La psicologia delle menti semplici
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Fantascienza - romanzo breve (79 pagine) - Robot, animali domestici potenziati, sistemi esperti: gli esseri (quasi) intelligenti con i quali dovremo confrontarci nel prossimo futuro, e non sarà facile
Gli assistenti vocali dei nostri telefoni sono solo un assaggio di ciò che ci aspetta nel prossimo futuro, l'era delle intelligenze semplici. Un'era nella quale ci conduce per mano Piero Schiavo Campo in questa storia ricca di spunti, di idee, di provocazioni.
Può un robot svolgere il compito di psicanalista? Possono le fake news esserre utilizzate per correggere gli errori dei sistemi esperti finanziari? Fino a che punto possiamo vantare il diritto di proprietà su un'intelligenza creata artificialmente?
Ma soprattutto, siete pronti a mettere in dubbio le vostre convinzioni su cosa vuol dire essere una persona?
Nato a Palermo ma residente a Milano, Piero Schiavo Campo, laureato in astrofisica, insegna teoria e tecnica dei nuovi media all'Università di Milano Bicocca. Nel 2013 è stato pubblicato su Urania il suo romanzo L'uomo a un grado kelvin, vincitore del premio Urania. Collabora con Robot e ha un blog personale, The Twittering Machine, dove pubblica racconti e brevi saggi scientifici.
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Book preview
La psicologia delle menti semplici - Piero Schiavo Campo
a cura di Silvio Sosio
Piero Schiavo Campo
La psicologia delle menti semplici
ROMANZO BREVE
ISBN 9788825405934
© 2018 Piero Schiavo Campo
Edizione ebook © 2018 Delos Digital srl
Piazza Bonomelli 6/4 20139 Milano
Versione: 1.0
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Indice
Il libro
L'autore
La psicologia delle menti semplici
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
In questa collana
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Il libro
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Può un robot svolgere il compito di psicanalista? Possono le fake news esserre utilizzate per correggere gli errori dei sistemi esperti finanziari? Fino a che punto possiamo vantare il diritto di proprietà su un'intelligenza creata artificialmente?
Ma soprattutto, siete pronti a mettere in dubbio le vostre convinzioni su cosa vuol dire essere una persona?
L'autore
Nato a Palermo ma residente a Milano, Piero Schiavo Campo, laureato in astrofisica, insegna teoria e tecnica dei nuovi media all'Università di Milano Bicocca. Nel 2013 è stato pubblicato su Urania il suo romanzo L'uomo a un grado kelvin, vincitore del premio Urania. Collabora con Robot e ha un blog personale, The Twittering Machine, dove pubblica racconti e brevi saggi scientifici.
Dallo stesso autore
Piero Schiavo Campo, Risveglio al di là del tempo Odissea nel futuro ISBN: 9788865306161 Piero Schiavo Campo, I mercanti di Suvanabad Odissea nel futuro ISBN: 9788865306352 Piero Schiavo Campo, Nella terra dei draghi Odissea nel futuro ISBN: 9788865306574 Piero Schiavo Campo, L'uomo artificiale Odissea nel futuro ISBN: 9788865306758 Piero Schiavo Campo, Rivoluzione! Odissea nel futuro ISBN: 9788865306932 Piero Schiavo Campo, La minaccia dell'Impero Centrale Odissea nel futuro ISBN: 9788865307144 Piero Schiavo Campo, Alla ricerca dell'Isola Galleggiante Odissea nel futuro ISBN: 9788865307267 Piero Schiavo Campo, Il tempo dei bioautomi Odissea nel futuro ISBN: 9788865307458 Piero Schiavo Campo, I media nella tela del ragno TechnoVisions ISBN: 9788825401882 Piero Schiavo Campo, Odissea nel futuro Titani ISBN: 9788825404098
1.
Attilio Mariani varcò la soglia dell’Istituto di tecnopsicologia e si guardò intorno spaesato. Era in un atrio di grandi dimensioni, con le pareti tappezzate di pannelli elettronici che riportavano gli orari delle lezioni e degli esami, oltre agli innumerevoli messaggi di professori e studenti che parlavano d’incontri, compravendita di oggetti vari, dispense elettroniche e quant’altro. Di fronte a lui c’era il banco dei custodi, ma per qualche motivo in quel momento non era presidiato da nessuno. Si avvicinò al quadro con l’intestazione Informazioni e lo toccò, sperando di riuscire a capire dove fosse lo studio del professor Tullio Bernardi. Dovette trafficare qualche minuto prima di trovarlo: secondo piano, stanza 256. Tutto intorno gli altri studenti si muovevano come se ognuno sapesse esattamente che cosa doveva fare e dove doveva andare; non volendo dare nell’occhio, Mariani cercò di assumere lo stesso atteggiamento, mentre aspettava l’ascensore.
La porta della stanza 256 non era diversa dalle altre: una fila di porte identiche che si affacciavano su un lungo corridoio, con targhe che riportavano la destinazione d’uso dei locali a cui davano accesso. Segreteria studenti, Laboratorio immagini, prof. Migliani, dottoressa Salerno. Mariani bussò delicatamente sulla plastica spessa con cui era foderato il serramento; dall’altra parte sentì la voce di quello che doveva essere il professor Bernardi che lo invitava a entrare.
Si ritrovò in un locale vasto, dominato da un pannello elettronico che riempiva per metà una parete. Il pannello era pieno d’icone e di linee che si muovevano in modo indecifrabile. Il professore era un uomo anziano, piccolo di statura, che gli sorrise appena lo vide entrare.
– Lei deve essere il laureando, Mariani. O sbaglio?
Attilio si affrettò a confermargli l’esattezza della sua identificazione.
– Si sieda. Sa già in che cosa consiste il lavoro di tesi che intendo offrirle?
– Non nei dettagli, professore.
– Va bene. Cercherò di riassumerle il problema.
Mariani aveva già inquadrato il docente come uno di quei vecchi professori che non perdono mai l’occasione di sfoggiare la loro immensa cultura. Riassumere il problema, con tutta probabilità, voleva dire lanciarsi in una lezione improvvisata di durata non prevedibile. Rassegnato, si appoggiò allo schienale della seggiola e attivò il comando di registrazione sul suo terminale mobile.
– La ringrazio, professore.
– Come lei sa, la nostra potrebbe essere definita l’era di IOT, the Internet of Things. La gente di solito non ha un’idea chiara di che cosa voglia dire questa cosa. Oggi gli apparati cosiddetti intelligenti connessi alla rete sono circa un milione di volte più numerosi degli esseri umani. Alcuni trasmettono semplicemente il segnale che li identifica, altri dispongono di stati interni, altri ancora sono veri e propri computer in miniatura. Mi rendo conto che lei è uno psicologo, quindi non entrerò nei dettagli dei protocolli di comunicazione attivi e dei messaggi che tali apparati inviano uno all’altro. Del resto, dal punto di vista della tesi non le servirebbe molto approfondire gli aspetti tecnici della faccenda. È però importante capire che non si tratta solo di apparati fisici ma anche di programmi, i cosiddetti bot, che navigano attraverso Internet raccogliendo informazioni, connettendosi a basi di dati e, a volte, modificando gli stati degli stessi apparati con cui hanno a che fare. Nella vita normale di ciascuno di noi la presenza di IOT quasi non si avverte. Giusto per fare un esempio, siamo tutti abituati all’idea che non sia possibile superare i limiti di velocità quando ci spostiamo in macchina. Una volta non era così: i punti pattugliati dalla polizia stradale erano pochi, tra l’uno e l’altro era possibile violare le regole e lanciare i propri veicoli a velocità notevoli, sperando che nessuno se ne accorgesse, ma oggi migliaia di apparati elettronici leggono l’identificativo della nostra auto, e sono in grado di verificare in tempo reale che non ci siano violazioni del codice della strada. Un tempo era possibile guidare ubriachi, ma oggi il tasso alcolemico del guidatore è trasmesso dal suo stesso respiro a un sensore, obbligatorio su tutte le auto, che interviene automaticamente superata la soglia di pericolosità; all’autista ubriaco viene tolto il controllo della guida, e il sistema trasmette a un automa della polizia la segnalazione dell’infrazione. È il sistema stesso che provvede a inviare la multa, a riscuoterla presso la banca del guidatore e a togliere i punti di patente previsti dalla legge. Tutto questo lei lo sa certamente, perché vive nella nostra epoca; immagino che sia anche consapevole dei vantaggi sociali che questo tipo di organizzazione comporta: sicurezza sulle strade, ottimizzazione dei posti