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Sotto il cielo dei nostri tempi
Sotto il cielo dei nostri tempi
Sotto il cielo dei nostri tempi
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Sotto il cielo dei nostri tempi

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About this ebook

Se costruirai un muro, sappi che un giorno, qualcuno verrà per abbatterlo.
Un padre separato, le cui difficoltà l'hanno portato ai margini.
Le differenze, sono una finestra da spalancare, per sentire il vento che ti accarezza e porta via la malinconia.
Una figlia viziata, le cui aspirazioni sono stereotipate, come la società che le impone.
Le differenze sono un mare in tempesta, in cui non prendere mai il largo.
Marco e Romina, due mondi paralleli che, come rette, non possono incontrarsi, finché non arriva l’infinito.
Troveranno il loro infinito attraverso i cieli della Normandia, sulle spiagge che la storia ha battezzato col sangue.
Conoscere il passato, a volte, può cambiare il futuro.
I racconti di un reduce faranno scoprire alla ragazza il vero significato della vita. Dentro l'era dell'apparenza, essere è più importante.
Tra incomprensioni, liti e riappacificazioni, impareranno ad amarsi.
I loro sogni romperanno la barriere di questo tempo
LanguageItaliano
PublisherPubMe
Release dateJan 16, 2018
ISBN9788871638553
Sotto il cielo dei nostri tempi

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    Sotto il cielo dei nostri tempi - Luca Paletti

    LUCA PALETTI

    SOTTO IL CIELO DEI NOSTRI TEMPI

    Romanzo

    Luca Paletti, classe 1976, vive in provincia di Brescia, con moglie e figlia.

    Nonostante gli studi economico-giuridici, ha sempre amato le materie letterarie e la storia, preferendole a matematica e ragioneria.

    Scrittore, nel tempo libero, impiegato di banca come professione.

    Del suo lavoro, ama il rapporto con la gente, che gli permette, oltretutto, di entrare in contatto con persone di culture differenti.

    Fin da ragazzo, compone poesie e racconti.

    Dopo il suo primo romanzo dal titolo Prima o poi arriverà l'alba, ci riprova, trattando tematiche che gli stanno molto a cuore, tra cui il rapporto tra genitori e figli, l’emarginazione dei diversi e la riconoscenza a chi la storia, l’ha cambiata con il proprio sangue.

    Dedicato a chi non c'è più, ma è sempre

    nel mio cuore.

    Altri libri dell'autore

    Prima o poi arriverà l'alba

    acquistabile nei migliori store on line versione

    Cartacea, eBook, ePub

    Amazon

    Ibs

    laFeltrinelli

    Mondadoristore

    Giuntialpunto

    GoogleBooks

    https://lucapalettiscrittore.blogspot.it

    PREFAZIONE

    Essere differenti cosa vuole dire? E le differenze sono una ricchezza o una cosa da evitare?

    C'è chi si ferma di fronte a qualcosa che non conosce, c'è chi invece guarda oltre perché ha il piacere della scoperta.

    Differenze sociali, sessuali, religiose, generazionali.

    In questo libro si parla di tutte queste differenze mettendo l'accento su quella generazionale, tra genitori e figli.

    Tutti siamo stati figli, non tutti siamo o saremo genitori. Essere genitori è una delle cose più difficili ma anche appaganti della vita. E' difficile perché, a volte, bisogna essere capaci di ascoltare e capire. Bisogna andare oltre.

    Molte volte capita che i genitori tu li capisca solo quando diventi genitore, perché potrai pensare che i tuoi avevano ragione, quando avrai un figlio che penserà che tu abbia torto.

    Solo allora rifletterai e ti guarderai indietro.

    A volte accade il paradosso, e succede spesso, in cui i tuoi genitori, ora diventati nonni, si coalizzino contro di te insieme ai tuoi figli. Perché diventare nonni ti cambia nuovamente le prospettive.

    Il cordone ombelicale tra genitori e figli non si spezzerà mai, fino alla fine. Tu sarai sempre il loro bambino e di loro avrai sempre bisogno, qualunque età tu abbia.

    Questa è la storia di Marco, un uomo di quarantasei anni, segnato da una dolorosa separazione che l'ha portato a vivere in costanti difficoltà economiche. Si rapporta spesso con persone che, come lui, sono ai margini. Le differenze, sono una finestra da spalancare, per sentire il vento che ti accarezza e porta via la malinconia.

    Romina ha quasi diciotto anni, ed è figlia di Marco. Frequenta il Liceo Classico e continua ad avere una vita agiata poiché il nuovo compagno della madre, è un ricco industriale.

    Le sue aspirazioni sono stereotipate, come la società che le impone. Capi firmati e feste sono ciò che ne contraddistingue il pensiero. Non sa capire né sopporta le persone ai margini. Per lei le differenze sono un mare in tempesta, dove non prendere mai il largo.

    Padre e figlia non riescono a trovare una strada comune, non sanno capirsi e neppure ascoltarsi. I loro sono mondi che non possono apparentemente incontrarsi.

    Sullo sfondo di perenni liti e situazioni surreali, compiranno un viaggio in Francia, alla volta delle spiagge della Normandia, dove il 6 giugno 1944 è avvenuto lo sbarco delle truppe alleate. Romina grazie agli sforzi del padre, avrà l'occasione di intervistare Frank, un reduce italo-americano che le racconterà di un mondo passato, tanto lontano da quello impersonale e massificato in cui viviamo oggi. La aiuterà a capire come tanti ragazzi della sua età, settant'anni prima, abbiano sacrificato la loro vita per un ideale, quello di liberarci dalla tirannia e dall'oppressione del Nazismo.

    La ragazza potrà cosi riflettere su come oggi slogan facili e accattivanti abbiano eliminato la consapevolezza dell'individuo e l'autonomia di pensiero.

    Essere è più importante di apparire.

    Questo viaggio permetterà a padre e figlia di aprirsi, di condividere esperienze passate e sogni futuri. Impareranno ad amarsi, oltre le barriere di questo tempo.

    Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente.

    William Shakespeare

    (Romeo e Giulietta)

    1.

    L'ingresso del refettorio Ambrosiano oggi è veramente pieno.

    Il giorno di Natale nessuno vorrebbe passarlo da solo. Chi può sta in famiglia, chi non può, come me, si arrangia alla buona tra le varie mense dei poveri, che tutti i giorni distribuiscono i pasti ai meno fortunati.

    Diciamo che non mi reputo un reietto, ho un lavoro e una vita che non è poi così disastrosa. La sfortuna mi ha portato qui, ma credo che un giorno tutto questo, com’è iniziato, finirà.

    Mi chiamo Marco Costa, ho quarantasei anni e i motivi per cui mi trovo qui a fare la fila per un pasto a Natale sono tanti, ma riconducibili a un solo aspetto della mia vita, la separazione da mia moglie Stefania.

    Ci siamo conosciuti a Milano nel 1995, io originario di Catania, venuto al nord per lavorare, lei milanese doc.

    E’ stato il tipico colpo di fulmine, alla fermata del tram. Abbiamo cominciato a parlare per caso e poi abbiamo finito per frequentarci.

    I suoi genitori, non hanno mai visto di buon occhio il nostro fidanzamento e credo che quando abbiamo deciso di sposarci suo padre abbia anche pianto.

    Il mio ex suocero, al secolo Mario, non mi ha mai sopportato. Io operaio metalmeccanico del sud, non certo il prototipo di uomo che lui voleva per sua figlia, diplomata in ragioneria e impiegata amministrativa.

    Ma soprattutto è un accesissimo sostenitore della Lega Lombarda prima e della Lega Nord poi.

    Il suo unico scopo era di far approvare il Referendum separatista, che vedeva la creazione dello stato Padano.

    Insomma un vero integralista.

    Ricordo ancora la prima volta che Stefania mi aveva portato a casa sua. Lui si era presentato in maniera gentile, ma quando aveva sentito la mia parlata e dopo avermi chiesto di dove ero, si era girato verso Gianna, la mia ex suocera esclamando in milanese:

    ‹‹Ma Gianna, l'ha ma purtat en terun?››

    Che in italiano significa, che poiché originario del Sud Italia, a casa sua forse non sei gradito.

    Dal lontano 1990 partecipa al Raduno di Pontida, annuale ritrovo politico, dove, si celebra il Giuramento, avvenuto secondo tradizione il 7 aprile 1167, che avrebbe portato alla nascita della Lega Lombarda, contro Federico Barbarossa.

    Quante volte, ho sentito il suo predicozzo sul sacro suolo, che altro non è, che un prato sulla statale 342 nella bergamasca. Ho pure dovuto sorbirmi il Va’ pensiero di Giuseppe Verdi, scelto come inno della Padania, prima di ogni pranzo domenicale. Cosa non si fa per amore!

    Io invece sono un ex comunista, ora convinto sostenitore del Partito Democratico. Infatti, già dalle prime elezioni politiche del 1989, avevo votato l'allora Partito Comunista di Achille Occhetto, che di lì a poco sarebbe diventato Partito Democratico della Sinistra.

    Per di più lui. è uno sfegatato milanista, io uno sfegatato juventino.

    Come si può facilmente immaginare, non siamo mai andati molto d'accordo, a tal punto che la maggior parte delle volte, le nostre discussioni finivano con lui che mi offendeva, con frasi come:

    ‹‹ma va là terun de l'ostrega››

    oppure:

    ‹‹ma và a dà via i ciapp terun!››

    Per finire in bellezza non poteva mancare:

    ‹‹Uè pirla il comunismo l'è mort, torna in teronia a zappare che fai meglio.››

    Nel 1997, nonostante suo padre, abbiamo deciso di sposarci.

    Il matrimonio non è partito sotto i migliori auspici, fin dalla cerimonia. I miei parenti venuti dalla Sicilia, per certi versi, sono molto calorosi e hanno usanze che qui al nord a volte possono essere travisate. Per esempio, dare due baci sulle guance all'interlocutore, appena lo s’incontra, anche se esso è dello stesso sesso, è considerata una forma di cortesia e di affetto.

    Infatti, appena arrivato, mio padre Felice aveva baciato il mio ex suocero e lui da vero cafone gli aveva detto:

    ‹‹ma che giù in teronia siete pure invertiti?››

    Ma il top dei top, era stato raggiunto dopo una lite tra lui e mio zio Carmelo, fiero dipendente della Regione Sicilia.

    Infatti, in Sicilia il posto statale o in regione è molto ambito e chi riesce ad accaparrarselo è considerato molto fortunato. Per noi siciliani, questo è uno status symbol.

    Per il mio ex suocero invece assolutamente no. Chi occupa posti statali o in regione è un assoluto parassita da debellare in tutte le maniere.

    Per questo motivo era scoppiata una lite furibonda che, se non fossimo intervenuti, sarebbe finita alle mani.

    Tutto questo, aveva irrimediabilmente rovinato il nostro matrimonio, poiché la lite era pure stata immortalata nei filmini di nozze, impedendoci, di fatto, di mostrarli alla gente. Chi vorrebbe vedere due che si urlano a vicenda:

    ‹‹terun de merda và a laurà che qui mica dobbiamo mantenere te che non fai un cazzo tutto il giorno››

    e di risposta zio Carmelo:

    ‹‹Stronzo ti spacco ù culo.››

    Dopo un anno di tentativi, finalmente Stefania era rimasta incinta. Il 25 marzo 1999, nostra figlia aveva visto la luce.

    Mia moglie avrebbe voluto chiamarla Laura o Sara, mio suocero Irene, come Irene Pivetti. Io per fargli dispetto, appena nata, ero subito andato dall'infermiera e l'avevo chiamata Romina.

    Non che Romina non mi piacesse, anzi, è un bellissimo nome, ma a parte questo trascurabile dettaglio, il fatto di fare uno sgarbo a mio suocero, mi faceva veramente godere.

    Infatti, appena saputo del nome, era venuto a dirmi:

    ‹‹ma che nome hai dato alla mia nipote, un nome da terone come te che gli piace dare giù i soldi ai ladroni di Roma. Mancava che gli mettevi Carmela e poi ti prendevo a calcioni fino giù in Africa, a Trapani.››

    Mi sono dovuto trattenere, dal ridergli in faccia e mandarlo a quel paese.

    Anche mia moglie, non era al settimo cielo per il nome, però la felicità per la nuova arrivata, aveva messo tutto in secondo piano.

    Fin da piccola, Romina, è sempre stata molto vivace, con un carattere espansivo, come il mio. Infatti, quando si scendeva in estate, per le vacanze e per andare a trovare i miei genitori e i parenti vari, lei si trovava a suo agio, a differenza di Stefania, che non ha mai legato fino in fondo con le mie origini.

    Si è sempre dimostrata brava a scuola, fin dalle primarie e poi via via nel suo percorso scolastico.

    Ora frequenta il Liceo Classico e quest'anno darà la maturità, in anticipo rispetto ai ragazzi della sua età. Essendo di marzo, ed avendone la possibilità, avevamo deciso di anticiparne l'ingresso a scuola. Poi credo intraprenderà il Corso triennale di Laurea in Storia, essendo molto appassionata, specialmente di quella del novecento.

    Io e lei, abbiamo sempre avuto un buon rapporto, nonostante non pensi, di essere stato un padre formidabile. Credo di non averle dedicato abbastanza tempo, sempre stanco per il lavoro e i turni che ancora oggi devo fare, non ci hanno agevolato. Spesso faccio il 2-10, quindi non la vedevo tornare da scuola e la sera quando rincasavo, era sempre a dormire.

    Questo certo, non vuole essere un giustificativo, se potessi tornare indietro credo che mi godrei di più certi momenti, ma ormai quello che è fatto è fatto.

    Purtroppo tre anni fa il rapporto tra me e mia moglie Stefania, si è concluso con la separazione e culminerà con il divorzio, la cui sentenza è prevista per gennaio.

    Da quel momento, il rapporto tra me e mia figlia, è andato peggiorando, specialmente da quando nella loro vita, è entrato il nuovo compagno della mia ex moglie, che altri non è che il suo datore di lavoro, Vittorio.

    Per diverso tempo, ho dovuto vivere nella mia Ford Mondeo, poiché lo stipendio non è molto ricco. La busta è di circa 1300 euro mensili, ma devo versarne 450 per il mutuo della casa, dove attualmente risiedono Stefania e Romina e 500 per il mantenimento.

    Ho provato mille volte a fare istanza al giudice di abbassamento, per via delle mie difficoltà , anche in virtù del fatto che lei ora ha un compagno, le cui finanze abbondano, ma non sono mai riuscito a dimostrare nulla. Stefania è furba e quindi le mie istanze, sono sempre state rigettate.

    Vittorio le copre di regali. Mia figlia, gira sempre con abiti firmati e tra me e Stefania, le liti sono continue, poiché ritengo che questa ormai consolidata abitudine, non faccia bene alla ragazza.

    Per fortuna, ora sono riuscito ad abbandonare il domicilio in auto grazie ad una Onlus, che fornisce alloggi per padri in difficoltà.

    Con duecento euro mensili di contributo, riesco ad avere un tetto sopra la testa. Attualmente, condivido l'appartamento con Marcello, Massimo e Marino.

    A noi piace soprannominarci il gruppo delle quattro M.

    Marcello, ha trentotto anni, due figli, Roberto di cinque e Luana di tre. Lavora come operatore ecologico in una cooperativa, che si occupa di raccolta differenziata. La mattina, parte sempre prestissimo, di solito alle quattro.

    Massimo, ha quarantaquattro anni, un figlio di sedici, Alessandro, con cui condivide la grandissima passione per L’Inter. Quando gioca in casa, li vedo partire per San Siro, tutti bardati di magliette e sciarpe. Lui lavora come tecnico informatico, presso una piccola azienda dell’hinterland milanese.

    Marino, invece ha quarantanove anni e una figlia, Sofia, che ha la stessa età della mia. Lavora come tornitore in una fabbrica di Pioltello.

    La storia di Marino, è quella più triste.

    Lui è di origini pugliesi e per certi versi, ha dei trascorsi simili ai miei, poiché ragazzo del sud venuto a Milano per cercare lavoro.

    La sua, è una famiglia di umili origini, braccianti agricoli molto legati alla loro terra e alle loro tradizioni. Marino, mi ha raccontato che si era sposato con un ragazza del suo paese, un matrimonio praticamente imposto dalle famiglie perché lui in realtà la moglie non l'hai mai amata. Le ha voluto bene e l'ha sempre rispettata come madre di sua figlia ma nulla di più.

    Nel tempo ha scoperto, e secondo me già lo sapeva, anche se lo ha sempre rifiutato, come capita a tanti, di essere omosessuale. Ha quindi cominciato a frequentare gli

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