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La relazione con se stessi e con l'alterità (Dalla Psicologia Sociale alla Psicoterapia)
La relazione con se stessi e con l'alterità (Dalla Psicologia Sociale alla Psicoterapia)
La relazione con se stessi e con l'alterità (Dalla Psicologia Sociale alla Psicoterapia)
Ebook195 pages1 hour

La relazione con se stessi e con l'alterità (Dalla Psicologia Sociale alla Psicoterapia)

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Che una buona relazione con se stessi e con l’alterità sia l’archetipo fondante del benessere è un fatto acclarato da numerose evidenze empiriche. Lo stare bene con se stessi e con gli altri rappresenta quella processualità, di steineriana memoria, che si estrinseca nella sintonia - euritmia con l’ambiente, inteso nel senso più ampio del termine, ovvero sia come campo psicologico personale che come spazio fisico - chimico, sociale, politico, economico, storico - culturale. Il libro è composto da cinque capitoli. Il primo analizza la relazione con se stessi nell’età adulta. Il secondo capitolo si sofferma sull’identità personale e sociale. Il terzo capitolo valuta i paradigmi sociali insiti nei processi di apprendimento e di insegnamento. Il quarto esamina la relazione con se stessi e con l’alterità nell’età evolutiva. Infine, il quinto capitolo approfondisce la relazione con l’alterità nell’età adulta.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateDec 5, 2016
ISBN9788892641105
La relazione con se stessi e con l'alterità (Dalla Psicologia Sociale alla Psicoterapia)

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    La relazione con se stessi e con l'alterità (Dalla Psicologia Sociale alla Psicoterapia) - Vincenzo Amendolagine

    Indice

    Introduzione

    Capitolo primo

    La relazione con se stessi

    1.1 L’impresa del vivere

    1.2 La costruzione dell’autostima

    1.3 L’orgoglio di essere se stessi

    1.4 Elogio della sobrietà

    1.5 Il fascino della quotidianità

    Capitolo secondo

    L’identità personale e l’identità sociale

    2.1 Il piacere di essere se stessi

    2.2 Personalità, temperamento, cultura e interazioni sociali

    2.3 Cultura, socializzazione e psicoterapia

    2.4 Identità sociale, identità personale e psicoterapia

    Capitolo terzo

    I paradigmi sociali nei processi di apprendimento e insegnamento

    3.1 Schema di sé, confronto sociale e prestazioni cognitive: i paradigmi sociali del processo di insegnamento - apprendimento

    3.2 La salute mentale dello sportivo: il ruolo psicoeducativo dell’allenatore

    3.3 L’educazione competenziale: come rendere le potenzialità individuali delle risorse

    3.4 L’educazione alla salute nell'età evolutiva come fattore preventivo dei disturbi del comportamento alimentare

    3.5 L’alleanza terapeutica come sincronia fra psicoterapeuta e paziente

    3.6 La percezione della relazione insegnante - alunno

    Capitolo quarto

    La relazione con se stessi e con l’alterità nell’età evolutiva

    4.1 Relazionarsi con i bambini

    4.2 I bambini e la paura del vuoto

    4.3 Conformismo e ansia sociale negli adolescenti

    4.4 La generosità dei bambini di scuola dell’infanzia

    4.5 Socialità, movimenti sincronici e comportamenti prosociali nei bambini

    4.6 Genitori, adolescenti e noia a scuola

    4.7 Esperienze infantili e benessere nell’età adulta

    4.8 La patologia delle interazioni sociali nell’età evolutiva: la depressione

    4.9 La patologia delle interazioni sociali nell’età evolutiva: il bullismo

    Capitolo quinto

    La relazione con l’alterità nell’età adulta

    5.1 La psicologia dell’infortunio nello sport

    5.2 Ipertensione e attaccamento insicuro

    5.3 Depressione e prestazioni sportive

    5.4 L'influenza del denaro sulle relazioni: la psicologia della coppia fra indigenza e agiatezza

    5.5 L’attività motoria per pazienti psichiatrici

    5.6 La rassomiglianza facciale dei propri figli: effetti sui genitori

    5.7 Correlazione fra sindrome da deficit dell’attenzione con iperattività (ADHD) dell’età adulta e incidenti stradali

    5.8 Psicologia dell’aggressività: genesi, fenomenologia e meccanismi scatenanti

    5.9 Emozioni sociali e attività motorio - sportive

    5.10 Il pianto degli adulti

    INTRODUZIONE

    Che una buona relazione con se stessi e con l’alterità sia l’archetipo fondante del benessere è un fatto acclarato da numerose evidenze empiriche. Lo stare bene con se stessi e con gli altri rappresenta quella processualità, di steineriana memoria, che si estrinseca nella sintonia - euritmia con l’ambiente, inteso nel senso più ampio del termine, ovvero sia come campo psicologico personale che come spazio fisico - chimico, sociale, politico, economico, storico - culturale. Il libro è composto da quattro capitoli.

    Il primo analizza la relazione con se stessi nell’età adulta, prendendo in considerazione le autocomplicazioni che frequentemente zavorrano la vita. Per rimediare a questi ancoraggi negativi non resta che liberarsi di tutte quelle sovrastrutture cognitive che la nostra mente edifica. Ecco, allora, riscoprire la semplicità e la sobrietà del vivere, che conduce ad essere orgogliosi di sé nell’ambito di un’ampia progettualità di costruzione dell’autostima.

    Il secondo capitolo si sofferma sull’identità personale e sociale. Nel corso del ciclo vitale l’individuo costruisce l’identità sociale. Tale costrutto è composto da due dimensioni, una privata per se stessi e una pubblica per gli altri. Spesso l’identità per sé contiene le costrizioni che le agenzie formative hanno imposto durante l’età evolutiva. Nelle situazioni di stress capita, sovente, di percepire con più forza questi vincoli e allora non resta che riscoprire se stessi, in un’ottica liberatoria, per ristabilire l’equilibrio psicologico. Successivamente si mettono in evidenza le interconnessioni che esistono fra psicologia della personalità, antropologia psicologica, psicologia della socializzazione e psicoterapia. A questo proposito sono analizzati i costrutti fondamentali della psicologia della personalità; l’interazione, che esiste, fra ambiente e personalità; la personalità come espressione della cultura di appartenenza, secondo i dettami dell’antropologia psicologica; i paradigmi della psicologia della socializzazione, illustrando il meccanismo attraverso il quale la personalità acquisisce le caratteristiche ambientali, mediante i processi di socializzazione.

    Inoltre, si considerano gli individui che fanno parte della stessa società e che condividono abitudini e convinzioni. Le abitudini e le convinzioni costituiscono la cultura della società. Questa cultura viene trasmessa alle nuove generazioni, attraverso il linguaggio e i processi di socializzazione.

    Il terzo capitolo valuta i paradigmi sociali insiti nei processi di apprendimento e di insegnamento.

    L’insegnamento e l’apprendimento sono influenzati dalle variabili sociali che si creano fra docente e discente. Affinché ogni alunno possa apprendere nella maniera ottimale, non deve sentire minacciato lo schema di sé dall’alta competenza dell’insegnante. È compito, quindi, di chi insegna far sentire il discente portatore di una ricchezza culturale, derivante dai precedenti apprendimenti, dai processi biografici e dalle esperienze di vita. L’importanza della qualità della relazione fra insegnante e alunno, come fattore determinante il benessere dello studente, è cosa documentata da tempo. Gli apprendimenti degli allievi e il benessere sociale, che si crea nella classe, dipendono dalla positività del legame che si stabilisce fra insegnanti - alunni e fra alunni - insegnanti. In altre parole, questa relazionalità è valida ed è fonte di benessere nella misura in cui viene percepita come proficua sia dagli alunni che dagli insegnanti.

    Il fine che l’educazione deve avere nella nostra società è quello di dotare le nuove generazioni di strumenti utili per governare la propria vita, per rapportarsi con l’alterità, per orientarsi nel futuro, per vivere serenamente la propria adultità. L’adultità contemporanea ha il suo nucleo paradigmatico nell’instabilità e nella provvisorietà. In virtù di questo, l’educazione deve essere ripensata, ovvero avere come scopo prioritario lo sviluppo delle competenze legate al saper fare in ambito relazionale, decisionale e diagnostico.

    Nello stesso capitolo, si analizzano gli sportivi che hanno raggiunto delle notevoli performance sia negli sport individuali che in quelli di squadra e per questo sono sottoposti ad una serie di sollecitazioni psichiche che, sovente, incrementano il livello di stress e ciò può determinare la comparsa di disturbi psicologici. Nonostante questo, gli allenatori, nella maggior parte dei casi, posseggono una scarsa conoscenza della salute mentale nello sport. Nello specifico, non conoscono le strategie utili per prevenire l’insorgenza di tali patologie e, soprattutto, hanno un’inadeguata competenza nell’individuare i primi segni di una malattia psicologica in un atleta, che consenta loro di suggerire tempestivamente allo sportivo seguito di intraprendere un percorso terapeutico adeguato per evitare che il suo disagio si rifletta sulle performance sportive e sul clima dell’intera squadra.

    Inoltre, all’interno del capitolo, si vagliano i disturbi del comportamento alimentare, oggi molto frequenti, che hanno una genesi multifattoriale. Secondo una serie di studi, vi sono dei fattori di rischio che aumentano la possibilità di ammalarsi, fra cui il sesso, l’etnia, l’età, la familiarità, gli abusi subiti nell’infanzia. Parimenti esistono alcuni fattori preventivi, tra i quali un ruolo importante è svolto dai programmi di educazione alla salute e al benessere in età evolutiva, che si servono dei costrutti della dissonanza cognitiva e dell’alfabetizzazione mediatica.

    In ultimo, partendo dallo studio di Koole, della Libera Università di Amsterdam, e di Tschacher, dell’Università di Berna, è analizzata la natura dell’alleanza terapeutica, che si crea fra terapeuta e paziente nel corso della psicoterapia, e gli elementi che concorrono a formarla. La seduta terapeutica è il luogo dove due alterità sintonizzano i loro esseri, che si esprimono con il linguaggio verbale e metaverbale, con i pensieri e con la fisiologia del corpo. Questa sincronia fra terapeuta e paziente diviene lo strumento che crea l’alleanza terapeutica, fondamentale in ogni percorso di psicoterapia.

    Il quarto capitolo esamina la relazione con se stessi e con l’alterità nell’età evolutiva. Nel primo paragrafo si considera la relazione fra adulti e bambini, in particolare fra genitori e figli. Relazionarsi con i bambini non è sempre facile. Bisogna avere interesse a farlo e, soprattutto, molta pazienza. Si delineano alcuni costrutti utili a far sì che questa relazionalità possa essere il più proficua possibile per lo sviluppo del bambino. Nello specifico, fra gli argomenti, si illustrano l’accettazione incondizionata, l’educazione al buon uso del tempo, l’educazione alla comunicazione, l’educazione alla semplificazione e alla sobrietà.

    Il secondo paragrafo esamina il ruolo delle informazioni sociali, provenienti dalla madre, che aiutano il bambino a superare le paure endemiche al suo sviluppo.

    Il terzo paragrafo analizza il conformismo e l’ansia sociale negli adolescenti. Frequentemente gli individui tendono ad uniformarsi alle opinioni delle altre persone che costituiscono il loro ambiente sociale. Questo atteggiamento, denominato conformismo, ha una connotazione positiva, ovvero serve a favorire l’adattamento dell’individuo al suo contesto di vita. L’ansia sociale è caratterizzata da un’intensa sensazione di disagio che il singolo prova nelle situazioni pubbliche, nelle quali potrebbe ricevere un giudizio negativo da parte degli altri. Uno studio compiuto dai ricercatori cinesi ha voluto indagare le correlazioni che esistono fra adolescenza, ansia sociale e conformismo. La ricerca ha stabilito che gli adolescenti che hanno i più alti punteggi nella scala di valutazione dell’ansia sociale sono quelli che si attengono di più alle opinioni espresse dalla maggioranza dei loro coetanei. In altre parole, l’ansia sociale conduce ad un maggiore conformismo.

    Il quarto paragrafo riflette sulla generosità dei bambini. A questo riguardo, uno studio condotto in una scuola dell’infanzia di Pechino ha indagato la generosità dei bambini di cinque anni. Alla sperimentazione hanno partecipato sessanta bambini. La ricerca ha appurato che le azioni prosociali dei bambini sono influenzate dalla reciprocità di scambio e, per questo, i piccoli calibrano le loro azioni in virtù dei benefici che possono ottenere. Da ciò si evince che i minori, fin dalla più tenera età, sono in grado di avere dei comportamenti strategici prosociali.

    Il quinto paragrafo mette in evidenza le correlazioni che esistono fra socialità, movimenti sincronici e comportamenti prosociali. Il desiderio più grande dei bambini è quello di avere delle amicizie. Le aggregazioni sociali infantili hanno delle peculiarità ben specifiche, quali il

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