Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

L'avviso
L'avviso
L'avviso
Ebook383 pages4 hours

L'avviso

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

La storia si dipana nella città di DC (Domestic City). Nome di fantasia come Gotham City e Metropolis. Solo che, in DC non vi sono super eroi.

Tutto ha inizio con un incidente stradale tra un operatore ecologico a fine servizio ed una automobile di lusso con il proprietario molto arrabbiato per l’accaduto. Da ciò, ne scaturiscono degli avvenimenti imprevisti che portano ad un’inchiesta della polizia sull'operatore ecologico e la sua morte. Il caso sembra concluso. Ma, non è così. Un imprevisto, fa sì che su quella morte si apra l’indagine di una agenzia segreta. Protagonisti saranno due giovani agenti che, tra momenti di vita sociale e attività occulta ci guidano verso un finale a sorpresa.

Il romanzo si svela attraverso una prosa piacevole; con i personaggi che prendono vita con lo scorrere delle pagine, mostrando le contraddizioni, e i limiti, che ognuno porta dentro di se. Non c’è in loro né un’assoluta negatività, né una positività che li esenti dal compiere azioni discutibili. Sono semplicemente parte di una società che li trascina oltre le loro forze.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateApr 6, 2018
ISBN9788827816592
L'avviso

Related to L'avviso

Related ebooks

Thrillers For You

View More

Related articles

Related categories

Reviews for L'avviso

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    L'avviso - Bruno Andrea Nicolai

    Self-Publishing

    Parte prima.

    01)

    Nonostante fosse ormai una vecchia baracca lavorava ancora bene. Affrontò l’ultimo angolo e la spazzatura fu risucchiata lungo il tubo e finì direttamente dietro, nel cassone. Un ultimo sforzo e, anche quella mattina, avrebbe dato il suo ennesimo contributo a far sì che gli avanzi di una civiltà finissero tutti in discarica.

    Scese dal mezzo e diede un'occhiata attorno.

    Si, poteva andare.

    Il capo si era raccomandato più volte: attento, quella è una zona di ricchi ed influenti cittadini. Non voglio perdere la concessione. Di te mi fido.

    Già. Si fidava. Ma i mezzi erano vecchi. Ma la strada era pulita. Solo che, con un mezzo nuovo, magari si puliva meglio e prima..

    Obbiezioni inutili. Il capo, ripeteva sempre la solita canzone: costano troppo. Andiamo avanti così finchè durano questi, poi vedremo.

    Risalì a bordo. Ora, doveva dirigersi verso la discarica. Giusto un'ora di cammino, traffico permettendo. Consultò l’orologio: quasi mezzogiorno. Forse, questa volta avrebbe chiuso in orario. Gli straordinari, non richiesti espressamente, non erano graditi e non venivano retribuiti.

    Mise in moto e partì.

    Nemmeno cento metri ed ecco il primo semaforo. Rosso. E così, avvenne duecento metri dopo. Occorreva molta pazienza. Mezz’ora dopo comprese: altro straordinario non retribuito. Per ingannare il tempo accese la radio. Mentalmente prese ad accompagnare i brani musicali. Tanto, erano tutti fermi.

    Qualcuno, alle sue spalle, annoiato dall’attesa, suonò il clacson a tutto spiano. Ripartì più veloce che potè. Non era l’unico ad averlo fatto. Qualcun’ altro aveva avuto la sua pensata. Udì sulla sua destra uno stridio di freni e, subito dopo, un'esplosione di ferraglia.

    Il mezzo ondeggiò paurosamente, il motore, dal contraccolpo si spense, lui venne sballottato, ma le cinture di sicurezza fecero un buon lavoro. Fu soprattutto spavento.

    Per un momento i due conducenti si fissarono sbalorditi. Poi, quasi avessero ricevuto un segnale, scesero contemporaneamente. Solo allora si rese conto che, sulla parte anteriore destra del suo mezzo era venuta a sbattere un'auto decisamente costosa.

    Entrambi i mezzi avevano parte della carrozzeria contorta.

    Il padrone dell’auto, aveva contorto anche l’umore.

    Pezzo di merda! Miserabile stronzo!-

    Lui, rimase senza parole.

    Maledetto incapace – quello continuava senza freni – non hai visto che avevi il rosso? Sei daltonico o sei scemo?-

    Brutt’affare. Lui aveva sentito, dietro, un clacson suonato all’impazzata. Era partito. Del rosso non aveva ricordo.

    Sei contento, miserabile coglione? Eh! sei contento? Testa di cazzo!! –

    Il padrone dell’auto non lesinava certo il fiato.

    Attorno gli altri automobilisti li guardavano un po’ curiosi e un po’ scocciati perché l’incidente creava ancor più problemi al traffico. Gli unici a divertirsi, così pareva, erano i pedoni sul marciapiede.

    Gli insulti continuavano. Il tipo, tra un insulto e l’atro, gli presentò la sua auto: nuova. Da una settimana sulla strada.

    Finalmente gli chiese che cosa avesse da dire e chiuse la bocca in attesa.

    Lui allargò le braccia: se dici che non ho visto il rosso, mi prenderò tutta la colpa. -

    02)

    Che altro c’era da fare? Inoltre, aveva ragione: l’auto era uno spettacolo. Bella, costosa. Pulita dentro e fuori come non ricordava d’averne più viste da tanto tempo.

    Ma senti il bastardo: si prende la colpa. Si prende la colpa. Pensi di cavartela così? Eh! dimmi? Pensi di cavartela così?-

    Questa, poi, non gli era chiara. S’era preso tutta la colpa, che altro c’era?-

    E così, il nostro sfascia macchine si prende tutta la colpa. Ma che bravo cittadino. Proprio un bravo cittadino. E’ un po’ poco, non ti pare?-

    Ma se mi prendo la colpa, i danni verranno pagati. La macchina riparata. In fondo, noi ne siamo usciti indenni… -

    Appunto. Speri di cavartela così, vero?-

    Non sapeva che rispondere.

    Intanto, il malcontento degli altri automobilisti cresceva. Qualcuno, spazientito, buttava fuori la testa dal finestrino e li mandava senza mezzi termini a fanculo..

    Toglietevi dalle palle..- Era l’invito più gettonato.

    C’è chi lo urlava, chi lo manifestava con il clacson, chi semplicemente con gli sguardi.

    Forse, è meglio darsi da fare per togliere i mezzi.-

    Suggerì l’uomo delle pulizie..

    Te la vuoi proprio passare liscia, vero?-

    Questa volta la frase non fu accompagnata da un insulto, ma da uno spintone che lo mandò a sbattere contro il proprio mezzo.

    Qualcosa era cambiato nella discussione.

    Poi venne afferrato per la tuta e strattonato avanti e e indietro.

    Non sapeva che fare. Non voleva la rissa. Mentre veniva sbattuto, ripeteva all’altro di piantarla. Ma, poi ecco un nuovo step nella discussione: l’ automobilista incazzato fece partire sinistro che andò a strisciare dolorosamente l’orecchio. Ciò, gli fece mutare strategia: tentò di abbrancare il suo avversario, per stringerlo a se ed impedirgli di colpire.

    Il tentativo riuscì, ma l’altro non voleva cedere.

    un'automobilista incazzato nero non ama essere contraddetto.

    Molla, bastardo del cazzo. Molla e combatti da uomo.-

    Prima ti devi calmare e poi mollo.-

    Nulla da fare. L’altro continuava a divincolarsi, nonostante la presa fosse sempre più solida.

    E qualcosa cambiò nuovamente.

    L’assalitore, furente per la sua incapacità a liberarsi, gli mollò una testata al volto. Non così forte come avrebbe voluto, ma sufficiente a procurare un dolore violento proprio sul naso, da cui prese a scendere un filo di sangue.

    Era troppo. Era troppo anche per lui, tutto sommato un tipo ragionevole.

    Il dolore gli salì al cervello, acuto acuto.

    Cambiò tattica.

    Spinse indietro il suo avversario e prese a colpirlo al bersaglio grosso: fianchi e stomaco. Destro, sinistro, destro, sinistro, veloci, rapidi e precisi, violenti. Tipici di chi, tanto per provare, ha fatto palestra; duri e pesanti come di chi è fortemente arrabbiato.

    L’altro, non s’aspettava niente di simile. Oppose una minima resistenza. Prima si appoggiò alla sua beneamata auto, poi, crollò KO.

    Può succedere, quando sfidi uno più grosso di te; e magari più allenato…

    In preda all’ira, visto l’avversario a terra, decise di finirlo a calci. Infine, quando lo vide immobile, spaventato, prese a girare attorno ai mezzi in preda al’ ansia sino a che non fu agganciato da due forti bracca…

    Basta così, amico. Stai calmo. Siamo della Polizia. Su, su. Calmati. Abbiamo visto tutto. Eravamo là, bloccati nel traffico. Legittima difesa, vai tranquillo. Ma ora calmati, è tutto finito.

    03)

    Siamo qua noi. Certo che, ce ne hai messo di tempo a reagire. A proposito: tamponati il naso che stai perdendo sangue. –

    Il poliziotto avevaa verso di lui uno sguardo amichevole. Era sceso anche l’altro che, fissato la scena si rivolse al collega: che si fa Slim?

    Si fa così: tu pensa al traffico ed io al resto.-

    Ok.-

    Slim ritornò ai due.

    Mentre do’ un'occhiata a lui, puoi dirmi il tuo nome e raccontarmi come è andata?-

    Mi chiamo Ruben Fortuna. Lavoro come operatore ecologico per la Josè Calvados ltd. Lui dice che ho attraversato con il rosso. Può darsi, sono stanco e..-

    Il poliziotto lo interruppe:

    Un momento. Il tipo qui, non si lamenta per far scena. E’ conciato piuttosto male. Meglio chiamare l’ambulanza senza perdere altro tempo. –

    Già che c’era, avvisò anche il carro attrezzi.

    Bene. Dov’eri rimasto?-

    Dicevo, che lui sostiene che sono passato con il rosso. Io, non me ne sono reso conto. Comunque, visto com’era incazzato, m’ero preso tutta la colpa ma non gli è bastato.-

    Faceva meglio a farselo bastare.-

    L’altro, a terra, ripiegato su se stesso, non partecipava granchè alla discussione. Preferiva mandare sordi lamenti.

    In quel momento esplose l’ululato dell’ambulanza.

    Cazzo! Sono già qui? Ma che hanno volato?-

    L’agente Slim era veramente sorpreso.

    Ma come avete fatto?-

    Eravamo qui nei pressi. Ci hanno avvisato.-

    Volevo ben dire. Di solito arrivate quando l’interessato è morto.-

    Spiritoso. Chi dei due?-

    Secondo te?-

    Direi quello a terra.-

    Affare fatto. Puoi prenderlo su. E, dove lo portate?-

    Sant’Isacco Hospital. Per la cronaca c’è scritto anche sull’ambulanza.-

    So leggere solo nei giorni dispari. –

    Caspita voi poliziotti siete sempre più spiritosi ed istruiti.-

    Puoi ben dirlo.-

    I due furono rapidi. Pochissimi secondi e ripartirono.

    Bene, tu resta lì, io cerco di capire chi è il tipo.-

    Si infilò nell’auto. Emise un fischio di ammirazione.

    Cazzo. Che pulizia. Anzi, a dirla tutta sembra nuova. Vero?-

    Si rivolse a Ruben Fortuna.

    Diceva d’averla presa da una settimana.-

    Diceva il vero.-

    Prese a frugare.

    Oh, vediamo. Quanta roba in questo cruscotto. Oh.Oh.Oh. Una pistola. E, questo sacchetto? Ma toh: roba bianca. Magari coca? Bene, bene. Vediamo, se riusciamo a capire chi è il tipo..

    Questo cos’è? Uhhmm. Hogan Morober. Si. Proprio lui.

    Concluse i suoi pensieri e chiamò la centrale.

    04)

    Si, caro! Sono io. Stai a sentire: incidente stradale. Ma di questo frega niente. Apri le orecchie ben bene: c’era un tipo qui, ferito in modo anomalo.. Come? Lascia stare, poi ti spiego. Lo abbiamo mandato all’ospedale Sant’Isacco. Fin qui è normale. Solo che, nel cercare i documenti nella sua

    auto, ho incontrato un sacchetto di coca e una pistola. Allora, facciamo così: manda qualcuno all’ospedale a fargli compagnia. Noi facciamo sgombrare i mezzi poi arriviamo in centrale a far rapporto.-

    Riemerse dall’auto e riportò la sua attenzione su Ruben Fortuna che era riuscito a tamponarsi il naso.

    Stai bene, o vuoi fare un salto anche tu in infermeria?-

    No. Penso di essere a posto.-

    OK. Registriamo tutto, tanto che arriva il carro attrezzi e poi ti mollo.-

    Finalmente, il carro attrezzi giunse.

    Il tipo scese.

    L’ agente Slim l’affrontò.

    Bene arrivato amico. C’è questa roba da caricare. Prima il furgone della spazzatura. E poi l’auto, che dovrai scaricare alla centrale.-

    Alla centrale? Ma che centrale..-

    Di polizia. Non del latte.-

    Questo ci arrivavo da solo. Io però porto i mezzi presso la nostra sede e..-

    E, non è finita qui. Il furgone è carico di roba. Prima dovrai portarlo alla discarica. Una volta vuoto, se vuoi lo porti in sede. -

    Agente, stai scherzando, immagino. Io sono autorizzato solo a riportare i mezzi presso la nostra sede e..-

    Non essere noioso. Ho capito. Ma qui ci sono esigenze diverse. L’auto interessa a noi. E, la spazzatura, per motivi igienici, non può essere trasferita in giro per la città come un souvenir. A proposito – rivolgendosi a Ruben Fortuna – tu puoi accompagnarlo alla discarica, o hai bisogno di cure?-

    No. Tutto a posto agente, posso andare. –

    Perfetto. Allora sbrighiamoci a caricare i mezzi.

    Ma il tipo del carro attrezzi non sembrava convinto.

    Io, senza autorizzazione del mio capo, non mi muovo.-

    Chiaro. Dammi il numero del capo, ci penso io.-

    L’agente Slim confabulò brevemente al telefono. L’autorizzazione venne concessa.

    Visto? Più facile del previsto.-

    Già. Tanto chi lo piglia nel culo sono io.-

    Su, non ti lamentare. Potresti anche godere. –

    Ci volle un po’, ma alla fine tutto fu sbrigato e il carico partì.

    Ted, piantala di fare il cascamorto con le automobiliste. Dobbiamo tornare in centrale.-

    Proprio sul più bello. Li stavo facendo ammattire tutti.-

    Non ne dubito. –

    Rimontarono in auto e ripartirono. Sirena spiegata.

    Il traffico, tornato in mano al semaforo, riprese a scorrere.

    Lentamente, ma almeno si muoveva.

    L’ospedale Sant’Isacco era uno dei maggiori di DC.

    I due agenti incaricati di stare alle calcagna di Hogan Morober arrivarono di gran carriera, piantando una frenata con annesso stridio di gomme che fece impallidire l’ addetto al cancello d’ entrata.

    05)

    L’agente Stock, al volante, tirò giù il finestrino e, sorridendo, salutò.-

    Salve amico. –Salve a voi. Si va di fretta ?-

    Abbastanza. –

    Posso rendermi utile?-

    Si. Cerchiamo il pronto soccorso.-

    Niente di più facile. Entrate, girate a destra e poi a sinistra e ci piomberete dentro.-

    Affare fatto.-

    La sbarra si alzò e l’agente Stock schizzò via. Pochi istanti dopo e un’altra inchiodata bloccò l’auto.

    La lasciamo qui. Immagino che debbano passare con le ambulanze.-

    L’agente Stock scese rapido, seguito dal collega.

    C’è una reception?-

    L’infermiera squadrò Stock in tralice.

    Agente, questo è il pronto soccorso di un ospedale. In ogni caso, ditemi cosa vi serve e cercherò di aiutarvi. -

    Poco fa deve essere rientrata un'ambulanza con sopra uno conciato per le feste, o giù di lì.-

    Si. Si. Lo abbiamo assistito e sistemato in una saletta di transito.-

    Possiamo vederlo?-

    Direi che vi preme vederlo.-

    Certo. E’ sveglio almeno?-

    Boh. Prima lo era. Adesso, non so. Comunque seguitemi.-

    Poi, si rivolse ad una collega.

    Mary, accompagno questi due gentiluomini. Vado e torno; dai un’occhiata tu. -

    L’infermiera, d’una bella carnagione scura, era un tipo un tantino corpulento, ma di forme ancora piacenti. I due agenti ammiccarono tra loro.

    Ehi, sai che hai un bel culo? Dove lo porti, stasera?-

    Al cesso. E’ da stamattina che mi scappa e se va avanti così dovrò tenerla sino a sera. E’ così che si diventa stitici. Trattieni, trattieni, alla fine non esce più nulla. -

    Capita anche a noi.-

    Impossibile, agente.-

    Ti posso assicurare ..-

    Impossibile. Considerato il vostro lavoro, voi, in certe situazioni, avete il problema contrario: ve la fate sotto!-

    Esplose a ridere di gusto.

    Siamo arrivati. Il tipo che cercate è qua dentro.-

    Hogan Morober era lì; sdraiato su un lettino, coricato alla meno peggio. C’erano altri tre ospiti in quella stanza. Morober era l’unico a non avere vicino qualcuno.

    E’ tutto vostro, maschioni. Ma, trattatelo bene, perché è sotto la nostra giurisdizione. -

    Lo tratteremo benissimo. Del resto dobbiamo solo sorvegliarlo. -

    Ok. fate pure. Io torno al mio posto e avviso il dr. Chapman del vostro arrivo .-

    Chi è, il gran capo?-

    No. Ma si comporta come se lo fosse. E’ un tipo incazzoso e, se la cosa non gli piace, è capace di piombare qui e piantarvi un casino .-

    Perché dovrebbe? Noi eseguiamo solo degli ordini .-

    Lui è fatto così: o gli gira, o non gli gira. –

    Strizzò l’occhio a mo’ di saluto e filò via .-

    Ok Sam. Siamo qui e dunque salutiamo mr. Morober. -

    Hogan Morober,quasi raggomitolato su se stesso, non aveva prestato nessuna attenzione all’arrivo degli agenti .A guardarlo in faccia tutto sembrava normale, ma dal corpo provenivano tutta una serie di informazioni dolorose che si sarebbe volentieri risparmiato.

    06)

    Ma l’agente scelto Stock, dopo aver scambiato un'occhiata perplessa con l’agente Sam Pol, decise che non c’era altro da fare che entrare in comunicazione col soggetto.

    S’avvicinò a Morober lentamente e gli diede un leggero tocco sulla spalla. Lui si girò e puntò uno sguardo interrogativo sul poliziotto.

    No. Non dire niente. Puoi startene zitto finchè vuoi. Siamo qui solo per tenerti compagnia. Non sappiamo niente, nessuno ci ha detto niente e non desideriamo sapere niente. Ci penserà qualcun’ altro a porti delle domande. Ora riposa tranquillo. Ti lascio in compagnia del mio amico Sam. Tipo simpatico. Si metterà qui su questa sedia e ti guarderà come se tu fossi la mucca più bella del mondo. Già, la mucca. A lui piacciono più delle donne. Un giorno quando andrà in pensione e tornerà al suo paesello, dove ha ereditato un appezzamento, si metterà ad allevare vacche. E anche galline. E, se occorre, anche conigli. Mi pare, che non ti frega niente delle aspirazioni di Sam.

    Non mi sembra simpatico. Sai Sam – rivolto al collega – che a lui non gli frega niente della tua fattoria?-

    Si? Chiaro. Sarà il classico tipo dell’egoista che pensa solo a se stesso. -

    Proprio così. - E l’agente Stock diede una gran manata sulla schiena di Hogan Morober che emise un lamento lancinante.

    Stai calmo. Non è nulla. Ora, mentre Sam ti guarda, io chiamo la centrale e chiedo delucidazioni. OK? Ok. Bene Sam, dagli un’ occhiata e, se fa gesti strani, ti autorizzo a sparargli nel culo.-

    Quest’ultima affermazione, detta a piena voce, fece girare tutti i presenti.

    Stock, sorrise: tranquilli; è tutto sotto controllo. –

    Una volta nel corridoio chiamò la centrale.

    Si, l’abbiamo trovato e non sembra in grado di scappare. Sta arrivando qui il tenente Bask? Recepito. A dopo. –

    Mentre chiudeva la conversazione un tipo trafelato gli si parò davanti.

    Agente, cos’è questa storia?-

    Dal tono di voce brusco e sgraziato, era evidente che al tipo giravano.

    Vuoi vedere – pensò tra se Stock – che questo è il dr. Chapman??-

    Dr. Chapman io…-

    Non sono il dr. Chapman, sono il dr. Calligan, comunque mi manda il dr. Chapman che esige spiegazioni.-

    L’agente Stock assentì.

    Così lei è il dr. Calligan e la manda il dr. Chapman che esige spiegazioni.-

    Esatto.-

    E, scommetto che il dr. Chapman è incazzato e si è sfogato su di lei, che a sua volta si è incazzato per lo sfogo del dr. Chapman ed ora tenta di sfogare la sua rabbia su di me. Dico bene?-

    Il dr. Calligan rimase sorpreso dal ragionamento, ma un attimo dopo riprese botta.

    Il dr. Chapman non c’entra nulla. In questo momento ha altro a cui pensare.-

    Bugiardo. Un attimo fa, ha detto che la mandava lui.-

    Calligan rimase di nuovo sorpreso. Represse un moto di rabbia.

    Comunque, non può ricevervi, è troppo impegnato in questo momento.-

    E chi ha chiesto di vederlo. Ad essere sinceri, nemmeno volevo vedere lei. Comunque, perché è qui?-

    Desideriamo chiarimenti. Vogliamo capire come mai vi siete introdotti nel nostro ospedale senza avvisare, senza un mandato, senza riguardo, senza un minimo di educazione, senza rispetto per il nostro lavoro, senza….-

    07)

    Basta così, Balligan. Ci sono già troppi senza fuori posto, dimenticando l’unico senza plausibile: senza rotture di coglioni. Mentre lei ha imboccato proprio questa strada. Senza alcun motivo. .-

    E poi, prese a ridere e, mentre rideva…

    Dica la verità: è rimasto senza parole. -

    E giù un'altra risata.

    Calligan, aveva le guance sempre più rosse. Si tratteneva dall’esplodere. Vuoi perché aveva davanti un poliziotto; vuoi perché era di natura un codardo, rinunciò a mettere le mani addosso all’agente Stock.

    C’è poco da fare gli spiritosi. Io esigo un mandato che vi permetta di sostare in questo ospedale. In caso contrario bisogna sgombrare. –

    Tranquillo, dr. Fannigan, tra poco arriva il tenente Bask e chiarirà questo increscioso equivoco. -

    Precisando che mi chiamo sempre Calligan, quanto dovremo aspettare?-

    Poco. Molto poco. Anzi, eccolo che sta entrando. Venga Malligan, glielo presento.-

    In effetti la sagoma del tenente Bask stava prendendo forma lungo il corridoio.

    Tenente..-

    Salve Stock. Tutto ok?-

    Si. Ma c’è qui il dr. ….Dattigan che vuole delle spiegazioni. -

    Rimarcando che sono ancora il dr. Calligan; sono stato inviato qui dalla direzione per capire cosa ci fanno due agenti appresso ad un nostro paziente. –

    A noi – esordì Bask – di stare qui non frega niente. Noi siamo qui per prelevare un tizio nella cui auto sono stati trovati quasi un kg. di coca e una pistola non denunciata. C’interessano chiarimenti, intende?-

    Comprendo, tenente. Ma il tizio che v’interessa è giunto qui malconcio e..-

    Su, su, dr. Paddigan, qualche sganassone non ha mai ammazzato nessuno. Sono certo che il soggetto ci seguirà senza fiatare. –

    Ribadendo che io sono sempre il dr. Calligan e non ho niente da spartire con tutti i dottori che lei e il suo agente state chiamando in causa, vi ricordo che senza il nostro assenso non può uscire dall’ospedale. –

    Il tenente Bask, sbuffò.

    Dr. Falligan, so perfettamente come esce un paziente da un ospedale, ma quello è il nostro uomo. Lo abbiamo preso noi e ce lo porteremo via con o senza il vostro permesso. Ripeto: due sganassoni, peraltro meritati, non hanno mai ammazzato nessuno. E quello, a dirla tutta, sta fingendo alla grande. -

    Calligan era sempre più nervoso.

    Ok. Aspettatemi qui. Torno su dal dr. Chapman e vediamo cosa ne pensa. -

    Girò i tacchi e piantò i due senza tante cerimonie.

    Ma Bask l’apostrofò: Chapman? Ma che c’entra Chapman, non siete il dr…. ma che dottore del cazzo siete?-

    Ma, Calligan, partito in tromba, non diede peso alla domanda del tenente.

    Quest’ ultimo, rivolse la sua attenzione a Stock: Diavolo! E’ proprio vero: in ospedale sono tutti fusi.-

    Concordo. -

    Ok. Portami dal tipo, che non ho tempo da perdere. -

    Nel frattempo, Hogan Morober fissava sempre più stupito l’agente Sam Pol, che ogni tanto, modulava strane espressioni facciali al suo indirizzo.

    Sam, è arrivato il tenente. -

    08)

    L’agente Pol, di scatto, s’alzò in piedi.

    Tutto a posto, tenente. Il soggetto non ha mostrato segni di ribellione, né di pericolosità. E’ rimasto tutto il tempo nella stessa posizione senza proferire parola. -

    Ok. Ok. Adesso lo trasferiamo alla centrale e vedrai che ci dirà un sacco di cose interessanti. –

    Si avvicinò a Morober e lo fissò un istante.

    Cosa dici, bello, ci alziamo da soli o ti scaraventiamo giù dal letto e poi, per tirarti su, ti infiliamo nel culo un manico di scopa?-

    Di nuovo, ci fu la massima attenzione da parte degli altri presenti .

    Contrariamente a ciò che il dr. Calligan riteneva, Morober si mise a sedere sul letto senza bisogno d’aiuto.

    Ora non aveva più uno sguardo addolorato e tanto meno supplice. Solo ammaccato.

    Potete almeno darmi le mie scarpe?-

    Le indicò con un cenno della testa.

    L’agente Pol, ricevuto il benestare dal tenente, s’incaricò di soddisfare la richiesta.

    Visto che sono mocassini, chiedo troppo se può infilarmele. Ho qualche problema a piegarmi. -

    Di nuovo il tenente acconsentì.

    Bravo agente. Non pensavo fossi così abile. Ed ora mi aiuti a scendere dal letto? Non guardarmi così. Non sono armato.-

    Altro cenno e l’agente Pol aiutò il ferito a mettersi in posizione eretta a fianco del letto.

    Sono pronto, tenente. Non c’è nient’altro che mi lega a questo posto. Le chiedo, peraltro, un favore: il mio avvocato. -

    Tranquillo. Era già previsto. Fuori il nome e lo chiamiamo subito .-

    Ted Poster. -

    Ok. Se non è affisso da qualche parte, te lo ritroverai in centrale. -

    Bella battuta, tenente. Se non fossi impedito, riderei di gusto. -

    Nessuno te lo impedisce. Comunque, non siamo qui per ridere. Ce la fai, o hai bisogno di una spinta che ti faccia rotolare sino all’auto?-

    No, niente aiuti; le gambe funzionano. -

    Allora, in marcia. Non abbiamo più tempo da perdere. –

    Mentre il quartetto percorreva a lento passo il corridoio, veloci ed agitati sbucarono il dr. Cahpman e il dr. Calligan.

    Alt! Fermi tutti! Che nessuno si muova!-

    La voce imperiosa del dr. Chapman risuonò alta per il corridoio, richiamando un po’ di curiosi dalle camere.

    Già fatto.- fu la risposta ironica del tenente.

    E lei il tenente Bask?-

    Esatto. -

    Mi può dire, prima che perda il lume della ragione, cosa sta combinando?-

    Assolutamente, nulla. Noi non stiamo combinando nulla. Tutto è in ordine. -

    Questo lo dice lei. Quello che dico io è che voi non potete portarvi via un ammalato da questo ospedale senza il nostro consenso. -

    Ammalato? Ma cosa sta dicendo, dottore? Lui, non è ammalato. Vero che non sei ammalato Morober?

    No. -

    Bene. Lui ha solo preso una scarica di botte che lo hanno leggermente infortunato ma, come ora si può notare, ha recuperato perfettamente e ci sta seguendo in centrale dove, alla presenza del suo avvocato, ci racconterà una storia plausibile. -

    Tenente, forse non mi sono spiegato. Quell’uomo si trova in ospedale. –

    Lo sappiamo. -

    09)

    Lo sapete. Ma, volete portarlo via. -

    Ovvio. –

    No! Non è ovvio. Perché senza il nostro consenso o senza una liberatoria del paziente, lui di qua non esce. -

    Una liberatoria!? Ma sta scherzando dr. Barman? Come minimo si becca otto anni. -

    Io non mi chiamo Barman. Mi chiamo Chapman, se lo ficchi in testa. E proprio perché mi chiamo Barman, senza il mio consenso

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1