Il Cammino Neocatecumenale: Storia e pratica religiosa (Vol. II)
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Mentre nel primo volume l’autore si è basato sui documenti vaticani riguardanti il Cammino, i testi ufficiali del movimento (come gli Statuti e il Direttorio Catechetico) e la bibliografia descrittiva e contro apologetica, nel secondo volume sono riportate 45 interviste realizzate tramite l’osservazione sul campo in vari luoghi dell’Europa e del Sud America. Le interviste sono state analizzate con gli strumenti metodologici della sociologia religiosa, con i quali si sono potuti analizzare non solo il racconto che gli aderenti fanno di se e del loro vivere l’appartenenza all’itinerario di fede, ma anche i fenomeni più discussi del Cammino Neocatecumenale come l’azione catechetica, i rapporti endogamici tra gli aderenti, la pratica della decima, i metodi di evangelizzazione nel mondo e il legame degli aderenti con Kiko Argüello. Tutti aspetti che fino ad ora erano stati o denunciati in modo sommario dai suoi detrattori o difesi apologeticamente dai suoi aderenti.
Il testo presenta anche l’intervista rilasciata da un membro di una famiglia in missione, residente a Mosca dal 1990, preceduta da una breve introduzione sulla storia del Cammino neocatecumenale in Russia. Il volume presenta infine un glossario contenente termini spesso usati dagli intervistati che è necessario conoscere per una piena comprensione delle loro testimonianze.
Danilo Riccardi è dottore magistrale in Scienze Storiche, specializzato in Storia del cristianesimo e delle chiese. Il suo interesse principale riguarda i Movimenti Ecclesiali nati dopo il Concilio Vaticano. Consulente storico dell’associazione Nilo, attualmente è professore di storia e filosofia.
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Il Cammino Neocatecumenale - Danilo Riccardi
Note
INTRODUZIONE
Nel primo volume sono stati analizzati la storia e la pratica religiosa del Cammino neocatecumenale. Un ruolo determinante nella ricerca è stato svolto dalle interviste fatte sul campo, integralmente riportate in questo volume. La maggior parte dei miei intervistati appartiene alla Parrocchia di San Giovanni Evangelista in Porta San Gennaro di Napoli. Mentre gli altri appartengono alla parrocchia di San Giacomo degli Italiani e dell’Immacolata alle Fontanelle di Napoli. Per ampliare questo studio ho intervistato due aderenti appartenenti a comunità di altre zone d’Italia e due stranieri. Un intervistato appartiene VII a Comunità della parrocchia di San Ciro Martire di Avellino, e un altro alla Parrocchia di San Marco Evangelista di Camposampiero in provincia di Padova.
Dei due stranieri, una appartiene alla VI a comunità di San Vincenzo de Paoli di Bratislava; l’altro un ecuadoregno che ha frequentato per otto anni il Cammino a Quito, in Ecuador, e continua il suo itinerario di fede nella IV a comunità di San Giovanni Evangelista in Porta San Gennaro di Napoli.
Alla base di questo lavoro c’è sicuramente l’interesse di analizzare un nuovo modo di esprimere la fede da parte di quei cattolici che hanno deciso, in modo autonomo, di essere cattolici inserendosi all’interno di un movimento di fede. Dalle interviste si evince un fenomeno che alcuni teorici della sociologia religiosa definiscono con il termine di imperativo eretico
[¹] . Per imperativo eretico
intendiamo gli individui che tendono a rivendicare la propria piena autonomia per ciò che concerne i percorsi di senso
di volta in volta intrapresi o da intraprendere finché non riescono a trovare un itinerario di fede definitivo con il quale ricostruire il proprio senso di vita [²] . Infatti una delle caratteristiche degli appartenenti ai movimenti ecclesiali è il fatto che questi hanno deciso in modo autonomo di aderire alla fede cattolica. La fede non è più ereditata ma scelta autonomamente. Un’altra caratteristica degli aderenti è la loro dimestichezza e conoscenza del testo biblico. Questa è possibile grazie all’ascolto del testo biblico che avviene due volte alla settimana durante la celebrazione comunitaria della Parola e della liturgia eucaristica, e anche grazie alla pratica della Scrutatio che permette ai vari aderenti di conoscere le Scritture e leggerle nel presente della loro vita.
Un’altra caratteristica che si risconta tra gli aderenti del Cammino è il risveglio religioso
[³] . Per risveglio religioso s’intende la capacità di nuove realtà religiose, come i movimenti ecclesiali, «di farsi portatori di un’offerta religiosa in cui si mescolano, senza soluzione di continuità, elementi culturali tipici della modernità con altri tendenti al ripristino integrale di una tradizione religiosa» [⁴] . Inoltre, ho individuato un modello di conversione che potremo identificare con la conversione paolina
data da «una tendenziale ritotalizzazione religiosa della […] esistenza» [⁵] . Questo tipo di conversione chiama l’aderente a fare scelte concrete nella propria vita che prescindono dai costumi e dagli status di vita della società contemporanea, modificando con tempi rispettosi dell’individualità delle coscienze, le proprie abitudini quotidiane.
Note metodologiche
Alla base della mia ricerca c’è l’intento di capire come gli aderenti del Cammino Neocatecumenale vivano la loro fede oggi, e come leggano la loro vita spirituale precedente all’entrata in Cammino. Per esaminare questi elementi ho utilizzato gli occhiali metodologici
della sociologia religiosa.
Il mio lavoro di ricerca per quanto concerne la prassi religiosa e il senso di appartenenza degli aderenti nel Cammino Neocatecumenale può essere suddiviso in due parti. La prima ha visto una vera e propria ricerca sul campo durante la quale ho studiato ed osservato i riti e la vita comunitaria di queste comunità. Le osservazioni partecipate
hanno permesso di analizzare con maggiore oculatezza le fonti scritte riguardanti i riti e le funzioni religiose [⁶] .
In seguito, dopo aver creato ponti relazionali con un numero diversificato di aderenti, ho intrapreso la seconda parte del mio lavoro che è consistito nell’intervistare quarantacinque aderenti. Le interviste sono state portare avanti utilizzando un questionario strutturato
che può essere considerato un ibrido tra un’intervista d’impianto qualitativo e una di impianto quantitativo. Esso è suddiviso in due parti.
La prima è una tabella di presentazione dell’intervistato, dove sono riportati i dati anagrafici, la parrocchia e la comunità d’appartenenza, la tappa vissuta, l’anno d’inizio del Cammino e gli eventuali carismi dell’intervistato, dati tipici di un questionario quantitativo. La seconda parte del questionario presenta undici domande [⁷] a risposta aperta formulate avendo come punto di riferimento sia i dati provenienti dallo studio delle fonti riguardanti il Cammino Neocatecumenale e sia dall’elaborazione dei dati provenienti dalla mia osservazione sul campo. La scelta di portare avanti un questionario strutturato è dato dal fatto che solo grazie ad esso è possibile capire come l’osservanza delle regole delle comunità agiscano nell’esperienza individuali e nelle storie personali degli intervistati [⁸] .
Il carattere aperto delle domande è finalizzato «alla formulazione di un modello interpretativo capace di spiegare e comprendere le logiche di azione, il funzionamento, i processi di cambiamento, di produzione e riproduzione del mondo sociale o della categoria oggetto di studio» [⁹] .
Le interviste sono state effettuate nell’arco di due mesi che vanno dal marzo all’aprile del 2013. Il campione selezionato e intervistato appare particolarmente ampio e diversificato, tale quindi da offrire un panorama esaustivo almeno per una triplice prospettiva: anagrafica, funzionale e gerarchica. Il numero d’intervistati è di quarantacinque persone che si suddividono in diciannove uomini e ventiquattro donne.
In conclusione è riportata anche l’intervista rilasciata da un membro di una famiglia in missione, residente a Mosca dal 1990, preceduta da una breve introduzione sulla storia del Cammino neocatecumenale in Russia. Il volume presenta infine un glossario contenente termini spesso usati dagli intervistati che è necessario conoscere per una piena comprensione delle loro testimonianze.
LE INTERVISTE
Intervista n° 1
Scheda di presentazione
Questionario informativo
Perché hai deciso di intraprendere un cammino di fede? Qual era il tuo rapporto con la Chiesa Cattolica e con la fede prima che lo intraprendessi? Qual era la tua pratica religiosa precedente?
Io sono entrato in Cammino quando avevo 16 anni. Andavo a messa la domenica con mia madre e non avevo nessuno attaccamento particolare alla Chiesa. L’unica cosa che mi attirava la parrocchia era quello di stare con altre persone e cercare amici. Vedevo che la parrocchia era praticata da molti giovani del mio quartieri. La mia era proprio una religiosità naturale basata sui sacramenti imposta dalla mia famiglia: battesimo, comunione e cresima. Ma la cosa che mi ha spinto ad entrare in Cammino era la presenza di numerosi giovani in parrocchia e l’esigenza di conoscere nuove persone. Visto che avevo poche amicizie. Inoltre vedovo anche l’allegria di questi ragazzi del Cammino che mi ha attirato.
Il Sociologo McLuhan ha scritto: « ciò che attira l’uomo non è un luogo particolare, ma la relazione che il luogo offre. Per questo la parrocchia, in quanto forma statica, sembra non avere più senso, in special modo in un mondo globalizzato». Anche per te è stato così? Fai il Cammino nella tua parrocchia o hai cambiato parrocchia? Perché hai scelto il Cammino Neocatecumenale?
Come sei venuto a conoscenza dal Cammino Neocatecumenale?
Io sono venuto a conoscenza del Cammino grazie agli annunci che venivano fatti la domenica. La parrocchia è un luogo di aggregazione. Nella struttura si va incontro ai sacramenti. Grazie al Cammino ho capito che la comunità che è chiesa. Nella mia vita ho cambiato tre parrocchie, e ho potuto capire che la comunità che anima la parrocchia fa la Chiesa. Il cambio delle parrocchie è stato traumatizzante perché questi luoghi ti erano divenuti cari, ma la Chiesa ripeto la fa la comunità che forma un’atmosfera aggregante che attira gl’altri.
Il Cammino Neocatecumenale è stato riconosciuto come « un cammino di formazione valido per la società e i tempi moderni» (Giovanni Paolo II). Alla luce della tua esperienza diretta sapresti dire perché?
Perché parla di fatti concreti. Il Cammino con la sua struttura parla a tutti dallo studente al grande giudice. Si rivolge a tutti con un messaggio concreto. Questo sicuramente attira più persone dispetto la statica parrocchia che fa vivere la fede solo con una fede puramente sacramentale. Il Cammino è valido perché avvicino la Chiesa all’uomo perché parla ai bisogni della moltitudine e diversità degli aderenti.
La Chiesa chiama i fedeli a farsi protagonisti della Nuova Evangelizzazione
, in un mondo dove gli stessi battezzati non conoscono più la ragione della propria fede. Sei cellula attiva
di questa evangelizzazione? In che modo? (Es: Evangelizzazione per strada, evangelizzazione a due a due (Traditio), assistenza ai poveri etc...).
Ti dico sì perché c’è stata una chiamata. Nella pedagogia del Cammino vieni sempre chiamato ad essere parte attiva di quello che fai. L’interrogarti di essere parte attiva di questa evangelizzazione ti viene a fare uno scrutinio dove ti chiedi: Tu perché sei qui? Cosa cerchi? Cosa Fai? La chiamata che ho avuto all’evangelizzazione l’avuta sì per portare Cristo agl’altri a seguito del mio incontro con Cristo. Ed è un’esperienza dove vado io a prendere. Io riesco a riconoscere le meraviglie di Dio nella mia vita grazie all’incontro con le altre persone. Bisogna dire che tutte le evangelizzazioni sono avallate dal vescovo e dalla Chiesa. Io sono cellula attiva quotidianamente oltre a partecipare ai momenti di evangelizzazioni indetti dal Cammino.
L’itinerario formativo del Cammino Neocatecumenale che idea di Dio ti ha fatto maturare? E in che relazione sei ora con Dio rispetto a quella che avevi all’inizio? La fede che vivi ora la esprimi solo con la pratica sacramentale nella parrocchia o ci sono state trasformazioni che hanno coinvolto altri ambiti della tua vita? Hai fatto scelte concrete di vita, o vivi la tua fede in forme tradizionali e private?
Per quanto riguarda le scelte di vita concrete e radicali, io e mia moglie abbiamo vissuto il matrimonio. Questo è avvenuto grazie alla Parola di Dio che è sempre stata presente nel fidanzamento e nel matrimonio. Ci ha fatto superare le problematiche e le nostre riserve in riguardo. Dio si è presentato durante le tue crisi e ti aiuta e ti indica dove c’è il bene e dove c’è il male. La prima scelta concreta è stato il matrimonio e dapprima il fidanzamento. Un altro fatto concreto è stata la nostra apertura alla vita. Il cammino è espressione di una pedagogia di franchezza e fedeltà. Per me Dio è la mia speranza cioè tutto quello che vedo intorno a me comunque anche se è brutto c’è sempre Dio, e per questo se pur c’è il male io ho una persona concreta, cioè Gesù Cristo al quale mi posso aprire, mi posso confrontare. Lui è sempre è presente e non mi lascia. Prima di entrare in Cammino per me Dio era solo un obbedienza schematica a dei precetti che mi venivano imposti dalla mia famiglia.
Secondo gli iniziatori del Cammino Neocatecumenale la vita comunitaria esprime i segni dell’unità e dell’aiuto reciproco. Sai dare una testimonianza di questo tipo di esperienza?
Negli anni i fratelli da quanti ne eravamo tantissimo, ci siamo assottigliati e quello che ti posso dire, che mi sono sempre trovato i fratelli nei momenti di bisogno e mi sono stati vicino neanche fossero dei parenti stretti. Con un fratello di comunità parli la stessa lingua e può darti anche una mano spirituale confrontandoti con la sua esperienza concreta di Dio. L’unità l’ho visto in questo: noi siamo stati una comunità formata da uomini proveniente da categorie sociali diverse e dalle disparate concezione di vita diversi e propri qui ho trovato l’amore fraterno.
La formazione del Cammino Neocatecumenale, come in altri itinerari formativi cristiani, prevede tre momenti significativi e periodici. Un incontro settimanale di ascolto del testo biblico, la partecipazione al sacramento eucaristico della domenica e un tempo di ritiro con la comunità riunita per condividere le esperienze di vita. Quale di questi momenti è il più significativo per te? E in che modo trovi che questi momenti sono caratterizzanti per il tuo particolare itinerario di formazione?
Certamente l’Eucarestia dei tre, per il fasto che c’è il sacramento e la sacralità della liturgia. Poi mi viene in mente la convivenza. In essa c’è un momento di pausa nella tua vita, cosi la puoi mettere dinanzi a Dio e dire questa è la mia vita fino ad oggi e posso cosi riconoscere l’azione di Dio in essa. Questo mi succede sia nell’Eucarestia e sia nelle convivenze.
C’è un motivo che ti fa ritenere, per la tua specifica realtà personale, che la formazione di fede che acquisisci nell’itinerario formativo del Cammino sia più adatta a te di un altro percorso formativo?
Sicuramente è l’estrema concretezza del messaggio senza alcun filtro rispetto alla vita di Cristo e quello che Dio vuole fare con te. Cioè l’estrema concretezza con la quale il cammino mi ha fatto conoscere la Chiesa e i sacramenti. Il Cammino è riuscito a comunicare per me e mi ha fatto riconoscere l’azione concreta di Dio nella mia vita e per questo lo considero il migliore. Sugl’altri itinerari non posso dirti niente perché qui mi trovo bene e non sento il bisogno di andare da un’altra parte.
Il Cammino Neocatecumenale, insieme ad altri, è uno degli itinerari di formazione alla vita cristiana ritenuti ispirati dal Concilio Vaticano II. Una caratteristica essenziale di questi itinerari è il ruolo che viene assegnato ai laici. Che ne pensi?
Penso che sia un grosso atto di umiltà e benevolenza della Chiesa. Il laico entra all’interno delle sue possibilità di una realtà della Chiesa essa di modifica e diventa una struttura aperta. Così si entra i contati di rituali e decisioni che prima erano delle ics sconosciute ora diventano conoscibili per i laici. Così facendo i laici riescono a dialogare con la Chiesa. Il Cammino fa proprio questo porta i lontani verso la Chiesa snocciolando tutti i dubbi riguardanti la liturgia e la Chiesa in generale.
Che cosa ne pensi del mondo moderno che è fuori la comunità? Vedi quest’ultimo come ostacolo della fede o come un’area di sviluppo per la società?
Il mondo moderno è una realtà con cui rapportarsi. Se uno vede il mondo moderno alla luce del Vangelo, Gesù ti mette davanti ad una scelta e ti dice: ci sono due strade, una stretta e una facile che ti propina il mondo e il rifiuto della croce. Il mondo moderno è un’alternativa alla strada stretta, a Cristo. Poi il mondo moderno è in continua ricerca di un qualcosa, corre sempre ma non sa dove correre. Mentre la Parola di Dio ti indica la via da perseguire.
Chi è per te Kiko Arguello?
Quando inizia il Cammino era una personalità misteriosa. Poi dopo le Gmg e gli incontri vocazionali ho capito la sua concretezza, un uomo che ha avuto una parola e a questa parola ha detto amen, senza troppe censure. È un’artista estroverso e particolare nelle sue attività ed eloquenza. Inizialmente mi sembrava una persona irraggiungibile, mentre oggi lo vedo più vicino a me il quale però si è affidata completamente a Dio. Lui non è un santone o capo di un’organizzazione lui ha sempre parlato delle sua esperienza con Dio.
Intervista n° 2
Scheda di presentazione
Questionario informativo
Perché hai deciso di intraprendere un cammino di fede? Qual era il tuo rapporto con la Chiesa Cattolica e con la fede prima che lo intraprendessi? Qual era la tua pratica religiosa precedente?
Prima di intraprendere questo Cammino non avevo nessun rapporto con la fede, poiché ero un cristiano non praticante e andavo a messa solo a Pasqua e a Natale. Cosa mi ha spinto di entrare il Cammino? È stata la curiosità. Anche se ricercavo qualcosa per la mia vita. Io seguii i miei amici che stavano in cammino e avevo alcuni parenti li.
Il Sociologo McLuhan ha scritto: « ciò che attira l’uomo non è un luogo particolare, ma la relazione che il luogo offre. Per questo la parrocchia, in quanto forma statica, sembra non avere più senso, in special modo in un mondo globalizzato » . Anche per te è stato così? Fai il Cammino nella tua parrocchia o hai cambiato parrocchia? Perché hai scelto il Cammino Neocatecumenale?
Come sei venuto a conoscenza dal Cammino Neocatecumenale?
La mia parrocchia di appartenenza non la vivo proprio poiché risiedo a Casalnuovo. Ora viviamo il cammino in una parrocchia diverso. Oggi una parrocchia statica non ha più senso. Anche se la parrocchia è un luogo importante da dove raccogliere lo spirito da trasporto per la vita quotidiana. Inoltre nella parrocchia ci sono i segni e senza segni non c’è spiritualità. Io sono venuto a conoscenza del Cammino poiché nel quartiere di nascita il cammino era seguita dal50% degli abitanti del quartiere e molti miei amici e parenti.
Il Cammino Neocatecumenale è stato riconosciuto come « un cammino di formazione valido per la società e i tempi moderni » (Giovanni Paolo II). Alla luce della tua esperienza diretta sapresti dire perché?
Sicuramente questa è una delle definizioni di Giovanni paolo II più indovinate. Il Cammino è un itinerario di formazione che aiuta a capire chi si è e quindi capendo il proprio essere si riesce ad istaurare rapporti nuovo con la società con la quale si vive, e quando a trovare forme di dialogo diverse con chi prima era tuo nemiche, poiché riesce a mascherare il problema che non ti fa relazionare con il tuo prossimo, invece la formazione del Cammino ti fa scoprire che sei prima tu peccatore e quindi correggere prima i propri sbagli e poi avvicinarsi al prossimo.
La Chiesa chiama i fedeli a farsi protagonisti della Nuova Evangelizzazione
, in un mondo dove gli stessi battezzati non conoscono più la ragione della propria fede. Sei cellula attiva
di questa evangelizzazione? In che modo? (Es: Evangelizzazione per strada, evangelizzazione a due a due (Traditio), assistenza ai poveri etc….).
Al di là de fatto formale di essere evangelizzatore di una comunità, in questo momento ci è stato donato il carisma di evangelizzare in parrocchia. Questo cammino spinge ad essere testimoni ed evangelizzare. Al di là della catechesi bella o meno che sia, si evangelizza con la vita, con gli esempi della propria vita. In questo sì. Non perché mi sento migliore degli altri. Ma già il fatto di stare in un cammino di conversione che porta ad uno scoprirsi e scoprire i propri limita porta ad essere una forma di evangelizzazione degli altri che sono chiusi nel proprio egoismo, nella propria superbia e nel proprio egocentrismo e non riescono a vedere se stessi. Invece l’evangelizzazione che il cammino che è quella di convertirsi e conoscersi peccatori e cosi evangelizzare.
L’itinerario formativo del Cammino Neocatecumenale che idea di Dio ti ha fatto maturare? E in che relazione sei ora con Dio rispetto a quella che avevi all’inizio? La fede che vivi ora la esprimi solo con la pratica sacramentale nella parrocchia o ci sono state trasformazioni che hanno coinvolto altri ambiti della tua vita? Hai fatto scelte concrete di vita, o vivi la tua fede in forme tradizionali e private?
Prima di entrare il cammino per me Dio non esisteva, quando sono entrato in cammino Dio per me era qualcosa di astratto, poi andando avanti nel Cammino e facendo esperienza della parola che ti fa capire chi sei e fai esperienza concreta di vita e vedi che Dio è qualcosa di concreto e vedi che Lui non si manifesta in segni miracolosi, miracoli o segni impossibili ma si manifesta con la naturalezza e la semplicità degli eventi che ti accadono dove tu vedi l’opera di Dio. Ciò che mi ha fatto maturare il cammino è quello di un Dio concreto e non astratto un Dio reale e tangibile da toccare.
Secondo gli iniziatori del Cammino Neocatecumenale la vita comunitaria esprime i segni dell’unità e dell’aiuto reciproco. Sai dare una testimonianza di questo tipo di esperienza?
Una prima esperienza è alla base quando sono entrato in cammino stavo in una comunità con 49 estranei, oggi questi sono come una famiglia. Questo è vissuto con la malattia, la difficoltà e la malattia del fratello. Il Cammino mi ha fatto vivere la familiarità dell’altro. Segni particolari sono tanti. Da persone malate che sono state aiutate da una parte della comunità. O uscire con altri fratelli. Poi ognuno si ritaglia uno spazio di relazione più consone alle proprie esigenze. Poi però ho viste nelle grandi manifestazione di gioie e dolore tra nascite e morte la comunità è stata presente con l’aiuto spirituale e materiale ai fratelli.
La formazione del Cammino Neocatecumenale, come in altri itinerari formativi cristiani, prevede tre momenti significativi e periodici. Un incontro settimanale di ascolto del testo biblico, la partecipazione al sacramento eucaristico della Domenica e un tempo di ritiro con la comunità riunita per condividere le esperienze di vita. Quale di questi momenti è il più significativo per te? E in che modo trovi che questi momenti sono caratterizzanti per il tuo particolare itinerario di formazione?
Sicuramente è l’Eucarestia. L’Eucarestia è il centro del cristianesimo poiché li passa lo spirito vivificante che è Cristo. Anche se non ci fosse settimanalmente l’incontro con la parola, questa mi fa vivere ciò che l’Eucarestia mi dà. La convivenza ti fa capire come nello spaccato della società, che