Buffoni e Beffati: Racconti di storie che vivo e che ascolto della gente che popola la piazza
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Book preview
Buffoni e Beffati - Enzo Carnevale
978-88-85693-10-4
PREFAZIONE
Buffoni e Beffati, a volte buffoni ed a volte beffati, Enzo Carnevale ci conduce per mano su un’altalena di emozioni, storie di vita vissuta e raccontata. In una finzione scenica dove i ruoli si mescolano gli attori diventano pubblico ed il pubblico si trasforma in attore, e si ricorda la commedia dell’arte, il guizzo del commediante, ironico ed ammiccante, l’introspezione dell’attore, dubbioso ed interrogativo, l’imprevedibilità del pubblico, severo ed esigente, ma anche disponibile a farsi coinvolgere.
In un caleidoscopio di avventure si racconta e ci racconta la vita, in una serie di flash back e flash forward la linea temporale si scompone e si ricompone con nuove esperienze, nuovi punti di vista, nuove
domande e nuove risposte.
Un bilancio, forse, una ricerca dentro di sé, per delineare, dai ricordi che affiorano, si rincorrono, si scontrano, un quadro, un’analisi dell’oggi, che nasce da strati e strati di emozioni vividamente rappresentate da lampi, da flash, istantanee dal passato che ti aiutano a capire perché sei e perché provi quello che provi oggi.
Ed individui i singoli momenti che sono stati pietra miliare di una svolta, e ti sorprendi ad immaginare e se quella volta invece di …avessi…?
Ma nonostante i dolori, le disavventure, le ingiustizie, ci
piace pensare che il risultato del percorso lo renda soddisfatto, come noi crediamo debba essere.
Perché Enzo è una persona sincera che sa darsi con generosità e che ha dalla sua un genuino ed ingenuo stupore per le meraviglie della vita.
Una persona che ha fatto della creatività la sua ragion d’essere, e che ha accettato anche il pesante fardello della maggiore sensibilità a cui è abbinata, che ti rende carne viva
che ti fa soffrire molto di più ma anche ti rende disponibile a gioie immense e felicità straordinarie, vette ed abissi.
Sicuramente non una vita monotona.
A conclusione si spengono le luci sul palco e si riaccendono sulla vita vera, ma è proprio così netta la differenza?
SOTTO IL SEGNO DELLA FEDE
NON TI È MAI CAPITATO DI VEDERE UN BAMBINO POGGIATO CON I GOMITI SUL DAVANZALE DELLA FINESTRA E CON GLI OCCHI SPERANZOSI RIVOLTI VERSO IL CIELO, DELLA SERIE: SPERIAMO CHE SI POSSA REALIZZARE?
BEH…UNA VISIONE DEL GENERE, TI FA SENTIRE MENO SOLO.
Buffoni e Beffati
di ENZO CARNEVALE
Monologo semiserio sulla vita
ed altri incidenti di percorso
1
Buio, cammino verso il centro del proscenio, sento qualche colpo di tosse, un brusio di fondo, poi silenzio, si accende un riflettore, illumina la mia schiena sul palco, vedo la mia ombra sulla scenografia minima, l’essenziale sul fondo, nitida, respiro, i battiti rallentano, apro un libro sul leggio, mi giro e:
"Salve da questo momento siete miei ospiti, vi catturerò, per trascinarvi con me in questo mondo incantato che si chiama letteratura popolare, tra fantasia e realtà, ma, soprattutto, vi racconterò vicende, ascoltate in piazza, vissute da uno di noi. Vi auguro una buona avventura e grazie di aver scelto i miei pensieri.
Stasera, sarò il vostro cantastorie, non mi dite nulla, non fate applausi neanche durante la lettura, perché mi sentirei un pagliaccio, anche perché non ho mai visto applaudire un barista dopo aver fatto un caffè, ed io qui.... sto lavorando, un lavoro diverso, ma pur sempre un lavoro.
Quindi vado avanti, con la speranza di non essere interrotto, da manifestazioni di dissenso verso la mia presenza.
Questa sera sono qui perché ho accumulato tante di quelle esperienze…parole…sensazioni, che sento il bisogno di raccontarle, con la massima libertà, non dico in piazza, ma almeno di fronte ad una platea di persone, come voi, perché voglio essere giudicato e non giustiziato."
La luce mi abbaglia, non riesco a vedere i volti delle persone che mi ascoltano, no, non ti distrarre mi ripeto, vai avanti; volto pagina:
"Secondo me se le esperienze diventano confidenziali e le racconti alle persone più vicine, diciamo più fidate, possono essere travisate, perché a loro volta queste persone riferiranno il tutto alle persone a loro più vicine, con una nuova versione, riccamente personalizzata, diversa, sicuramente, dalla precedente, quasi sempre peggiorativa e miserevole fino all’inverosimile, accompagnandola con la classica frase: "se te lo racconto non ci crederai mai, ma te lo devo dire perché è troppo grossa, non me lo sarei mai aspettato, lo sai che il nostro amico...’’
Io non so che dire, puoi aspettarti di tutto da tutti, e da quel momento.... un capello diventa una trave, e una trave dopo l’altra, arriveremo ad una copertura in legno dove tutti avranno un rifugio sicuro per offrire la loro versione, dimenticando persino da dove sono partite le confidenze, e qualche volta, addirittura, anche da quale persona è partito il tutto. Eh si, qualche volta capita anche questo.
Uno scambio di persone e si modifica il senso del tutto, in una vera e propria catastrofe lessicale, e vattelapesca
, non si sa più da dove sia partita e chissà dove arriverà?
Un mare aperto senza confini! Per questo lo voglio dire a più persone insieme, e non a pochi singolarmente; se poi qualcuno capisce male, l'altro può correggere, è, un po’, come fare i compiti a casa, si può fare qualche correzione, si può aggiungere qualche notizia, ma non più di tanto.
Sento ridere in sala, immagino a quanti di voi sarà accaduto di trovarsi in questa posizione, proprio come me….
Detto questo, anche se l’argomento non interessa nessuno, voglio raccontarvi la mia storia, ben prima della mia nascita e, sino ad oggi, domani chissà se riuscirò a sopravvivere dopo questo incontro. Mi aspetto un agguato fuori dal teatro per mettere fine alle torture vocali che avete subito
.
Giro le spalle al pubblico ed indico con un gesto ampio della mano la scenografia, dal buio appare una foto degli anni sessanta, un piccolo fotogramma di vita proiettato sul fondale, un uomo ed una donna sorridono del passato, del mio passato:
"Tutto ebbe inizio così, la mia famiglia, modesta, ma piena di amore, come si dice.... ‘‘alla vecchia maniera’’, dove si faceva tutto con amore, diciamo più amore e meno concessioni, tempi duri.
Figuriamoci, con un solo stipendio, mio padre tirava avanti una famiglia numerosa ed è sempre stata colpa mia, di ogni cosa è sempre stata mia la colpa.
Anche se voi siete qui, bloccati, davanti a me su una poltrona, è per mia colpa e non provate a cercare di uscire, tanto le porte sono bloccate dall’esterno. Avevo previsto anche questo! Dicevo, dopo il matrimonio, i miei decisero subito di dare corpo al loro amore con la nascita di un figlio, si dico