'incredibile faccia tosta a presentarsi qui oggi. Mi chiedo perché tua madre non lo abbia mandato via».

    A quell'osservazione, Candice si distaccò da lui, si asciugò gli occhi e gli rivolse un'espressione imbarazzata.

    «In realtà, è stata proprio lei ad invitarlo».

    Sbalordito, lui spalancò gli occhi grigi.

    «Come ha potuto invitarlo qui dopo quello che ti ha fatto?»

    Sempre più a disagio, lei si morse le labbra.

    «Perché lei non sa niente».

    Il volto di Trent si tramutò in una maschera di pura confusione, perciò lei si affrettò a spiegare.

    «Ho dovuto tenerla all'oscuro, Trent. Immagina quello che avrebbe provato se avesse saputo che Tyler ha sempre preso in giro lei e papà».

    Perplesso, il ragazzo si passò una mano tra i capelli scuri.

    «Allora, chi è a conoscenza di questa storia?»

    «Nessuno», ammise lei, distogliendo lo sguardo. «Tu sei il primo a cui ho raccontato tutto».

    «Non hai detto nulla nemmeno a Lilian? O ad Aaron?»

    «A loro ho raccontato che alla fine è stato lui a confessare tutto. Quindi sanno che mi ha tradita, ma non che l'ho colto sul fatto, né che mi ha umiliato in quel modo di fronte a quella modella anoressica».

    Trent era sempre più sbalordito.

    «Hai mentito ai tuoi migliori amici?»

    Imbarazzata, lei annuì.

    «Mi vergognavo troppo per raccontare loro la verità».

    «Ti vergognavi di cosa?»

    Esausta, Candice chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. Poi, guardò di nuovo Trent e gli rivolse un sorriso timido.

    «Di ammettere che è stata tutta colpa mia».

    Il ragazzo la guardò come se fosse impazzita, ma lei ignorò la sua espressione e proseguì.

    «In questi mesi, ho riflettuto spesso su quello che Tyler mi ha detto quella volta, e sono giunta alla conclusione che aveva ragione. Mi sono comportata come una bambina egoista. Non ho pensato ai suoi bisogni, quando lui invece ha sempre rispettato i miei».

    Trent non riusciva a credere alle proprie orecchie.

    «Ma cosa stai dicendo, Candice? Non puoi parlare seriamente».

    «Sono serissima, invece!» ribatté lei, senza esitare. «Io e Tyler siamo stati insieme per quasi tre anni e io non ho mai voluto fare l'amore con lui! È normale che alla fine abbia deciso di andare con altre donne!»

    «No, invece non è normale per nulla!»

    La voce di Trent esplose come una bomba nel silenzio della cripta, e Candice sobbalzò. Tuttavia, lui non provò nemmeno a fermarsi.

    «Quello che Tyler ti ha fatto è imperdonabile, Candice! Non solo ti ha tradita! Ti ha anche fatto credere che lo ha fatto perché ti amava e preferiva andare con le altre piuttosto che obbligarti a fare qualcosa per cui non ti sentivi pronta! Ma un uomo innamorato non tradirebbe mai la propria donna, Candice! Quindi, Tyler può inventarsi tutte le scuse che vuole per sentirsi in pace con la coscienza, ma la verità è che è stato lui a sbagliare! Tu hai solo fatto quello che era giusto per te, perché hai ascoltato il tuo istinto e i tuoi desideri! Non importa quanti anni avevi, o da quanto tempo eri fidanzata con lui!»

    Pronunciò questo sfogo con la voce traboccante di rabbia, senza mai interrompersi, e quando finalmente arrivò alla fine, era completamente senza fiato.

    Per un tempo incalcolabile, nessuno disse nulla.

    Con gli occhi chiusi e le mani strette a pugno, Trent respirava affannosamente nel silenzio polveroso della cripta, mentre Candice lo guardava come se lo vedesse per la prima volta.

    La ragazza era commossa. Anche se ormai aveva capito da tempo che il suo amante era una persona completamente diversa dal suo ex, la reazione indignata che aveva avuto ascoltando la sua storia l'aveva colpita nel profondo. Ancora di più il fatto che avesse preso le sue difese in quel modo, rivolgendole parole tanto belle. Non avrebbe mai creduto che un uomo potesse anche solo pensarle.

    Con una nuova sensazione di fiducia e speranza nel cuore, si sporse verso Trent e gli sfiorò una mano. A quel contatto delicato, lui sollevò lo sguardo su di lei e sussultò lievemente quando la vide sorridere. Un sorriso gentile, pieno di riconoscenza.

    «Grazie, Trent», mormorò, con voce appena udibile.

    Lui le prese il volto tra le mani.

    «Di nulla», rispose, ricambiando il sorriso. «Ho solo detto come stanno veramente le cose. Ti senti un po' meglio, adesso?»

    Senza smettere di sorridere, lei annuì.

    «Molto meglio».

    «Bene», sospirò lui, rilasciando il suo viso. «Adesso però è meglio andare. Tua madre si starà chiedendo che fine hai fatto».

    «Credo anch'io».

    Candice afferrò la borsa e fece per alzarsi in piedi, ma Trent la prese per un braccio e la fermò.

    «Aspetta, Candice. C'è una cosa che vorrei chiederti».

    Lei lo fissò con curiosità, e lui dovette fare un'incredibile forza su stesso per non distogliere lo sguardo.

    «Tu amavi Tyler», giudicò, con cautela. «Invece, tra te e me non si può certo dire che sia stato amore a prima vista».

    Divertita da quella constatazione sincera, lei sorrise.

    «No, infatti».

    Nervoso, Trent sorrise a sua volta, preparandosi a formulare la domanda che gli ronzava in testa da un po'. Non era facile, ma era un passaggio obbligato se voleva completare quel puzzle meraviglioso quanto complicato che rispondeva al nome di Candice Freelight. Perciò, prese fiato e si buttò.

    «Allora, perché con lui no e con me sì?»

    Non specificò a cosa si stesse riferendo, ma non fu necessario.

    A disagio, Candice abbassò lo sguardo. Quella era proprio la domanda che lei stessa si era posta più volte dopo quel giorno di nove mesi prima, quando erano stati insieme per la prima volta. Perché non aveva mai voluto andare a letto con Tyler, che lei amava così tanto da aver accettato di diventare sua moglie? E perché, invece, aveva deciso di concedersi ad un uomo che conosceva da pochi giorni e che lei addirittura disprezzava? Perché proprio Trent?

    Candice avrebbe voluto rispondere con sincerità, ma purtroppo non poteva, perché non aveva una risposta. In tutti quei mesi, non era riuscita a trovarla. Per questo, quando risollevò lo sguardo su Trent, gli rivelò l'unica verità esistente.

    «Non lo so».

    La sua voce trasudava imbarazzo e sensi di colpa, e Trent non poté fare a meno di chiedersi se l'attrice non gli stesse mentendo. Alla fine, però, decise di concederle ancora una volta la propria fiducia.

    «Capisco», sospirò.

    Affranta, lei abbassò di nuovo lo sguardo.

    «Mi dispiace».

    Tuttavia, lui le rivolse un sorriso comprensivo.

    «Non importa. Però dovevo chiedertelo», disse, alzandosi in piedi e battendosi le mani sui fianchi per rimuovere la polvere dal cappotto.

    Sollevata, Candice annuì.

    «Certo».

    Dopodiché, accettò la mano che lui le stava offrendo e lasciò che la aiutasse ad alzarsi dal pavimento. Una volta che entrambi furono di nuovo in piedi, si guardarono negli occhi per un attimo, prima di dirigersi in silenzio verso l'uscita della cripta.

    Fuori, il vento stava ancora urlando.

    Senza parlare, Trent richiuse il massiccio portone di legno. Poi, afferrò di nuovo la mano di Candice e iniziò a condurla giù per il pendio erboso. Tuttavia, avevano fatto solo pochi passi, quando furono raggiunti

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