Snuff movies (racconti raccolti 2012)
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Book preview
Snuff movies (racconti raccolti 2012) - Fabrizio Bellanca
Indice
Premessa dell’autore
introduzione | 21 Marzo 2013
Snuff movies (prima stesura: 2005)
Mondi paralleli (prima stesura: 2001)
Naviga(n)ti (prima stesura: 2000)
Biodegradazione (prima stesura: 2000)
Punti di vista (prima stesura: 2008)
Lena (prima stesura: 1994)
Il tunnel (prima stesura: 1993)
L’ultima ciano (prima stesura: 1999)
Five years (prima stesura: 1999)
Il vecchio (prima stesura: 1997)
Complotto (prima stesura: 2007)
Una vita al cubo (prima stesura: 1996)
Omonimi (prima stesura: 2009)
Ditadipanna (prima stesura: 2005)
L’inondazione (prima stesura: 1998)
Ance doppie (prima stesura: 1999)
Avanzo di balera (prima stesura: 2008)
outroduzione | L’eterno adesso
L’autore
A tutti coloro che ancora
credono in me
A tutti coloro che ancora
mi credono
A tutti coloro che ancora
Credono
racconti raccolti
1993/2012
Fabrizio Bellanca
SNUFF MOVIES
racconti raccolti
1993/2012
Premessa dell’autore
Gli snuff movies
Vengono chiamati snuff movies
quei film amatoriali, destinati a una clientela ristretta, che contengono stupri, torture, mutilazioni e omicidi spacciati per autentici.
Ritenuti opere riprovevoli e rivolti esclusivamente a maniaci, gli snuff-film ebbero sorprendentemente un enorme successo negli anni settanta e ancora oggi possono contare su un folto, benché sotterraneo, pubblico di appassionati.
Il macabro dal vero
La parola inglese snuff, letteralmente, dovrebbe tradursi ‘tabacco da fiuto’: più in generale si riferisce a qualcosa che si spegne lentamente.
Il conio cinematografico del termine deriva invece da un film del 1974 intitolato appunto Snuff. Il film rivisitava la strage di Bel Air ad opera della Famiglia Manson
, strage in cui fu uccisa e orrendamente mutilata anche Sharon Tate, moglie del regista Roman Polanski. La pellicola conteneva una lunga scena in cui una donna viene selvaggiamente torturata, mutilata e squartata. Secondo la campagna pubblicitaria usata per lanciare il film, questa scena sarebbe stata ripresa dal vero a spese di una povera attrice argentina convinta di essere stata ingaggiata per un normale film hard e ignara, invece, di andare al macello. La cosa, mai accertata, neppure in sede penale, suscitò un grande scalpore intorno al film e ne bloccò quasi subito la circolazione; ma, prevedibilmente, il film divenne ben presto un cult e diede il via a un vero e proprio genere. Cosa ben più grave: si registrò un sempre più diffuso fenomeno di emulazione reale.
Perché Snuff Movies
C’è chi pensa che lo scrittore dia la vita a personaggi di fantasia. Sbagliato: egli uccide personaggi della realtà.
Lo scrittore sceglie la sua vittima. Non è mai casuale. E non è mai inventata. È una persona che esiste, vicina a lui, indifesa e inconsapevole. Lo scrittore spoglia la sua cavia, ne svela i segreti, ne viola l’intimità, la tortura lentamente fino ad ucciderla. Se ne serve, per poi buttarla via. Lo scrittore è un assassino seriale. Che ruba le esistenze per immolarle al suo pubblico, che pianifica il crimine senza il minimo scrupolo e con la massima scrupolosità.
E ogni racconto è una nuova violenza, ogni personaggio un nuovo omicidio su pagina.
Gli snuff movies in realtà hanno ispirato direttamente solo un racconto di questa raccolta. Ma i colori che impregnano i diciassette racconti di questo libro sono a tinte forti, come solo la realtà sa essere. Racconti veri o verosimili, seri o meno, pieni di personaggi reali nascosti spesso dietro falsi nomi o appena pettinati
con espedienti letterari. Piccole fiamme destinate a spegnersi, catarticamente, sulla carta.
Doverosi ringraziamenti
Un grazie a Marco Castellini, Luigi De Angelis, Marco Pingitore, Domenico Vitucci per i loro articoli riguardanti gli snuff movies, pubblicati per anni su internet. Gran parte di questo materiale è stato raccolto nel sito www.snuffmovies.it, sito ora, purtroppo, off-line.
Un grazie a coloro che mi conoscono e, inconsape-volmente, sono finiti in queste pagine, fornendomi piccoli o grandi spunti per il libro. Le mie vittime di carta.
Un grazie allo scrittore e poeta Giuseppe Elio Ligotti, mio maestro di penna e, nondimeno, di vita.
Un grande grazie, infine, a S., per tutti i motivi che lei ben sa. Difficilmente, senza di lei, questi racconti sarebbero usciti dal cassetto.
Poscritto
Mi piacerebbe, un giorno, saper raccontare come sanno farlo Anton Čechov, Arthur Conan Doyle, Bram Stoker, Bruno Shultz, Dino Buzzati, Edgar Allan Poe, Fëdor Dostoevskij, Flannery O’Connor, Frederick Treves, Gaston Leroux, Gustav Meyrink, Guy de Maupassant, Joseph Sheridan Le Fanu, Henry Kuttner, Howard Phillips Lovecraft, Mary Shelley, Michail Bulgakov, Nathaniel Hawthorne, Oscar Wilde, Patrick Süskind, Ray Bradbury, Robert Bloch, Tod Robbins, Woody Allen.
Non ci sono ancora riuscito, ma ci sto lavorando su...
introduzione | 21 Marzo 2013
¿Avete presente le tartarughe?
¿Avete mai visto una tartaruga morire?
¡La tartaruga ha una sua dignità, accidenti! Lei non si farebbe mai vedere malata, indebolita, indifesa. Piuttosto, passa i suoi ultimi momenti a cercare il posto giusto dove morire. Sotto il letto, dietro il frigorifero, sotto il lavabo... Sparisce già qualche giorno prima. Ha un orgoglio da difendere, la tartaruga.
S’è ucciso così, Fabrizio. L’altroieri sera. Nella sua dignità, nel suo orgoglio, nella sua solitudine.
Era nell’aria. Ce lo aspettavamo. Traspariva dai suoi occhi, dai gesti, dagli atteggiamenti, anche dai suoi versi. Niente era più sincero dei suoi versi:
Vorrei poter morire
come i soldati
perché i soldati
non muoiono mai
ai soldati è concesso
sparire in lontananza.
Un poeta va preso per il suo verso.
S’è ucciso così Bellanca Fabrizio, virile, non fumatore, non inquisito. Ce lo aspettavamo. Era nell’aria.
Già, ¿ma perché? ¿Cosa inseguiva da una vita? ¿Chi, che cosa andava cercando dentro quel gesto inconsulto
? ¿Cercava comprensione?, ¿cercava l’assoluzione?, ¿la soluzione? o, forse, ¿cercava ancora l’amore?...
A.A.A. cercasi: Affetto, Amicizia, Amore. Tre parole che lo perseguitavano fin dalla nascita.
L’Affetto, quello della tua famiglia, quello che ti accompagna nella crescita finché non diventi un uomo. Forse per questo era ancora un bambino: per lui la famiglia era sempre stata un gruppo di persone diverse costrette a convivere e a condividere lo stesso tetto
. Persone che non si sono cercate, non si sono scelte, bensì si sono trovate a vivere assieme; e che perciò si sopportano. Non si supportano, però.
L’Amicizia, poi, uno degli aspetti più interessanti dell’esistenza; nessuna forma d’amore ha tanto rispetto per la libertà come l’amicizia. Di amici ne aveva tanti, Fabrizio, in fondo era un simpatico; benvoluto, era considerato intelligente, affabile, da qualcuno persino un mito
. Apprezzava gli amici, quelli veri. L’amico ti vuole bene per quello che sei, ti dà il suo affetto e non pretende nulla in cambio. Non per niente il miglior amico dell’uomo è il cane... Ma non riesce mai a capirti fino in fondo. L’amico, intendo, non il cane. Forse proprio perché ti prende a scatola chiusa, pregi e difetti.
L’Amore, infine. ¿Ma che ne sapeva, lui, dell’amore? Poco, come tutti. Aveva amato, come no, e talvolta anche sinceramente. Era persino riuscito a farsi amare. Storie, storielle. Aveva passato la vita a cercarla, La Donna, ma niente. Molti uomini ne sposano una, magari per prova; poi dopo vogliono coinvolgerne almeno un altro paio più fresche, così, per completare il protocollo. Lui no, era più onesto. Aveva bisogno degli altri ma non fino al punto di fare a meno di sé. Probabilmente, come si dice: non aveva ancora trovato l’anima gemella. Si trattava di insistere, continuare a sperare... Sì, insomma, un po’ di volontà. Era proprio quella che gli mancava, la forza di combattere. Ma non era paura di soffrire. Casomai una forma di pigrizia, se non autocompiacimento. Non è necessario fare l’amore per provare godimento, quando lo stai già facendo sempre, in ogni istante, solo vivendo, spremendo i tuoi giorni uno per uno, senza dover chiedere, senza dover contrattare.
Aveva cercato la sua strada in àmbito scolastico. Ma non s’impara mai niente che veramente serva, a scuola. A parte una salubre autoironia. Sognava una scuola diversa; si guardava intorno e vedeva solo ignoranza e volgarità dilagante, purtroppo anche fra i ragazzini, non sempre per colpa loro. L’affascinava l’insegnamento: I giovani non sono vasi da riempire ma fiaccole da accendere
, amava dire.
Cercava sempre di entrare nelle teste delle persone che lo circondavano; studiava tutto di loro, persino le manifestazioni più sciocche. Le trasmissioni televisive più inutili che la gente usa guardare, ad esempio, le più insulse: cercava sempre di immedesimarsi nel pubblico a cui era rivolto il messaggio. Non c’era spocchia in lui e la cosa che più lo avviliva era vederla negli altri. Non aveva alcun problema a mangiare in un fastfood o a iscriversi a un social network, pur sapendo, in questo modo, di finire per fare il gioco sporco dei poteri forti. Era convinto di essere un insulso granello di sabbia in un enorme ingranaggio incontrovertibile. Di contro, mettersi al livello della massa e agire al dettaglio gli permetteva di capirla e interagirci, in alcuni casi persino di migliorarla.
Non era né di destra né di sinistra. E non era di nessuna religione. Qualcuno gli dava superficialmente del qualunquista. Anche qualche amico. Ma lui sapeva che criticare il mondo per com’è vuol dire già avere una fede in come dovrebbe essere: la fede, anche in mancanza di un dio, è la cosa più