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Trame di donna: L'identità femminile attraverso la raffigurazione cinematografica
Trame di donna: L'identità femminile attraverso la raffigurazione cinematografica
Trame di donna: L'identità femminile attraverso la raffigurazione cinematografica
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Trame di donna: L'identità femminile attraverso la raffigurazione cinematografica

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Il titolo “Trame di donna” rimanda a due tipi di significato: da una parte esso si riferisce alle trame dei film, quindi alle vicende che vivono i personaggi femminili incontrati nelle diverse storie, mentre dall’altra il termine richiama l’immagine del telaio, le trame che tengono unito l’ordito, una metafora che rap-presenta psicodinamicamente il Sé e quindi l’identità. L’insieme dei fili, tesi lon-gitudinalmente sul telaio, rispecchia le diverse dimensioni relazionali e di perso-nalità che si incrociano con la trama per formare il tessuto, ossia l’identità.
LanguageItaliano
Release dateJul 10, 2018
ISBN9788828354284
Trame di donna: L'identità femminile attraverso la raffigurazione cinematografica

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    Trame di donna - Irene Barbruni

    Autrice

    INTRODUZIONE

    Il titolo Trame di donna rimanda a due tipi di significato: da una parte esso si riferisce alle trame dei film, quindi alle vicende che vivono i personaggi femminili incontrati nelle diverse storie, mentre dall’altra il termine richiama l’immagine del telaio, le trame che tengono unito l’ordito, una metafora che rappresenta psicodinamicamente il Sé e quindi l’identità. L’insieme dei fili, tesi longitudinalmente sul telaio, rispecchia le diverse dimensioni relazionali e di personalità che si incrociano con la trama per formare il tessuto, ossia l’identità.

    La scelta dell’argomento per questa pubblicazione è scaturita da un interesse personale per il cinema e dall’idea che i film possano diventare uno strumento per cogliere alcuni aspetti della realtà umana.

    Il racconto filmico, infatti, si struttura e sostanzia come metafora fedele del reale ed è in grado di rappresentare, in un movimento bidirezionale, la connessione tra pensiero e comportamento sociale – da un lato – e rappresentazione normativa dall’altro. Ciò significa che il mezzo cinematografico può agire come promotore e/o moltiplicatore di modelli identitari, aperti sul piano individuale e collettivo e operanti sia sul fronte affettivo-emotivo, e spesso inconscio, sia a livello cognitivo.

    In direzione opposta, il cinema recepisce e riformula le principali transazioni e trasformazioni che avvengono sul fronte sociale, culturale e relazionale, fornendo alla realtà uno specchio e un contesto prezioso per l’osservazione dell’evolvere psico-sociale dell’individuo.

    Il cinema è sicuramente influenzato dagli accadimenti reali e attraverso le storie raccontate si può trovare qualche spunto di riflessione per capire le dinamiche che sono presenti anche fuori dello schermo.

    La donna negli ultimi cinquant’anni ha notevolmente modificato il suo stile di vita e il suo modo di percepire se stessa. Attraverso le trame dei film e quindi le storie di donne raccontate sul grande schermo, si è cercato di comprendere se e in quali ambiti l’identità femminile rappresentata è cambiata negli ultimi decenni. Inoltre, l’intento ultimo è quello di paragonare l’identità della donna così com' è descritta nei film degli Anni Cinquanta a quella che si può osservare nei film degli ultimi anni del Novecento e inizi del 2000.

    Nella prima parte del libro, prendendo spunto da alcuni film, si è cercato di agganciare le tematiche psicologiche e psicodinamiche alle vicende dei personaggi incontrati. Per ogni film citato sono state riportate per intero una o due scene ritenute significative ai fini dell’osservazione. I film presi in considerazione sono stati raggruppati in base al periodo storico (in cui sono stati girati oppure seguendo l’ambientazione in cui la storia si svolge) e ogni capitolo inizia con una breve introduzione sociale e culturale allo scopo di agganciare le tematiche dei film alla realtà storica.

    Nelle conclusioni sono riassunte alcune caratteristiche dell’immagine femminile nel corso degli anni allo scopo di cogliere anche alcune sostanziali differenze tra i vecchi film e quelli della fine degli Anni Novanta.

    Nella seconda parte sono raccolte una una trentina di schede filmografiche, con lo scopo di sintetizzarne le variabili essenziali rispetto al tema. Le schede riportano alcune note utili alla lettura dei personaggi femminili del film. Nello specifico le informazioni sono suddivise in quattro aree principali. La prima riguarda le informazioni generali del film come l’anno di produzione, la regia, gli attori, la trama, i temi trattati e i personaggi femminili. La seconda parte riguarda gli aspetti socio-culturali e la terza la dimensione relazionale. L’ultima parte è dedicata alle quattro sfere in cui la personalità si esprime: il corpo, il modo in cui una persona agisce, l’aspetto della conoscenza ed infine la trascendenza e la spiritualità.

    In termini sintetici, dunque, questo lavoro non mira ad un campionamento esaustivo del cinema sul e per il femminile, ma si propone di analizzare una serie di pellicole in grado di offrire un’immagine per tutta la complessa gamma di variabili interagenti sul fronte dell’identità femminile.

    PARTE PRIMA. L’IMMAGINE DELLA DONNA IN ALCUNI FILM, DAL SECONDO DOPOGUERRA AI PRIMI ANNI 2000

    1 LA METODOLOGIA, GLI OBIETTIVI E LA FINALITÀ DELLA RICERCA

    Questa ricerca è volta ad indagare le differenti tipologie di personaggi femminili che vengono rappresentate in alcuni film. La scelta delle pellicole da esaminare è iniziata attraverso una prima selezione di alcuni titoli basata, principalmente, sullo spazio dato ai personaggi femminili. Inoltre, sono stati selezionati i film in base a quanto si sono distinti negli anni, per la popolarità che hanno conseguito e per la qualità che è stata riconosciuta, sia per l’aspetto tecnico che per la rilevanza dei temi trattati. Attraverso questi criteri è stato scelto un gruppo di novanta film, elencati in filmografia, distribuiti nel corso degli anni dal secondo dopoguerra ai giorni nostri. All’interno di questo numeroso gruppo, per facilitare un confronto più preciso, è stato selezionato un sottogruppo di trenta titoli allo scopo di esaminarli in modo più dettagliato. Ognuno di questi film è stato analizzato dal punto di vista dei temi trattati e della tipologia di immagine femminile che è rappresentata attraverso i personaggi. In modo particolare sono state considerate le dimensioni socio-culturali (il contesto sociale, la tipologia familiare e l’esperienza lavorativa), le dimensioni relazionali (le figure genitoriali, le amicizie, il rapporto di coppia, la maternità e la genitorialità) ed infine quattro aspetti dell’identità, ossia la corporeità e l’ambiente fisico, il fare e l’agire, la conoscenza e il sapere e l’aspetto spirituale e religioso. Inoltre, sono state analizzate nello specifico alcune scene valutate come particolarmente significative al fine della ricerca.

    Lo schema di riferimento, per l’analisi della scena e dei dialoghi, ha seguito la seguente metodologia: l’intero film è stato rivisto con la finalità specifica di scegliere una o più scene particolarmente significative per quanto riguarda la tipologia di personalità che è rappresentata attraverso i vari personaggi. L’osservazione di una scena filmica ha la particolarità di essere un tipo di osservazione non partecipante perché, ovviamente, non è possibile l’interazione con i personaggi. Ciò che è stato segnalato e considerato è tuttavia frutto di un’osservazione che non poteva essere svincolata da una partecipazione a livello affettivo dell’osservatore: ciò costituisce un limite reale della ricerca, ma risponde anche ad una regola inevitabilmente connessa all’attività osservativi e peraltro fornisce apporti che, se considerati come dati non soggettivi, diventano un ulteriore elemento di analisi.

    I dialoghi sono stati sbobinati dalla versione doppiata italiana del film e riportati più fedelmente possibile; le frasi ritenute più significative sono state evidenziate.

    Le scene scelte sono state analizzate seguendo uno specifico percorso metodologico. Il primo punto ha lo scopo di contestualizzare la scena all’interno della storia generale e dei temi trattati nell’intero film. Il secondo riguarda la ricerca di elementi tecnici utili al fine ultimo dell’osservazione, ossia di trarre informazioni per definire il personaggio, dal punto di vista dell’identità, che esso rappresenta. Il terzo punto, invece, riunisce la descrizione dei dati osservabili, sia dal punto di vista più strettamente filmico che dell’analisi dei personaggi e quindi del linguaggio verbale e non verbale, e l’interpretazione di questi dati in chiave psicologica. Il quarto ed ultimo punto ha lo scopo di chiarire i riferimenti teorici che completano l’analisi del personaggio.

    Il fine della ricerca è quello di presentare, seguendo il criterio cronologico, il cambiamento, osservabile nell’immagine del femminile, attraverso le identità rappresentate dai personaggi cinematografici. In particolare cercheremo di comprendere la trasformazione che l’immagine della donna ha subito attraverso un raffronto tra film ambientati e/o girati negli Anni Cinquanta con altri il cui contesto è relativo agli Anni Novanta e primi duemila. In tale arco di cinquant’anni ci attendiamo di rilevare specifiche differenze rispetto alla rappresentazione dell’identità femminile.

    2 IL SECONDO DOPOGUERRA, GLI ANNI CINQUANTA E I PRIMI ANNI SESSANTA

    La Seconda Guerra Mondiale fa perdere il ruolo di protagonisti a quegli stati che non sono più in grado di assolvere i compiti di grande potenza su scala mondiale. Stati Uniti e Unione Sovietica, vinta la guerra contro il nazismo, ripartiscono il mondo secondo i loro due tipi di influenza. L’area occidentale è fortemente affascinata dal mondo di vita americano che arriva nelle case, dai primi Anni Sessanta, attraverso la tv, la pubblicità e il cinema. Superate le difficoltà dell’immediato dopoguerra l’occidente è attraversato da un crescente benessere. Il forte impegno morale e politico del primo dopoguerra viene sostituito da una corsa ai nuovi beni materiali che acquistano molta più importanza rispetto al passato. Il reddito delle famiglie sale, trionfa il design, la moda, l’arte che fanno parte sempre più del mondo borghese che costituisce la maggioranza dei consumatori.

    Alla fine degli Anni Cinquanta, mentre cento anni prima le donne si erano battute duramente per il diritto all’istruzione, si assiste ad un calo dell’affluenza femminile nei college e la ragione principale di una ragazza che decideva di continuare gli studi era quella di trovare un marito. Le donne si sposano molto giovani e la casalinga, in un quartiere residenziale piacevole, è l’immagine ideale che la maggioranza della ragazze americane persegue; un’immagine che arriva anche in Europa attraverso il cinema e la televisione. Gli elettrodomestici e la scienza hanno liberato la casalinga americana dalle fatiche domestiche, dai pericoli della gravidanza e da molte malattie che affliggevano le generazioni passate. Le caratteristiche tipiche dell’immagine della casalinga sono: la bellezza, la salute, la cultura e la preoccupazione esclusiva della casa e della famiglia. Fotografie sui giornali e personaggi cinematografici mostravano la donna americana sorridente e felice a fianco al marito, ai figli e durante le varie mansioni domestiche (Friedan, 1970).

    Il benessere che si è diffuso, dopo le ristrettezze della Seconda Guerra Mondiale, influisce molto anche il modo di vestire. La moda di quegli anni è caratterizzata dal ritorno della gonna lunga con vita stretta. L’abbondanza della stoffa, richiesta da questa linea, si pone in netto contrasto con la povertà dell’abbigliamento del periodo bellico. Lo sviluppo delle nuove industrie di abbigliamento e la comparsa delle fibre sintetiche comportano un sostanziale abbassamento dei prezzi che facilitano il più frequente rinnovo del guardaroba e quindi un più rapido avvicendarsi di mode.

    Questi elementi, apparentemente esteriori, rappresentano in realtà degli elementi che influenzano gli atteggiamenti e le azioni che, a loro volta, incidono sull’identità.

    Tenendo conto delle caratteristiche appena descritte riguardo alla condizione sociale, politica ed economica degli Anni Cinquanta nei paesi occidentali, vengono qui di seguito analizzati cinque film che descrivono la donna di quel periodo. Quattro film sono stati girati proprio in quegli anni, tra il 1940 e il 1962, mentre uno è stato prodotto nel 2000 ma fornisce un quadro particolarmente significativo della donna degli Anni Cinquanta.

    2.1. Rebecca la prima moglie (Rebecca), di A. Hitchcock (USA, 1940)

    Rebecca la prima moglie è un film americano del 1940, tratto dal romanzo di Daphne du Marier, ambientato negli Anni Quaranta. La protagonista è una giovane dama di compagnia che, in un viaggio nell’elegante Monte Carlo con una petulante e benestante signora, incontra un ricco vedovo inglese; innamorata di lui lo sposa e lo segue in Inghilterra nella sua sontuosa tenuta. La giovane si trova presto a dover affrontare il fantasma del ricordo di Rebecca, la prima signora de Winter, deceduta circa un anno prima. La casa impregnata della sua presenza, il mistero che avvolge la scomparsa della prima moglie, l’ossessione patologica per Rebecca da parte di una domestica e il silenzio inquietante del marito, la portano sull’orlo della follia. Il panfilo ritrovato in mare riporterà a galla il mistero dietro la morte della prima signora de Winter. I principali temi trattati in questo film sono due: una ragazza di umili origini che sposandosi si trova investita di un ruolo nuovo, totalmente estraneo al suo modo d’essere, e il confronto con l’immagine della prima moglie come donna perfetta, elegante e amata dal marito. Per quanto riguarda il primo tema si può osservare come questo personaggio rappresenti un chiaro esempio di un tipo di donna che si appoggia totalmente alla guida di un uomo; un marito ricco che diventa il solo punto di riferimento e con il quale la protagonista matura un debito insanabile.

    La protagonista è una ragazza indifesa e timida che si trova a dover affrontare una situazione carica di inquietudine esistenziale che, in ultima istanza, rappresenta le sue recondite paure e le sue profonde insicurezze. All’inizio sembra totalmente guidata dagli eventi che la travolgono e il paragone con la prima moglie la rendono ancora più insicura e fragile. Quando scopre la verità, ossia che Rebecca non era altro che una donna senza scrupoli, crudele e odiata dal marito, ella ritrova finalmente la pace. Rimane, comunque, sempre una donna mite che resta fedelmente accanto al marito. Questo personaggio è inserito in un contesto sociale, tipico dell’alta borghesia inglese, in cui il marito detiene il potere economico e di decisione. La tipologia di coppia che traspare dai dialoghi e dalle vicende è asimmetrica, infatti alla figura del marito intraprendente si contrappone quella della moglie devota e quieta.

    Dal punto di vista lavorativo e di realizzazione personale si nota come l’attitudine per il disegno è svalutata dalla protagonista e non è visto come mezzo di realizzazione. Esaminando l’aspetto della corporeità, per quanto riguarda l’identità di questo personaggio, si trova una tipologia di donna molto simile al personaggio descritto in Casa di bambola di Ibsen dove è rappresentato un femminile fragile e incapace di vivere senza l’appoggio di qualcuno. Il personaggio di Joan Fontaine trasmette attraverso il linguaggio non verbale fragilità e sembra che si percepisca non come donna ma come una bambina ancora informe. Il marito entra in relazione con lei confermando questa visione, infatti si atteggia fin dall’inizio in modo paterno e protettivo. Nella seconda parte del film però il personaggio riprende sicurezza, anche se resta costante il temperamento pacato e legato al ruolo di moglie devota.

    L’agire inconcludente e balbettante è caratterizzato da una continua ricerca di conferme da parte dell’autorevolezza maschile. La capacità di autorealizzazione è scarsa ed insufficiente. Il maschile in se stessa, quindi la capacità di realizzazione, potrebbe essere raffigurato dal padre della protagonista che nel racconto è descritto dalla stessa come un artista vissuto e morto in povertà ma pieno di qualità morali.

    Ritroviamo nel personaggio della Fontaine una donna quasi infantile che ama un uomo e cerca di salvare il suo amato per liberarlo dalla disperazione che vive. Un tipo di donna che, come la protagonista di Lontano dal paradiso ( Far from heaven) di T. Haynes (USA 2002), rappresenta un femminile che si sacrifica per amore del proprio uomo; inoltre, sono personaggi che non possono avere pulsioni sessuali, ma unicamente dei sentimenti nobili o desideri materiali.

    La scena di seguito riportata fornisce un chiaro esempio di ciò che caratterizza il personaggio della Fontane. In particolare le frasi evidenziate dimostrano l’inferiorità e l’insicurezza vissuta da questa donna e un tipo di uomo che, all’opposto, appare molto forte e sicuro di sé.

    Scena da 0h08’ a 0h13’

    Questo è il secondo incontro tra la protagonista e il signor de Winter: sono nel ristorante di un albergo.

    Legenda: F. è la protagonista mentre W. è il signor de Winter.

    F.- Oh Dio che testa…quanto sono sciocca!! Mi dispiace scusate, non mi giudicate male…ma non l’ho fatto apposta!

    W.- Lasciate lasciate…andate a preparare un altro posto vicino al mio…signorina posso invitarla al mio tavolo?

    F.- No non è possibile!

    W.- E perché no?

    F.- Non fate complimenti, è molto gentile ma non è niente, basta cambiare la tovaglia.

    W.- Non faccio complimenti, l’avrei comunque invitata a mangiare con me, anche prima che lei avesse rovesciato il porta fiori sul tavolo, su venite, nessuno vi forzerà a fare conversazione con me…

    F.- Vi ringrazio molto….

    ….

    F.- Io vorrei due uova, due uova strapazzate

    Il cameriere - Subito signorina, due uova strapazzate.

    W.- E che ne è della vostra amica?

    F.- È a letto con un raffreddore.

    W.- Oh, mi dispiace di essere stato sgarbato con voi ieri, la sola scusa che posso avere è che la solitudine mi ha reso villano.

    F.- Non siete stato sgarbato, se volevate restar solo.

    W.- Ditemi la signora Van Offen è una vostra amica o è soltanto una conoscente?

    F.- No è la mia padrona, mi da uno stipendio affinché io l’accompagni.

    W.- Si può pagare una compagna?!

    F.- Una volta ho cercato la parola compagna sul dizionario e diceva amico intimo (sorride)

    W.- È un privilegio che non vi invidio (sorride).

    F.- Bè ma la signora è molto gentile e io devo guadagnare.

    W.- Non avete famiglia?

    F.- Mia madre è morta tanti tanti anni fa, ero restata sola con mio padre ma l’anno scorso è morto... e ho dovuto lavorare.

    W.- Sarà stato un brutto colpo.

    F.- Si piuttosto brutto perché andavamo molto d’accordo.

    W.- Con vostro padre?

    F.- Si, era molto simpatico, un uomo non comune.

    W.- Che faceva?

    F.- Il pittore.

    W.- Ah e dipingeva bene?

    F.- Ah io credo di si ma il pubblico non lo comprendeva.

    W.- Già è la solita storia.

    F.- Dipingeva alberi…cioè non dipingeva più un albero.

    W.- Volete dire che dipingeva sempre lo stesso albero?

    F.- Si vedete la sua teoria era che quando si trova perfetta, una cosa, un luogo o una persona non bisogna abbandonarla più, non vi sembra un’idea assurda?

    W.- No anch’io sono convinto che deve essere così…e voi che cosa facevate mentre suo padre dipingeva il suo albero?

    F.- Disegnavo un poco ma io non sono brava lo so.

    W.- Volevate andare a disegnare

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