La versione di Lila
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L’autore suggerisce delle tracce musicali da ascoltare durante la lettura del libro in determinati punti.
Questo romanzo è giunto come finalista al premio letterario città di Siderno edizione 2007
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Book preview
La versione di Lila - Garavini Daniele
margine
La versione di Lila
di
Daniele Garavini
Vorrei ringraziare tutte le persone
che mi sono state vicino
non solo nella realizzazione del libro
ma un grazie particolare va a
Debora
mia luce
mia forza
mia moglie
Qualcosa in più
Non so se a qualcuno capita mai di leggere e nello stesso tempo di ascoltare della musica, a me capita spessissimo, anzi metto appositamente dei brani musicali per un certo tipo di libro.
Qui ho voluto fare altrettanto
Sarà perché la musica a mio avviso può dare quel qualcosa in più.
In questo libro ho voluto mettere alcune canzoni che ritengo opportune per quel tratto che si sta’ leggendo; così ho associato dei brani musicali ad alcune parti del libro di modo che quando ci si troverà questo tipo di carattere
1* That i would be good
starà ad indicare il numero del brano ed il titolo della canzone, in fondo al libro troverete l’elenco completo con il nome degli artisti scelti.
L’intento è quello di voler fare una sorta di colonna sonora del libro, questo a mio avviso può dare ancora di più l’idea delle emozioni che volevo trasmettere.
Forse all’inizio leggere ed ascoltare musica potrà risultare difficile ma è una prova che consiglio di fare, se non ci riuscite la prima volta tornate nel punto in cui consiglio di far partire il brano, riavviate la musica ad un volume più basso e tentate di nuovo. Credo che questo possa realmente trasmettere l’idea di un mondo nuovo, dove nella fantasia si crea il paesaggio ed i personaggi come si vuole e sembrano talmente veri da toccarli, da sentirne il profumo.
I brani per motivi di copyright non è stato possibile unirli su un cd e proporli insieme al libro, avrebbe comportato una spesa notevole, consiglio allora di procurarseli, e provare ad ascoltare facendo attenzione perché potrà capitare che il brano sia più lungo del tratto di libro da leggere in quel caso stoppate voi manualmente.
Vi saluto con la speranza che questo lavoro sia di vostro gradimento.
……d’un tratto è come se qualcosa prendesse vita. Come nei racconti popolari e nelle fiabe, quello che era buio s’illuminò e tutti gli uomini come risvegliati da un antico torpore, cominciarono a muoversi andando così a creare la forma della storia che sarà raccontata in queste pagine, le cui vicende scritte, ancora oggi nessuno può spiegare quello che accadde.
Anelo all'eternità, perchè lì troverò i miei quadri non dipinti, e le mie poesie non scritte
.
K.Gibran
Capitolo primo
1* Sunrise
- Accorrete…accorrete gente……è arrivato -, gridarono dalla strada.
La prima volta che Lila udì questa sorta di richiamo, stava prendendo accordi con la signora Marta, sua futura padrona di casa, per la quota di affitto da pagare. La donna ascoltando quelle parole tagliò corto con Lila e mosse la sua grossa figura verso le scale con un tale impeto che sembrava avesse il ballo di san Vito.
Lila osservò la scena stupita. Quando la signora Marta sparì sbattendosi dietro la porta, fece un giro su se stessa, respirò profondamente ed osservò la sua nuova abitazione.
Un rapido esame le impresse bene nella mente che neanche la casa più lussuosa del paese si sarebbe avvicinata minimamente alla sua abitazione di città. Il bianco delle pareti stava per arrendersi alla muffa, così come il legno degli armadi stava cedendo il passo alle termiti, ed il bagno…beh era meglio lasciar stare.
Con lo sguardo andò a cercare il suo cappellino dalle bianche penne, quel cappello le dava un senso di pacatezza. Si avvicinò alla finestra e con un gesto scostò le tendine rosa. Sembrava impossibile che una donna della stazza della signora Marta potesse avere tanta agilità.
La vide che correva insieme a mezzo paese dietro un mulo che arrancava per le stradine. In groppa a quel mulo un uomo guardava dritto innanzi a se e sembrava ignorare il putiferio che provocava al suo passaggio.
Sulle prime le venne da pensare al solito mercante che girava per i paesi, ma non aveva pacchi con se né qualcosa che poteva far pensare ad un commerciante, pensò a qualcuno del paese partito per qualche guerra e atteso da tanto tempo. Ma le guerre in quel periodo, ringraziando Dio, non c’erano. Infine pensò ad un cantastorie.
Ce ne sono tanti in città
, si disse tra sé.
Le venne subito da pensare che da quelle parti si vive di piccole cose e le persone che abitavano quel paese erano semplici, talmente tranquille da agitarsi in quel modo per un cantastorie, come i bambini
, pensò.
Fin da quando era scesa dalla carrozza che l’aveva portata dalla stazione del treno a quel paese sperduto ai piedi dei monti, Lila si era maledetta l’anima pensando che forse rimanere a casa magari a rammendare calzini, sarebbe stato di gran lunga migliore, ma lei aveva voluto a tutti i costi quel posto da insegnante.
Oramai è fatta
, pensò.
Attirata dalla curiosità, come una gatta scese le scale e si aggiunse anche lei alla folla. Date le dimensioni del paese e la gente presente in quella piazza, pensò che solo chi era fuori nei campi a lavorare non era presente, per il resto avrebbe scommesso che anche i negozianti avessero chiuso bottega per assistere a quel qualcosa che stava iniziando.
Ci volle ben poco per far cambiare radicalmente idea a Lila, almeno sul fatto del cantastorie, già, perché quello non era un cantastorie.
Si trattava di Zaccaria.
Zaccaria, nome biblico, di lui la gente affermava che avesse perso la ragione da quando aveva scoperto il tradimento di sua moglie. Da allora si dice che sia andato a vivere sui monti, che governi le pecore e che, pazzo di dolore, racconti storie assurde al vento e alle nuvole.
- E’ stato toccato da Dio -, diceva la gente.
Lila apprese tutto questo in pochi minuti e con una sorta di ammirazione osservava il pecoraio che se ne stava lì ad osservare il paese voltando le spalle alla gente che era scesa in un silenzio totale aspettando la storia che aveva da raccontare. Quando Zaccaria scendeva in paese raramente andava via senza raccontare una, seppur breve, storia.
Scese il silenzio sull’intero paese, nelle case non c’era neanche il crepitio della legna nei camini, e le donne non erano indaffarate a preparare il pranzo per i loro mariti a lavoro nei campi, tutto era in silenzio e quando Zaccaria parlava sembrava che anche le case stessero ad ascoltare.
In questo clima iniziò la storia.
La teoria
Io, Nataniele Greco, docente di storia dell’arte, mi accorsi di tutto molto tempo fa, più o meno quando l’innocenza era ancora presente nella mia persona e quando tutto questo, grazie a Dio, non si era ancora verificato.
Molte volte ho maledetto il fato per avermi assegnato quest’evento, talvolta il fatto di essere più acuto di altri può non essere un pregio, anzi……potrebbe portare a qualcosa di innaturale…
Come quello che accadde a me.
Come docente di storia dell’arte ho visto molti e molti quadri, nei musei, nelle case di ricchi signori e nelle mostre da mercatino, e più ne vedevo più mi accorgevo che c’era qualcosa che stonava, come se in quei quadri perfetti ci fosse una nota di colore sbagliata.
Questo qualcosa mi rodeva l’anima perché non riuscivo proprio a capire di cosa si trattasse, finché un giorno il mio sguardo si posò sul nome del luogo di uno dei dipinti: Ungit, un nome curioso; il luogo mi aveva colpito a tal punto per la sua bellezza che mi promisi di andare a verificare dove fosse ubicato.
Fu uno stupore lieve per me scoprire che quel paese, o città che fosse, non c’era in nessun luogo del pianeta, mi dissi che sarà stata la fantasia dell’autore e non ci pensai più.
Dopo qualche tempo lo stesso nome e lo stesso luogo facevano la loro presenza su un altro dipinto, l’autore era diverso, controllai sui libri di storia se tra i due autori ci fosse un qualche legame. Naturalmente la risposta era no, non potevano neanche conoscersi essendo vissuti in due luoghi e periodi completamente diversi.
A questo punto iniziai ad osservare molti altri dipinti e con il gelo nel sangue scoprii che qualche altro autore faceva uso di quel posto come sfondo per le loro tele.
Gli autori, pur non avendo nessuna attinenza tra di loro, menzionavano lo stesso luogo e la cosa più sorprendente era che lo dipingevano tutti allo stesso modo (con diverse angolazioni e diverse vedute ma fondamentalmente il luogo era lo stesso) come se quel posto fosse reale.
Controllai se la parola Ungit avesse un sinonimo o fosse una forma dialettale di un qualche paese o città ma le mie ricerche non dettero risultati positivi.
Quella molla, quel meccanismo che aveva iniziato a lavorare come una formica e che da allora non si sarebbe più fermata, mi spinse a fare delle ricerche ancor più meticolose, iniziai