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Camminiamo insieme
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Camminiamo insieme

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Padre e figlio: due vite e due racconti che si intrecciano, in un andirivieni tra presente e passato che non è solo un espediente narrativo ma costituisce la chiave di volta del cammino di crescita dei due protagonisti. Due fanciullezze segnate dall’abbandono, dalla malattia, da quella sofferenza fatta di solitudine che può essere compresa soltanto da chi l’ha vissuta. Ed è proprio perché il padre conosce bene le ombre che albergano nel cuore di suo figlio che gli chiede di dargli fiducia, di lasciarsi guidare verso la sicurezza e la serenità: luoghi dell’anima dove l’amore di Guido e Rita è in grado di tenere lontani gli sparvieri che volteggiano sul ragazzo e la sua splendida fragilità. Tenendosi per mano, padre e figlio possono camminare vicini, per condividere l’amore e lenire quel dolore che non guarisce mai del tutto.
LanguageItaliano
Release dateApr 5, 2018
ISBN9788885586321
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    Camminiamo insieme - Guido Dorascenzi

    Guido Dorascenzi

    Camminiamo insieme

    © Copyright Guido Dorascenzi per Edizioni LA ZATTERA

    Prima edizione ebook: aprile 2018

    Edizioni LA ZATTERA di Alessandro Cocco

    via Tuveri, 16/A - 09129 Cagliari

    www.lazatteraedizioni.it

    Email: info@lazatteraedizioni.net

    ISBN: 9788885586321

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice dei contenuti

    ​A Riky

    Prologo

    Parte prima

    Oggi

    Parte seconda

    Ricordi che tornano

    Oristano, 1960

    Bosa, 1916

    1913. Il tempo che non fece in tempo a dimenticare.

    Il tempo delle passioni

    La fine del mondo

    Parte terza

    2010

    Il tempo della conoscenza

    L'attesa

    Note biografiche sull'autore

    Ringraziamenti

    ​A Riky

    Non è crescere come un albero

    in grande mole, che rende migliori gli uomini

    o essere una quercia di trecento anni

    che si schianta infine secca, spoglia e vizza.

    Un giglio nato soltanto da un giorno

    è ben più bello a maggio,

    e se appassisce e muore quella notte,

    è stato una pianta e un fiore di luce.

    Ben Jonson

    Prologo

    Prima di scrivere questo libro mi sono chiesto se fosse giusto o no mettere a nudo la mia vita e quella della mia famiglia, ma soprattutto per quale ragione avrei dovuto farlo.

    La risposta mi è giunta quando ormai non riuscivo più a contenere i miei pensieri, le mie inquietudini, i miei continui perché. Mi sentivo come una lumaca senza guscio che procede lentamente, alla ricerca di un rifugio per non farsi travolgere dal dolore.

    La necessità morbosa di fissare nella scrittura le mie intolleranze mi ha salvato tante volte dal precipitare nell’abisso più profondo, aiutandomi a superare l’ostacolo, trovare la forza e l’energia per tentare ancora, imboccare nuove strade, anche le più tortuose se necessarie per lenire un dolore che, a volte, è più tagliente di una lama di coltello.

    Così ho iniziato a scrivere per tentare di trovare da solo le risposte che da troppo tempo cercavo, perché è arrivato il tempo di accendere il confronto con mio figlio, dopo aver bussato alle porte di chi pensavo potesse offrirmi speranza e conoscenza, per affrontare situazioni imprevedibili che in principio avevo sottovalutato, affidando al tempo che passava la possibilità di trovare soluzione alle difficoltà che un’adozione comporta.

    Il tempo però mi ha aiutato a capire che per guarire dalle ferite più profonde e per andare avanti bisogna pensare a un’esistenza completamente diversa, dove non aleggino ombre del passato, dove i ricordi non ci possano perseguitare e dove possiamo riscoprire il senso della nostra vita.

    Adottare un bambino è un’avventura meravigliosa, un dono, un privilegio che merita chi ha una forza interiore capace di sopportare prove disumane, chi sa essere tollerante e indulgente, chi sa amare senza barattare ricompensa, chi ha imparato a non aspettarsi niente e ad accettare ciò che gli viene riservato. Vuol dire regalare una vita a chi altrimenti non l’avrebbe avuta, vuol dire essere disponibili ad affrontare anni di difficoltà burocratiche, combattere contro il tempo che passa inutilmente, mentre una creatura aspetta un treno che se lo porti via.

    Nel caso di mio figlio, la lunga attesa voleva dire per lui incamminarsi inesorabilmente, giorno dopo giorno, verso una vita fatta di ombre.

    Sono passati quasi vent’anni ma il tempo non è riuscito a lenire il dolore che la profonda ferita dell’abbandono gli ha causato. Per questa ragione, senza riserva alcuna, ho capito che non esiste cura né farmaco, né strutture adeguate che, dopo la fase iniziale, possano accompagnare la nuova famiglia in un percorso di normalità.

    Ho scritto questo libro per camminare ancora insieme a mio figlio, fino a quando avrò certezza che gli sparvieri non potranno più portarlo via, fino a quando potrà chiedersi chi vorrà essere e riuscirà a rispondersi che vorrà essere forte.

    Scrivere di me e della mia famiglia non è stato facile, ma c’era molto da dire con le mie parole e con quelle di mio figlio. Per quanto arduo e doloroso sia stato, valeva la pena farlo, se tutto questo potrà servire ad aiutarci, se potrà servire un giorno, ad aiutare qualcuno.

    Parte prima

    Oggi

    È difficile racchiudere una persona, una creatura molto speciale, un’anima, un sorriso, un grande talento, uno spirito generoso, un bambino, un padre, una madre, in questi fogli.

    Eppure devo tentare di farlo per lui, per me stesso, per noi e, forse, per coloro che vorranno percorrere il nostro stesso cammino.

    Le storie si scrivono e si raccontano perché da qualche parte sono accadute, fanno parte della vita, e la mia vita si fa nel narrarla, la mia memoria si fissa nella scrittura; ciò che non riverso in parole sulla carta lo cancella il tempo.

    La mia è la storia di chi sempre ha aspettato qualcuno che però non è mai arrivato, la storia di un’attesa; la tua è la storia di chi qualcuno l’ha incontrato perché ti donasse il suo cuore, ti stringesse le mani, ti fosse padre più di un padre.

    Vorrei che leggessi attentamente queste pagine perché, in questo momento, rappresentano il modo più diretto e intimo che ho di comunicare con te senza interruzioni o fraintendimenti, con l’animo assolutamente libero di mettere a nudo una parte della nostra vita, nonostante la mia proverbiale riservatezza.

    Queste sono pagine che spero possano aiutarti ad andare oltre il difficile vivere che un’adozione comporta, affinché tu possa guardare meglio dentro te stesso per scoprire definitivamente quanto speciale sia la tua esistenza e quali opportunità ti possa offrire il futuro.

    La ferita dell’abbandono è insanabile, ma non per tutti è mortale. Sono certo che esistano casi di sopravvivenza accettabile, e che si possa andare oltre le incomprensioni, oltre il dolore, e che prima o poi si possa approdare alla serenità.

    Perché questo accada è necessario camminare ancora insieme, fino a quando riuscirai definitivamente a capire e accettare che la vita con una mano ti ha tolto molto, con l’altra però ti ha fatto il dono incommensurabile della tua sensibilità, della tua predisposizione artistica, del tuo naturale talento. Qualità che, se saprai valorizzarle, riusciranno sicuramente a colmare i vuoti che ancora oggi condizionano il tuo tormentato vivere. Devi solo accettare che ci vuole tempo e molto impegno, ma soprattutto devi accettare una volta per tutte che nessuno si salva da solo.

    Scrivo per renderti omaggio, per tentare di presentarti a te stesso come io ti vedo, perché vorrei che ti chiedessi chi vuoi essere per risponderti poi che vuoi essere forte.

    Voglio farti conoscere la persona speciale che sei, con le tue pene, le tue contraddizioni, con i tuoi inaccettabili comportamenti, con la tua parte infantile a cui si contrappone una profondità d’animo capace di scrivere poesie e musiche meravigliose. Voglio parlarti della tua straordinaria sensibilità, del tuo raro talento artistico che dovrebbe rappresentare per te, elemento di certezza:

    Nei giorni da dimenticare

    hai navigato nel buio della notte

    sognando di venirti a cercare

    per ritrovare la poesia che avevi perso.

    Con l’aiuto del tuo cuore,

    troppo tempo prigioniero di ricordi da dimenticare,

    trova le parole

    per appenderle nel tuo pentagramma

    per poi cantare una canzone

    che parli di una storia

    che ti guarda dallo specchio.

    Ti sveglierai,

    finalmente libero di sparare in mezzo al cielo il tuo futuro

    con la consapevolezza che qualche volta,

    la speranza non è solo un’illusione.

    Scrivere queste pagine rappresenta per me l’unica possibilità per cercare di farti capire che devi fidarti di me, mentre parlo delle pene che ci affliggono, della nostra storia, del dolore, del coraggio, dell’amore e di quello che ho imparato vivendo tutto questo. Voglio che un giorno la nostra storia

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