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Amor sacro e amor profano. Di alcune forme ed esperienze dell’amore contemporaneo
Amor sacro e amor profano. Di alcune forme ed esperienze dell’amore contemporaneo
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Amor sacro e amor profano. Di alcune forme ed esperienze dell’amore contemporaneo

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Cosa significa amare? Cosa resta nella società di oggi di questo sentimento, quando si confronta con i bisogni di libertà individuale e con le nuove dinamiche di coppia oppure quando si intreccia con i fenomeni migratori? A volte considerato come l’unica ragione dell’esistenza, altre sofferto come una mancanza, l’amore riempie comunque i sensi; lo fa anche quando si fa fatica a immaginarlo o a definirlo con le parole che si hanno a disposizione. Costretto a misurarsi con i mutamenti sociali e con i profondi sviluppi identitari e di genere, questo sentimento, antico come noi, sta cambiando per adattarsi alla forma che la vita, pubblica e privata, ha assunto ai giorni nostri. Attraversando le idee di sociologi come Simmel, Beck, Bauman e Boltanski, il volume indaga le diverse esperienze dell’amore e quei risvolti problematici che si generano sullo sfondo di relazioni più effimere e caratterizzate dalla possibilità di cambiare in ogni momento le proprie scelte.


 
LanguageItaliano
Release dateMay 18, 2018
ISBN9788868226916
Amor sacro e amor profano. Di alcune forme ed esperienze dell’amore contemporaneo

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    Amor sacro e amor profano. Di alcune forme ed esperienze dell’amore contemporaneo - aa. vv.

    Ossidiana

    Teoria cultura e vita quotidiana

    Collana diretta da Paolo Jedlowski

    8

    Comitato scientifico:

    Paolo Jedlowski

    Olimpia Affuso

    Sonia Floriani

    Teresa Grande

    Simona Isabella

    Fedele Paolo

    Ercole Giap Parini

    Giuseppina Pellegrino

    AMOR SACRO

    E AMOR PROFANO

    Di alcune forme ed esperienze

    dell’amore contemporaneo

    a cura di

    Olimpia Affuso - Ercole Giap Parini

    Proprietà letteraria riservata

    © by Pellegrini Editore - Cosenza - Italy

    Edizione eBook 2018

    Isbn: 978-88-6822-691-6

    Via Camposano, 41 - 87100 Cosenza

    Tel. (0984) 795065 - Fax (0984) 792672

    Sito internet: www.pellegrinieditore.it

    E-mail: info@pellegrinieditore.it

    I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, riproduzione e adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi.

    A Gloria

    Amore: più di una parola

    di Ercole G. Parini e Olimpia Affuso[1]

    Squassa Eros

    l’animo mio, come il vento sui monti

    che investe le querce

    Eros che fiacca le membra, di nuovo mi abbatte,

    dolceamara invincibile fiera

    [Saffo, frammenti 47 e 130]

    1. Qualche considerazione sulla parola amore

    Le parole mostrano il loro aspetto più curioso quando prendono in carico sentimenti, emozioni e pulsioni. Vale a dire tutte quelle movenze dell’animo che appaiono o come prodotto immediato della nostra più intima interiorità, ovvero come forza della natura che irrompe, dall’esterno, a turbare l’individuo nella sua intima corporeità messa a nudo. Proprio come accade quando si soccombe a quella forza che squassa descritta da Saffo nel frammento in epigrafe.

    Eppure, anche quello squassare come il vento sui monti che investe le querce altro non è che un insieme di parole capaci di evocare la tempesta interiore legata all’innamoramento, qui vista come vento o, addirittura, come fiera dolceamara, proprio come quella stessa forza è descritta nel frammento seguente. Ma l’uso del verbo evocare, che assegna alle parole una funzione di semplice supporto a ciò che accade e matura in un altrove da esse indipendente, appare insufficiente di fronte alla constatazione della capacità performativa delle parole stesse, ovvero quella capacità di dare forma, corpo, colore per esempio a quelle emozioni e a quelle pulsioni.

    Quando decliniamo i nostri sentimenti amorosi, seguiamo canovacci già tracciati da parole e insiemi di parole che ci offrono sentieri praticati. È ancora Saffo, in un altro frammento, a evocare l’animo mio che brucia di passione, e chi si innamora è come invitato dalla semantica amorosa a percepire il suo stato come effetto di un fuoco che arde da dentro. La forza travolgente e irresistibile con la quale ci affidiamo all’amore deve, poi, tanto al verso dantesco – e pur variamente interpretato – del quinto canto dell’Inferno Amor c’a nullo amato amar perdona. Lo shakespeariano Romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo? è una prescrizione a innamorarsi di una persona lontano da ragioni di casato o di appartenenza a comunità. Si potrebbe continuare a lungo a evocare i termini di questa semantica amorosa, che ci paralizza di fronte all’amato o all’amata e che ci porta a desiderare di sfiorare labbra immancabilmente morbide.

    Anche a partire da considerazioni simili si articola l’interesse delle scienze sociali, e in particolare della sociologia, per la tematica amorosa. Niklas Luhman evidenzia la correlazione tra semantica e struttura sociale (Luhmann 1980) in maniera particolare nei suoi lavori dedicati appunto all’amore (1969; 1982 e cfr. anche Prandini 2016): a partire da quella correlazione gli è possibile definire i processi che hanno portato dall’amor cortese all’amour passion, quindi, all’amore romantico, tipicamente borghese: in questo percorso di investigazione il sociologo tedesco fa un grande uso di romanzi, poesie, epistolari, vale a dire materiale capace di dare forma al sentimento amoroso. Entro questa prospettiva, l’amore viene letto come mezzo di comunicazione generalizzato, che trova un suo codice nella società di riferimento, assolvendo alla fondamentale funzione di risolvere la complessità delle relazioni umane.

    Ricorda Zygmunt Bauman, mettendo a punto le sue note per L’amore liquido (2003), che l’amore, al pari della morte, non può essere appreso perché al proprio interno coniuga gli elementi della unicità, della definitività. L’apparizione dell’amore, come l’apparizione della morte, nasce per la prima volta, o rinasce ogni qual volta entra in scena, sempre spuntando dal nulla, dall’oscurità del non-essere, senza un passato né un futuro. […] Ogni volta parte dall’inizio, mettendo a nudo la superfluità di trame passate e la vacuità di ogni trama futura (Bauman 2003, trad. it. p. 5). C’è da chiedersi, tuttavia, come la condizione attuale, che reitera in maniera più intensa che in passato il passaggio da una unicità all’altra come conseguenza di una maggiore disponibilità delle esperienze amorose, sia stata in qualche misura semanticamente legittimata anche dalla riflessione sociologica che postula la liquefazione delle relazioni di amore.

    In ogni caso, sta proprio in questa tensione tra esperienza individuale e contingente – che rende l’individuo pervicacemente rappreso nella propria movenza di singolo che si protrae sull’altro – ed esperienza replicabile, rispondente a codici culturali diffusi nel gruppo sociale, tutta la importanza sociologica di questo concetto: a partire dalla esperienza amorosa, diventa visibile la continua tensione tra individuale e sociale, tra desiderio e sottomissione al codice culturale, anche quando diffuso e cangiante.

    2. Note su amore e sociologia

    Tradizionalmente il tema dell’amore ha impegnato solo marginalmente i sociologi che però hanno dato spazio nelle loro tematizzazioni generali all’affettività, al sentimento e agli istinti, categoria entro la quale l’amore può ricadere almeno nella trattazione paretiana. Rispetto all’affettività, il riferimento d’obbligo è naturalmente la categoria idealtipica weberiana dell’agire così inteso, di cui recentemente è stata rivalutata la posizione entro il quadro teoretico generale del sociologo di Erfurt, in considerazione del contributo di questa categoria alla spiegazione del carisma e dell’ascesi intramondana (Fitzi 2011). È Georg Simmel, tuttavia, a occuparsi dell’amore in maniera sistematica. Nel celebre Frammento sull’amore, esso viene tematizzato come motivazione delle azioni dell’individuo che si distingue da tutte le altre per la sua forza: l’amore per una persona come motivo per così dire generale di una determinata azione si lega con il proprio oggetto in modo più solidale, lo impregna con maggiore immediatezza di quanto non avvenga per ogni altra motivazione (eccettuato forse l’odio) (1921a, trad. it. p. 161). Questa esclusività del sentimento amoroso arriva a superare i consueti orientamenti all’azione di marca egoistica o altruistica, dato che esso non è mai totalmente l’uno e mai totalmente l’altro, pur partecipando di entrambi. Ecco il miracolo dell’amore, che esso non elimina l’esser per sé dell’io né quello del tu, anzi, ne fa il presupposto in base al quale si compie l’eliminazione della distanza (ibidem). Nella riflessione di Simmel, l’amore diventa un principio vitale, fatto di contraddittori pienamente presenti, come, per esempio, quello che emerge nel dualismo tra sensualità e sentimento che permangono in ambivalente tensione. Con tutti questi elementi, caratteristici del pensiero di Simmel volto all’ambivalenza con il suo carico esplicativo, l’amore è pienamente inserito nel suo programma di studio sulla costituzione della socialità come una funzione immanente, sarei per dire formale, della vita psichica (ivi, trad. it. p. 167). Esso diventa, allora, nella sua capacità di andare oltre al dualismo io-tu, e assumendo una estensione che porta il raggio d’azione del sentimento amoroso alle inclinazioni, alle predisposizioni d’animo, alle propensioni del soggetto medesimo anche nei confronti di cose inanimate (Bianco 2011, p. 53), un momento costitutivo della socialità analizzato nelle sue forme cangianti nel fluire della storia, a partire da quel processo di eliminazione della distanza tra l’io e l’alterità. Bisogna poi notare come Simmel, al pari della gran parte degli autori che si occupano di amore, faccia ricorso alla letteratura e al mito, al fine di dare corpo e di spiegare questo sentimento, riconoscendo alle parole la natura performativa (cfr. Bianco 2011).

    Avvicinandoci ai giorni nostri, distinguendo tra innamoramento e amore, anche Francesco Alberoni ha posto la questione in termini sociopoietici. Il processo dell’innamoramento è spiegato, infatti, come "stato nascente di movimento collettivo a due, paragonando quella in cui un individuo si innamora di un altro individuo alla fase creativa di nuove istituzioni, appartenenze identitarie e pratiche condivise. Questa fase è considerata, nella storia del pensiero sociologico, come effervescenza collettiva durkheimiana, o ricondotta ai temi della creatività, dell’entusiasmo e della fede di matrice weberiana: in una struttura sociale esistente il movimento divide chi era unito e unisce chi era diviso per formare un soggetto collettivo nuovo, un ‘noi’ appunto che, nel caso dell’innamoramento, è formato dalla coppia dell’amante-amato (Alberoni 1979, pp. 7-8). Anche Alberoni ricorre alla semantica amorosa di matrice mitologica, esemplare e letteraria; al fine di dare corpo alla emergenza di una frattura nel corso della vita quotidiana, alla trasgressione effervescente dell’innamoramento, cita, tra le altre, le vicende di Romeo e Giulietta, che mostrano che l’innamoramento divide ciò che era unito (Giulietta dalla sua famiglia, Romeo dalla sua) e unisce ciò che era diviso (due nemici) (ivi, p. 19). D’altra parte, l’attribuzione di importanza alla semantica dell’amore diviene esplicita nel fatto che essa, in particolare la letteratura, tende a rappresentare l’amore come ostacolato e impossibile (Dante, Petrarca, Shakespeare, Goethe, ecc.) […]. L’arte, per rappresentare questa situazione, costituisce perciò degli ostacoli immaginari, le famiglie nemiche di Shakespeare, il matrimonio di Isotta, la nascita del nuovo figlio nelle affinità elettive di Goethe, la morte di Beatrice in Dante, ecc." (ivi, p. 20). Una finzione artistica che – secondo Alberoni – serve a perpetuare lo stato nascente. È in questi termini che artistico, letterario, in generale finzione, diventano copioni da utilizzare, rappresentazioni di modalità socialmente validate – anche nella loro trasgressività – che delineano un percorso segnato di riproduzione del sociale. In questi termini, anche eroicamente intesi, l’innamoramento emerge come portatore di un progetto volto all’amore, vale a dire – nella terminologia cara all’autore di Movimento e istituzione – alla produzione di stabilità, ma che continua a mantenere il suo stato nascente nella forma della rievocazione simbolica dei suoi miti (cfr. ivi, pp. 123-128).

    3. Una, tante parole …

    Lo scrittore di origine algerina Tahar Lamri scrive un libro molto evocativo ai nostri scopi, non solo nel titolo, I sessanta nomi dell’amore (2007). Nel romanzo, in forma di epistolario elettronico, vi è uno scambio sempre più appassionato tra Elena e Tayeb che, strutturato proprio a partire dalla articolazione della parola amore nella lingua araba, diventa foriero, tra i due, di sentimenti amorosi. Ma a noi interessa mettere in evidenza la ricchezza semantica della lingua araba, così spiegata da Tayeb a Elena nelle battute iniziali:

    la parola Hobb è la radice della parola Amore in arabo e, secondo Ibn Qayyim al Jawzieh, essa deriva da habb al-asnan (ossia la purezza, il candore dei denti), ma questa rimane soltanto una delle tante possibilità, in quanto la lingua araba, come le altre lingue semitiche, costruisce le parole a partire da radici trilettere, e ciò rende le etimologie un po’ incerte. Da Hobb deriva la parola mahabba. Sia Hobb che Mahabba significano Amore. Quest’ultima indica anche l’amore divino [Lamri 2009, pp. 35-36].

    La lingua araba è sicuramente ricca di lemmi, ben più ricca di quella italiana, fino ad arrivare ad approssimare, per i sentimenti amorosi, quelle sessanta parole evocate dal titolo del libro di Lamri. Nella lingua italiana, il parlare d’amore invita, di primo acchito, a rivolgere lo sguardo sull’esperienza di due partner che mediano attraverso eros; tuttavia, lo spettro di esperienze che la parola racchiude, e con cui performativamente si confronta, è molto più ampio. Ciò è tanto più evidente se si considera che la parola amore, per articolarsi in campi esperienziali differenti, deve fare ricorso al greco antico, philia l’amore amicale, eros per quello erotico, agape per quello religioso.

    Inoltre, come molte parole della lingua italiana, amore ha una articolata storia etimologica che rende conto di questa ricchezza e della varietà degli usi, anche distanti tra di loro, se non in esplicita contraddizione.

    Ne prenderò in considerazione tre particolarmente rilevanti. L’ipotesi più accreditata vuole che questa parola discenda dal sanscrito e ne evidenzia la componente di desiderio, di passione, di attrazione; un’altra tradizione etimologica le conferisce una innervatura infantile, se prestiamo fede alla derivazione latina di amare da amma ‘mamma’ amita (cfr. L’etimologico 2013 Devoto Oli, voce amare). Un amico mi ricorda, poi, una derivazione meno praticata dagli esperti di etimologia, e che si trova soltanto su qualche dizionario: fa discendere la parola amore dalla particella privativa a messa ad anticipare la parola latina mors.

    La prima traccia etimologica ne enfatizza la componente passionale, di desiderio, ed è a sua volta articolata nell’esperienza di tanti tipi di amore: vi è, naturalmente, la passione dell’ardente desiderio erotico, ma quella passione, con la medesima forza di sentimento intenso e perturbante, può orientarsi verso altri oggetti del desiderio, non immediatamente o convenzionalmente considerati erotici o sessuali; il che dischiude l’ampio catalogo delle passioni – veri e propri innamoramenti – che muovono gli esseri umani, dalla poesia alla politica, dal giocare in borsa al tifo per la squadra di calcio, dalla passione per i francobolli a quella per la filosofia. Spesso anche il lavoro – almeno per i più fortunati – coincide con una grande passione.

    La seconda traccia, quella che della parola amore mette in evidenza la tenerezza, rimanda all’amore dell’intimità dei figli con i genitori, con tutto il suo portato di tepore amniotico e col rassicurante alveo nel quale vengono articolati i primi fonemi dall’infante: amore come protezione e attaccamento senza alcuna mediazione razionale, precedente rispetto a qualsiasi mediazione strumentale.

    Ma l’amore – come l’ultima tra le tracce etimologiche citate mette in evidenza – può anche avere a che fare con l’assenza di morte o con il contrasto alla morte. Per quanto meno accreditata, questa sfumatura etimologica è piuttosto proficua per una riflessione nell’ambito delle scienze sociali. Da un lato, infatti, a-mors si riferisce alla pretesa di immortalità del sentimento amoroso, capace, appunto, di sopravvivere alla stessa vita terrena: l’amore è per sempre nel senso che è capace di opporsi alla morte. Dall’altro lato, questa traccia etimologica, indicando il sentimento con la parola che sembra negarlo – la morte, appunto – si definisce come principio vitale in simbiotica contrapposizione con ciò che lo contrasta. Quindi, l’amore come perenne lotta contro il disfacimento e anche come processo vitale che si oppone alla morte e che proprio a questa opposizione deve il suo statuto.

    4. Passo dopo passo: alcuni sentieri dell’amore tra società e psiche

    Il testo che presentiamo delle diverse tracce e dei molteplici significati dell’amore vuole essere un’esplorazione. L’amore vi è declinato in diverse delle sue espressioni, senza naturalmente pretendere di esaurirne la ricchezza di significati ed esperienze. Attraversando, in prima istanza, i sentieri della sociologia, ma guardando al contesto storico e alle dinamiche psico-cognitive individuali, questo libro è il frutto del lavoro di un gruppo di persone accomunate dalla pratica di un’altra passione, forse un vero e proprio amore, quella per le scienze sociali. Altresì, è frutto di una necessità: indagare nei meandri dell’amore per capire in cosa affondano le sue radici, cosa lo nutre e, nondimeno, cosa manca quando l’amore manca, quando va in crisi, quando diventa problematico e deviante.

    Il volume, in ragione di tale necessità, affronta molti nodi, scandagliando l’amore nelle sue diverse espressioni – dalla passione alla sessualità, dall’amicizia all’amore di Dio – e nelle sue potenzialità – come quella di fondare legami collettivi e azione sociale. E, via via, il testo attraversa la fenomenologia dell’amore di coppia e le sue varie fasi, dall’incanto alla crisi; affronta il problema dei codici tramite cui impariamo a riconoscerlo e a praticarlo, ma che contemporaneamente imbrigliano le nostre esperienze in scripts che limitano le nostre stesse capacità di amare; si misura con la natura e le forme che l’amore assume oggi.

    Costretto a confrontarsi con i mutamenti sociali legati alla globalizzazione e ai fenomeni migratori, con i profondi sviluppi identitari e di genere, con l’emergere di fattori che rendono il legame amoroso sempre più effimero e reversibile, e, spesso, anche traumatico, l’amore sembra indebolirsi sotto il peso della razionalità. Al punto che ciascuno tende a percepire una significativa assenza d’amore, tanto significativa da farci interrogare sul suo valore, non solo nella coppia ma nel legame sociale, e da spingerci a ricercare riferimenti ideali nella sua originaria matrice religiosa.

    Se da un lato i vari autori lo studiano come fenomeno, dall’altro si addentrano nei miti e nelle metafore, nelle canzoni e nella letteratura, mostrando che l’amore prende corpo nella dialettica tra linguaggio ed esperienza.

    In Per una fenomenologia dell’amore. Sospiri, innamoramenti, sessualità Paolo Jedlowski affronta il tema dell’amore erotico e dell’amore di coppia attraversando i racconti di sé. L’autore, che prende spunto da frammenti autobiografici e da testi di film o canzoni, si colloca nell’ambito di una riflessione storico-sociologica da cui ci guida a scoprire la natura culturale dei nostri sentimenti, il loro essere situati in una epoca e in un contesto sociale. Al contempo, dall’osservatorio della sua generazione, ci svela che l’amore è il nome che (tutti noi, potremmo dire, in ogni epoca) diamo a quel flusso di energia e di vitalità, di passione, che ci accompagna nel mondo; ma è anche ciò che sostiene una infinità tale di atteggiamenti e attività che l’amore stesso, come dice Jedlowski, è una nozione che sconfina. Comprendiamo allora che l’amore è un sentimento intorno a cui giriamo continuamente con i nostri racconti, ma che altrettanto spesso pare sottrarsi alla nostra possibilità di dirlo. In parte perché ci abbaglia, in parte perché ci sfugge, quasi come fosse un dio; tanto che abbiamo imparato a essere molto cauti nel nominarlo.

    Se Jedlowski ci porta a riflettere sull’amore da una prospettiva sociologica, Romana Giulia Colantonio, in Tra incanto e disincanto i passi del sé, parte dalla psicologia per evidenziare i meccanismi sistemico-relazionali che presiedono alla formazione ed evoluzione della coppia. Anche Colantonio intreccia alla riflessione scientifica frammenti di autobiografia. E, da qui, ci porta a contemplare il meccanismo di incanto che sta alla base della nascita del legame d’amore, facendoci comprendere come alcuni movimenti interni alla coppia siano utili alla coppia stessa, nonché allo sviluppo psichico di ciascun partner. Il patto segreto col proprio innamorato, i fattori di collusione, le radici famigliari, e poi il disincanto e le fratture che porta con sé, sono tutti passi necessari nella vita di coppia che, anche nelle fasi di crisi, rappresentano momenti di svolta e opportunità per ridefinire la propria storia e identità. Ciò che, in particolare, emerge da questo contributo è che, sebbene costituita da due entità, nella relazione giocano molti altri elementi, legati alle famiglie di origine nelle diverse generazioni. Con Colantonio impariamo che la differenziazione dal

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