Fuga verso il destino, volume uno: una serie romantica new adult: La serie Fuga verso il destino, #1
By Erika Rhys
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About this ebook
Una giovane donna trova un rifugio mentre sfugge alla violenza e un ribelle tatuato le offre la sua amicizia. L'attrazione reciproca potrà mai trasformarsi in amore?
Una giovane donna in fuga
Quando la violenza del padre alcolizzato diventa incontrollabile, la diciottenne Mia abbandona in fretta e furia l'unica casa che abbia mai avuto per scappare lontano e ricominciare a vivere. Dopo un'esistenza segnata da una famiglia disfunzionale, Mia desidera un po' di normalità e sicurezza. L'amore è davvero l'ultimo dei suoi pensieri.
Ma un affascinante sconosciuto irrompe nella sua vita.
Un ribelle giramondo
Damien Barlow ha il piercing e i tatuaggi ed è proprio il tipo di ragazzo da cui la madre ha sempre messo in guardia Mia. Inquieto e anticonformista, è la pecora nera di una facoltosa famiglia. Mentre i due ragazzi approfondiscono la loro amicizia, cresce l'attrazione che Mia sente per Damien. Eppure, la giovane non osa neanche sperare che lui possa ricambiare i suoi sentimenti.
Poi, una sera Damien la bacia.
Una volta che l'attrazione è divampata nella passione, Mia deciderà di seguire la voce della ragione o quella del cuore?
La serie completa ora disponibile
Fuga verso il destino e una serie romantica e sensuale. Se ti piacciono le emozioni forti, i dialoghi spiritosi e le storie di giovani amori e nuovi inizi, non potrai fare meno di leggere tutto d'un fiato questo eccitante romanzo dell'autrice di best seller Erika Rhys. Questo libro è la prima parte di una serie in due volumi e si conclude con un finale ricco di suspense.
Leggendo il primo volume di Fuga verso il destino, rivivrai le emozioni del primo amore.
Erika Rhys
International bestselling author Erika Rhys writes contemporary romance novels featuring sexy men, strong women, and dashes of sparkling wit—the kind of books she enjoys reading. Her books include Heir of the Hamptons and the Gentlemen’s Club, Over the Edge, and On the Brink series. Erika’s heroes are driven, determined, and often wealthy, but can also be sensitive and vulnerable. Her heroines come from a range of backgrounds, and are strong, smart, and independent, but also sympathetic and caring. All her books feature laugh-out-loud moments, because humor is sexy! Erika loves dance music, shoes, long walks by herself, long dinners with friends, dark chocolate, strong coffee, and ice-cold martinis. She also loves hearing from readers, so get in touch! http://erikarhys.com http://facebook.com/ErikaRhys.Author http://twitter.com/erikarhysauthor http://instagram.com/erikarhysauthor http://pinterest.com/erikarhysauthor
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Book preview
Fuga verso il destino, volume uno - Erika Rhys
1
Capitolo Uno
Pittsboro, Texas
Puttana!
mi strillò in faccia mio padre. La rabbia gli distorceva i lineamenti trasformandolo in qualcosa di irriconoscibile e tremendo allo stesso tempo. Sentivo il calore del suo alito e il tanfo acre del whisky che lo impregnava.
Meretrice!
Mi colpì sul viso. Il dolore esplose attraversandomi il cranio e vidi le stelle. La violenza del colpo mi fece barcollare all'indietro e cadere sul pavimento. Il sangue mi scorreva dal naso e dalla bocca. Mio padre era un ex marine, una massa di muscoli di oltre un metro e ottanta di altezza e novanta chili di peso che troneggiava su di me. Il cuore mi martellava nel petto. Come puoi comprometterti in quel modo?
gridò. Con tutto quello che ho fatto per allevarti come si deve!
Mi allontanai da lui tenendo le braccia sollevate, per coprirmi il viso nell’eventualità che mi colpisse ancora. Non ho fatto niente
dissi. Matthew è solo un amico. Mi ha dato un passaggio dal lavoro a casa e basta. Non è successo niente.
Tentai di alzarmi, ma mi sferrò un calcio tra le costole che mi fece ricadere per terra. Sentii il dolore attraversarmi tutto il corpo mentre mi raggomitolavo su me stessa.
Si accovacciò sopra di me, tenendo le mani sulle ginocchia e il viso contro il mio. Bugiarda
disse rabbiosamente. So bene cosa stavi facendo con quel ragazzo. Sei una lurida, piccola sgualdrina, proprio come tua madre.
Si drizzò, si rialzò in piedi e mi diede un altro calcio, questa volta su una coscia. Poi indicò la scala. Fila in camera tua. E non credere che uscirai presto di là.
Mi trascinai fino alle scale, afferrai il corrimano e mi rimisi in piedi. Sentivo i passi di mio padre subito dietro di me mentre incespicavo su per le scale e lungo il corridoio fino alla mia camera. Quando raggiunsi la soglia di camera mia, afferrò i miei lunghi capelli scuri e con un violento strattone, mi torse la testa, costringendomi a guardarlo in faccia. Mi fissò con rabbia, gli occhi da pazzo iniettati di sangue. Non pensare di poter insudiciare così casa mia.
Mi spinse sul pavimento e poi si piegò su di me, respirando pesantemente.
Tutto intorno a lui ristagnavano i miasmi nauseabondi dell'alcol. Mi ritrassi, tremando di paura in tutto il corpo. Che cosa avrebbe fatto ancora? Mi aggrappai alla speranza che per quella notte avesse finito di farmi del male. Forse mi avrebbe chiusa in camera per un giorno o due, ma avrei potuto sopportarlo.
Di sicuro, avevo sopportato ben di peggio da quell'uomo.
Mi puntò un grosso dito in faccia. Resterai in questa stanza fino a quando confesserai il tuo peccato e ti pentirai. La figlia che disonora se stessa prostituendosi, disonora anche il padre. È scritto nella Bibbia. Non hai imparato proprio niente dalla Bibbia?
Si voltò e si diresse pesantemente fuori dalla stanza chiudendo la porta dietro di sé con uno strattone. Accolsi il rumore dei catenacci che scattavano e mi chiudevano dentro.
È scritto nella Bibbia. Quanto detestavo quelle parole! Per quello che riuscivo a ricordare, mio padre si era sempre servito della Bibbia per giustificare le violenze fisiche perpetrate su mia madre e su di me. Dopo una vita trascorsa tra chiesa e scuola religiosa, sapevo che Gesù aveva parlato anche d'amore. Tuttavia mio padre non era interessato a quella parte della Bibbia; era più il tipo da fiamme dell'inferno.
Il rumore dei suoi passi pesanti si affievolì mentre si allontanava lungo il corridoio e si avviava giù per le scale verso il salotto. Mi pervase un senso di sollievo momentaneo mentre mi stringevo le costole doloranti. Mi tornavano alla mente le ultime parole di mio padre. Aveva detto che non mi avrebbe fatto uscire dalla mia camera fino a quando non avessi confessato e non mi fossi pentita. Io però non avevo niente da confessare né tantomeno qualcosa di cui pentirmi. Avevo semplicemente accettato un passaggio fino a casa dal lavoro che svolgevo dopo la scuola. Purtroppo, era un ragazzo a guidare l'auto. Di solito mi accompagnava Andrea, la mia migliore amica, che viveva a circa un chilometro da casa mia, ma quella sera era andata via prima. Così, mi aveva offerto un passaggio un altro ragazzo con cui lavoravo, Matthew, e, per mia disgrazia, ero stata così stupida da accettarlo.
Mi portai una mano al viso e mi tastai il naso. Era impiastricciato di sangue e pulsava, ma non sembrava rotto. Feci scorrere un dito sul labbro inferiore e sentii la ferita insanguinata all'interno. Girai il capo e lanciai un'occhiata alla mia immagine deformata dall'incrinatura dello specchio a tutta altezza sul lato esterno della porta dell'armadio. Mi avvicinai per valutare i danni.
Il viso era quasi irriconoscibile, gonfio e rigato di sangue e lacrime. Il gonfiore intorno al naso e alla bocca sarebbe diminuito non appena avessi avuto la possibilità di applicarvi del ghiaccio, ma i lividi mi sarebbero rimasti per giorni. Non era assolutamente possibile andare a scuola, o a lavorare dopo le lezioni, conciata in quel modo.
Negli anni, gli attacchi di collera di mio padre si erano fatti sempre più frequenti e violenti. Qualche volta la sua vittima ero io, altre era mia madre. Se le cose fossero andate avanti in questo modo, una di noi, o entrambe, sarebbe potuta rimanere gravemente ferita. Oppure morire.
Il mio unico conforto era la consapevolezza che da lì a sei mesi sarei stata fuori da quell'inferno. Una volta terminato il liceo e iniziata l'università mi sarei lasciata alle spalle quella vita da incubo. Non sarei mai più tornata a Pittsboro, Texas. Perché mai avrei dovuto? Mio padre era un folle che citava la Bibbia e mi picchiava ogni volta che ne aveva voglia e mia madre, altrettanto religiosa, si rifiutava persino di considerare l'eventualità di fermarlo o di lasciarlo. Se volevo una vita migliore, avrei dovuto crearmela da sola.
Mi avvicinai al letto e scivolai tra le lenzuola, stando attenta a non urtare le mie costole ammaccate. Rotolai sulla schiena, presi un fazzoletto di carta dalla scatola sul mio comodino, ci sputai sopra e tamponando con cautela pulii il sangue dal naso e dalla bocca. Poi tirai su le coperte fino alle orecchie e cercai di prendere sonno, cosa che in quel momento sembrava irrealizzabile quanto una fuga.
Qualche ora dopo, fui svegliata dallo stridore metallico dei catenacci sulla porta della mia stanza da letto.
È lui?
Per un momento, rimasi paralizzata dal terrore di quello che mi poteva ancora capitare. Poi, nel tentativo di difendermi, tirai ancora più su le coperte e finsi di dormire.
La porta si aprì cigolando e strizzando gli occhi colpiti dal fascio di luce che penetrava attraverso la porta, riconobbi la figura minuta di mia madre.
Grazie a Dio.
Si avvicinò al mio letto, si sedette accanto a me, mi afferrò una spalla e mi scosse.
Svegliati Mia,
disse. Dobbiamo parlare. Non ti preoccupare, tuo padre sta dormendo della grossa e continuerà per ore. Gli ho messo una dose doppia di sonniferi nel whisky.
Che cosa hai fatto?
Hai capito.
Ma mamma…
Devi ascoltarmi. Non abbiamo molto tempo.
Mi rizzai a sedere, allungai il braccio verso il comodino e accesi la lampada. Sbattei le palpebre per la luce e mi sfregai gli occhi con entrambe le mani. Guardai l'orologio sul comodino; erano quasi le tre del mattino.
Che cosa sta dicendo? Perché è qui?
La guardai. Che c'è, mamma?
Sebbene mia madre avesse solo trentasette anni, aveva vissuto all'inferno abbastanza a lungo da sembrare dieci anni più vecchia. Il suo volto, una volta bellissimo, era stanco e segnato. La penombra della lampada sul comodino evidenziava le rughe intorno agli occhi scuri e ai lineamenti delicati.
Mi allungò un sacchetto di piselli surgelati. Tieni. Appoggialo contro il viso.
Feci come mi aveva detto e il freddo mi diede sollievo. Perché mi hai svegliata?
chiesi. Che succede?
Devi andartene. Oggi. Stanotte. Subito.
Che cosa stai dicendo?
Mi ammazzerà."
Mia madre aveva l'aria avvilita e il rossore intorno agli occhi tradiva che aveva pianto. C'è qualcosa che non sai.
Cosa, per esempio?
I soldi per l'università sono spariti.
Spalancai gli occhi incredula. Ha preso i miei soldi per l'università?
Già.
Ma ho lavorato per due anni dopo la scuola in una pizzeria per guadagnare quei soldi, Ho trasferito a lui tutti gli assegni perché mi ha detto che li avrebbe messi in un libretto di risparmio speciale in modo che io potessi andare all'università.
Lo so. Mi dispiace.
Quello che non sapevano, né lei né mio padre, era che avevo risparmiato tutte le mance che potevo nascondendole in una scatola da scarpe nell'armadio di camera mia.