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Il mondo segreto
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E-book306 pagine3 ore

Il mondo segreto

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Info su questo ebook

James Oak non sa che la sua vita cambierà per sempre.

Una sera mentre sta tornando a casa si imbatte in un ragazzo, che per salvargli la vita lo trasporta con lui a Tollock, una città magica e completamente invisibile agli esseri umani.

Dopo lo shock iniziale, James inizia a conoscere un mondo misterioso e scoprirà che l'unico modo per tornare indietro è quello di ritrovare un prodigioso bastone magico.

Ma per riuscirci dovrà intraprendere un viaggio ricco di fantastiche avventure e verrà trascinato in un mondo popolato da una miriade di incredibili personaggi.

.

LinguaItaliano
Data di uscita20 dic 2017
ISBN9781386495062
Il mondo segreto
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Autore

Morgana Bell

Sono nata a Milano e sono cresciuta in un mondo di libri. Mia madre era una lettrice vorace e mi ha trasmesso il suo amore per la narrativa. I miei primi ricordi sono: io con un libro in mano o mentre disegno con le matite colorate, per ore intere. Ho scritto il mio primo romanzo quando avevo vent’anni, ma l’amore per la pittura mi ha portato a studiare arte. Ho frequentato l’Accademia di Brera a Milano, ma poi ho proseguito per altre strade. Durante gli anni ho continuato a dipingere e a scrivere, ma non ho mai pensato seriamente a fare pubblicare i miei lavori. Fortunatamente, quando mi sono decisa a farlo, nel 2012, Amazon ha consentito agli scrittori come me di pubblicare i propri romanzi. E lo stesso è successo con gli altri rivenditori come Apple, Google e Kobo che hanno aperto le loro porte agli autori. Quando non sto scrivendo, dipingo e leggo. Adoro gli animali e mi piace viaggiare.

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    Anteprima del libro

    Il mondo segreto - Morgana Bell

    Capitolo 1

    ––––––––

    Erano da poco passate le sette di sera, quando James Oak uscì di corsa dalla biblioteca centrale di Edimburgo.

    Aveva trascorso tutto il pomeriggio chinato sui libri e non vedeva l’ora di prendere una boccata d’aria fresca, per riossigenarsi il cervello. Nonostante mancassero solo pochi giorni al compito in classe di storia, diverse date non gli erano ancora entrate in testa.

    Questo gli permetteva di rimanere fuori casa fino a tardi e di non dover passare troppo tempo col suo patrigno, con il quale non era mai andato d’accordo.

    Suo padre era morto nove anni prima in un incidente stradale e sua madre si era risposata dopo tre anni con quell’uomo insopportabile.

    Era stempiato, occhialuto e con la grossa testa incassata nelle spalle. Inoltre si vantava di essere un impiegato di una certa importanza, nella ditta in cui lavorava.

    Ma il suo passatempo preferito era quello di sdraiarsi sul divano e di addormentarsi davanti alla televisione, con un pacchetto di patatine appoggiato sul grosso ventre.

    Spesso si divertiva a umiliarlo davanti agli estranei ed era solito dire che se fosse stato realmente suo figlio, sarebbe cresciuto in modo diverso, in una parola: migliore.

    James non capiva che cosa sua madre avesse trovato di tanto interessante in un tipo simile.

    Ogni volta che si arrabbiava a causa del suo patrigno, James andava a chiederle perché lo avesse sposato e lei con rassegnazione gli rispondeva che in fondo era una brava persona. Lui scuoteva la testa esasperato e correva di corsa in camera sua sbattendo la porta e buttandosi sul letto a piangere.

    Purtroppo, da quando anche lei era morta un paio d’anni fa, si era ritrovato costretto a vivere con quell’uomo che considerava un intruso, e che non c’entrava niente con suo padre.

    Probabilmente sua madre si era preoccupata di dargli un punto di riferimento maschile, che in parte sostituisse la figura di suo padre.

    Ma lui non ne sentiva il bisogno e odiava quella psicologia spicciola che non aveva fatto altro che peggiorare il suo stato d’animo.

    James tutto questo non lo accettava, aveva appena compiuto quattordici anni e d’ora in avanti, il suo patrigno doveva imparare a rispettarlo.

    Scacciò quei pensieri dalla mente e vide che si stava già facendo buio. Mentre camminava notò dall’altro lato della strada, un uomo avvolto in un mantello che si muoveva in maniera furtiva.

    Distolse lo sguardo e l’idea che dopo cena avrebbe dovuto ricominciare a studiare, gli strinse lo stomaco.

    All’improvviso udì un calpestio alle sue spalle.

    Si voltò di scatto e vide un ragazzo correre verso di lui e superarlo velocemente.

    James si allarmò e il suo istinto gli disse di allungare il passo. Svoltò in una via poco illuminata e pur avendola percorsa un’infinità di volte, quella sera gli parve particolarmente tetra e silenziosa.

    I lampioni accesi illuminavano a malapena i bassi fabbricati su un lato e il muro di mattoni posto di fronte. Si girò a guardare se c’era qualcuno, ma la strada era deserta.

    In quel momento sentì un’esplosione.

    Sussultò e vide un raggio di luce sfrecciare sopra di lui, si gettò a terra e si riparò la testa con le mani.

    Alzò lo sguardo e scorse in lontananza le sagome scure di due figure che lottavano furiosamente.

    Balzò in piedi e si rese conto che una stava per avere la meglio sull’altra.

    Subito pensò a darsela a gambe e fare finta di niente, ma non riuscì a ignorare la sua coscienza.

    Quindi prese una decisione molto coraggiosa ma anche molto stupida: cominciò a correre verso di loro. Sentendolo arrivare, la figura ammantata si distrasse e l’altro ne approfittò per rialzarsi.

    Gli puntò contro una bacchetta di legno e dalla sommità fluì uno sprazzo di luce, che scaraventò il suo avversario lontano, a una distanza di parecchi metri.

    James spalancò gli occhi atterrito e indietreggiò in fretta, ma il tizio con la bacchetta corse verso di lui.

    James si bloccò e vide che si trattava di un ragazzo che aveva circa la sua età. Indossava un largo maglione e un paio di jeans slavati, dai quali spuntavano un paio di stivaletti neri.

    Osservandolo meglio, non sembrava affatto un tipo strano.

    Era di carnagione chiara, con il viso spruzzato di lentiggini e i capelli rossi.

    Grazie, gli disse tutto affannato. Mi hai salvato la vita, quel mago mi ha seguito e non me ne sono accorto.

    James lo guardò sconcertato, non capì di cosa diavolo stesse parlando.

    Stai partecipando a un gioco di ruolo?

    Il ragazzo fece un mezzo sorriso e scosse la testa.

    E’ molto difficile da spiegare...comunque, adesso devo andare e grazie ancora!

    Scusa, ma cos’è quella cosa che tieni in mano? chiese James prima che si allontanasse.

    Questa è...una bacchetta di legno.

    Lo vedo anch’io che è una bacchetta, disse James accigliato. Ma...a che cosa serve?

    Ascolta, sono di fretta e devo andare via subito. Casa mia si trova in un posto molto lontano.

    Vuoi dire che non abiti a Edimburgo?

    Esatto, rispose con tono accondiscendente. Il posto da dove vengo, non tutti possono... non so come dire...ecco, raggiungerlo.

    James pensò che quel ragazzo fosse parecchio svitato e decise di filarsela.

    Be’, è davvero tardi, devo tornare a casa, ti saluto...

    Ehm...il mio nome è Milek e il tuo?

    Io mi chiamo James. Addio.

    Fece per voltarsi, quando una saetta sfrecciò a pochi centimetri dalla sua testa.

    Accidenti! esclamò Milek con rabbia. Quel mago proprio non demorde.

    Che mago...? James lo guardò come se fosse stato un alieno.

    Ascoltami bene, non voglio coinvolgerti, ma se vuoi salvarti la vita, ti conviene seguirmi, temo che anche tu sia in pericolo.

    James era sempre più convinto che quel ragazzo fosse in povero pazzo e doveva allontanarsi al più presto da lui.

    Ma Milek si impuntò. Vieni via con me. Dobbiamo fuggire da qui.

    Scusa, ma non posso, devo tornare a casa e sono già in ritardo.

    James non voleva andare da nessuna parte con quel tipo completamente fuori di testa.

    Poi un tuono proruppe nel cielo, seguito subito da un altro.

    Dai, sbrigati, lo sollecitò Milek. Devi fidarti, non puoi restare, è rischioso.

    Iniziò a piovere, quindi lo afferrò per un braccio e lo trascinò fino in fondo alla strada.

    Poi girarono in una larga via e si fermarono sotto un balcone per ripararsi dalla pioggia battente.

    Presto, andiamo laggiù. Milek indicò una serie di edifici malconci sul marciapiede opposto.

    Si staccarono dal muro e spiccarono una corsa verso un portone malandato, tenuto chiuso da un lucchetto arrugginito.

    Con un calcio vigoroso Milek lo spalancò e i due anelli di metallo che lo sostenevano, cedettero all’istante.

    James non riuscì a resistere all'impulso di voltarsi indietro e vide l’uomo avvolto nel mantello che teneva in mano un lungo bastone. Stava fermo sotto la pioggia e li fissava con un’espressione indecifrabile sul volto.

    Quello è il tipo di prima e adesso ci sta osservando! gridò James, cercando di farsi sentire.

    Lo so. Milek lo spinse dentro il portone e se lo richiuse alle spalle. Quello è un mago arcano, mi ha teso un’imboscata e mi ha seguito fino a qui. Dobbiamo trovare un’altra via d’uscita.

    Continui a parlare di maghi e hai in mano una bacchetta che lancia strani raggi di luce, sbottò James spazientito. Mi vuoi spiegare che cos’è tutta questa storia?

    Mi dispiace, ma non posso dirti niente...ti chiedo solo di avere fiducia.

    James vide che l’androne nel quale si trovavano dava su un piccolo cortile.

    I due avanzarono nel cortile che era circondato da un muro scrostato, mentre in fondo c’era una casa, con la porta sprangata da una trave di legno.

    Proviamo a uscire da lì. gridò Milek.

    Si misero a correre sotto la pioggia sul terreno fangoso, ma appena raggiunsero la casa il portone dal quale erano entrati, si spalancò con uno schianto assordante.

    Un fulmine attraversò il cortile e colpì il muro di fronte a loro, scagliando frammenti di intonaco dappertutto.

    James si riparò gli occhi dalla luce accecante e dalle minuscole schegge, un attimo dopo il cortile ripiombò nell’oscurità.

    Cercò di guardare l’uomo col mantello, ma non riuscì a vedere nulla, tranne il lampo di luce che stava arrivando dritto contro di lui.

    James fu sbalzato indietro dal colpo e sentì una sensazione anomala, come se la corrente elettrica lo attraversasse dalla testa ai piedi.

    Abbassò lo sguardo sulle sue mani e vide delle scintille che si muovevano impazzite intorno alle sue dita.

    Che cosa mi sta succedendo?

    Quando le scintille svanirono, James continuò a fissarsi le mani incredulo, poi qualcosa lo colpì alla testa e cadde a terra in preda a un forte dolore.

    James era ancora stordito, riaprì gli occhi e vide l’uomo col mantello puntargli addosso il lungo bastone.

    Lo guardò inorridito, ma non trovava la forza di muoversi.

    D’un tratto Milek apparve e si lanciò contro l’uomo, facendogli cadere il bastone a terra. Dalla sua punta si sprigionò una lunga fiammata, che colpì il muro e provocò una fragorosa esplosione.

    James si rialzò a fatica e con le gambe tremanti, attraverso la pioggia vide l’uomo accasciato per terra, premersi il braccio ed emettere dei flebili lamenti.

    Milek stava ritto davanti a lui e lo teneva sotto tiro con la sua bacchetta di legno.

    James velocemente raccolse il bastone da terra e lo impugnò con entrambe le mani.

    Lascia stare, disse Milek. Non puoi usarlo, ci penso io.

    L’uomo fece per rialzarsi e James spaventato, lo minacciò con il bastone.

    Lascia perdere, ti ho detto. ribadì Milek voltandosi verso di lui.

    Ma in quel momento, l’uomo si allungò con uno scatto fulmineo e gli afferrò le gambe, cercando di sbilanciarlo. James alzò il bastone di slancio e gli diede una forte botta in testa.

    L’uomo lasciò andare la presa e cadde sulla schiena. Vedendo che Milek stava vacillando, James gettò il bastone a terra e accorse al suo fianco, pronto a sorreggerlo.

    Adesso l’uomo giaceva supino con gli occhi chiusi e aveva un grosso bozzo in mezzo alla fronte.

    Ti ringrazio, ansimò Milek. E’ già la seconda volta che mi salvi dagli attacchi di quel mago.

    James che era ancora tutto tremante, chiese in tono irritato.

    Perché quell’uomo ci ha aggredito? Mi vuoi spiegare che cos’è tutta questa storia?

    Se lo facessi, non mi crederesti mai.

    Tu provaci e poi vediamo.

    D’accordo, acconsentì Milek. Quel mago mi ha seguito mentre venivo qui. Non è una cosa che faccio spesso, però a volte...sai com’è... capita. I maghi come quello, sono chiamati arcani e appena possono tentano di attaccarci. Di solito durante le mie escursioni nelle città degli Arturi sto molto attento a come mi muovo, ma questa volta mi ha colto alla sprovvista.

    Mentre parlava, sul volto di James si dipinse un’espressione inebetita, che non lasciava dubbi sul fatto che non avesse capito nulla.

    Poi si riscosse e mormorò. Ma...tu chi sei?

    Non ti posso spiegare cose che non potresti comprendere, rispose Milek. Adesso andiamo via prima che si risvegli.

    James guardò l’uomo steso a terra e notò che il suo bernoccolo, oltre che essersi gonfiato era diventato viola.

    Ormai la pioggia era quasi cessata, ma si erano formate numerose pozzanghere nel cortile.

    Perché hai chiamato quel tipo, mago? chiese James.

    Milek lo guardò spazientito e sbottò. Quello è un mago dedito alla magia arcana, per cui non stiamo dalla stessa parte. E’ così difficile da capire?

    Vedendo che James lo guardava con aria frastornata, Milek si calmò e scandendo bene le parole, disse.

    Insomma, non so come spiegartelo. Esiste un mondo popolato da gente dotata di poteri magici, ma qualche volta quando veniamo qui, i maghi arcani ci seguono e cercano di eliminarci. Sanno bene che fuori dalle città magiche siamo più vulnerabili e quando meno te lo aspetti, compaiono all’improvviso.

    James divenne tutto rosso in viso e sembrò essere sul punto di esplodere. Credi davvero che io sia così ingenuo? Con chi credi di avere a che fare? Mi stai solo dicendo un mucchio di cretinate!

    Meglio così! Se gli Arturi fossero a conoscenza della nostra esistenza, sarebbero grossi guai. Si rivolgerebbero a noi per risolvere qualsiasi problema e chissà cos’altro.

    James pensò che quel ragazzo si divertiva a prenderlo in giro, anche se doveva ammettere che qualcosa di strano c’era. Altrimenti non avrebbe saputo spiegarsi i lampi, le scintille e tutto il resto.

    Malgrado ciò, però non credeva a quello che gli aveva detto, era semplicemente troppo assurdo.

    Non perdiamo altro tempo, fai un ultimo sforzo e seguimi, disse Milek distogliendolo dai suoi pensieri.

    Lo prese di nuovo per il braccio e uscirono in fretta dal portone, percorrendo a passo svelto la strada. Entrarono in un vicolo fiocamente illuminato dai lampioni e si fermarono vicino a un muro.

    Ecco, qui va bene, disse Milek. Adesso io torno a Tollock, mentre tu corri dritto verso casa.

    James non fece in tempo a replicare che lo vide allontanarsi e infilarsi la mano in tasca, quando la tirò fuori, sul suo palmo brillava una polvere blu.

    Milek la soffiò nell’aria e quella si trasformò in un vortice luminoso, fece un passo avanti, ma in quel momento un rumore improvviso rimbombò nel vicolo. Milek si voltò di scatto e vide il mago avanzare con il bastone puntato verso James. Dalla sua cima sgorgò una lunga fiammata rossastra.

    Nooo! gridò Milek in preda al panico.

    In fretta si precipitò verso James e lo trascinò con lui nel turbine di luce blu.

    James inalò il pulviscolo colorato e si sentì avvolgere da un intenso calore, mentre una miriade di scintille sfavillanti ruotarono impazzite attorno a lui.

    Quando lo sfolgorio lentamente svanì, oltre a sentirsi totalmente esausto, ebbe l’impressione che tutto ciò che vedeva, si stesse disgregando.

    Cercò di muoversi, ma non ci riuscì, una forte nausea gli attanagliò lo stomaco.

    Si sentiva come se avesse la febbre e avvertiva dei forti sbalzi di caldo e freddo, non aveva mai avvertito una sensazione simile in vita sua.

    D’un tratto gli sembrò di precipitare nel vuoto e spalancò gli occhi atterrito, ma la luce accecante glieli fece richiudere subito. Infine perse i sensi e il buio lo inghiottì inesorabilmente.

    Capitolo 2

    James sollevò le palpebre a fatica e si concentrò sul suo respiro, restò in quello stato, finché sentì una voce farfugliare qualcosa.

    Penso che sia l’effetto della polvere magica, quando l’ho usata per tornare a Tollock devi averla inspirata insieme all’aria.

    James voltò lo sguardo e riconobbe Milek.

    Io...non mi sento affatto...bene, voglio andare a casa.

    Mi spiace, ma non so proprio come fare, è la prima volta che un Arturo viene qui.

    Che cos’è un Arturo? chiese James debolmente.

    Un Arturo è...un essere umano senza poteri magici, come te, rispose Milek sentendosi un po’a disagio.

    Questo è un sogno...

    James era disteso su un letto, mentre Milek era chino su di lui e lo guardava con aria afflitta.

    Poi si raddrizzò di colpo e disse. Aspettami, vado a chiedere aiuto.

    James lo vide allontanarsi, ma si sentì così stanco che non riuscì a muovere un muscolo e rimase fermo finché lo sentì tornare.

    Milek si recò in fretta accanto a lui e mormorò.

    Non ti preoccupare, vedrai che riusciremo a risolvere tutta questa faccenda.

    Ma...dove mi trovo? chiese James, sillabando le parole. Che cosa è successo?

    Milek aveva un’espressione colpevole sul volto.

    Mi dispiace, ma...lo hai visto anche tu quel raggio di luce che ti stava centrando!

    James lo guardò confuso e non seppe cosa rispondere.

    Secondo te che cosa avrei dovuto fare? Lasciare che quel lampo ti colpisse? Milek s’infervorò. Ti ho portato via, era l’unico modo che avevo per salvarti la vita.

    Ma... non capisco, che cosa hai fatto?

    Milek distolse lo sguardo e rispose. Ti ho condotto con me a Tollock, non avevo altra scelta.

    Quindi non mi trovo più a Edimburgo? chiese James, con la voce strozzata.

    Ma proprio in quel momento, avvertì uno strappo nella mente e sentì la testa cominciare a girare vorticosamente, finché sprofondò nel buio assoluto e perse i sensi.

    Quando più tardi si risvegliò, aprì gli occhi, ma la luce della stanza lo abbagliò e li chiuse subito.

    Provò a muovere le braccia, ma sentì tutti i muscoli irrigiditi e non ci riuscì.

    Lentamente riaprì gli occhi e voltando la testa di lato, vide Milek accanto a lui che lo guardava con aria preoccupata.

    Hai dormito parecchio, pensavo che non ti svegliassi più.

    All’improvviso, James si ricordò dell’uomo col mantello, del bastone e del raggio di luce che lo aveva colpito.

    Sono morto? domandò con voce tremula.

    No, rispose Milek, tirando le labbra in un sorriso. Hai solo qualche graffio, stai tranquillo sei ancora vivo.

    James lo guardò con un’espressione perplessa sul volto e Milek continuò.

    Non pensavo che un Arturo potesse arrivare tutto intero fin qui. Questa è una scoperta davvero interessante.

    Io non mi chiamo Arturo! protestò James.

    Non hai capito, Arturo è il nome che diamo agli umani in generale, poi ti spiegherò perché. Ora vado a chiamare mia sorella.

    Tua...sorella?

    Sì, devo riconoscere che anche se Phoebe fa spesso la saputella, in certe cose è molto brava, rispose Milek imbarazzato. Non ti allarmare, torno subito.

    James lo guardò uscire di corsa dalla camera.

    Rimasto solo cercò di tirarsi su a sedere, ma si sentì tutto indolenzito e si chiese se per caso non stesse sognando.

    Milek non gli aveva ancora dato nessuna spiegazione e non era ben chiaro cosa fosse successo.

    Prese la decisione di andare via da quel posto e tornare a casa, forse era stato rapito, o era finito nelle mani di qualche setta.

    Malgrado fosse parecchio dolorante, scese dal letto e provò a fare qualche passo verso la porta.

    Uscì dalla camera e si ritrovò in un salottino con un piccolo divano marrone e qualche sedia.

    Quando alzò lo sguardo, vide Milek che gli stava andando incontro.

    Posso sapere dove diavolo siamo? chiese James, con rabbia.

    Ti avevo detto di aspettarmi, Phoebe sta arrivando.

    Non mi hai risposto! E poi cosa c’entra tua sorella?

    "E’ l’unica persona a cui posso raccontare quello che è successo, e sono convinto che ci potrà aiutare.

    ...aiutare a fare cosa?

    A riportarti a casa, no? Milek lo guardò irritato. Non hai ancora capito che non ti trovi più a Edimburgo, ma in una delle città magiche presenti sulla Terra? Non ti muovere da qui, vado a dirle di sbrigarsi. Ci metterò solo un attimo.

    Milek uscì dal salottino e lasciò la porta socchiusa.

    James si sedette sul divano e si rassegnò ad aspettare.

    Quel ragazzo continuava a blaterare cose senza senso, ma presto avrebbe dovuto dirgli che cosa era accaduto, lui voleva solo tornare a casa al più presto.

    Pochi minuti dopo la porta si spalancò ed entrò una ragazza dai capelli rossi, che si piazzò con le mani sui fianchi davanti a lui.

    Sei tu l’Arturo? disse in tono spiccio. "Mio fratello mi ha già raccontato tutto.

    James la guardò incantato, la ragazza dimostrava circa la sua età ed era molto carina.

    Aveva una spruzzata di lentiggini sul naso come Milek e lo guardava con i suoi scintillanti occhi verdi.

    Ho un’idea! esclamò Milek d’un tratto. Perché non andiamo nella sala dei vasi? A quest’ora non dovrebbe esserci nessuno.

    Phoebe sembrò rifletterci sopra e annuì. Poi si rivolse a James e gli fece cenno di alzarsi.

    Vuoi seguirci, sì o no?

    James si alzò a fatica e insieme ai due fratelli si recò verso una stanza in fondo al corridoio.

    Entrarono e si sedettero sopra soffici poltrone, davanti a un tavolino sul quale erano posati un paio di bicchieri di vetro.

    James si guardò intorno e vide che la sala conteneva vasi di ogni tipo, che sembravano fare parte di un’antica collezione.

    Poi si voltò e chiese. Potrei sapere dove mi trovo?

    Phoebe lanciò uno sguardo

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