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Luce di Drago
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Luce di Drago

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“Suspance, romanticismo, amore, avventura, fantasia, è tutto lì. . . Ti attira e non ti lascia più andare”. Anonimo

All’improvviso si ritrovò lontano dal mondo sommerso, in un luogo che esisteva soltanto nel fuoco. La pressione era squisita, le toglieva il respiro e la vita. Il magma eruttava da fontane ruggenti, ricadendole tutto attorno, toccando l’orlo del suo semplice vestito bianco e bruciandolo fino a ridurlo in cenere. Ben presto anche le scarpe che indossava bruciarono, lasciandola solo con la sua pelle pallida. Avanzò con decisione entrando nel più ampio dei fiumi di magma, attraversandolo fino a raggiungerne il centro. Il magma si sollevava proprio sotto di lei, salendo lentamente sulla sua pelle, come se una forza più grande di quella proveniente dal centro della terra lo attirasse. Continuò a salire fino a ricoprirla completamente, poi si raffreddò rapidamente, racchiudendola in una roccia nera e liscia.

Non c’era più aria. Né pensiero. Né luce.

Solo l’istinto.

Una luce bianco dorata fuoriuscì dalla punta delle sue dita penetrando nel magma, rompendo la pietra nera, facendo brillare radiosamente quel fuoco ribollente. Si espanse velocemente attraverso il fiume nel qual si trovava, poi proseguì verso l’esterno, trasformando rapidamente l’intera rete di fiumi, rivoli, cascate e oceani di fuoco, fino a che tutto si accese di quella sua luce bianco dorata.

Terzo libro dell'esplosiva serie di Cronache di Luce ed Ombra!

Mentre si avvicinano i giorni della battaglia finale, vecchie alleanze si ritrovano, nuove alleanze vengono rafforzate ed il loro mondo di mutevole luce e oscurità si apre alla speranza, mentre il numero dei Luminari e di quelli che seguono il Re Drago Cerralys si infittisce e si fa più forte.

Poi all’improvviso accade l’impensabile, Auri scopre un segreto così grande da scuotere tutto il suo mondo. Tutto ciò che è. Prima che arrivi la fine, prima che risuonino i corni della battaglia finale e il fuoco dei draghi ribelli avanzi, lei deve in qualche modo trovare il coraggio di essere la Regina Bianca delle profezie degli elfi, la forza per affrontare le ombre oscure che minacciano Terradin e i doni per guarire ciò che sembra essere irrimediabilmente distrutto.

Per sé stessa e per quelli che ama e di cui non può fare a meno.

LanguageItaliano
Release dateFeb 1, 2018
ISBN9781547516117
Luce di Drago

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    Book preview

    Luce di Drago - Dusty Lynn Holloway

    Luce di drago

    Cronache di Luce e Ombra

    Libro 3

    Altri romanzi di Dusty Lynn Holloway

    Sogni di Drago (Libro 1)

    Legami di Drago (Libro 2)

    Anima di Drago (Libro 4) di prossima pubblicazione

    Capitolo uno - Fenice

    Soffia un vento freddo, Hien. Riesci a sentirlo?

    Hien guardò fuori verso il cortile ed il cielo notturno senza nuvole, poi si voltò studiando il viso di Auri per un momento con calma, prima di mormorare: No, mia signora. Non riesco a percepire certe cose, come fai tu.

    Auri rabbrividì, stringendo più forte le braccia attorno a sé. Piange. La terra piange. Non riesco a bloccare quel suono. Il pianto invade il mio sonno. Si insinua in me, come spine di rovi che si infilano sotto la pelle. Infine lo guardò, i suoi chiari occhi blu erano velati di dolore. Le lacrime cominciarono a scorrerle sulle guance. Piange e chiede il mio aiuto. Non riesci a sentirlo?

    Hien, il più anziano della sua razza, il drago che aveva visto trascorrere innumerevoli secoli, ormai confusi in un infinito trascorrere del tempo, rabbrividì nel profondo della sua anima vedendo lo sguardo negli occhi della nuova regina. Nei suoi occhi c’era un’ossessione al di là di ogni immaginazione, un’angoscia oltre il dolore ed un accenno di follia, che andava oltre la sopportazione anche della più potente tra le creature. No, Vostra Maestà, sussurrò con voce roca, Non riesco a sentirlo.

    La guardò stringersi ancora di più le braccia sullo stomaco con un brivido così profondo, che scosse anche lui che le stava accanto. Col pensiero, ordinò ad una coperta che stava appoggiata sulla sedia accanto al fuoco di avvolgerla. Quando questa si posò gentilmente sulle spalle di Auri, lei la avvolse ancora di più attorno a sé, assorbendone il calore. Non sapevo potessi fare una cosa del genere, mormorò lei con fare assente, guardando fuori dalla finestra ormai buia. Lei non aveva visto la coperta planare attraverso la stanza, ma lui non era sorpreso che lei sapesse che era successo e l’avesse visto comunque.

    Ultimamente lei vedeva ogni cosa.

    Io sono il più anziano. Ci sono molte cose che i giovani non hanno mai imparato e che draghi di mezza età hanno dimenticato essere possibili. Le mise una mano sulla spalla per darle stabilità. Il corpo di Auri tremava, come se un terremoto scuotesse il suolo sotto i suoi piedi. Che cos’altro vedi, Maestà? Che cos’altro senti?

    La stanza era silenziosa ad eccezione della leggera brezza notturna, che sfiorava i vetri delle finestre di fronte a loro. Dhurmic dormiva. Liran e Wolf erano con Cerralys. Nachal era sulla spiaggia. C’erano solo loro due. Lui sapeva che lei avrebbe potuto dirgli più di quello che avrebbe mai detto agli altri. Per quanto riguardava Liran, non avrebbe voluto preoccuparlo o ferirlo. Lo stesso valeva per Dhurmic, ma per ragioni diverse. Cerralys non si era ancora svegliato da quando lo avevano salvato, da dove era tenuto prigioniero da Obsidian, poco più di una settimana prima. Non c’era nessun altro con cui lei potesse parlare dei fardelli che la opprimevano. Soltanto lui.

    Gli occhi di Auri si chiusero lentamente, mentre allungava una mano tremante e ne appoggiava il palmo sul vetro freddo. Il vetro cominciò a vibrare all’unisono con la sua mano. Vedo le viscere della terra e il vuoto che percorre tutta Terradin come radici infette e serpeggianti, deglutì, Vedo le terre di Eldaria risucchiate dalla morte. Vedo i nani di Bremgar marciare verso di noi, a migliaia. Vedo gli umani scappare nella notte verso punti di luce, brillantemente illuminati nella mia mente. Vedo i Perduti. Sono molti, più di quanti supponessimo. Stanno facendo i bagagli nelle loro colonie, anche in questo momento, e lasciano le terre di ghiaccio del lontano nord, dirigendosi verso la Hall. Sento i bambini umani piangere in mezzo alla cenere e alla fuliggine. Il fumo si alza colonna dopo colonna dalle schermaglie che costellano le terre. Le sue spalle si incurvarono a causa di un dolore fisico, ma invisibile.

    Hien percepì la presenza di Liran che si fermava in fondo alla scala e poi si accasciava su di essa. Chiuse gli occhi.

    Per favore, lo pregò Hien. Ha bisogno di aiuto. Non può sopportate tutto questo da sola.

    Sentì Liran rabbrividire all’improvviso, per il freddo che stava sentendo Auri, poi... Sì, aiutala. Non riesco a sopportarlo. Non posso...

    Con la supplica di Liran e il suo stesso dolore che si mescolavano, Hien strinse Auri in un forte abbraccio, tentando di placare i devastanti e silenziosi singhiozzi che la soffocavano provocandole degli spasmi ai polmoni. Calmati, le sussurrò con voce roca, Lascia scendere la pace in te. Le mise una mano calda, con il palmo rivolto in basso, sulla sommità del capo e la fece poi scorrere verso il basso fino al collo. Poi fece un momento di pausa, chiuse gli occhi ed espirò lentamente. Stai calma, mormorò.

    Lei smise immediatamente di tremare. La sua pelle si riscaldò. Il suo respiro affannato si placò. Con la mano ancora posata sul suo collo, Hien la sentì inspirare, un respiro lento e profondo, che trattenne dentro di sé per poi lasciarlo andare. Sentì che anche Liran si era rilassato e percepì l’assenza di quel freddo che l’aveva scosso solo pochi istanti prima. Le lacrime scorrevano sul volto dell’Osservatore. Hien gli lasciò la sua privacy e si concentrò sul gracile elfo tra le sue braccia, mentre lei iniziava di nuovo a parlare. La voce di Auri era leggermente più forte e più concentrata. C’è qualcun altro che sta arrivando.

    Chi?

    Drashmere.

    Hien percepì Liran alzare la testa di scatto con gli occhi spalancati, nello stesso istante in cui i suoi stessi occhi si puntavano su Auri sbalorditi per lo stupore. Il drago del mare?

    Lei ricambiò il suo sguardo, la folle agonia di qualche momento prima era ormai stata domata grazie al suo dono e gli sorrise, un sorriso gioioso e stanco. Non è più un Drago del Mare. Ora ha le gambe.

    Liran fu il primo a capire. Sono sul piede di guerra, disse stordito. Gli elfi stanno lasciando El`ness Nahrral e stanno andando in guerra.

    Ma una cosa simile non è mai successa prima. In tutta la storia di Terradin, gli elfi non hanno mai iniziato un esodo di massa dalla loro isola. E certamente mai per una guerra che coinvolge la terraferma.

    Guardala Hien. Dubiti di quello che dico?

    Hien studiò la nuova regina. Dopo qualche minuto, scosse la testa. No. Non ho alcun dubbio. Stanno venendo per lei.

    Stanno venendo, perché non c’è un altro modo, gli comunicò sommessamente il pensiero di Liran.

    Stanno venendo per lei Liran. Sì, è inutile che rimangano sull’isola poiché la rovina e la morte l’hanno invasa, ma stanno venendo per lei.

    Hien parlò ad alta voce ad Auri, anche se sapeva che lei probabilmente aveva ascoltato il suo colloquio silenzioso con Liran. Gli elfi stanno andando in guerra. Stanno venendo per te.

    Auri appoggiò la fronte contro il vetro, mentre annuiva.

    Sì. Stanno arrivando.

    Silenzio. Liran aveva appoggiato la testa contro la fredda parete di marmo blu dietro di sé. I suoi occhi erano chiusi, versavano lacrime che, come Hien sapeva, Liran non sentiva scorrere sul proprio viso. Li hai chiamati tu, Maestà? Sussurrò lui.

    La finestra vibrò più forte. , disse piano, "Ma anche se non l’avessi fatto, sarebbero venuti comunque. Tutti loro sarebbero venuti comunque".

    Sentì Liran ritirarsi dalla sua mente, come se una porta si fosse chiusa sbattendo. Qualsiasi cosa Auri stesse per dire, non sarebbe stato qualcosa di buono. Liran non voleva che lui sapesse l’enormità della cosa. Loro? chiese, non volendo realmente sapere la risposta.

    La voce di Auri si fece più rauca, mentre la fatica sembrava risucchiarle letteralmente l’energia dalle ossa e dall’anima. Le sue spalle si incurvarono ancora di più. Anche gli animali stanno arrivando.

    Gli animali?

    Gli animali di Terradin.

    Hien barcollò. Rimosse la mano dal collo di Auri e la appoggiò contro il muro per tenersi in piedi. Hai chiamato anche loro?

    Lei scosse la testa. No, li hanno chiamati gli At`zule. Wolf è un At`zule.

    Questa volta le ginocchia di Hien cedettero, rifiutandosi di sostenerlo e lui scivolò contro il muro finendo a terra con un tonfo sgraziato. Lui è un At`zule? Wolf... è un At`zule?. Gli At’zule erano così antichi, che nemmeno lui ne sapeva niente. Le leggende nebbiose prendevano vita.

    La regina abbassò lo sguardo verso di lui e Hien, che pensava di non aver più paura di nulla dopo che Chelriss gli era stata portata via, comprese improvvisamente che si sbagliava. Si sbagliava di grosso. Sono una razza in via d’estinzione, disse dolcemente Auri, Credono che io possa curarli e farli ristabilire.

    Il cuore di Hien batté più forte, accelerando. Percepì Liran che si alzava lentamente ed attraversava la porta che portava al cortile esterno, muovendosi come se tutte le ossa del suo corpo fossero state rotte. Hien si concentrò su Auri quando Liran cadde in ginocchio, con le spalle che tremavano, coprendosi il volto con le mani. Era più che spaventato, all’improvviso era terrorizzato. Puoi farlo?

    La sua risposta arrivò senza alcuna inflessione. Sì. Posso, ma non penso di poter essere come una fenice, Hien. Non credo di poter rinascere dalle ceneri.

    Capitolo due - Mai mettersi contro un drago

    Liran?

    Gli occhi di Liran si chiusero al suono della sua voce. Naturalmente sapeva dov’era. Lo sapeva sempre. Ma cosa avrebbe dovuto fare? Correre e nascondersi? Dove poteva andare per non farsi vedere da lei? Per non farsi percepire da lei? No. Non poteva scappare. Non voleva scappare. Sarebbe rimasto al suo fianco, fino alla morte e oltre.

    L’aveva promesso una volta. Lo promise di nuovo. Fino alla morte e oltre, disse con un ringhio alla mente di Auri. Non chiedermi di lasciarti, come farai con lui, perché non lo farò.

    Non credo lo farà nemmeno lui.

    Una mano tremante si posò sulla spalla di Liran, dando inconsciamente a lui quello che non poteva dare a sé stessa: pace e guarigione.

    Lui scacciò la mano con rabbia. Non farlo! Disse lui quasi urlando. Non guarirmi quando... quando... Rabbrividì, si alzò con un movimento fluido e si voltò con una mossa rapida a fronteggiarla. Non guarirmi, ringhiò a denti stretti, "mai, più".

    Il volto di Auri fu percorso dal dolore. Un dolore dal quale lui aveva imparato a proteggersi. Lei lo guardò in silenzio per diversi minuti, leggendo i suoi pensieri e le sue emozioni, tentando di comprenderle. Lui aspettò fino a che lei non chiuse gli occhi comprendendo. Non so ancora come spegnerlo, Liran, disse sommessamente, E anche se ci riuscissi, perché dovrei farlo? Non è quello che si suppone io debba fare? Aiutare? Curare? Dunque, non vuoi che ti tocchi? Perché significherebbe questo.

    La mano di Liran tremò e lui se la cacciò dietro alla schiena con rabbia. Lavora con Hien, ringhiò ancora, Impara a spegnerlo.

    I suoi occhi lo fissarono di nuovo. Dopo qualche minuto, lei riprese a parlare a bassa voce: Non sono sicura di poterci riuscire.

    Prova.

    Lei esaminò il suo volto, poi annuì tristemente e si voltò per andarsene... giù verso Nachal. Liran tentò di arginare quel guizzo di paura prima che lei lo sentisse. Temette di non esserci riuscito, quando lei si fermò e si voltò di nuovo a guardarlo, ma le parole che pronunciò non erano assolutamente quello che si era aspettato: Sai Liran, mi dai sempre più di quello che potrò mai darti io. Mi aiuti ad andare avanti. A non arrendermi. Tieni a bada la follia. Ricordatelo la prossima volta che ti ritrarrai al mio tocco.

    Lui sussultò.

    Lei lo guardò intensamente per un minuto, prima di voltarsi e dirigersi giù per la scogliera.

    *****

    L’acqua gli lambiva i piedi nudi, attirandolo sempre più vicino al suo fresco abbraccio. Sciabordava avanti ed indietro, ribollendo di vita e di potere. Dei piedi piccoli e delicati si fermarono accanto ai suoi più grandi e abbronzati.

    Rimasero a lungo in silenzio.

    Molti anni fa, cominciò a dire lei, in una terra che scorreva senza tempo, c’era un elfo che era il secondo in linea di successione per il trono.

    Nachal si voltò sorpreso, ma lei lo ignorò, guardando verso il mare, mentre raccoglieva i suoi pensieri.

    L’elfo era una donna, aveva capelli scuri e profumava di pino e di sole. Era la seconda in linea di successione per il trono, ma era la primogenita. Scelse di farsi da parte e permettere alla sorella di salire al trono, invece di reclamarlo per se stessa.

    Nachal alzò le sopracciglia sorpreso. Perché?

    Non si sentiva all’altezza, sussurrò Auri.

    Lui si voltò a fronteggiarla. Ora aveva la sua completa attenzione.

    Quando cominciò la Guerra dei Draghi, lei avrebbe voluto marciare con diecimila elfi e combattere insieme ai Draghi di Luce. Voleva aiutarli. Era la più saggia tra le due sorelle e sapeva più di chiunque altro il tipo di devastazione che una divisione tra i draghi avrebbe creato.

    Perché non ha combattuto?

    Lei lo ignorò, continuando a parlare come se fosse in trance. Come se potesse vedere i pensieri nella mente dell’elfo, sentire le parole che diceva e vedere la scena perfettamente come se si stesse svolgendo davanti a lei sulla cresta delle onde che si infrangevano davanti a loro. Anche se il vento non era freddo, Nachal rabbrividì. Le capacità di Auri erano cresciute esponenzialmente dalla morte della Regina Alera. Il pesante e freddo mantello di quell’elfo, ora era appoggiato sulle spalle di Auri ed era terrificante guardare come lei cambiava col passare del tempo.

    Sapeva cosa stava per succedere, continuò lei a voce più bassa, Stette a guardare mentre Cerralys volava verso El`ness Nahrral. Guardò mentre Liran combatteva Obsidian. Attese e poi finalmente si mosse. Curò Cerralys abbastanza perché lui potesse guarire Liran e poi attese che il re si riprendesse. Le sembrarono giorni interminabili. Come se il tempo si fosse fermato. Nel frattempo le grida degli innocenti perseguitavano il suo sonno. La terra la chiamava... ma chiamava solo lei. Sua sorella non riusciva a sentirla e l’elfo non riusciva a capirne la ragione.

    Alla fine il re si svegliò. Il suo corpo era guarito, ma la sua anima era in pezzi. Lei ignorò le grida della terra e passò tutti i suoi momenti di veglia con il re dei draghi, tentando di riparare la sua anima distrutta. Facendo ciò, come sapeva sarebbe accaduto ancor prima che lui arrivasse sull’isola degli elfi, si innamorò perdutamente di lui.

    La voce di Auri perse ogni inflessione in quel momento e si fece distante e remota. I suoi occhi però continuavano a muoversi avanti ed indietro, come se stesse vedendo qualcosa sulla cresta delle onde una ventina di metri davanti a loro. Le sue mani tremavano per quel che vedeva.

    Lui pensò di allungarsi e prenderne una tra le sue. Per rassicurarla. Quando esitò, a causa di Liran e a causa delle sue stesse paure, si maledisse ed improvvisamente afferrò la mano che si trovava più vicina a lui, tentando di riscaldare le sue dita fredde come il ghiaccio. Lei non reagì, non sembrò nemmeno accorgersene. Semplicemente guardava fisso davanti a sé, come se stesse vedendo degli eventi che lui non poteva vedere. Di lì a poco, ricominciò a parlare.

    Infine, si unirono con la cerimonia del legame. Detto questo fece una pausa, poi inspirò bruscamente, i suoi occhi saettavano velocemente avanti ed indietro sulla superficie dell’acqua, seguendo qualcosa che solo lei poteva vedere.

    Il cuore di Nachal si contrasse dolorosamente, mentre le prendeva anche l’altra mano tra le sue, tentando di riscaldarle entrambe. In qualche modo lei doveva essere in grado di vedere gli eventi del passato. Come, non lo sapeva. Non aveva mai sentito parlare di una cosa simile. Nachal ignorò un leggero brivido di inquietudine e riprese a scaldarle le mani. Avrebbe voluto portarsele alla bocca e soffiarci sopra per riscaldarle con il suo respiro, ma non osava. Sapeva a chi apparteneva il cuore di Auri e non era lui.

    Qualcosa la riscosse dai suoi pensieri e dalle sue visioni del passato e lei sbatté le palpebre una volta rivolgendosi verso di lui, poi non le sbatté più, a lungo. Lui smise di strofinarle le mani e rimase immobile come una statua, mentre lei guardava direttamente nella sua anima. Questa volta non riuscì a trattenere il brivido che lo scosse dal profondo e si propagò attraverso il suo corpo. Quando aveva imparato a farlo?

    Le dita fredde come il ghiaccio lasciarono le sue, mentre lei chiudeva gli occhi per concentrarsi; poi estrasse dal nulla una corda che sembrava fatta di fumo.

    Nachal la fissò sbalordito.

    Quella cosa non c’era qualche minuto prima.

    Sai che cos’è questo? chiese lei sommessamente.

    Tutto ciò che lui riuscì a fare, fu scuotere la testa e anche quello a malapena. Nachal deglutì, poi rimase a bocca aperta, quando la corda cominciò a brillare.

    Questa è la mia anima, sussurrò lei, O almeno una sua parte. Vuoi che renda visibile anche il resto? I suoi occhi erano decisi ora, quasi arrabbiati ed improvvisamente lui ebbe molta, molta paura. Auri era pazza. La pressione l’aveva evidentemente schiacciata e l’aveva portata alla follia.

    Non poteva risponderle, poteva a malapena respirare per l’improvviso terrore che gli attanagliava il petto. Stava disperatamente tentando di trovare un modo per farla rinsavire, quando il resto della corda fumosa divenne visibile e cominciò a risplendere di una tonalità di bianco ultraterrena. Un bianco luminoso, radioso, come la scia di un fulmine su un cielo nero.

    Nachal inciampò. Cadde. La corda si tese e cadde con lui: era collegata al suo torace.

    Rimase frastornato per un secondo e l’istante successivo si rese conto che Auri stava scacciando la nebbia dalla sua mente. Non osare scioglierlo, Nachal, ringhiò lei.

    Lui sbatté le palpebre e la sua vista si schiarì.

    Liran aveva proprio una cattiva influenza su di lei. Auri gli diede un colpo sul petto e lui grugnì, comprendendo che probabilmente quello se lo meritava. Si sfregò distrattamente il petto, mentre fissava quella corda sottile e brillante che ne usciva... ed entrava in quello di Auri.

    E questo cos’è? chiese lui con voce roca. O... almeno cercò di chiedere, dato che gli uscì qualcosa che somigliava più a: Ee queeeo coo èè? Non gli importava di sembrare un idiota. Cos’era quella corda che usciva dal suo petto!?

    Doveva averlo gridato ad alta voce, perché lei trasalì.

    Te l’ho detto, disse lei a denti stretti, E’ una parte della mia anima.

    Come? Ecco, questo l’aveva detto chiaramente, non come se fosse ubriaco fradicio. Era quasi fiero di se stesso, anche se poteva sentire gli occhi che sembravano ancora volergli uscire dalle orbite.

    E’ stato forgiato a El`dell e poi si è solidificato durante il Sogno di Drago che tu hai fatto la notte in cui io... Sembrava non riuscisse a dirlo. Nemmeno lui ci riusciva.

    La notte in cui loro padre era morto.

    I suoi polmoni dimenticarono di respirare per un attimo. Pensavo che il legame fosse stato sciolto, disse scioccato.

    Auri interruppe le sue parole con un gesto rabbioso della mano. "Solo perché tu non senti qualcosa, non significa che non ci sia".

    Giusto. Da stupido umano qual era.

    Lei sospirò: Non intendevo in quel modo.

    Esci dalla mia testa! ruggì, E questa corda falla... tentò di staccarla da sé con uno scatto furioso...

    E si svegliò mentre lei che lo stava schiaffeggiando di nuovo.

    La vuoi smettere, sibilò, Mi fa male la faccia, grugnì, E il torace. Che cosa mi hai fatto?

    "Che cosa io ho fatto a te? ringhiò lei, Che cosa ho fatto io?"

    Auri diede un altro strattone alla corda.

    Stavolta si svegliò mentre lei che gli dava un calcio sulla caviglia.

    Forte.

    La smetti di maltrattarmi? ruggì.

    Lei si accovacciò fino a guardarlo dritto in faccia. Rimase turbato nel vedere che ora c’erano due Auri. Io non ho fatto niente Nachal, disse lei con un sibilo furioso, Questa è opera tua. Tua e di Alera. Non l’ho capito fino alla sua morte. Non avevo idea che lei ci avesse legato in questo modo quel giorno. Pensavo che ti avesse semplicemente cambiato. Sì, è vero ti ha cambiato, ma legando la tua anima alla mia. Avvicinò il viso ancora di più. Ora i suoi occhi stavano letteralmente brillando come la corda, soltanto erano dell’azzurro prismatico di un fulmine.

    Oh. Wow.

    Sai cosa significa? gli sibilò minacciosamente.

    Lui non sapeva se annuire o ammettere che proprio non ne aveva idea. Qualsiasi cosa volesse. A patto che non lo colpisse più.

    Significa, si interruppe per colpirlo di nuovo, tentando di sferrargli un calcio ovunque riuscisse a raggiungerlo, "che finirai per farti ammazzare, tu stupido, uno schiaffo, idiota, un calcio, senza cervello, un altro schiaffo, bestia!"

    Un applauso lo salvò.

    Quello e delle urla di incoraggiamento.

    Hien e Liran stavano applaudendo, mentre Dhurmic faceva il tifo per lei, incoraggiandola.

    Giurò di ucciderli tutti mentre dormivano quella notte.

    Dhurmic si mise le dita in bocca e fischiò abbastanza forte da svegliare i morti, picchiò i piedi a terra ed alzò nell’aria l’altra mano stretta a pugno incitando Auri a continuare, come se si trovasse ad un incontro di lotta a Bremgar. Dagli un altro calcio! le urlò, Più forte!

    Nachal riuscì a rimettersi in piedi e mentre evitava i goffi colpi che Auri gli stava ancora tirando, prese una pietra e la tirò dritto sulla scogliera dove si trovava Dhurmic, ma il lancio risultò pateticamente corto.

    Osi ancora parlarmi! ruggì, Mi hai lasciato da solo a morire in quella foresta! Mi hai detto che non eravamo più fratelli!

    No, brontolò Dhurmic, Non l’ho fatto. Me ne sono andato disgustato, vero, perché ti stavi comportando come un codardo. Fece un gesto con la mano rivolto ad Auri che stava ancora tentando di tirargli calci ovunque riuscisse a raggiungerlo coi suoi piccoli piedi scalzi. Ma questo aiuta, disse con un ampio ghigno. Poi ricominciò a fischiare e ad incitare Auri.

    L’idiota.

    Come, afferrò una delle imprevedibili mani di Auri, posso, afferrò anche l’altra mano, essere responsabile, le bloccò la gamba tra le sue ginocchia, per quello che ha fatto quel giorno la tua folle zia?

    Lei utilizzò la gamba che le era rimasta per sferrargli un calcio in bocca.

    Lui ringhiò, stringendo gli occhi.

    Lei lo fissò in cagnesco.

    Nachal le afferrò la gamba, mentre si avventava verso i suoi occhi questa volta, le fece uno sgambetto, le si sedette sopra e bloccò a terra tutte le parti che poteva muovere. Non sono responsabile per le scelte che lei ha fatto Auri. Sono solo responsabile delle mie. Non avevo capito che avesse fatto una cosa del genere. Mi spiace se questo ti crea dei problemi, ma sapendo quello che so ora, avrei comunque fatto la stessa scelta. Lui gridò tutto questo a pieni polmoni, perché lei stava tentando di mordergli il braccio e di dargli una testata contemporaneamente.

    Comunque avresti fatto la stessa scelta, ripeté lei ribollendo di rabbia, Comunque avresti fatto...

    Gli ringhiò contro. Ringhiò letteralmente.

    E poi...

    Il minuto prima era Auri, il minuto successivo... non lo era più.

    Oh. Wow.

    Prima che il suo cervello potesse mettersi in allarme ed adeguarsi, lei lo afferrò con il suo artiglio sinistro e si lanciò con lui verso il cielo.

    Poteva sentire Dhurmic che ancora la incitava dalla riva, che diventava sempre più lontana.

    L’idiota.

    Auri, cercò di ragionare con lei, Non è colpa mia.

    Una lingua di fuoco le uscì dalle narici e mandò a fuoco la sua camicia. Mentre stava ancora urlando per quel trattamento, lei lo lasciò cadere.

    Nell’oceano.

    Nell’oceano freddo come il ghiaccio.

    Vedendo il lato positivo, il fuoco sulla sua camicia ora si era spento.

    Si tuffò velocemente, mentre lei ruggiva, sputando lingue di fuoco arancione verso di lui, poi risalì in superficie per vederla volare verso casa.

    Non è finita qui! urlò, scuotendo un pugno verso di lei, Non puoi semplicemente trasformarti in un drago e buttarmi nell’oceano tutte le volte che sei arrabbiata con me!

    Mentre andava alla deriva, trascinato dalle correnti, nel più completo e totale silenzio molto lontano dalla riva, realizzò che in effetti poteva.

    E l’aveva fatto.

    Sospirò e cominciò a nuotare verso casa.

    Capitolo tre – Alla deriva

    Atterrò sulla scogliera e si ritrasformò, poi si mise a ridere con gli altri tre, mentre guardavano Nachal nuotare lentamente verso la riva, un minuscolo puntino lontano all’orizzonte.

    Lo hai fatto cadere davvero lontano, notò allegramente Dhurmic.

    Auri annuì, asciugandosi le lacrime che le scendevano sul viso, provocate dal gran ridere. Avrei voluto buttarlo ancora più al largo, ammise lei.

    Liran rise: Perché non l’hai fatto?

    "Perché già ci metterà tutta la notte per tornare a

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