Solo le zanzare continuano a danzare
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Se dovessi scommettere oggi punterei tutto su di te, perchè sono sicuro che non ce la farai mai.
Sei l'esempio vivente che il tuo domani, è solo un altro giorno perso.
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Solo le zanzare continuano a danzare - Giuseppe Floris
Giuseppe Floris
Solo le zanzare continuano a danzare
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PICCHU EDIZIONI
Giuseppe Floris
SOLO LE ZANZARE CONTINUANO A DANZARE
SOLO LE ZANZARE CONTINUANO A DANZARE
A Mara.
Ogni giorno - noi due - col coltello tra i denti.
Se potessimo avere il perdono
Se potessimo avere il perdono
ci leveremo le scarpe
per pregare verso La Mecca
e se l'acqua lavasse davvero i nostri peccati
dimenticheremo volentieri gli ombrelli nei bar
durante gli acquazzoni
del 2 Novembre.
Invece mastichiamo torrone
e piangiamo morti
che non ci sognano più
e beviamo infusi alle ortiche
come se non avessimo abbastanza prurito
tutti i santi giorni.
Il mio eritema sei tu
e non dò la colpa al sole se fa il suo dovere
sui campi di grano
ma sono uno spaventapasseri
per questi corvi
che ammira i gabbiani
e fissa la notte stellata
come Van Gogh
sui marinai coraggiosi che gettano le reti in mare
per non impazzire all'alba.
Ho smesso di mettere lo zucchero nel caffè
perché ho imparato con la vita a farmi la bocca amara
e ora aggiungo poco sale alla bistecca
perché è il sangue che mi da la forza per affrontare queste salite.
Vorrei perdermi in un orto d'Olivi
e mangiare un panino in pace
invece mi mozzo un orecchio per salvare la faccia
ai pescatori
a tutti i traditori
e a questi pittori
che non hanno mai avuto la pelle d'oca
dopo aver sentito un gallo cantare in lontananza
per tre volte di fila.
E ora?
non ci resta che un tuffo nel Gange
per lavare via il male che abbiamo commesso
e sperare di non contrarre la tubercolosi;
dopo tutto questo casino
sarebbe tempo sprecato.
Accertati di aver chiuso i fornelli in cucina
I fenicotteri non sono uccelli migliori
di questi corvi
che hanno al collo rosari d’oro
e mi fissano
mentre zappo erba cattiva nel mio giardino
dove ho seppellito
tutti i tuoi sogni.
E la vendetta è servita:
pane, ricotta e miele
ogni mattina,
una vita apparentemente tranquilla,
uomini senza ombra a mezzogiorno
come sub che si calano nelle viscere del mare
perché ritengono che i topi di mezzanotte
siano esseri inferiori
alle balene
al pesce persico
al pesce palla
o che ne so io.
Il mondo striscia anche di notte
e sono le 3
e a Bogotà un colombiano sniffa la benza
sotto le macchine
e a l’Havana domani aprirà un McDonald’s
e a Parigi ragazze ricche
compreranno un altro paio di suole rosse
per elevarsi dai marciapiedi sporchi
della Notte Blanche.
Nessuno dorme?
Potresti sfogliare
un catalogo vacanze
e fare il giro del mondo
comodamente seduto in poltrona
senza spendere un solo centesimo.
Oppure potresti prendere un aereo
e sperare che precipiti su un’isola sconosciuta
ai Tour Operator:
l’unico modo per continuare a vivere in pace
senza che nessuno lo sappia.
Merda sotto la sabbia,
scimmie urlatrici
col mal di testa perenne,
bere latte di cocco,
pescare creature marine,
contrarre malattie sconosciute
e infine parlare con gli alberi
per non impazzire.
Ed è notte fonda sull’isola
e anche dentro di me.
Ci sarà altro rhum,
ci saranno altri omicidi a Caracas,
un altro tango con la rosa in bocca
e donne strangolate a Buenos Aires,
fagioli e tequila,
giovani uomini crivellati di colpi
alle porte di Città del Messico.
Poi arriva l’alba
e i fenicotteri sono tutti stanchi
e anche i sicari
i pesci del mare e pure tu,
allora prima di spegnere la luce
accertati di aver chiuso i fornelli in cucina:
non c’è cosa peggiore del fuoco
che bruci il tetto che ti ripara
dai corvi
e dall’invidia dei tuoi vicini
che non escono mai.
Una sconosciuta
Se dessi retta al mio cuore
ora sarei sotto le lenzuola
di una sconosciuta
a farmi leccare le ferite
invece sono qui
anche stanotte
a ricordare quella volta
che facemmo l’amore
senza amore
sbattuti dal maestrale
in una giornata storta
vuota come bottiglie
consumate troppo in fretta.
E ti ritrovai nel mio letto
perché così doveva andare
e ansimavi fintamente
cercando di ricordare il mio nome
io invece ti chiamavo Giulia
perché il tuo non m’ispirava
come quel sesso inutile
che sapeva di vino bianco
senza bollicine
pagato troppo per goderne
con una come te.
Ricordo che dalla finestra
sentivamo le onde del mare
e ogni tanto un barbagianni
che si trascinava stanco
e il profumo della sabbia
ce l’avevi addosso
e i tuoi seni erano le dune
sulle quali avremmo dovuto passeggiare
se solo avessimo voluto dedicarci
un po’ di tempo semplice
per fissare i nostri nomi.
Mi dicesti:
Tu mi piaci, ma sei estremo
.
Ti risposi:
Tu mi piaci, se mi dai il culo
.
E andammo avanti per tutta la settimana
e non ci furono grossi miglioramenti.
Le bottiglie continuarono a svuotarsi
non facemmo passeggiate
i tuoi seni erano sempre belli
ed io non diventai Principe
in sette giorni.
Chissà dove sei ora
e se ti piaccio