Addio al glutinato
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Addio al glutinato - Giulia Martani
Ringraziamenti
I
Finalmente la tanto attesa risposta era arrivata, il referto delle analisi del sangue aveva mandato magicamente a posto ogni pezzo di quel complicato puzzle fatto di malesseri quotidiani, strani sintomi e valori sballati: un aumento anomalo delle transaminasi, indice di probabile celiachia.
Nell’ipotesi più benevola si trattava di una sensibilità al glutine, come lo specialista aveva dedotto dal quadro della sintomatologia che da alcuni mesi non mi dava tregua.
Se non altro, potevo correre ai ripari e porre fine ai miei disturbi, sempre più frequenti e fastidiosi, con una dieta senza glutine. Ora non restava che comunicarlo alla mia cerchia di parenti e amici, che, ne ero certa, mi avrebbe offerto appoggio e comprensione.
Federico, il mio fidanzato (nonché convivente da sei anni), mi stava aspettando a casa ansioso:
-Quindi, Martina? Che ti ha detto il gastroenterologo?-
Gli mostrai il referto del laboratorio analisi: -Quasi certamente sono sensibile al glutine e probabilmente celiaca, ma il quadro della situazione non è chiaro perché i miei valori rientrano nella cosiddetta fascia borderline
, quindi dovrò fare altri esami per approfondire, tra cui una biopsia.-
-Che palle!- Esclamò lui, con espressione infastidita.
-Tanto per cominciare, eliminerò dalla mia alimentazione tutti i cibi contenenti glutine, vediamo se starò meglio, non ne posso più di trascorrere le giornate in bagno o in preda ai crampi.-
-Vabbè, basta che non mangi più la pasta e il pane e sei a posto, no?-
Lo fulminai con lo sguardo: -Non è così semplice! Il glutine è contenuto in un sacco di alimenti spesso insospettabili.-
Non ero del tutto impreparata: avevo già fatto un’accurata (e deprimente) ricerca sul web, scoprendo che più o meno tutto il cibo è contaminato con la malefica proteina.
Per i casi dubbi, ovvero quelli in cui il prodotto non contiene la rassicurante scritta senza glutine
o il logo con la spiga di grano barrata, c’era una sola soluzione: consultare la mia nuova Bibbia, ovvero il prontuario, una pratica applicazione scaricabile sullo smartphone, sulla quale sono elencati i cibi consentiti.
Spalancai il frigorifero e iniziai a ispezionarne il contenuto: yogurt con frutta e cereali (bocciato) panna da cucina (mi ripromisi di verificare in seguito gli ingredienti sul prontuario), salumi in vaschetta (alcuni senza glutine, altri no).
-Sposterò nel ripiano in alto tutto ciò che non contiene glutine e che quindi potrò continuare a mangiare.- Annunciai. Mi immersi letteralmente nel frigo, rovistando tra le confezioni e scrutando maniacalmente le etichette, in cerca del nuovo nemico.
Federico si lasciò cadere su una sedia, osservandomi sgomento.
Dopo mezz’ora annunciai l’esito della selezione: si salvavano solo la bresaola, frutta, verdura e yogurt.
-E tutto il resto? Non dirmi che la panna da cucina contiene glutine, ad esempio!-
-Non è menzionato espressamente, ovviamente, ma è sottoforma di additivo alimentare.-
-Che palle!-
-Ma non temere, domani vado a fare la spesa e vedrai quante cose buone troverò gluten free!-
-Mi immagino…-
II
Il giorno successivo, come annunciato, dopo il lavoro mi recai al supermercato e iniziai l’esplorazione di quello che per me era un mondo sconosciuto: la corsia del cibo senza glutine.
Constatai che esistevano tanti prodotti alternativi, a base soprattutto di riso o mais, come ad esempio la pasta. Anche i biscotti non mancavano, e tirai un sospiro di sollievo. Purtroppo, però, la gioia fu breve: i prezzi erano parecchio elevati, inoltre consultando i valori nutrizionali mi resi conto che erano imbottiti di zuccheri e grassi saturi, molti contenevano anche il famigerato olio di palma, l’incarnazione del male.
Passai mezz’ora analizzando le composizioni di tre scaffali di biscotti e dolciumi, poi scelsi i meno peggio. Per quanto riguarda i cibi sospetti
, ovvero quelli senza l’indicazione senza glutine
per fortuna potevo contare sul prontuario, che si rivelò preziosissimo.
A cena mi cimentai con nuovi esperimenti culinari: un bel piatto di quinoa alle verdure.
Federico mi guardò di traverso: -Cos’è quella roba?-
-Quinoa, uno pseudocereale che non contiene glutine.-
-Già il fatto che sia definito pseudo
non promette nulla di buono.-
-Uomo di poca fede, assaggia e vedrai! La quinoa è ricca di proteine e ha un basso indice glicemico, dovresti essere contento!-
Federico ne prese una forchettata, con scarsa convinzione. Ruminò con aria schifata, per poi sentenziare: -Ma è amara!-
-Caspita, forse non l’ho sciacquata abbastanza…- Constatai.
-Io rivoglio il glutine! Metti su l’acqua per la pasta…-
Mi sforzai di non far trapelare la delusione e gli preparai un piatto di spaghetti. -Devo ancora farci la mano, dammi fiducia…- Provai a dire.
-Sì, sì…ma tu dammi la pasta! Ah, anche dei crackers, già che ci siamo.-
Poi iniziò a divorare carboidrati come se non ci fosse un domani, incurante di me.
Provai a mangiare la quinoa, ma effettivamente qualcosa doveva essere andato storto, era proprio amarissima. La mangiai tutta ugualmente, per non ammettere la sconfitta, mentre il nemico assaporava un’opulenta carbonara.
Solamente più tardi, rileggendo meglio le istruzioni sulla scatola, appresi che la quinoa va lasciata in ammollo e poi abbondantemente risciacquata, prima di essere cucinata. Mi diedi della stupida, ma mi ripromisi di imparare dall’errore.
Quella sera giurai a me stessa che sarei diventata la cuoca numero uno del gluten free, alla faccia del mio compagno.
III
La sera seguente Federico aveva in programma una pizza con i colleghi dell’ufficio (lavorava come impiegato commerciale in un’azienda), perciò accettai un provvidenziale invito a cena da parte di mia madre.
Avevo messo la genitrice al corrente delle mie nuove problematiche, ma al telefono si era mostrata ottimista: -Guardo su internet se trovo una bella ricettina senza glutine per la mia bambina!- Aveva cinguettato.
Sì, aveva. Perché la realtà si rivelò diversa.
Mamma era piuttosto nervosa, mi chiese di seguirla in cucina, annunciandomi che non aveva ancora iniziato a preparare la cena perché non sapeva cosa fare.
Aprì gli sportelli della dispensa e iniziò ad estrarne il contenuto. -L’orzo lo puoi mangiare?-
-No-
-Il farro?-
-Nemmeno.-
-I cereali?-
-No, mamma.-
-Gli gnocchi? Quelli sicuramente sì, sono di patate!-
-Ma c’è la farina, quindi no…-
-Il kamut?-
-Macchè.-
-Uffa ma allora cosa mangi??-
Alzai le braccia al cielo, in un moto di sconforto: -Il riso, la pasta di mais, di legumi, carne, pesce, verdura…-
Mi interruppe: -Facciamo che vai a fare