Sfumature dell'Alba
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Book preview
Sfumature dell'Alba - Damiano Darko
DARKO
SFUMATURE DELL’ALBA
Copyright
Titolo originale: Sfumature dell’alba
Copyright © 2018 by Damiano Darko
Progetto e realizzazione di copertina: Sherazade Digital Art
Revisione del testo: Alessia Toscano e Giunia Fagiolini
Prima edizione ebook (self publishing): 2018
Tutti i diritti sono riservati. È vietata ogni riproduzione dell’opera, anche parziale. Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi ed eventi narrati sono il frutto della fantasia dell’autore o sono usati in maniera fittizia. Qualsiasi somiglianza con persone reali, viventi o defunte, eventi o luoghi esistenti è da ritenersi puramente casuale.
CAPITOLO 1
Nella piccola città confinata nell’abbraccio travolgente della natura, che da un lato vedeva ergere la montagna, e dall’altro il mare che regalava pochi chilometri di spiaggia, in quanto la terraferma si troncava a strapiombo sulle onde che s’infrangevano selvagge in scintillante schiuma, era tornata a regnare la pace dopo le tristi vicende che avevano visto come involontario protagonista Argenta Drogo. Anche il mare sembrava ribollire, come il sangue delle persone che vivevano lì vicino, perse nella quotidianità che si era spezzata dopo tanti, forse troppi, fatti sconvolgenti che avevano catapultato quel microcosmo nell’occhio dei media nazionali e internazionali. La cattura di Ricardo Guerrieri, pittore pazzo ed ex divo, aveva messo sotto assedio quella piccola comunità che non raggiungeva neanche i cinquantamila abitanti.
Drogo in parte era sembrato invisibile, mentre dall’altra la sua presenza era risultata fin troppo vistosa a causa della maschera che indossava. In breve tempo era divenuto il simbolo della città e si stava godendo i giorni della gloria. Proprio grazie a lui, il commissario Leone era riuscito a risolvere il caso di omicidio di Angelica Power, smascherando l’osannato cantante Guerrieri, che si dilettava anche come pittore e… assassino di giovani donne.
A questo punto io, da Umile Narratore, cedo il passo e il riflettore a colui che ha un davvero un grande cuore, della sua maschera non avere paura, perché ognuno di noi ne indossa una.
Un nuovo inizio…
Passeggiavo agile tra i marciapiedi della città, mentre mi dirigevo al lavoro di buon umore e passo svelto, ignaro che quattro losche figure mi stessero osservando da angolazioni diverse, mescolandosi come nebbia tra la gente, scrutandomi come cacciatori che tengono d’occhio la loro preda. Non immaginavo neanche che il primo di ottobre avrebbe segnato l’inizio di un autunno molto più caldo del previsto…
«Ma è lui?» chiese la ragazza dai folti ricci neri all’amica esile e dalla bionda chioma. Erano entrambe vestite con un abito formale, forse erano due neo lavoratrici delle Ferrovie. Mi guardavano con occhi insistenti, avvicinandosi timidamente verso di me.
«Ci scusi, speriamo di non sembrarle delle sfacciate… Ma lei è Argenta Drogo, ovvero l’Uomo Mascherato?» avevano voci giovanili e cordiali.
«Sì, sono io» dissi senza aggiungere altro.
«Wow! Si farebbe una foto con noi due?» chiesero sorridendo.
«Certo che sì!» risposi prontamente.
Passava di lì per caso un signore anziano che somigliava a mr. Magoo, le due giovani donne gli misero tra le mani il cellulare per scattare la foto, spiegando allo sprovveduto come fare. L’uomo, dal canto suo, non ebbe neanche il tempo di protestare che quelle due agili tigri lo avevano già assunto al loro servizio come fotografo personale. Con mani tremolanti, provava a utilizzare il cellulare come una macchina fotografica, tra frasi sconce e bestemmie impronunciabili sulle giovani generazioni e i loro diabolici telefoni dai mille vizi.
L’anziano, una volta capito come si scattavano le foto, sembrava averci preso gusto e non voler mollare più il tasto. Sorridendo con gli ultimi due denti rimasti in bocca disse ad alta voce in maniera trionfale: «Eh eh! Quelli della mia generazione sono uomini che sanno ancora stupire!» facendo l’occhiolino alle due ragazze che risposero all’unisono con una smorfia di disgusto, mimando con il dito in bocca un gesto poco cortese.
«Siccome sei stato bravo nonno, meriti un bacino da entrambe!» Lo ripagarono baciandolo assieme su ambedue le flaccide guance.
Dopo fu il mio turno dei ringraziamenti, posarono le loro labbra sulla morbida stoffa della mia nera maschera, marchiandola con il loro rossetto rosso ciliegia.
Negli ultimi mesi la mia maschera era stata presa di mira da tutti, giravano voci che, per l’imminente Halloween, avrebbero venduto costumi Argenta Drogo
. In realtà non capivo cosa intendessero dire per costume
, visto che vestivo normalmente come tutte le persone normali, con l’unica differenza che indossavo sempre una maschera nera per coprire le cicatrici presenti sul mio volto, regalo di un vecchio incidente d’auto. Quello che un tempo era stato un segreto, ora era divenuto di dominio pubblico e tutti mi facevano mille domande.
Un membro dell’ospedale dove ero stato in cura, addirittura aveva rubato la mia vecchia cartella clinica e rivenduta per un bel mucchio di soldi ai miei colleghi sciacalli, che avevano sbattuto in prima pagina lo spiacevole incidente.
Passeggiando alla luce del sole mi rendevo conto che non ero più un’ombra, ma ero nitido come il fascio di luce che, come una spada lucente, attraversava la vetrina davanti a me.
Il mio segreto era stato trafitto.
Mi rendevo conto che avrei dovuto imparare a sorridere a questa comunità che un tempo mi aveva guardato con aria ostile. Però, chissà perché, non mi fidavo ancora troppo… del resto Frankenstein che fine aveva fatto? Inseguito dai suoi concittadini, bifolchi armati di torce e forconi…
Fra mille pensieri e flash raggiunsi la sede della Nuova Era, dove le colleghe, che prima mi trattavano con sdegno, mi salutavano e spesso mi capitava che mi portassero addirittura il caffè.
A furia di prendere caffè stavo diventando nervoso…
Entrai nel mio ufficio e, con grande sorpresa, trovai Boss, il capo, seduto alla mia scrivania.
«E tu che ci fai sulla mia poltrona?» chiesi con sguardo sospetto.
«Ho buone notizie per noi!» mi rispose con le mani congiunte come in preghiera, sorridendomi come uno squalo che nuota in un oceano di sangue.
«Ti licenzi per lasciarmi il giornale?» chiesi, posando la valigetta con dentro il mio computer portatile sul pavimento che odorava di detergente al limone.
«Manco morto! Il giornale lo erediterai dopo che il tuo vecchio capo avrà tirato le cuoia! Cosa che avverrà in un futuro molto lontano, credimi, visto che ho iniziato a praticare la corsa tutte le mattine per mantenermi in forma!» disse in tono convinto.
«Per corsa intendi scendere dal letto e andare al bar a fare colazione con un paio di croissant e cioccolata calda con panna?»
«Il tuo problema, caro Drogo, sai qual è? Non mi prendi mai sul serio! Ti nascondi dietro al tuo fottuto sarcasmo, invece di sfruttare la tua popolarità dopo la cattura di Ricardo Guerrieri» disse tutto d’un fiato, come a voler scoppiare.
«Sì, hai ragione, forse. Ma adesso sputa il rospo, vecchio!»
«Sei invitato come ospite allo Starlight di Max Rock!» disse con voce euforica.
Ero senza parole, si trattava di un salotto televisivo che andava in onda su uno dei canali nazionali più prestigiosi.
Il Canale Uno.
«Sono sbalordito… davvero non so cosa dire! Sarebbe anche un’ottima pubblicità per il lancio del mio libro!» dissi queste ultime parole pentendomene subito dopo.
«Cosa? Tu vorresti farmi credere che hai scritto un libro?» mi chiese Boss sgranando gli occhi, per poi subito mettersi a ridere come un matto.
Ecco.
Era questa la reazione che avrei voluto evitare di scatenare nelle persone. Specie in quelle che conoscevo da troppo tempo.
Intanto il vecchio figlio di puttana aveva sostituito le risa