Giovanni Bernocco. Il sindaco della carità
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Giovanni Bernocco. Il sindaco della carità - Salvatore Bernocco
633/1941.
Mi educò alla politica cristiana
Scrivere del proprio genitore non è agevole. Ed è anche una afflizione, perché riaffiorano alla mente i tanti momenti felici vissuti insieme in famiglia, le estati trascorse a Pineto o ad Alba Adriatica, i viaggi a Roma dove abitavano i miei nonni materni, Cataldo e Venerina, la sua presenza costante tutte le volte che avevamo bisogno di lui, sebbene fosse molto impegnato nella vita politica ed amministrativa del nostro paese che, con la sua azione dinamica ed intelligente, contribuì a far crescere.
Siamo stati una famiglia unita in ogni circostanza, e lo siamo anche adesso che lui non c’è più. Ne avvertiamo tuttora il profumo. Ci manca molto la sua figura protettiva ed amorevole, la sua allegria.
Mio padre è deceduto cinque anni or sono, nel pomeriggio del 4 luglio 2012. Era un pomeriggio torrido.
I suoi ultimi giorni su questa terra furono molto dolorosi. Aveva perso la sua lucidità di pensiero e ripercorreva i tempi andati, quando si occupava di politica ed insegnava ai ragazzi della Scuola elementare Bovio
. Chiamava sua madre Filomena o sua zia Vincenza né aveva coscienza di dove si trovasse. Spesse volte ci chiedeva di poter tornare a casa sua in Via De Cristoforis, dove aveva vissuto con suo padre Salvatore ed i suoi tre fratelli, Michele, Francesco e Vincenzo fino al giorno prima del suo matrimonio con mia madre Caterina Sorice, celebrato a Roma il 26 settembre 1960 nella chiesa del Buon Pastore (viaggio di nozze a San Giovanni Rotondo, da padre Pio). Purtroppo la malattia gli aveva offuscato la mente. Non avevo più la possibilità di parlargli e di chiedergli un consiglio, di cui era prodigo. Un uomo saggio e buono d’animo, pronto all’ascolto e mai violento o iracondo. Da lui non abbiamo mai ricevuto uno schiaffo. Educava con le parole e con lo sguardo, uno sguardo dolce ed una parola fluida e corposa.
Fu anche uomo di fede e di preghiera. La sua devozione alla Vergine Maria l’ha sempre accompagnato. Ogni giorno recitava il Rosario e, se poteva, dispensava parole di speranza a chi lo accostava, accompagnandole con atti nascosti di carità. Un uomo edificante, un educatore per natura, un politico di razza cresciuto alla scuola di Aldo Moro, Renato Dell’Andro ed Onofrio Jannuzzi, esponenti di spicco della Democrazia cristiana.
Anche dopo la sua uscita di scena dall’agone politico, vissuta con tranquilla rassegnazione, ha proseguito ad occuparsi del bene comune della città che aveva amministrato come sindaco dal 1971 al 1976 (fu anche Consigliere provinciale a seguito delle elezioni amministrative del’8 e 9 giugno 1980 e ricoprì la carica di Assessore effettivo con delega allo sport, turismo, formazione professionale, trasporti, contenzioso, caccia, pesa e tempo libero, dal 2 maggio 1984 al 31 ottobre 1984, nonché quella di Presidente del Consiglio di amministrazione dell’Accademia delle Belle Arti di Bari per il triennio 1981-1984). Alla sua scuola si sono formati altri uomini politici, tra i quali ricordo il dott. Matteo Paparella che, nel 1985, aderì alla