Giacomo da Itri
Di Paolo Manzi
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Anteprima del libro
Giacomo da Itri - Paolo Manzi
Giacomo da Itri. Una vita nella Chiesa del XIV secolo
di Paolo Manzi
Direttore di Redazione: Jason R. Forbus
ISBN 978-88-3346-127-4
Pubblicato da Ali Ribelli Edizioni, Gaeta 2022©
Saggistica – Storia e cultura
www.aliribelli.com – redazione@aliribelli.com
È severamente vietato riprodurre, in parte o nella sua interezza, il testo riportato in questo libro senza l’espressa autorizzazione dell’Editore.
Paolo Manzi
GIACOMO DA ITRI
Una vita nella Chiesa del XIV secolo
AliRibelli
Ringrazio:
il giornalista scrittore Alfredo Saccoccio per la consulenza storica;
il pittore Davide Manzi per la realizzazione della copertina.
Sommario
In illo tempore I
Il giorno diventerà notte
In illo tempore II
18 settembre 1381 - Napoli, Chiesa di Santa Chiara
In illo tempore III
Anni prima - Roma 17 gennaio 1377
Papa Urbano VI
Dietro le quinte
Un secondo papa
Conseguenze politiche
Conseguenze dello scisma
La politica di Urbano verso Napoli
Carlo D’Angiò Durazzo e la sua guerra
Strategia della regina Giovanna
Trattative tra Urbano VI e Carlo
Carlo di Durazzo incoronato re di Napoli
Il cardinale di S. Prassede sbarca a Napoli
18 settembre 1381 - Napoli Chiesa di Santa Chiara
Varie fonti
In illo tempore: IV
Inizio della carriera ecclesiastica
Arcivescovo di Otranto
Incarico contro gli eretici
Supervisore dei monasteri greci in Italia meridionale
In Avignone
Nunzio Apostolico in Toscana
Patriarca di Costantinopoli
Rapporto di amicizia con S. Caterina da Siena
Ritorno a Otranto
A Roma
In illo tempore: epilogo
Varie ipotesi
Il giorno diventò notte - 1 gennaio 1386
Legenda:
Fonti e Bibliografia
In illo tempore I
Il giorno diventerà notte
Il giorno diventerà notte, il buio prenderà il posto della luce, le tenebre ci avvolgeranno. Le stelle non brillano più. Una volta erano il riferimento per il viandante di questa terra, adesso indicano la via della perdizione. Non distinguiamo più la luce del sole dal riflesso della luna. Saturno sta avendo il sopravvento sulle altre stelle. La terra non è più in armonia con il firmamento celeste, il disordine sconfiggerà l’ordine del creato senza che noi ce ne accorgiamo.
Solo la Chiesa ci può salvare, ma la Chiesa povera e pura, come erano puri Gesù e Francesco. La Chiesa deve essere povera come lo erano Gesù e i suoi apostoli e come è stato S. Francesco. Invece, in questi anni, si è messa al servizio dei potenti e dei re di Francia, è diventata una meretrix magna, ricca e corrotta.
Le gerarchie ecclesiastiche conducono una vita nel lusso, nella corruzione dei palazzi e delle corti. Da quando i papi hanno scelto Avignone, come loro dimora, la Chiesa si preoccupa solo delle cose terrene e legifera con gli istinti della carne, è diventata ecclesia carnalis.
I più alti rappresentanti, i cardinali e vescovi, vivono come principi e la popolazione non ha da mangiare. Il papa che ha regnato una generazione passata ci ha scomunicato. Al contrario siamo noi i veri seguaci di Cristo. Solo noi mettiamo in pratica la regola di S. Francesco, nella povertà, come ci ha insegnato lui, seguendo il messaggio di Gesù.
Verrà il tempo in cui sulla cattedra di S. Pietro salirà un rappresentante del nostro ordine. Lui sarà povero, non possiederà beni terreni e porterà a termine la grande riforma della Chiesa.
Carestie e guerre si abbatteranno sulla terra. Tutti ne pagheremo le conseguenze. Pregate, osservate i precetti che Gesù ci ha lasciato: Beati i poveri di cuore. Preparatevi alle miserie e ai tormenti che colpiranno questa terra.
Monaci, fraticelli solitari, predicavano per campagne e villaggi.
La popolazione intimorita e confusa pregava, si batteva il petto, si cospargeva il capo di cenere e accorreva nelle chiese.
In quel tempo, inverni lunghi, freddi e senza pioggia, alternati a stagioni estive brevi e piovose, impedivano la maturazione del grano, dell’uva e dei prodotti della terra. I raccolti delle campagne erano miseri e i viveri scarseggiavano. In tante regioni i nobili e il clero se ne accaparravano quanto più potevano lasciando la popolazione alla fame.
In illo tempore II
18 settembre 1381 - Napoli, Chiesa di Santa Chiara
I fumi acri delle candele riempiono il vuoto delle navate e si mischiano all’aria calda dei finestroni aperti. La chiesa di S. Chiara lentamente si riempie di persone vocianti concitatamente, a bassa voce. Entrano uomini vestiti con mantelli lunghi fino sotto le ginocchia, seguiti dai servi con poltrone e cuscini, l’odore salmastro del sudore si mescola a quello delle candele. D’un tratto, la folla fa spazio riverente fin sotto le transenne, un silenzio carico di attesa riempie la chiesa. Arriva il nuovo re di Napoli, Carlo III d’Angiò Durazzo, con tutta la servitù, baldacchini e stendardi; va spedito fino alla poltrona accanto all’altare. Nell’attesa, un sottofondo di chiacchiericcio riempie il silenzio.
Fuori, ai piedi della scalinata della chiesa, arrivano carrozze scoperte trainate da cavalli, seguite da persone armate con lance, spade e con la testa coperta da elmi. Dalla prima scendono degli individui con vestiti tipicamente ecclesiastici. Tra questi ultimi, il primo sceso dà ordini agli armati con gesti e con voce perentoria, i quali si apprestano a far scendere dai carri del seguito altre persone con catene alle mani e ai piedi. Tra queste, in tutto quattro, due indossano vestiti color porpora. Anche loro sono gente di chiesa e altre due sono vestite più dimessamente. Quattro armati accerchiano il primo incatenato e gli altri due con i vestiti dimessi. Altri quattro armati spingono e accompagnano la seconda persona incatenata, col vestito color porpora, su per la scalinata fino all’entrata della chiesa e lo consegnano a quattro chierici vestiti di bianco, i quali, preso in consegna il prigioniero, aspettano il permesso di entrata. La gente all’interno si ammutolisce improvvisamente. La persona scesa per prima, constatato il silenzio