La Solitudine del Cuore: La solitudine da problema a risorsa
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Info su questo ebook
Io negli ultimi anni ho smesso di soffrire per le piccole cose di tutti i giorni, di arrabbiarmi in maniera forte e vigorosa per tutto. Sento adesso una specie di depressione costante, di tono minore nella mia vita, come se la sinfonia del vivere da tragedia fosse diventata una melodia malinconica e dolce.
Questa dolce melanconia è il rimpianto per non vivere una pienezza dei rapporti con gli altri. Cos'è che mi attanaglia il cuore, cos'è questa solitudine del cuore ?
E' il bisogno forte, che è sempre nascosto ma sempre presente, di poter essere veramente me stesso. Nei gesti, negli sguardi, nelle parole io spesso mi esprimo come con automatismi. E' l'esperienza di un 43enne intelligente e abbastanza esperto degli uomini, da sapersi garantire risposte pronte, atteggiamenti adeguati alle varie situazioni sociali. Sorrido, cammino, rispondo alla gente, tutto apparentemente è nella norma.
Ma dentro ho continuamente un dolore, una pena, dovuti alla mancanza di soddisfazione nel vivere.
Tutto in questi ultimi tempi mi appare meccanico, automatico: non ho più le genuinità degli anni della gioventù, dove le persone le sentivo dentro, dove ogni situazione sembrava portare novità.
Sofferenze, esperienza, conoscenza degli uomini e dei loro affari: tutto ciò ha portato il ragazzo che inseguiva uno sguardo, un sorriso ad una sorta di cinismo obbligato, ad una continua mancanza di desiderio del prossimo, conscio che gli altri non mi possano portare più felicità, più gioie.
In un altro mio libro, dove sono i nostri sogni?, affronto il fatto che maturando, perdiamo talvolta i nostri sogni e desideri più profondi e sentiti, in virtù della certezza triste che purtroppo solo sogni sono e possono rimanere.
Quando scopri che l'amore totale, l'essere amati, sono realtà difficilmente realizzabili in questa vita, dove ideali e sentimenti spesso sono sacrificati di fronte ad interesse materiale ed egoismi, ti senti solo. Solo dentro, solo nelle tue stesse parole, hai sempre questa sensazione che quello che dici, che fai, non ti porteranno a sentirti meglio nel cammino della tua vita. In quei momenti, hai la solitudine nel cuore. ». Così scrive l'autore nell'introduzione.
L'opera completa è costituita, tra scritti originali e materiale di diversa origine, in alcune parti ben identificabili: gli aspetti biografici, i capitoli sulla solitudine, i capitoli sulla possibilità di trasformare i propri atteggiamenti verso la solitudine, le considerazioni dei tempi in solitudine non come negativi, ma piuttosto come aspetto positivo e prolifico della propria esistenza.
Il percorso dalla condizione di disagio personale a quella di considerazione della solitudine come risorsa, è duro da affrontare e pieno di situazioni psichiche complesse. Ma è possibile attraversarlo con la consapevolezza che si può uscire cambiati volendo realizzare questo enorme percorso di cambiamento, anche senza l'aiuto di nessuno. Le forze per farlo sono dentro di noi, e richiedono un mutamento radicale di prospettiva.
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Anteprima del libro
La Solitudine del Cuore - Roberto Di Molfetta
Roberto Di Molfetta
La Solitudine del Cuore
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Indice dei contenuti
Introduzione
Un infanzia serena
Una adolescenza tutta musica e poco studio
Il cambiamento: il più grande amore
Il bisogno di appartenenza e la timidezza
Ognuno è solo
La lezione di Pirandello
La falsità dei rapporti sociali
La solitudine dei non luoghi
Paura, sofferenza, solitudine
La mancanza di Dio
Cambiare: Sull'amore e la solitudine
Cambiare: Non temere la solitudine
Considerazioni su quanto scritto finora
La solitudine risorsa per le persone di talento
I vantaggi della solitudine
La solitudine positiva
Conclusioni
Autore del Libro
Introduzione
Quante volte ci sentiamo soli ? Quante volte vorremmo parlare, esprimerci diversamente, parlare di più, con persone più attente al nostro sentire ?
Io negli ultimi anni ho smesso di soffrire per le piccole cose di tutti i giorni, di arrabbiarmi in maniera forte e vigorosa per tutto. Sento adesso una specie di depressione costante, di tono minore nella mia vita, come se la sinfonia del vivere da tragedia fosse diventata una melodia malinconica e dolce.
Questa dolce melanconia è il rimpianto per non vivere una pienezza dei rapporti con gli altri. Cos'è che mi attanaglia il cuore, cos'è questa solitudine del cuore ?
E' il bisogno forte, che è sempre nascosto ma sempre presente, di poter essere veramente me stesso. Nei gesti, negli sguardi, nelle parole io spesso mi esprimo come con automatismi. E' l'esperienza di un 43enne intelligente e abbastanza esperto degli uomini, da sapersi garantire risposte pronte, atteggiamenti adeguati alle varie situazioni sociali. Sorrido, cammino, rispondo alla gente, tutto apparentemente è nella norma.
Ma dentro ho continuamente un dolore, una pena, dovuti alla mancanza di soddisfazione nel vivere.
Tutto in questi ultimi tempi mi appare meccanico, automatico: non ho più le genuinità degli anni della gioventù, dove le persone le sentivo dentro, dove ogni situazione sembrava portare novità.
Sofferenze, esperienza, conoscenza degli uomini e dei loro affari: tutto ciò ha portato il ragazzo che inseguiva uno sguardo, un sorriso ad una sorta di cinismo obbligato, ad una continua mancanza di desiderio del prossimo, conscio che gli altri non mi possano portare più felicità, più gioie.
In un altro mio libro, dove sono i nostri sogni?, affronto il fatto che maturando, perdiamo talvolta i nostri sogni e desideri più profondi e sentiti, in virtù della certezza triste che purtroppo solo sogni sono e possono rimanere.
Quando scopri che l'amore totale, l'essere amati, sono realtà difficilmente realizzabili in questa vita, dove ideali e sentimenti spesso sono sacrificati di fronte ad interesse materiale ed egoismi, ti senti solo. Solo dentro, solo nelle tue stesse parole, hai sempre questa sensazione che quello che dici, che fai, non ti porteranno a sentirti meglio nel cammino della tua vita. In quei momenti, hai la solitudine nel cuore.
Un infanzia serena
Ho avuto un infanzia relativamente serena: mio padre assicuratore, dal buon stipendio, e dalle provvigioni extra che gli permettevano di non avere problemi. Mia madre, dolcissima casalinga e madre, sempre appresso a me, e ai miei bisogni. E' proprio quel suo amore senza condizioni, con tutto il cuore, proprio di una persona dolce e sensibile, che mi ha viziato l'anima: dopo mia madre, non ho mai potuto trovare quell'amore intenso, quelle carezze e quelle parole che davano tutto, senza pretendere altro.
Ho passato un'infanzia serena, solo qualche scena madre da parte di mio padre, nei momenti in cui uscivo fuori dei binari del bravo bambino.
Qualche pianto, qualche ginocchio sbucciato, piccoli grandi brutti ricordi, come è impossibile che non ce ne siano anche nella felicità più serena ed indiscussa.
Da bambino non ero particolare, se non per il fatto che ero molto mite e buono. Tutto il contrario di un Pierino o di una peste, tutte urla e capricci.
Ero buono, perché mia madre chioccia, mi dava