Fabrizio Borni. Storia di un produttore ed organizzatore di eventi
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Fabrizio Borni. Storia di un produttore ed organizzatore di eventi - Fabrizio Borni
Capodimonti
Prefazione
Trovare clienti, soddisfarli con il servizio di cui hanno beneficiato ed essere soddisfatti e appagati per il lavoro eseguito è la chiave di volta per avere successo nella propria attività. Il cliente si sa vuole risparmiare: vorrebbe il massimo risultato con il minimo sforzo. E non ci sarebbe nulla di male, se questo minimo sforzo
non si traducesse frequentemente nel non pagare adeguatamente per un servizio ricevuto. Sempre più spesso ci si rivolge al miglior offerente
, ma poi ci si accorge di finire in mano a dilettanti, ingenui o, peggio, cialtroni
improvvisati, se non di trattare con veri e propri truffatori.
Ci sono due tipi di professionisti veri: quelli che hanno studiato e quelli che hanno rubato con gli occhi e con gli orecchi
e sperimentato sulla propria pelle
. I primi, però, senza passione continuativa non vanno lontano, mentre ai secondi potrebbe mancare qualche informazione psico-tecnica
. La troveranno in questo libro.
In Professione Event Manager, infatti, Fabrizio Borni, Presidente ANPOE (Associazione Nazionale Produttori Organizzatori Eventi) illustra, sulla base della sua esperienza trentennale, quali sono I segreti di un lavoro per molti ma non per tutti
; un famoso slogan pubblicitario del passato che rappresenta al meglio una professione in perenne equilibrio tra l'esclusivo e l'inclusivo, nell'esercitare la quale occorre essere molto più che semplici PR, affinché un evento si possa definire organizzato professionalmente e, soprattutto, correttamente retribuito.
Carlo Pompei
Introduzione
La mia priorità non sono mai stati i soldi, ma vivere la vita che volevo. Non ho mai sopportato l’idea di una vita programmata secondo schemi e canoni dettati da quel buon senso
con cui la famiglia, la scuola e le Istituzioni hanno educato tutti quelli della mia generazione. Ho voluto crearmi una maggiore libertà di tempo così da potermi dedicare a quelle cose che mi davano piacere e che amavo, alcune erano hobby, passioni che mi hanno portato anche guadagni inaspettati. Volevo una vita piena, conoscere più gente possibile, fare esperienze, viaggiare. Non vivere mai troppo a lungo nella stessa casa, nello stesso posto. Apparentemente può sembrare che un vita così sia solo per ricchi o per single che non hanno assolutamente l’intenzione di crearsi una famiglia, di avere la responsabilità di figli. Vi assicuro che non è così e chiunque può, se davvero lo vuole, vivere una vita piena come la mia. Il mio lavoro è una mia creazione, una mia passione, è la condivisione, anche, di quello che ho appena scritto. Quasi trent’anni nella comunicazione, nelle pubbliche relazioni, nella produzione cinematografica, teatrale, pubblicitaria. Nella vendita e nel marketing, organizzando e producendo eventi a qualunque livello. Ho scritto libri, film, sono diventato anche produttore cinematografico e ho fatto quello che per altri era assolutamente impensabile e l’ho fatto divertendomi, con la consapevolezza che fare le cose facili non era per me. Ho studiato, ho appreso dai più grandi ed ho formato professionisti. Ho vinto premi; ho conosciuto poveri e ricchi. Sono stato a cena con Ministri, Sindaci, Famiglie reali, sportivi, attori, registi importanti. Ma ho anche lavato pavimenti, servito ai tavoli, consegnato frutta e verdura, scaricato sacchi di cemento e sabbia di fiume, demolito muri e verniciato pareti; fatto traslochi. Ho navigato, ho pescato, cucinato ed ho perfino fatto l’attore in teatro. Ho una compagna e due figli ormai grandi ai quali ho trasmesso questa idea che la vita non può essere mai condizionata da niente, se non dalla nostra limitazione a fare e volere e che quindi tutto è possibile purché si abbiano le adeguate competenze.
Buona lettura
Fabrizio Borni
Cosa vuoi fare da grande?
Feci questa domanda ai ragazzi di una scuola elementare di Lamezia Terme.
- Musicista! – disse uno.
- Scrittore! – un altro.
- Io voglio suonare la chitarra!
- Ed io il pianoforte!!
- Il mago – rispose timidamente una bambina con la schiena curva in avanti e la testa dritta.
- Io voglio girare il mondo – disse una paffutella e tutti risero.
- Io vorrei fare l’attrice.
- Io vorrei allevare i conigli...a me piacciono i conigli e poi li vendo alle ragazze – rispose un simpaticone con i capelli neri e la faccia da monaco di altri tempi.
- Io la ballerina.
- Io suono la batteria – disse uno con un taglio di capelli alla moicana dal faccino vispo.
- E la sai suonare bene? – gli chiesi.
- Sì – mi rispose.
- E tu, la chitarra, la sai suonare?
- Sì – rispose l’altro.
- E tu che vuoi fare lo scrittore, hai già scritto qualcosa?
- Sì, l’anno scorso e… - La maestra lo interruppe e con una punta di orgoglio disse: – Ha vinto il primo premio della scuola per una favola sui fiori e sui lupi.
- Ma davvero? – dissi stupito guardando negli occhi il bambino.
- Si, ma mamma vuole che studio perché vuole che da grande faccio l’avvocato.
Certo l’avvocato, pensai. Scrivere non è un lavoro. L’avvocato, il medico, il poliziotto, il pizzaiolo, forse anche il prete è un lavoro, ma scrivere no. Scriveri libri è un passatempo o un privilegio per pochi...perché magari già ricchi di loro. I bambini di quella scuola mi riempirono di gioia, come tutti quelli che incontrai durante quei due mesi in tour. Ognuno di loro già sapeva fare molto e ognuno di loro avrebbe voluto farlo per sempre. Quale patrimonio artistico e creativo pensai. Musicisti, scrittori, ballerini… Quale meraviglia. Sogni che poi in famiglia vengono soffocati dai grandi per imporre
, sperando almeno in dosi di buone maniere, quello che i grandi avrebbero voluto fare e non sono riusciti a diventare. O quello che la società, così cupa, così adulta e così grigia, indica come stereotipi per avere potere, denaro, rispetto… insomma per prevalere. Tutti vogliono i loro figli sistemati
, in un Sistema in cui sistemarsi
, a volte, o spesso addirittura, rende prigionieri e schiavi. Uccide il sogno e la creatività. Isola. Costringe ad una vita diversa da quella che avremmo voluto, ci mette in competizione, ci rende cinici, ci allontana dalla felicità che crediamo poi di poter comprare con i soldi guadagnati; e se poi i soldi non si guadagnano abbastanza si cade nello sconforto, nella depressione. E allora, nonostante solo a Roma ci siano più avvocati che in tutta la Francia, c’è chi ancora viene condizionato a studiare per diventare tale. Nonostante ci siano più disoccupati tra i medici che tra i camerieri, un genitore gode nel raccontare che suo figlio studia medicina, mentre un altro risponde: mio figlio per ora fa il cameriere
. Per ora. Perché non farlo sempre? Imparare a servire gli altri è una grande virtù; conoscere i piatti, i vini, vendere un leccornìa culinaria… no, meglio l’avvocato… sono gli altri che devono venire da me. Ma non è solo il cameriere che da un servizio, anche lo stesso avvocato, un architetto, un medico. Non voglio aggiungere altro se non stimolare una riflessione che poi ognuno di voi può fare da solo o condividerla. È questo, secondo me, che uccide quello che di più bello e grande ha (aveva) ognuno di noi ne momento in cui comincia a sviluppare i sensi e la ragione. Poi gli italiani in creatività, estro, fantasia erano maestri. Cose nate in noi che si perdono poi col crescere, quando i grandi
vogliono insegnarci la via giusta, le regole, la vita. Chi insiste patisce, ma poi potrebbe farcela e se non ce la fa riesce a sopportare, perché il suo lavoro diventa poi il suo stile di vita. In un paio di edizioni di Italian’s got talent hanno vinto persone, italiani, che si esibivano all’estero
. Un giocoliere e un fisarmonicista. Artisti di strada. Quando si presentavano sul palco le loro facce non erano sofferenti, tristi, depresse. Non sembravano poveri. Erano grandi artisti e quell’arte era la loro vita, il loro stile di vita. Ma vivevano all’estero. Perché non qui, seppur italiani? Erano fidanzati e avevano interessi e si formavano ed informavano ed erano, nella loro semplicità, rassicuranti ed eleganti. Il pubblico si alzava in piedi