La fuga dell'orso
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Book preview
La fuga dell'orso - Franco Anzalone
Indice
CAPITOLO PRIMO
CAPITOLO SECONDO
CAPITOLO TERZO
CAPITOLO QUARTO
CAPITOLO QUINTO
CAPITOLO SESTO
CAPITOLO SETTIMO
CAPITOLO OTTAVO
CAPITOLO NONO
CAPITOLO DECIMO
CAPITOLO UNDICESIMO
CAPITOLO DODICESIMO
CAPITOLO TREDICESIMO
CAPITOLO QUATTORDICESIMO
CAPITOLO QUINDICESIMO
CAPITOLO SEDICESIMO
CAPITOLO DICIASSETTESIMO
CAPITOLO DICIOTTESIMO
CAPITOLO DICIANNOVESIMO
CAPITOLO VENTESIMO
CAPITOLO VENTUNESIMO
CAPITOLO VENTIDUESIMO
CAPITOLO VENTITREESIMO
CAPITOLO VENTRIQUATTRESIMO
FINALE
EPILOGO
DEDICA
Franco Anzalone
La fuga dell'orso
Youcanprint Self-Publishing
I fatti narrati in questo romanzo sono frutto della fantasia dell’autore.
ISBN | 9788827830888
Prima edizione digitale: 2018
© Tutti i diritti riservati all’Autore
Youcanprint Self-Publishing
Via Roma 73 - 73039 Tricase (LE)
info@youcanprint.it
www.youcanprint.it
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Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata costituisce violazione dei diritti dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla legge 633/1941.
Alla mia mamma
Dove sono le nevi di un tempo?
Francois Villon
CAPITOLO PRIMO
<< Buongiorno dottoressa Bottari, la ringrazio per aver così cortesemente accettato il mio invito. Desideravo rivederla per darle conto delle indagini in merito alla sua denuncia di scomparsa. Il dipartimento investigativo che dirigo ha duramente lavorato negli ultimi mesi, senza tuttavia conseguire alcun risultato apprezzabile. A tutt'oggi, del dottor Albert Seppi purtroppo non v'è traccia alcuna.
Ho impegnato nelle ricerche uomini e mezzi scandagliando sin nelle pieghe più intime della vita del dottore, ma non ho trovato alcun indizio significativo.
Vorrei chiederle di darmi aiuto accompagnandomi in sopralluogo nell'abitazione del Seppi. Naturalmente l'abbiamo già ripetutamente ed accuratamente visitata, direi quasi vivisezionata, ma forse i suoi occhi sono in grado di cogliere particolari che a noi sfuggono.
Non è emerso alcunchè d'illuminante dall'analisi del personal computer così come dalla valutazione della corrispondenza, dei tabulati telefonici, delle carte di credito. Portiere, vicini di casa e commercianti della zona in cui abita e lavora non hanno saputo fornirci alcuna informazione utile per il ritrovamento. Abbiamo contattato agenzie di viaggio, istituti bancari, palestre, ristoranti, biblioteche, società sportive : nulla!
Attualmente non sappiamo ancora - e sono trascorsi sei mesi -
se il dottor Seppi si sia allontanato volontariamente o mosso da grave disagio psicologico, se sia caduto vittima di reato o di disgrazia.
Rapimento, suicidio, incidente ?
Brancoliamo – è triste dirlo – nel buio più pesto!
Lei stessa, dottoressa, non ha purtroppo saputo darci alcuna informazione utile ad indirizzare le indagini.
Pochi dati sono certi : il dottor Seppi prestò servizio nello studio medico che condivide con lei sino al 31 Luglio alle ore 18 - lei stessa me lo ha confermato -. Il 1 Agosto iniziò le sue ferie estive.
Non rientrò al lavoro il 1 Settembre, giorno di programmata ripresa lavorativa, né inviò alcuna segnalazione o avviso per comunicare un suo ritardo.
Di lui – e siamo ormai a Marzo – non si è più avuta alcuna notizia>>.
<< Dottor Minerva, sarò ben lieta di accompagnarla in sopralluogo. Come lei sa bene, sto vivendo mesi di trepidazione per la sorte di Albert, non solo un collega ma soprattutto un caro amico e sarà mia premura continuare a collaborare ed a fornirle ogni possibile aiuto per dipanare questa matassa.
Ho già avuto modo di manifestarle le mie perplessità rispetto alle ipotesi di allontanamento legato ad un disturbo psichico e di allontanamento volontario, tuttavia desidero astenermi da ulteriori congetture e rimettermi pienamente alla vostra professionalità >>.
<< La ringrazio dottoressa. La contatterò al più presto per concordare giorno ed ora della visita. Le voglio nel frattempo sottoporre queste foto che abbiamo stampato da una fotocamera digitale rinvenuta nell'abitazione del Seppi. Sono relativamente recenti, del 2015. A noi dicono veramente poco : provi a visionarle, può darsi che a lei evochino suggestioni stimolanti>>.
Fin dal primo incontro il dottor Minerva, dirigente del dipartimento di polizia investigativa, mi sembrò molto poco interessato alla scomparsa di Albert. Ogni settimana si accatastavano sulla sua scrivania decine di denunce, veramente troppo per un grigio funzionario demotivato di una sezione stanca e male in arnese.
Era fondamentalmente un incapace, un superficiale, privo di qualsiasi slancio intuitivo e soprattutto privo di interesse per il lavoro di ricerca.
Non mi piaceva affatto. Anche perché, nella più completa inerzia del suo ufficio, aveva trovato tuttavia risorse e tempo per farmi lungamente pedinare e per acquisire una grande quantità di informazioni farlocche sulla mia vita privata e professionale.
Lo sghembo - così chiamavo un tipo allampanato che da mesi mi aveva piazzato alle costole - era così prevedibile e pateticamente inetto da risultare persino simpatico.
Dopo averlo ripetutamente sorpreso a curiosare e ad origliare, gli avevo intimato furente di sparire e lui era sgattaiolato via lesto come un timido ladruncolo smascherato.
Albert era un amico, un carissimo amico e avrei personalmente impegnato tutta me stessa per ritrovarlo.
Avrei fatto da sola.
CAPITOLO SECONDO
La sera tiepida già soffiava dolce le sue tenerezze, quando rientrai a casa.
Distesa sulla poltrona di vimini - la mia preferita , la poltrona dell'abbandono - all'ombra della grande magnolia in giardino, cominciai a sfogliare il brogliaccio di fotografie estratte dalla fotocamera digitale di Albert.
Era un appassionato fotografo, un vero cacciatore di immagini.
Nella veranda del suo appartamento ne erano appese di splendide, prevalentemente vedute alpine da lui realizzate nelle sue tormentate escursioni per ghiacciai. Ma anche marine, nuvole e fiori di campo.
Non diversamente, nel raccoglitore preparato dal dottor Minerva Albert aveva ritratto la natura nelle sue più varie espressioni.
Vi dominava tuttavia l'ombra, il ripiegamento, forse il mistero.
Erano riprodotte barbe azzurre di licheni distorte nella nebbia mattutina, il buio del sottobosco, nere fenditure di selva, torvi e tumidi passaggi irti di felci arboree, cortecce di nero abete rigate di resina, cieli ramati d'acqua e di livore.
Lo sapevo un entusiasta escursionista e dunque non mi stupivano le sue riprese naturalistiche.
Ma in quelle foto mi pareva di leggere il profondo oscuro, quasi una velatura dell'animo.
Decisi di non far cenno alcuno a Minerva delle mie impressioni .
Avrebbe certamente mal interpretato.
Albert non mi era sembrato depresso negli ultimi mesi, anzi spesso appariva sin troppo carico di energia. Tuttavia da tempo lo sentivo inquieto, insoddisfatto, anche irritabile.
Una volta - ricordo - ebbe a dire e mi turbò : << Ormai l'urlo prevale sulla ragione. A volte vorrei dissolvermi come soffio di vento, senza lasciar traccia >>.
Non potevo credere