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Lost Tales: Andromeda n°1: Andromeda n.1
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Lost Tales: Andromeda n°1: Andromeda n.1

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About this ebook

Numero 1/ primavera 2018. Magazine digitale di science fiction.

In questo numero:

Saggi e interviste
  • Intervista a Giovanni Mongini e Mario Luca Moretti a cura di Stefano Rizzo
  • Speciale P.K.Dick – La svastica sul Sole – L’uomo nell’alto castello – a cura di Umberto Rossi
  • Quando gli androidi parlavano italiano di Luca Leone
  • Speciale Kaiju – a cura di Omar Serafini (contiene i due articoli precedentemente pubblicati nei primi due numeri della rivista più un articolo inedito)
  • I Classici della Fantascienza – Dangerous Visions – a cura di Antonio Ippolito
  • Intervista a Michael Moorcock – a cura di Nick Parisi
  • La fantascienza degli anni ’60 e il rinnovamento culturale – a cura di Andrea Mina, Federico Ascoli e Daniele Savant
  • Acrilici e astronavi intervista a Giuseppe Festino – a Cura di Gianpiero Mattanza
  • Le invasioni silenziose di John Wyndham – a cura di Nick Parisi
Racconti
  • Un risveglio movimentato di Annarita Guarnieri
  • Brivido felino di Ezio Amadini
  • Soppressata alla milanese di Francesco Nucera
  • Dimentica e ricomincia di Linda De Santi
  • Perché nulla vada perduto di Davide Camparsi (Racconto vincitore del Premio Rill)
  • Pistacchio amaro di Giulia Abbate
  • Francesco è scomparso di Pierfrancesco Prosperi
LanguageItaliano
Release dateApr 29, 2018
ISBN9788894967029
Lost Tales: Andromeda n°1: Andromeda n.1

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    Book preview

    Lost Tales - Letterelettriche

    scomparso

    CREDITS

    Lost Tales: Andromeda

    Magazine digitale periodico

    anno I, numero 1 del 29 aprile 2018

    .Epub: ISBN 978-88-94967-02-9

    Formato: .PDF, .epub, .mobi (Kindle)

    Copertina: Giuseppe Festino

    Logo e cornici: Francesco Gianelli

    Illustrazioni interne: Gino Andrea Carosini, Musiriam, Siriana Crastolla, Angelo Campagna.

    Editore: Vittorio Cirino

    Ideatore del progetto e redattore: Alessandro Iascy

    https://www.letterelettriche.it/

    https://www.facebook.com/letterelettriche/

    info@letterelettriche.it

    Caporedattrice: Federica Soprani

    Responsabile Web e Marketing: Monia Zanetti

    Decori: Designed by Freepik

    Ringraziamenti: Margherita Manfrida per la revisione di testo.

    Un risveglio movimentato - Annarita Guarnieri

    INEDITO. Scritto per il magazine digitale periodico Lost Tales: Andromeda. Letterelettriche, Primavera 2018

    Brivido Felino - Ezio Amadini

    INEDITO. Scritto per il magazine digitale periodico Lost Tales: Andromeda. Letterelettriche, Primavera 2018

    Soppressata alla milanese - Francesco Nucera

    INEDITO. Scritto per il magazine digitale periodico Lost Tales: Andromeda. Letterelettriche, Primavera 2018

    Dimentica e Ricomincia - Linda De Santi

    INEDITO. Scritto per il magazine digitale periodico Lost Tales: Andromeda. Letterelettriche, Primavera 2018

    Perché nulla vada perduto - Davide Camparsi

    Ha vinto il XIX Trofeo RiLL per il miglior racconto fantastico, nel 2013. È anche pubblicato nelle antologie Di Carne, Acciaio e Dei (collana Altrisogni presenta, ed. DBooks.it, 2017) e Tra cielo e terra (ed. Wild Boar; volume curato dall’associazione RiLL), entrambe dedicate ai racconti di Davide Camparsi. Si ringraziano i rispettivi editori e curatori per la gentile concessione.

    Pistacchio Amaro - Giulia Abbate

    INEDITO. Scritto per il magazine digitale periodico Lost Tales: Andromeda. Letterelettriche, Primavera 2018

    Francesco è scomparso - Pierfrancesco Prosperi

    INEDITO. Scritto per il magazine digitale periodico Lost Tales: Andromeda. Letterelettriche, Primavera 2018

    PREFAZIONE

    Generalmente, quando un editore scrive una prefazione l’opera lo segue. Questo è, invece, il caso più unico che raro nel quale l’opera precede chi la pubblica. Il progetto Lost Tales è nato nell’inverno del 2018, mentre in quel momento la rivista Andromeda vantava già all’attivo due uscite di successo. Possiamo dire che, straordinariamente, questa sia una post-fazione inserita all’inizio. Ma se la cosa vi sorprende, forse non siete pronti per le meraviglie avveniristiche che il numero che avete tra le mani ha in serbo per voi. C’è stupore nel futuro, ma anche paura, ironia, speranza. In una sola parola: contrasti. Sono certo amerete rimanere invischiati in essi, così come è capitato a noi.

    Vi consiglio quindi di mettervi comodi, appoggiarvi allo schienale della vostra poltrona ( o navetta, nel caso ne abbiate una) e preparavi al decollo.

    Letterelettriche ringrazia Alessandro Iascy per aver condotto in questa sede il suo ambizioso figlio dalle ali tecnologiche, permettendoci di farne un upgrade.

    Salutate il primo numero di Lost Tales: Andromeda, il viaggio è alle porte...

    Vittorio Cirino

    INTRODUZIONE

    Illustrazione di Tiziano Cremonini

    Cari amici lettori,

    Andromeda è finalmente tornata.

    Dopo la chiusura dell’editore Ailus la rivista vede nuovamente la luce grazie alla casa editrice guidata da Vittorio Cirino, Letterelettriche. Quello che state leggendo è il primo numero del nuovo corso della rivista che, da adesso in poi, sarà disponibile esclusivamente in formato digitale e farà parte del brand Lost Tales.

    Nel frattempo la versione online di Andromeda ha vinto il prestigioso Premio Italia come migliore sito web amatoriale. Mi sento in dovere di ringraziare ognuno di voi che ci leggete con grande entusiasmo e ci spronate a fare sempre meglio.

    Nel volume che avete tra le mani vi proponiamo, come ormai di consueto, le nostre rubriche classiche: lo speciale Philip K. Dick a cura di Umberto Rossi che ci presenta quello che probabilmente è il romanzo più conosciuto dell’autore statunitense: The Man in the High Castle.

    Il caro Luca Leone prosegue il viaggio nel mondo della fantascienza italiana delle origini a oggi con uno splendido articolo dal titolo: Quando gli androidi parlavano italiano. Omar Serafini invece ci propone un nuovo articolo della rubrica dedicata al mondo dei Kaijū Eiga. Oltre a questo articolo della rubrica ripubblichiamo anche i due articoli apparsi nei precedenti numeri della rivista.

    Come di consueto su Andromeda vi parliamo di fantascienza anche attraverso le parole dei suoi protagonisti e in questo numero gli ospiti sono d’eccezione: Nick Parisi ha intervistato per noi il grande Michael Moorcock, autore simbolo della New Wave fantascientifica degli anni ‘60. Stefano Rizzo invece ha intervistato lo scrittore, saggista, produttore e critico cinematografico Giovanni Mongini, fresco vincitore del Premio Vegetti, che insieme al nostro collaboratore storico, Mario Luca Moretti, sta lavorando alla pubblicazione del saggio in due volumi: Dietro le quinte del cinema di fantascienza (Vol. 1 - dal 1902 al 1982 - Prima del computer - interviste e curiosità - Vol. 2 - dal 1983 al 2017 - Dopo il computer - interviste e curiosità). Gianpiero Mattanza ha invece avuto il piacere di intervistare lo straordinario autore dell’illustrazione di copertina di questo numero di Andromeda: il superlativo Giuseppe Festino, che ci racconta la sua carriera tra acrilici e astronavi. Antonio Ippolito ha letto per noi un’antologia che è un grande classico della fantascienza: Dangerous Visions del 1967 a cura di Harlan Ellison. In più vi proponiamo il saggio La fantascienza degli anni ’60 e il rinnovamento culturale, a cura di Andrea Mina, Federico Ascoli e Daniele Savant. (Le prime due parti le avevamo proposte sui primi due numeri di Andromeda e qui vi proponiamo il saggio nella sua interezza). Nell’articolo Le invasioni silenziose di John Wyndham, Nick Parisi ci presenta uno dei maggiori autori della fantascienza britannica.

    Corposa come sempre la sezione dedicata alla narrativa con i racconti di Annarita Guarnieri, Ezio Amadini (ormai ospite fisso della rivista), Francesco Nucera, Linda De Santi, Giulia Abbate, Pierfrancesco Prosperi e Davide Camparsi con il racconto Perché nulla vada perduto vincitore del XIX Premio RiLL. Tutti i racconti sono splendidamente illustrati dal nostro Gino Andrea Carosini.

    Alessandro Iascy

    Come ti preparo il cosmo:

    Intervista a Giovanni Mongini e Mario Luca Moretti

    a cura di Stefano Rizzo

    Giovanni, hai trionfato nella sezione saggi del Premio Vegetti con il lavoro L’Universo in celluloide – Il cinema di fantascienza tra stelle e pianeti (Edizioni della Vigna). Si tratta di un volume complesso e di ampio respiro di quasi 600 pagine nel quale hai messo a frutto la tua lunga esperienza e conoscenza nel settore. Quanto è importante quest’opera nel tuo lungo percorso di scrittore e saggista?

    Io amo questo saggio. Racchiude la mia storia. Sono nato con l’astronomia per poi andare con la fantasia dove non potevo andare con la realtà e quindi ho poi seguito i primi tentativi di esplorare la nuova frontiera e la stupidità umana che non solo non cerca nuovi sfoghi per cercare necessari nuovi mondi, ma distrugge il suo in perfetta imbecillità.

    Nel testo unisci la fantasia dello scrittore, la competenza del cinefilo di SF e quella del divulgatore scientifico riuscendo a legare la scienza con la fantascienza. Era questo il tuo principale intento?

    Era esattissimamente (anche se non si dice) quello che volevo fare da anni.

    Mongini e Moretti

    Il prestigioso premio è dedicato a Ernesto Vegetti (1943-2010) che fu uomo di pensiero e di azione: saggista e bibliografo, organizzatore di importanti convention di fantascienza, presidente per lunghi anni della WorldSF Italia, già Premio Europa special nel 1980. Lo hai conosciuto? Che rapporto avevi con lui? Com’era come persona?

    Era una persona sincera, cordiale e di alta obbiettività: se quello che avevi scritto non gli piaceva te lo diceva tranquillamente senza alcuna cattiveria. Era gentile, disponibile, mi era molto caro proprio per questa sua lealtà verso tutto e tutti... Dovevamo scrivere un racconto a tre: lui, Adalberto Cersosimo ed io e, pensa, l’ho sentito pochi giorni prima che partisse per quel suo lungo viaggio ad esplorare nuovi, strani mondi.

    Ma Vegetti fu sopratutto artefice (con Pino Cottogni ed Ermes Bertoni) dell’insuperato Catalogo Vegetti che rappresenta la principale fonte in lingua italiana nell’ambito del fantastico: uno strumento essenziale per studiosi e scrittori ma anche per appassionati. Immagino che ti sarà stato utile come strumento per le tue ricerche…

    Chi non ha mai consultato quel catalogo? Ho dato a ‘Ernestone’, lo chiamavo così, anche dei libri che lui non aveva per fotografare le copertine e i dati che gli servivano. Una volta gli dissi: noi ci siamo divisi la fantascienza: a me il cinema e a te la letteratura, ma che faticaccia la tua rispetto alla mia!

    Insieme a tua figlia Claudia hai realizzato un’importante cineteca relativa alla fantascienza considerata tra le più fornite al mondo. Dove si trova? Ce ne vuoi parlare?

    Avevamo circa seicento film in pellicola, ma era troppo dispendioso conservarli e i Comuni se ne sono sempre fregati altamente. Mia figlia è andata in Svizzera e io sono rimasto solo ed era una faticaccia. Li abbiamo venduti quasi tutti. In compenso abbiamo una videoteca di circa seimila DVD solo di fantascienza più altri generi.

    E ancora, molto del materiale fantascientifico che hai collezionato in lunghi anni è stato donato al Musef, il Museo della fantascienza di Gaiba (Rovigo). Cosa contiene? Quali sono i pezzi più importanti? Il museo è aperto a chi vuole visitarlo?

    Alt, non è stato donato affatto. È sempre di proprietà mia e di mia figlia. Gli orari, per il momento sono al pomeriggio di ogni giorno, manca il personale, purtroppo. I pezzi più importanti? La piastrella dello Shuttle, la tuta usata da Sean Connery in "Atmosfera Zero", disegni originali di Carlo Rambaldi, libri di Astronomia d’epoca, la storia del cinema di fantascienza attraverso i modellini…eccetera…eccetera. Per la location ed altro vi conviene dare un’occhiata a Musef su Facebook.

    Un’ ultima domanda riguarda anche la tua attività da romanziere. Dopo la bella trilogia cosmica che comprende Il popolo che perse le stelle, La Galassia dei Soli nascenti e Gli Universi dei guardiani del tempo hai in programma di scrivere altro sotto l’aspetto della narrativa? A cosa stai lavorando attualmente?

    Sono usciti altri romanzi: "Prima del domani" (Ed della Vigna) "L’occhio argenteo del cielo" (Ed Scudo), "La frontiera per l’eternità", (Ed Scudo), "L’odissea dei mondi (Ed scudo ) e Una antologia di racconti: I miei Mondi, (Ed. Scudo), poi ho scritto, in attesa di pubblicazione, altri due romanzi: L’uomo che odiava le nuvole" e Questa isola Terra, quindi due saggi per le edizioni scudo sull’uomo e il cielo che lo circonda intitolati Terzo dal Sole e Le costellazioni, sto scrivendo un altro romanzo, ma vado piano per ‘colpa’ della saggistica di prossima uscita dalle edizioni della vigna: mentre prosegue Science Fiction All movies esce in due volumi La fantascienza sul Web, scritto assieme a mia moglie Manuela Menci e Dietro le quinte del cinema di fantascienza, due volumi scritti con Mario Luca Moretti (il primo sottotitolato Dal 1902 al 1982 - Prima del computer, il secondo Dal 1983 al 2017 - Dopo il computer), gli aggiornamenti dei libri su Star Wars e Star Trek con Nicola Vianello e, in ultimo, almeno per ora, dodici volumi intitolati Chi li ha visti? I B-Movie dimenticati, come non dimentico il mio piccolo ma grasso Bimbo: l’universo in celluloide tra stelle e pianeti il saggio più venduto. E se mi chiedi il perché di tutta questa produzione ti rispondo con un detto di Woody Allen: Vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo. Prima o poi avrai ragione.

    Lunga vita e prosperità.

    Mario, come è cominciata la tua passione per la fantascienza, sia cinematografica che letteraria?

    Se devo segnalare un episodio, presumo sia la visione in TV, a 4-5 anni, di un film che poi ho identificato con La meteora infernale, con un meteorite che bagnandosi s’ingrandiva e minacciava il genere umano. In realtà non ho voluto mai più rivederlo per paura di rovinare il ricordo, ma all’epoca mi lasciò un’emozione fortissima. Quel senso del fantastico, quella suspense, l’idea che con qualcosa di fantasioso si potessero vivere emozioni del genere mi colpirono enormemente. Sta di fatto che da allora cominciai e vedere film di quel tipo, e poi a passare ai libri una volta diventato più grandicello. Non era facile vederli; in TV passano di rado - c’era solo la Rai - e al cinema non era ancora iniziato il boom, ma quando ne avevo l’occasione era un evento per me. E uno di questi fu la serie Spazio 1999: ogni settimana un telefilm di fantascienza, qualcosa di impensabile, almeno per la mia limitata esperienza. Il primo romanzo di SF di cui ho memoria è Gli umanoidi di Jack Williamson, che comprai a 8 anni perché colpito dalla copertina, un uomo nudo chiuso in una bolla trasparente, circondato da miriadi di robot. Anche quel libro fu una folgorazione, perché, pur nei limiti dell’età, compresi che la SF non era solo mostri spaziali ed effetti spettacolari, ma poteva affrontare tematiche importanti e profonde. Ero troppo piccolo per capire appieno un romanzo di quel livello, ma ne restai comunque impressionato. Da lì in poi una passione che non è stata esclusiva, nel senso che comunque ho sempre letto libri e visto film di altro genere. Il mio motto è guai al fantascientifista che vive di sola fantascienza

    So che vi sentite e vi consultate via Internet e che vi siete incontrati solo una volta. Come è nata questa collaborazione? E come vi trovate a lavorare assieme?

    È nata grazie al consiglio di un amico comune, Luca Magnoli, che entrambi conosciamo perché fino al 2009 fu proprietario di Videoclub, una videoteca in provincia di Varese che era un punto di riferimento importante per tutti gli appassionati di cinema di genere, a livello nazionale, e che oggi purtroppo è chiusa. Con l’avvento di Facebook io avevo cominciato a pubblicare i miei post con le mie recensioni di film, ed avevo già ottenuto l’amicizia di scrittori e critici attivi nel genere. Luca mi consigliò di chiedere l’amicizia a Giovanni Mongini, suo vecchio amico. Conoscevo Giovanni di fama fin da quando, negli anni ‘70 leggevo i suoi articoli sul "Corriere della Paura", una rivista che pubblicava i fumetti horror della Marvel. E conoscevo il suo operato, sia con i suoi libri di divulgazione che per la sua attività con l’associazione Le Pleiadi di Ferrara. Quando leggevo le cronache del Festival di Trieste, lui era sempre coinvolto. Seguii comunque il consiglio di Luca, all’inizio con una specie di timore reverenziale per un tale mostro sacro. I miei post gli piacquero al punto che mi propose di partecipare insieme a lui al blog Nuove-Vie di Franco Giambalvo e poi a La Zona Morta di Davide Longoni. L’incontro fu nell’ottobre 2016, quando al museo del Volo di Malpensa presentò il suo libro L’universo in celluloide. Fu una giornata fantastica! Conobbi lui, la sua famiglia, vari suoi amici. Discutemmo di noi due, della sua carriera, dei suoi progetti, di fantascienza in genere. E poi all’incontro ovviamente parlò del libro, che comprai in quell’occasione. Una lettura affascinante, per altro. Non molto tempo dopo mi arriva un messaggio da Giovanni, che mi chiede se voglio scrivere un libro insieme a lui... Superata l’emozione ho risposto straovviamente di sì. La nostra è una collaborazione a distanza ma semplicemente gioiosa. Ci sentiamo spesso al telefono e per email e ogni volta è una festa. Quando ho finito la stesura di una scheda gliela mando e lui me la rimanda corretta e ampliata. Poi discutiamo del piano di lavoro futuro,e così via il libro si va formando.

    Lo scopo del nostro libro in fondo è ‘smontare il giocattolo’. Di ogni film raccontiamo i meccanismi interni, dalla stesura del soggetto originale - o dalla pubblicazione del libro, se l’origine è letteraria - fino all’uscita nelle sale... e in mezzo può esserci di tutto: travagli creativi, passaggi da uno sceneggiatore, o da un regista o da un produttore, a un altro, rielaborazioni le più disparate, problemi produttivi o censori, vicende umane - amicizie, amori, rivalità e sodalizi - e poi gli aspetti più tecnici, come effetti speciali o innovazioni varie, che possono nascere dall’inventiva artigianale come dalla tecnologia più moderna. In caso di film tratti da libri o racconti, cerchiamo di analizzare i rapporti fra quelli e il film, quando possibile dando voce tanto agli autori letterari, con i loro commenti sul film, quanto a quelli cinematografici, che spiegano quanto e perché si sono allontanati dal testo originale. Una volta ho detto a Giovanni una frase che gli è piaciuta molto: Un film è fatto da uomini. Ecco, abbiamo cercato di far vedere i molti aspetti ‘umani’ dietro la realizzazione di un film.

    Scriverete altri libri a due mani o pensi di volare per conto tuo?

    Tutte e due le cose, direi. Per cominciare, dopo Dietro le quinte del cinema di fantascienza abbiamo altri due progetti in comune. Il primo riguarda i rapporti fra il cinema e la letteratura horror, vale a dire un’ analisi dei film horror con origine letteraria. L’altro è qualcosa di simile a L’universo in celluloide ma rapportato al tema dell’inquinamento ambientale, vale a dire un confronto fra l’inquinamento reale e quello visto nei film di SF. Altri miei progetti personali ne avrei, ma per il momento preferisco non parlarne.

    Immagino che non abbiate gusti assolutamente uguali. Non vi siete mai trovati in disaccordo su qualche titolo? In cosa differenziano i vostri gusti cinematografici e letterari?

    Disaccordo vero e proprio no, nel senso che io propongo i miei titoli, lui i suoi, a volte sono gli stessi, a volte no. Discutiamo su quali film sono più consoni ai criteri del nostro libro, e alla fine arriviamo a una scrematura finale. Tenete presente che il giudizio estetico che diamo a un film ha un’importanza secondaria rispetto alla scelta dei titoli da includere. Scegliamo i film in base all’importanza che hanno avuto nello sviluppo del genere, o in base a innovazioni particolari - effetti speciali, ad esempio ma non solo - oppure perché hanno avuto una lavorazione così travagliata che da sola vale come un racconto avvincente. Se parliamo di gusti, direi che quelli di Vanni sono più tradizionali, nel senso che è più legato ai classici anni ‘50 e ‘60, e ha una predilezione per la SF spaziale. Io sono un po’ più sperimentale, nel senso che sono più conciliante con film più vicini alla New Wave o al cyberpunk. Ma nessuno dei due è dogmatico al riguardo, entrambi sappiamo riconoscere il valore quando e dove c’è. Va detto che lui forse più di me ha una forte indipendenza di giudizio, nel senso che non si fa condizionare dai giudizi altrui, se un film è osannato come capolavoro e lui lo considera una boiata, o viceversa, lo dice senza tanti complimenti. Io sono più diplomatico, nel senso che tendo a parlare solo di quel che mi piace. E vista la permalosità dell’ambiente SF italiano, ci vuol poco a scatenare un putiferio.

    Speciale P.K.Dick

    La svastica sul Sole - L’uomo nell’alto castello

    a cura di Umberto Rossi

    Illustrazione di Musiriam

    Uscito nel 1962 per un editore generalista, Putnam, e tradotto in italiano già nel 1965, ma non da Urania (evidentemente Fruttero & Lucentini non lo gradirono, per strano che possa sembrare) col titolo La svastica sul sole (che ancora molti si incaponiscono a usare…), il più famoso del romanzi di Dick è anche quello che ha avuto il più importante riconoscimento al momento della pubblicazione, vincendo il Premio Hugo nel 1963. Si tratta di uno dei più classici esempi di storia alternativa, che racconta la vita quotidiana di un gruppo di personaggi in una California dominata dai Giapponesi attraverso un governo fantoccio, perché l’impero del Sol Levante, assieme all’Italia fascista e alla Germania nazista, ha vinto la II guerra mondiale.

    Il fascino del romanzo non deriva solo dalla costruzione di un’America divisa in tre stati controllati dalle potenze vincitrici (sul modello di quel che accadde alla Germania dal 1945 alla riunificazione), ma dal gruppo di personaggi memorabili attraverso i quali viviamo in quel mondo rovesciato e inquietante: primo tra tutti il mite e onesto funzionario giapponese Nobosuke Tagomi, lodato da Ursula K. Le Guin come prima figura della letteratura fantascientifica che potesse tener testa al Leopold Bloom di Joyce o alla signora Dalloway della Woolf.

    Ma insieme a Tagomi spiccano Juliana Frink, donna inquieta e tormentata, istruttrice di arti marziali; il suo ex-marito Frank, brillante artigiano ebreo che vive sotto falso nome nel terrore di essere rintracciato e catturato dai nazisti; Robert Childan, antiquario che vive un complesso rapporto di ammirazione servile e odio razziale nei confronti dei dominatori giapponesi; il signor Baynes, uomo d’affari svedese che in realtà è un agente dei servizi segreti tedeschi incaricato di contattare un alto ufficiale delle forze armate giapponesi. Attraverso le trame multiple di questo romanzo sfaccettato, vediamo i fatti della grande storia dal basso: la morte del cancelliere del Reich Martin Bormann, erede di Hitler, e la lotta tra i gerarchi nazisti per assumere il potere, legata al piano segreto per un attacco nucleare a sorpresa sulle isole giapponesi, tramite il quale eliminare il vecchio alleato e diventare padroni del pianeta.

    Ma la storia del piano Dente di leone contribuisce solo in parte al fascino del romanzo. Questo perché nel mondo alternativo circola clandestinamente La cavalletta ci opprime, un romanzo scritto dal misterioso Hawthorne Abendsen (che sarebbe l’uomo nell’alto castello); il libro è vietato perché descrive un mondo dove Stati Uniti e Impero Britannico (si badi bene, non l’Unione Sovietica) hanno vinto la guerra, la Germania è in rovina, e il Führer viene processato a Norimberga (e questo, come il precedente dettaglio, fa capire che il romanzo di Abendsen non descrive il nostro mondo dove Hitler si è suicidato per evitare

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